"ALZARE IL TIRO"
20-05-2017 - CRONACHE SOCIALISTE
Più che rincorrere, di volta in volta, i quotidiani ´fatti e misfatti´ che vengono serviti sul vassoio d´argento per una logorroica, vuota e inconcludente querelle politica, la sinistra dovrebbe cimentarsi sulla proposta di un nuovo movimento umanistico, cultuale e pertanto politico. Dovrebbe come si usa dire ´alzare il tiro´, proporre cioè un nuovo modello di società.
E´ ben evidente, in Italia come in Europa, quanto l´assenza di una siffatta proposta, oltre a essere il suo tallone d´Achille, pesi enormemente nelle società occidentali, invase dai variegati populismi, alla cui base c´e´ una profonda incultura.
Ce lo dicono la disfatta in Francia del Psf e della Presidenza socialista di Francois Hollande; il crack della Spd di Martin Schulz in Germania nei primi test regionali, specie nella roccaforte del Nord Reno Westfalia; la disperata risalita del Labour in Inghilterra testimoniata dal Manifesto di Jermey Corbyn che torna, con le nazionalizzazioni, ai classici temi degli anni ´70; le diatribe interne al Psoe sull´alleanza o meno con i Popolari di Mariano Rajoy.
Per non dire dell´Italia dove è difficile rintracciare una ´forza´ di sinistra, salvo i minuscoli cespugli rissosi: al più si assiste al ritorno sulla scena di quanti, Romano Prodi o Massimo D´Alema o Walter Veltroni, hanno partecipato alla nascita e al funerale di quel ´centro-sinistra´ ritenuto il massimo conseguibile, tramite la fusione a freddo tra ex-Pci e ex-Dc, quale è stato il Pd oggi orientato non si sa bene verso quali sponde, salvo l´ambita coalizione di centro-destra.
Torniamo a dieci anni fa, a una delle menti più lucide, eretiche dell´ex-Pci, Bruno Trentin che ravvedeva il male della sinistra nel ´trasformismo´ e nell´assenza di ´progettualità´. E sulla fusione a freddo, del nascituro Pd, ammoniva: "Comprendo perfettamente la preoccupazione di De Mita di non finire almeno per ora nell´Internazionale socialista. Sono però sicuro che De Mita comprenderà le intenzioni di persone come me di partecipare a questo processo unitario e nello stesso tempo di morire socialista. Comprendo Chiamparino, quando si dichiara il sindaco di tutti e conseguentemente un uomo di centro ma credo che non debba dimenticare che è stato eletto sulla base di un programma anche nazionale che sa distinguere tra operai e banchieri, fra salario, profitto e rendita".
Meglio sarebbe stato per Trentin guardare a una Federazione, mantenendo ciascuna forza la propria identità e autonomia, piuttosto che dar vita a un indefinito, immaginario Partito Democratico. In queste affermazioni di Trentin, in quel "vorrei morire socialista", forse sta la grande questione sul tappeto, ritrovare la spinta alla ricerca continua – e non al trasformismo - per progettare un nuovo modello di società mediante un nuovo movimento culturale, umanistico e pertanto politico.
E´ ben evidente, in Italia come in Europa, quanto l´assenza di una siffatta proposta, oltre a essere il suo tallone d´Achille, pesi enormemente nelle società occidentali, invase dai variegati populismi, alla cui base c´e´ una profonda incultura.
Ce lo dicono la disfatta in Francia del Psf e della Presidenza socialista di Francois Hollande; il crack della Spd di Martin Schulz in Germania nei primi test regionali, specie nella roccaforte del Nord Reno Westfalia; la disperata risalita del Labour in Inghilterra testimoniata dal Manifesto di Jermey Corbyn che torna, con le nazionalizzazioni, ai classici temi degli anni ´70; le diatribe interne al Psoe sull´alleanza o meno con i Popolari di Mariano Rajoy.
Per non dire dell´Italia dove è difficile rintracciare una ´forza´ di sinistra, salvo i minuscoli cespugli rissosi: al più si assiste al ritorno sulla scena di quanti, Romano Prodi o Massimo D´Alema o Walter Veltroni, hanno partecipato alla nascita e al funerale di quel ´centro-sinistra´ ritenuto il massimo conseguibile, tramite la fusione a freddo tra ex-Pci e ex-Dc, quale è stato il Pd oggi orientato non si sa bene verso quali sponde, salvo l´ambita coalizione di centro-destra.
Torniamo a dieci anni fa, a una delle menti più lucide, eretiche dell´ex-Pci, Bruno Trentin che ravvedeva il male della sinistra nel ´trasformismo´ e nell´assenza di ´progettualità´. E sulla fusione a freddo, del nascituro Pd, ammoniva: "Comprendo perfettamente la preoccupazione di De Mita di non finire almeno per ora nell´Internazionale socialista. Sono però sicuro che De Mita comprenderà le intenzioni di persone come me di partecipare a questo processo unitario e nello stesso tempo di morire socialista. Comprendo Chiamparino, quando si dichiara il sindaco di tutti e conseguentemente un uomo di centro ma credo che non debba dimenticare che è stato eletto sulla base di un programma anche nazionale che sa distinguere tra operai e banchieri, fra salario, profitto e rendita".
Meglio sarebbe stato per Trentin guardare a una Federazione, mantenendo ciascuna forza la propria identità e autonomia, piuttosto che dar vita a un indefinito, immaginario Partito Democratico. In queste affermazioni di Trentin, in quel "vorrei morire socialista", forse sta la grande questione sul tappeto, ritrovare la spinta alla ricerca continua – e non al trasformismo - per progettare un nuovo modello di società mediante un nuovo movimento culturale, umanistico e pertanto politico.
Fonte: di CARLO PATRIGNANI