"ANCHE IL PUZZONE SALVINI E' SERVITO"
20-09-2019 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Il suicidio politico di Matteo Salvini ha ribaltato il panorama politico nazionale e anche la proiezione internazionale del Paese. Da nazione di reietti da tenere alla larga attraverso molteplici cordoni sanitari politici, diplomatici e mediatici, siamo tornati, in un battito di ciglia ad essere protagonisti del dibattito sul futuro dell'Unione europea.
Tutto ha inizio con il voto del Parlamento europeo sul nome della cristiano sociale tedesca Ursula von der Leyen, presidente designata della nuova Commissione europea. Il nome proposto passa ma con una risicatissima maggioranza, 383 voti favorevoli e 327 contrari. A risultare decisivi sono 14 voti provenienti dal M5S i cui rappresentanti non fanno parte della maggioranza che ha espresso il nome della candidata tedesca. La sorpresa provoca la furia della Lega, alleato di governo del M5S, che vota contro il nome della von der Leyen insieme ai tedeschi di AFD e ai lepenisti francesi.
Il governo Conte a guida gialloverde comincia a traballare. Decisiva è la bocciatura in Senato della mozione con cui il M5S chiede il blocco della realizzazione della ferrovia Torino-Lione. Salvini stacca la spina la governo. Pochi giorni dopo il presidente del Consiglio Conte rassegna le dimissioni attaccando frontalmente nell'aula del Senato Salvini e la Lega.
La difficile convivenza al governo di Lega e M5S ha fatto implodere un'alleanza innaturale che si è segnalata soprattutto per l'incompetenza manifesta di alcuni ministri del M5S e per l'analfabetismo istituzionale di Salvini che, nel suo ruolo di ministro dell'Interno, ha lasciato vedere tutto ciò che un ministro della Repubblica non dovrebbe essere e fare: dal lanciare anatemi via social a indossare le più varie divise di corpi dello Stato, dal presidiare poco il Viminale ad arringare le folle al Papeete Beach di Milano marittima fino a far ballare i bagnanti al suono di Fratelli d'Italia.
Le trattative per la costituzione del nuovo governo si sono concluse con un accordo tra PD e M5S che ha dato origine a un governo Conte 2 dalle prospettive assai incerte la cui novità più importante è forse la nomina di Roberto Gualtieri, convinto europeista, a titolare del ministero dell'Economia.
Una delle prime decisioni del nuovo governo appena entrato in carica è stata la designazione dell'ex-presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a commissario europeo. Da tempo, infatti, la presidente Ursula von der Leyen sollecitava le forze politiche italiane a fare un nome per la nuova Commissione. Non c'è dubbio che il nome di Gentiloni sia una designazione di peso che ha costretto von der Leyen a considerare l'ex-presidente italiano del Consiglio per un incarico di alto profilo. Nel momento in cui scriviamo pare certo che a Gentiloni sia stato assegnato il portafoglio degli Affari economici, forse l'incarico più prestigioso e delicato in quanto, probabilmente, si troverà anche a gestire le modifiche al Patto di Stabilità e Crescita ormai richieste insistentemente da più parti. Tuttavia Gentiloni si trova a fronteggiare le perplessità se non l'aperta l'ostilità dei paesi della Lega anseatica (in particolare l'Olanda) e dell'Austria.
Il nuovo governo sembra, però, poter contare su una larga apertura di credito da parte della Francia il cui presidente Macron si è complimentato con il nuovo governo parlando di opportunità da sfruttare, mentre il ministro degli Esteri Le Drian ha inviato una lettera al neo titolare della Farnesina Di Maio per invitarlo a una più stretta collaborazione. Si tratta dello stesso Di Maio che sette mese fa si rese protagonista di una gaffe diplomatica che costò al nostro paese il richiamo dell'ambasciatore francese in patria. Quanto un Di Maio completamente digiuno di politica estera possa essere efficace nel nuovo ruolo resta un punto interrogativo.
Tuttavia se l'Italia potrà gestire nella nuova Commissione europea un portafoglio di peso come gli Affari economici un po' del merito ce l'ha anche il puzzone Salvini. Gli altri partner nell'UE hanno tirato un sospiro di sollievo quando hanno capito che non sarebbero stati costretti a imbarcare un commissario leghista nel nuovo esecutivo comunitario e ciò dà l'impressione che per sbarrare il passo al leader della Lega abbiano fatto delle concessioni solo fino a pochi mesi fa impensabili.
Ovviamente non va trascurato il quadro macroeconomico dell'UE con una Germania la cui economia è ormai in recessione tecnica. Se questo da un lato potrà indubbiamente favorire la revisione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita, è anche vero che una stagnazione prolungata dell'economia tedesca potrebbe avere conseguenze deleterie soprattutto per la produzione industriale dell'Italia settentrionale, strettamente legata al mercato tedesco. D'altra parte le parole con cui Christine Lagarde, destinata a succedere a Mario Draghi alla presidenza della BCE, ha duramente chiesto alla Germania di spendere almeno una parte del surplus commerciale accumulato in questi anni fanno pensare che ci si trovi di fronte a una nuova fase della politica europea.
Fonte: di ANDREA BECHERUCCI