"UN RAGGIO DI SOLE" di Paolo Bagnoli
20-05-2017 - EDITORIALE
Le nebbie nelle quali si è incagliato il socialismo europeo sono ben fitte e spesse. Eppure un raggio di sole filtra e scalda la speranza in questa Europa ai cui grandi ideali non corrisponde una coerente fattualità. Il raggio di sole viene dal Portogallo, ma non ne parla praticamente nessuno. Sembra prevalere un diffuso timore nel prendere atto che nell´Europa avvolta dal mercatismo e di tutto quanto ne consegue; - ossia la dissolvenza del socialismo, della sinistra, delle lotte del lavoro e per il lavoro nonché di quelle per i diritti - si tende a rappresentare i temi sopradetti come fastidiosi residui di un passato oramai archiviato con il Novecento. Quasi che la giustezza degli ideali andasse con il tempo, il Portogallo ci dice che si può governare a sinistra. Ci dice che il socialismo è ancora in grado di essere e divenire governo.
Non è una constatazione consolatoria o, per meglio dire, non solo: è una valutazione politica. Non è, nemmeno, solo legata alla contingenza. Dobbiamo, infatti, essere consapevoli che, quando si parla di socialismo, andiamo a toccare un argomento di eccezionale importanza. Senza coscienza di cosa significhi, della sua portata storica nonché del ruolo che gli compete e gli si richiede per essere tale, si rischia di snaturarne il senso. E´ quanto accaduto al socialismo europeo; morto quello italiano, travolto da Blair quello inglese e da Hollande il francese, preagonizzante quello greco, in cattive acque lo spagnolo, divenuto subalterno quello tedesco, solo nel Portogallo il socialismo non è in crisi. In Portogallo il socialismo non si è smarrito e da due anni guida il governo del Paese alla testa di una coalizione con comunisti e radicali. Ciò conferma la nostra tesi: solo dove il socialismo c´è la sinistra vive. Questo vale esclusivamente per quei Paesi nei quali esistevano consistenti partiti comunisti, per lo più dissolti dalla Storia. Ove ancora sopravvivono - come in Portogallo - la rappresentanza sociale che esprimono può avere ruolo se i socialisti ci sono e sono capaci di unire l´intero arco delle forze di sinistra.
Il raggio di sole scalda, poi, particolarmente se si pensa che il Portogallo è stato uno dei Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica, tanto che si mosse subito la trimurti europea – Commissione, Bce, Fondo monetario - per imporre la solita cura da cavallo basata sul taglio dei salari e delle pensioni. Una cura che si basa, con ostinata demenzialità, sul presupposto che il risanamento comporti necessariamente lo strangolamento sociale del Paese cui la si applica.
Il caso del Portogallo, da un lato smentisce e, dall´altro, conferma l´Europa. La smentisce dimostrando che si può stare in Europa gestendo la crisi senza le assurdità della trimurti; la conferma in quanto rende piena cittadinanza e legittimità continentale al socialismo e alla sinistra unita governante. Ecco perché del Portogallo si preferisce non parlare.
Due anni orsono le sinistre portoghesi hanno vinto le elezioni. In aperta sfida sia con Bruxelles che con Berlino hanno invertito le politiche imposte aumentando sia i salari che le pensioni minime, le tasse ai ceti ricchi e diminuendole a quelli medio bassi. L´economia – alla faccia dei soloni che sanno solo vedere sacrifici senza giustizia e bilanci gestiti con la decoazjone sociale – è ripartita. Il Portogallo si segnala per l´afflusso di turisti: in più, esso offre ai pensionati europei che trasferiscono lì la loro residenza l´esenzione decennale dell´Irpef. Gli italiani sono stati tra i primi ad approfittarne.
Il raggio di sole ci consegna una grande lezione. Essa non è stata colta come meriterebbe; una lezione duplice che riguarda il socialismo e l´Europa. Del primo abbiamo detto. Sulla seconda, in un momento nel quale tutti si affidano a Macron per sperare in un futuro migliore, il Portogallo ci dice che l´Europa ci può essere, e ben viva, senza ricorrere al centrismo dei tecnocrati, ma alla sinistra della giustizia sociale. Con il socialismo l´Europa non abbisogna di mettersi in marcia; lo è già.
Non è una constatazione consolatoria o, per meglio dire, non solo: è una valutazione politica. Non è, nemmeno, solo legata alla contingenza. Dobbiamo, infatti, essere consapevoli che, quando si parla di socialismo, andiamo a toccare un argomento di eccezionale importanza. Senza coscienza di cosa significhi, della sua portata storica nonché del ruolo che gli compete e gli si richiede per essere tale, si rischia di snaturarne il senso. E´ quanto accaduto al socialismo europeo; morto quello italiano, travolto da Blair quello inglese e da Hollande il francese, preagonizzante quello greco, in cattive acque lo spagnolo, divenuto subalterno quello tedesco, solo nel Portogallo il socialismo non è in crisi. In Portogallo il socialismo non si è smarrito e da due anni guida il governo del Paese alla testa di una coalizione con comunisti e radicali. Ciò conferma la nostra tesi: solo dove il socialismo c´è la sinistra vive. Questo vale esclusivamente per quei Paesi nei quali esistevano consistenti partiti comunisti, per lo più dissolti dalla Storia. Ove ancora sopravvivono - come in Portogallo - la rappresentanza sociale che esprimono può avere ruolo se i socialisti ci sono e sono capaci di unire l´intero arco delle forze di sinistra.
Il raggio di sole scalda, poi, particolarmente se si pensa che il Portogallo è stato uno dei Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica, tanto che si mosse subito la trimurti europea – Commissione, Bce, Fondo monetario - per imporre la solita cura da cavallo basata sul taglio dei salari e delle pensioni. Una cura che si basa, con ostinata demenzialità, sul presupposto che il risanamento comporti necessariamente lo strangolamento sociale del Paese cui la si applica.
Il caso del Portogallo, da un lato smentisce e, dall´altro, conferma l´Europa. La smentisce dimostrando che si può stare in Europa gestendo la crisi senza le assurdità della trimurti; la conferma in quanto rende piena cittadinanza e legittimità continentale al socialismo e alla sinistra unita governante. Ecco perché del Portogallo si preferisce non parlare.
Due anni orsono le sinistre portoghesi hanno vinto le elezioni. In aperta sfida sia con Bruxelles che con Berlino hanno invertito le politiche imposte aumentando sia i salari che le pensioni minime, le tasse ai ceti ricchi e diminuendole a quelli medio bassi. L´economia – alla faccia dei soloni che sanno solo vedere sacrifici senza giustizia e bilanci gestiti con la decoazjone sociale – è ripartita. Il Portogallo si segnala per l´afflusso di turisti: in più, esso offre ai pensionati europei che trasferiscono lì la loro residenza l´esenzione decennale dell´Irpef. Gli italiani sono stati tra i primi ad approfittarne.
Il raggio di sole ci consegna una grande lezione. Essa non è stata colta come meriterebbe; una lezione duplice che riguarda il socialismo e l´Europa. Del primo abbiamo detto. Sulla seconda, in un momento nel quale tutti si affidano a Macron per sperare in un futuro migliore, il Portogallo ci dice che l´Europa ci può essere, e ben viva, senza ricorrere al centrismo dei tecnocrati, ma alla sinistra della giustizia sociale. Con il socialismo l´Europa non abbisogna di mettersi in marcia; lo è già.
Il morto ,il PSF, ha acchiappato il vivo, l´ex premier Manuel Valls in comparaggio, con Francois Hollande, nella disfatta del socialismo transalpino. Il PSF lo ha cacciato dopo che ne aveva decretato la morte dichiarando di volersi candidare nelle liste di Macron che, però, non lo ha voluto. Povero Valls, voleva mettersi in marcia; lo può fare, ma per tornare a casa. E bravo Enzo Jannacci: vengo anch´io, noi tu no. E perché? Perché no!. Pirgopolinice |