"IL GESTO" di Paolo Bagnoli
26-10-2017 - EDITORIALE
E´ un vizio che ci portiamo dentro: siamo un Paese che del "gesto politico" non può proprio fare a meno. Il gesto quale fatto che colpisce e stupisce; che vuole stupire e colpire: espressione teatrale che punta diritta all´affermazione categorica significante una simbologia e un ruolo. E´ nella tradizione italiana praticare tale forma espressiva; altro non è se non estetismo politico; in esso dannunzianesimo e futurismo si mixano. A una certa mentalità italica, non dispiacciono. Naturalmente non tutto è equiparabile perché tra D´Annunzio e Marinetti esiste una bella differenza così come il gesto fatto da Matteo Renzi sulla questione del governatore della Banca d´Italia si colloca a un livello intellettuale di ben altro tipo.
Di solito i "gesti" vengono quando la crisi della politica è forte e non sono privi di conseguenze che lasciano i segni. Matteo Renzi ha tutto il diritto di valutare negativamente Ignazio Visco per cui non debba essere riconfermato nella carica di Governatore della Banca d´Italia. Ma perché, considerato che è il segretario del partito che governa con la responsabilità della guida del governo non ne ha parlato con il Presidente del consiglio invece di far fare una mozione parlamentare alle spalle del governo medesimo? La questione è oltremodo delicata e il processo decisivo spetta ai due presidenti - del governo e della Repubblica - con il coinvolgimento del Consiglio superiore dell´Istituto di via Nazionale. Questo è un primo importante punto non formale, ma di soda sostanza istituzionale. L´altro è squisitamente politico poiché Ignazio Visco gode dell´appoggio sia del ministro del tesoro che del presidente Draghi, ossia degli avamposti più avanzati che il nostro Paese ha rispetto all´Europa e ai soliti sempre presenti "mercati" i quali, giusto o sbagliato che sia, sono sempre molto dubitosi sulla stabilità dell´Italia. Dentro, poi, ci sono altre cose: la commissione Casini e il fatto che il default di Banca Etruria vede il padre della sottosegretaria Boschi tra gli imputati per la cattiva gestione della banca aretina. E´ evidente che la non riconferma di Visco scaricherebbe il tutto sulla Banca d´Italia e sulle inadempienze della sua vigilanza. Di fatto, si metterebbe il nostro Istituto centrale in una posizione di responsabilità nella crisi bancaria. Ora, può anche darsi che la vigilanza della Banca d´Italia abbia avuto qualche pecca - ce lo dovrebbe dire la Commissione Casini e il condizionale è d´obbligo visti i tempi della legislatura - ma, comunque sia, se la gestione di alcune banche è stata irresponsabile con danni sui risparmiatori che mai saranno risarciti, è una verità con contestabile che quelle banche avevano amministratori che gestivano gli istituti assolvendo una funzione alla quale la Banca d´Italia è del tutto estranea.
Matteo Renzi, di fronte alla vasta platea di critiche ricevute, ha cercato di rimediare dicendo che, se si vuole riconfermare Visco, lo si faccia pure, ma lui rimane della sua idea perché lui è dalla parte dei risparmiatori. Insomma, ha mirato a non intaccare il senso del gesto sicuramente pensando che, adottando il metodo 5Stelle, possa trarne dei risultati.
Siamo a un´altra dimostrazione di come stia, giorno dopo giorno, sfumando il senso delle istituzioni e la responsabilità che esso richiede soprattutto da chi ne esercita altre parimenti alte quali sono quelle del capo di un partito. E´ un processo che, passo dopo passo, conduce la democrazia in un gorgo dalla difficile risalita.
Di solito i "gesti" vengono quando la crisi della politica è forte e non sono privi di conseguenze che lasciano i segni. Matteo Renzi ha tutto il diritto di valutare negativamente Ignazio Visco per cui non debba essere riconfermato nella carica di Governatore della Banca d´Italia. Ma perché, considerato che è il segretario del partito che governa con la responsabilità della guida del governo non ne ha parlato con il Presidente del consiglio invece di far fare una mozione parlamentare alle spalle del governo medesimo? La questione è oltremodo delicata e il processo decisivo spetta ai due presidenti - del governo e della Repubblica - con il coinvolgimento del Consiglio superiore dell´Istituto di via Nazionale. Questo è un primo importante punto non formale, ma di soda sostanza istituzionale. L´altro è squisitamente politico poiché Ignazio Visco gode dell´appoggio sia del ministro del tesoro che del presidente Draghi, ossia degli avamposti più avanzati che il nostro Paese ha rispetto all´Europa e ai soliti sempre presenti "mercati" i quali, giusto o sbagliato che sia, sono sempre molto dubitosi sulla stabilità dell´Italia. Dentro, poi, ci sono altre cose: la commissione Casini e il fatto che il default di Banca Etruria vede il padre della sottosegretaria Boschi tra gli imputati per la cattiva gestione della banca aretina. E´ evidente che la non riconferma di Visco scaricherebbe il tutto sulla Banca d´Italia e sulle inadempienze della sua vigilanza. Di fatto, si metterebbe il nostro Istituto centrale in una posizione di responsabilità nella crisi bancaria. Ora, può anche darsi che la vigilanza della Banca d´Italia abbia avuto qualche pecca - ce lo dovrebbe dire la Commissione Casini e il condizionale è d´obbligo visti i tempi della legislatura - ma, comunque sia, se la gestione di alcune banche è stata irresponsabile con danni sui risparmiatori che mai saranno risarciti, è una verità con contestabile che quelle banche avevano amministratori che gestivano gli istituti assolvendo una funzione alla quale la Banca d´Italia è del tutto estranea.
Matteo Renzi, di fronte alla vasta platea di critiche ricevute, ha cercato di rimediare dicendo che, se si vuole riconfermare Visco, lo si faccia pure, ma lui rimane della sua idea perché lui è dalla parte dei risparmiatori. Insomma, ha mirato a non intaccare il senso del gesto sicuramente pensando che, adottando il metodo 5Stelle, possa trarne dei risultati.
Siamo a un´altra dimostrazione di come stia, giorno dopo giorno, sfumando il senso delle istituzioni e la responsabilità che esso richiede soprattutto da chi ne esercita altre parimenti alte quali sono quelle del capo di un partito. E´ un processo che, passo dopo passo, conduce la democrazia in un gorgo dalla difficile risalita.
Chissà se la TIM, dopo aver inventato il calendario telefonico di 28 giorni, ogni quattro anni ci darà anche la bolletta bisestile? Pirgopolinice |