"1942 – 2022: GLI OTTANT’ANNI DEL PARTITO d’AZIONE" di Paolo Bagnoli
21-06-2022 - EDITORIALE
“Noi siamo più elaboratori di idee che conduttori di uomini, più alimentatori della lotta politica che realizzatori: e tuttavia già la nostra cultura, come tale , è azione, è un elemento della lotta politica.”
Così scriveva Piero Gobetti su “La Rivoluzione Liberale” il 28 settembre 1922. E' un pensiero che riflette bene l'intenzione e la condizione di questo giornale che ha come titolo un concetto che Gobetti elabora e che il Partito d'Azione abbraccerà quale punto di arrivo di una missione storica; diciamo pure, della ragione vera e profonda del suo essere. la rivoluzione democratica sarà pure motivo centrale nel pensiero di Carlo Rosselli, del socialismo liberale in cui ci riconosciamo.
Ai primi di questo mese, in una generalizzata disattenzione, è stato ricordato che il Partito d'Azione venne fondato proprio nel giugno 1922: ottant'anni orsono. Il Partito, dopo aver contribuito in modo massiccio alla Resistenza pagando un alto contributo di sangue e aver espresso il primo presidente del consiglio che non veniva dal prefascismo e che era stato il capo della Resistenza, Ferruccio Parri, uno degli italiani che onorano la storia nazionale ai livelli più alti, non riscosse un consenso adeguato alla sua rilevanza politico-culturale. Elesse solo sette deputati all'Assemblea Costituente – a leggere i loro nomi si coglie subito cosa esso fosse – e si sciolse, ultimo segretario Riccardo Lombardi, alla fine del 1947. Visse solo cinque anni; la diaspora azionista confluì in grande maggioranza nel PSI, parte nel PRI e non mancò chi scelse addirittura il PCI. Ma ci fu anche una parte consistente del partito che iniziò un lungo percorso, conclusosi solo nel 1958 con l'entrata di Unità Popolare nel PSI, perseguendo un socialismo nuovo; un socialismo nella libertà, un socialismo, appunto, autonomo liberale. L'anima di tale, peraltro complesso percorso, fu Tristano Codignola, cresciuto alla scuola di Piero Calamandrei, leader dell'azionismo toscano; un uomo dalla tempra morale non comune; protagonista primario della Resistenza a Firenze e in Toscana, giellista sempre coerente nel ritenere che fosse la libertà il fondamento del socialismo e che, quindi, esso non potesse che realizzarsi nella libertà
Nei partiti ove militarono dopo l'esperienza del PdA gli azionisti si distinsero sempre per un tratto culturale che li rendeva diversi dai politici, pure di valore, che venivano dalle forze tradizionali del Paese. Per questa loro caratteristica non sono stati mai amati, spesso dileggiati, considerati astratti; la loro “diversità” ritenuta contaminante il senso comune prevalente. Ancora oggi capita che la discussione sul Partito d'Azione assuma toni aspri; parimenti avviene anche per le quanto riguarda Piero Gobetti e Carlo Rosselli.
Il Partito d'Azione durò solo cinque anni, Alla sua scomparsa lasciò alla cultura politica italiana un contributo di pensiero – l'azionismo appunto – sul quale non si è posata la nebbia della storia non solo per le solide e ampie basi culturali su cui si basava, ma anche perché, sul piano strettamente politico, quello della “rivoluzione democratica” rimane un tema all'ordine del giorno della nostra agenda nazionale. Il tempo attuale ce ne conferma la validità e il non superamento.
Vogliamo dire che l'azionismo non è relegato nell'ambito esclusivo della storia, ma, a nostro avviso, appartiene a quello della politica; lo era di quella di ieri e oltre ieri, lo è a quella di oggi a fronte della situazione di crisi dello Stato italiano. Non si tratta di nostalgia volta in retorica, bensì la necessità di un'Italia nuova che si impone dopo la fine della prima Repubblica; la necessità di una “rivoluzione democratica” che troviamo, tra l'altro, insita nella nostra Costituzione.
Abbiamo ricordato Codignola. Vogliamo qui riportare due passaggi di un suo saggio del giugno 1944, Direttive programmatiche, che bene rendono il senso della ragione storica di quel Partito e della lezione politica che ne deriva. Scrive Codignola:”Educati alla religione della libertà, gli uomini del Partito d'Azione sentono che al di fuori di essa è vana ogni speranza di progresso, che solo nella libertà si educa l'uomo e si feconda la sua opera; ma essi hanno compreso da tempo tutta l'insufficienza del liberalismo così come si è storicamente attuato, fino a rinnegare quella stessa indistruttibile esigenza di libertà che ne era stata la prima matrice; e particolarmente respingono l'interpretazione liberalistica ed individualistica dell'economia che generalmente vi si accompagna. Abituati a considerare la società in tutta la complessa profonda e interdipendente varietà dei suoi fenomeni, essi riconoscono col socialismo che la realtà economica non può essere sottovalutata né pretermessa, costituendo anzi il centro della vita umana e della libertà medesima: la quale è appunto libertà integrale solo in quanto possa esplicarsi in una società di giustizia integrale. Ma al tempo stesso essi sentono tutta l'aridità dell'interpretazione marxistica di questa essenziale verità, che riducendo a movente economico ogni impulso dell'animo umano, ne angustia l'effettiva comprensione in formulazioni classistiche e in dogmi di materialismo economico, che ripugnano alla nostra mentalità di uomini moderni.”
E ancora: “Il Partito d'Azione è scaturito così dalla volontà e dal consenso di uomini che, educati a considerare storicamente il passato ed inclini a raccogliere e rielaborare quanti fermenti ancora attivi si condensassero nell'eredità politica italiana ed europea, erano però animati da spirito schiettamente rivoluzionario, convinti che la risurrezione del paese non potesse demandarsi a formule artificiose, costruite con alchimistica abilità parlamentare sui relitti del passato, ma dovesse raccomandarsi ad un'effettiva rivoluzione politica e morale, capace finalmente di offrire interpretazione e soddisfazione alle più reposte e profonde esigenze spirituali e sociali del nostro tempo.”
Sono pensieri lunghi quelli di Codignola come lo sono tutti quei pensieri che hanno la dimensione della Storia nonché la forza della politica e della sua intenzione. A ottant'anni dalla nascita il Partito d'Azione conferma la propria validità; l'azionismo è ancora una bussola per cambiare il presente e costruire, nella libertà, un futuro più democratico e più giusto.
Abbiamo iniziato l' articolo citando Piero Gobetti; con sue parole lo chiudiamo. Su “La Rivoluzione Liberale” dell'11 gennaio 1923 egli scrive che il socialismo “ è la più attiva delle idee che abbiano operato nella realtà come impulso all'autonomia, è uno dei più grandi fattori di liberazione e di liberalismo del mondo moderno.”
Così scriveva Piero Gobetti su “La Rivoluzione Liberale” il 28 settembre 1922. E' un pensiero che riflette bene l'intenzione e la condizione di questo giornale che ha come titolo un concetto che Gobetti elabora e che il Partito d'Azione abbraccerà quale punto di arrivo di una missione storica; diciamo pure, della ragione vera e profonda del suo essere. la rivoluzione democratica sarà pure motivo centrale nel pensiero di Carlo Rosselli, del socialismo liberale in cui ci riconosciamo.
Ai primi di questo mese, in una generalizzata disattenzione, è stato ricordato che il Partito d'Azione venne fondato proprio nel giugno 1922: ottant'anni orsono. Il Partito, dopo aver contribuito in modo massiccio alla Resistenza pagando un alto contributo di sangue e aver espresso il primo presidente del consiglio che non veniva dal prefascismo e che era stato il capo della Resistenza, Ferruccio Parri, uno degli italiani che onorano la storia nazionale ai livelli più alti, non riscosse un consenso adeguato alla sua rilevanza politico-culturale. Elesse solo sette deputati all'Assemblea Costituente – a leggere i loro nomi si coglie subito cosa esso fosse – e si sciolse, ultimo segretario Riccardo Lombardi, alla fine del 1947. Visse solo cinque anni; la diaspora azionista confluì in grande maggioranza nel PSI, parte nel PRI e non mancò chi scelse addirittura il PCI. Ma ci fu anche una parte consistente del partito che iniziò un lungo percorso, conclusosi solo nel 1958 con l'entrata di Unità Popolare nel PSI, perseguendo un socialismo nuovo; un socialismo nella libertà, un socialismo, appunto, autonomo liberale. L'anima di tale, peraltro complesso percorso, fu Tristano Codignola, cresciuto alla scuola di Piero Calamandrei, leader dell'azionismo toscano; un uomo dalla tempra morale non comune; protagonista primario della Resistenza a Firenze e in Toscana, giellista sempre coerente nel ritenere che fosse la libertà il fondamento del socialismo e che, quindi, esso non potesse che realizzarsi nella libertà
Nei partiti ove militarono dopo l'esperienza del PdA gli azionisti si distinsero sempre per un tratto culturale che li rendeva diversi dai politici, pure di valore, che venivano dalle forze tradizionali del Paese. Per questa loro caratteristica non sono stati mai amati, spesso dileggiati, considerati astratti; la loro “diversità” ritenuta contaminante il senso comune prevalente. Ancora oggi capita che la discussione sul Partito d'Azione assuma toni aspri; parimenti avviene anche per le quanto riguarda Piero Gobetti e Carlo Rosselli.
Il Partito d'Azione durò solo cinque anni, Alla sua scomparsa lasciò alla cultura politica italiana un contributo di pensiero – l'azionismo appunto – sul quale non si è posata la nebbia della storia non solo per le solide e ampie basi culturali su cui si basava, ma anche perché, sul piano strettamente politico, quello della “rivoluzione democratica” rimane un tema all'ordine del giorno della nostra agenda nazionale. Il tempo attuale ce ne conferma la validità e il non superamento.
Vogliamo dire che l'azionismo non è relegato nell'ambito esclusivo della storia, ma, a nostro avviso, appartiene a quello della politica; lo era di quella di ieri e oltre ieri, lo è a quella di oggi a fronte della situazione di crisi dello Stato italiano. Non si tratta di nostalgia volta in retorica, bensì la necessità di un'Italia nuova che si impone dopo la fine della prima Repubblica; la necessità di una “rivoluzione democratica” che troviamo, tra l'altro, insita nella nostra Costituzione.
Abbiamo ricordato Codignola. Vogliamo qui riportare due passaggi di un suo saggio del giugno 1944, Direttive programmatiche, che bene rendono il senso della ragione storica di quel Partito e della lezione politica che ne deriva. Scrive Codignola:”Educati alla religione della libertà, gli uomini del Partito d'Azione sentono che al di fuori di essa è vana ogni speranza di progresso, che solo nella libertà si educa l'uomo e si feconda la sua opera; ma essi hanno compreso da tempo tutta l'insufficienza del liberalismo così come si è storicamente attuato, fino a rinnegare quella stessa indistruttibile esigenza di libertà che ne era stata la prima matrice; e particolarmente respingono l'interpretazione liberalistica ed individualistica dell'economia che generalmente vi si accompagna. Abituati a considerare la società in tutta la complessa profonda e interdipendente varietà dei suoi fenomeni, essi riconoscono col socialismo che la realtà economica non può essere sottovalutata né pretermessa, costituendo anzi il centro della vita umana e della libertà medesima: la quale è appunto libertà integrale solo in quanto possa esplicarsi in una società di giustizia integrale. Ma al tempo stesso essi sentono tutta l'aridità dell'interpretazione marxistica di questa essenziale verità, che riducendo a movente economico ogni impulso dell'animo umano, ne angustia l'effettiva comprensione in formulazioni classistiche e in dogmi di materialismo economico, che ripugnano alla nostra mentalità di uomini moderni.”
E ancora: “Il Partito d'Azione è scaturito così dalla volontà e dal consenso di uomini che, educati a considerare storicamente il passato ed inclini a raccogliere e rielaborare quanti fermenti ancora attivi si condensassero nell'eredità politica italiana ed europea, erano però animati da spirito schiettamente rivoluzionario, convinti che la risurrezione del paese non potesse demandarsi a formule artificiose, costruite con alchimistica abilità parlamentare sui relitti del passato, ma dovesse raccomandarsi ad un'effettiva rivoluzione politica e morale, capace finalmente di offrire interpretazione e soddisfazione alle più reposte e profonde esigenze spirituali e sociali del nostro tempo.”
Sono pensieri lunghi quelli di Codignola come lo sono tutti quei pensieri che hanno la dimensione della Storia nonché la forza della politica e della sua intenzione. A ottant'anni dalla nascita il Partito d'Azione conferma la propria validità; l'azionismo è ancora una bussola per cambiare il presente e costruire, nella libertà, un futuro più democratico e più giusto.
Abbiamo iniziato l' articolo citando Piero Gobetti; con sue parole lo chiudiamo. Su “La Rivoluzione Liberale” dell'11 gennaio 1923 egli scrive che il socialismo “ è la più attiva delle idee che abbiano operato nella realtà come impulso all'autonomia, è uno dei più grandi fattori di liberazione e di liberalismo del mondo moderno.”