"EUROPA E MIGRAZIONE"
25-09-2017 - CRONACHE SOCIALISTE
Il problema delle migrazioni di massa verso l´Europa non cessa di rappresentare un argomento di contrapposizione a livello di elettorati nazionali. Anche il recentissimo risultato delle elezioni tedesche ne sembra una cartina di tornasole. Angela Merkel, dopo aver accolto in Germania nel 2015 circa 1,1 milioni di rifugiati, per lo più siriani, ha pensato che la sua azione di governo avrebbe potuto rappresentare una spinta alla crescita delle forze populiste e xenofobe come Alternative für Deutschland e ha iniziato una cauta marcia indietro che non ha, però, impedito all´AFD di conquistare 94 seggi nel nuovo Bundestag e, alla stessa Merkel di far perdere alla CDU 8,5 punti rispetto alla precedente tornata elettorale. Le elezioni legislative francesi dei mesi scorsi hanno visto il Front National guadagnare consensi rispetto al 2012, anche se il partito di Marine Le Pen è stato fortemente penalizzato dal sistema maggioritario ottenendo solo 8 seggi. Ad oggi, solo in Olanda il partito del leader populista Geert Wilders è uscito chiaramente sconfitto nelle urne. Nelle prossime elezioni legislative austriache i sondaggi danno il partito populista FPÖ pericolosamente vicino al partito socialdemocratico.
E in Italia? Nel nostro paese la situazione sembra sotto controllo da quando c´è un nuovo sceriffo in città, Marco Minniti. E´ vero che l´ex Lothar dalemiano aveva un vantaggio non da poco: si trovava a succedere al più impalpabile ministro degli Interni di tutta la storia dell´Italia repubblicana, quell´Angelino Alfano più preoccupato di conservare il potere d´interdizione di Alternativa popolare o di fare accordi di governo in Sicilia che di stipulare accordi con le controparti interessate. Minniti, accolto da applausi, per il suo piglio decisionista (o forse per la pelata? Chissa...), anche alla festa di Fratelli d´Italia, ha scelto il pugno duro: dalla creazione dei Centri di permanenza per il rimpatrio, all´impossibilità di presentare appello contro il rifiuto dell´approvazione dello status di rifugiato, alla possibilità d´impiegare richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità. Molte, tuttavia, sono, le criticità. L´innegabile diminuzione degli sbarchi sulle coste italiane è dovuta in gran parte, più che all´applicazione del regolamento sulle ONG, a discutibili accordi stipulati dal governo italiano con le tribù libiche del Fezzan che, in cambio di denaro – non diversamente da quanto fatto dall´UE con il presidente turco Erdogan, si prestano ad internare i migranti in condizioni che è lecito definire drammatiche. E qui veniamo al convitato di pietra di questa intricata situazione: l´Unione Europea che non sembra ancora aver colto a pieno le dimensioni del problema. Non vi è ormai dubbio che sia necessario procedere ad una revisione dell´accordo di Dublino, stante anche la consapevolezza del Parlamento Europeo che «la crisi dei migranti in Europa ha messo in evidenza le carenze del Sistema europeo comune di asilo».
E in Italia? Nel nostro paese la situazione sembra sotto controllo da quando c´è un nuovo sceriffo in città, Marco Minniti. E´ vero che l´ex Lothar dalemiano aveva un vantaggio non da poco: si trovava a succedere al più impalpabile ministro degli Interni di tutta la storia dell´Italia repubblicana, quell´Angelino Alfano più preoccupato di conservare il potere d´interdizione di Alternativa popolare o di fare accordi di governo in Sicilia che di stipulare accordi con le controparti interessate. Minniti, accolto da applausi, per il suo piglio decisionista (o forse per la pelata? Chissa...), anche alla festa di Fratelli d´Italia, ha scelto il pugno duro: dalla creazione dei Centri di permanenza per il rimpatrio, all´impossibilità di presentare appello contro il rifiuto dell´approvazione dello status di rifugiato, alla possibilità d´impiegare richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità. Molte, tuttavia, sono, le criticità. L´innegabile diminuzione degli sbarchi sulle coste italiane è dovuta in gran parte, più che all´applicazione del regolamento sulle ONG, a discutibili accordi stipulati dal governo italiano con le tribù libiche del Fezzan che, in cambio di denaro – non diversamente da quanto fatto dall´UE con il presidente turco Erdogan, si prestano ad internare i migranti in condizioni che è lecito definire drammatiche. E qui veniamo al convitato di pietra di questa intricata situazione: l´Unione Europea che non sembra ancora aver colto a pieno le dimensioni del problema. Non vi è ormai dubbio che sia necessario procedere ad una revisione dell´accordo di Dublino, stante anche la consapevolezza del Parlamento Europeo che «la crisi dei migranti in Europa ha messo in evidenza le carenze del Sistema europeo comune di asilo».
Fonte: di ANDREA BECHERUCCI