" IL PARTITO SOCIALISTA UNITARIO (1969-1971) 3°"
21-07-2019 - CRONACHE SOCIALISTE
Il Partito Socialista Unitario, il terzo con questo nome in Italia (1), fu fondato il 5 luglio 1969, in seguito alla scissione dal PSI (Sezione dell´Internazionale Socialista), il partito sorto nel 1966 dalla fusione tra PSI e PSDI (giá „PSI-PSDI Unificati“).
A predisporla era stato il malumore derivante dai cattivi risultati conseguiti nelle elezioni politiche del 19 maggio 1968, in cui il partito unificato aveva ottenuto solo il 14,48 %, con una perdita secca del 5,46 % rispetto al 19,94 % che i due partiti fondatori avevano ottenuto separatamente nelle precedenti legislative del 1963.
A determinarla era stato il rovesciamento della maggioranza uscita dal congresso dell´ottobre 1968, costituita dall´alleanza tra la corrente di Autonomia (Mancini-Ferri-Preti), che si richiamava a Nenni e quella di Rinnovamento (Tanassi), in cui militava gran parte degli ex socialdemocratici. Tale maggioranza, piuttosto ristretta (52,90 %), aveva eletto presidente del C.C. Pietro Nenni, affidando la segreteria del partito a Mauro Ferri, con vicesegretari Antonio Cariglia e Gino Bertoldi (quest´ultimo della minoranza).
Il successivo distacco dagli autonomisti dei gruppi ruotanti attorno a Giacomo Mancini e Italo Viglianesi aveva determinato, in sede di Comitato Centrale, la costituzione di una nuova maggioranza De Martino-Mancini-Giolitti-Viglianesi (59 voti su 121).
Nenni, la cui mozione era stata bocciata dal C.C., si dimise da presidente, ma rimase nel PSI.
Come immediata reazione a quell´operazione, che di fatto li collocava nella minoranza, Mario Tanassi, Antonio Carigliea e Luigi Preti, seguiti dalla grande maggioranza degli ex socialdemocratici e da alcuni ex socialisti, lasciarono il partito, determinati a fondarne un altro.
Le ragioni di fondo erano riassumibili nel timore che la Carta dell´Unificazione approvata nel 1966 fosse disapplicata e che la frazione ex socialdemocratica fosse emarginata, trasformando l´unificazione in un semplice suo assorbimento nel PSI.
Se é vero che il partito unificato era stato costruito sulla base di un esasperante bicefalismo, é anche vero che a ben misera cosa si ridurrebbe la democrazia interna in un partito in cui le maggioranze fossero inamovibili e le linee politiche immutabili. Cosa avrebbe dovuto fare, ad esempio, Riccardo Lombardi, che fu quasi sempre in minoranza nel PSI nel corso della sua lunga militanza?
Comunque la si voglia giudicare, l´ennesima scissione, nonostante gli sforzi unitari di Nenni, era ormai cosa fatta. La maggioranza riprese il tradizionale nome di PSI ed elesse nuovo segretario Francesco De Martino, con vice Giacomo Mancini (10-7-1969), lasciando vuota la carica di presidente del C.C.
Per qualche tempo il PSI sará guidato da un grande centro, non molto amalgamato al suo interno, con un´ala destra costituita dagli autonomisti, numericamente assai ridimensionati, che si riconoscevano in Nenni e che erano ora guidati da Bettino Craxi e la tradizionale ala sinistra di Riccardo Lombardi.
Gli scissionisti, il 5 luglio 1969, si riunirono nella sala Capuzzi di Roma e costituirono il Partito Socialista Unitario (PSU) con segretario Mauro Ferri e suo vice Antonio Cariglia. Successivamente il Consiglio Nazionale eleggerà presidente Mario Tanassi.
La scelta della denominazione di PSU e non di PSDI del nuovo partito fu probabilmente dovuta al fatto che ad esso avevano aderito anche autorevoli esponenti provenienti dal PSI, come il segretario del partito Mauro Ferri, Pietro Longo, Matteo Matteotti e Paolo Pillitteri.
Queste comunque le parole di Ferri nel proclamare la scissione:
„Noi oggi costituiamo il Partito Socialista Unitario, riprendendo il nome del coraggio, della chiarezza, il nome del partito che fu di Matteotti e di Turati...“.
Del resto un piccolo rimescolamento di carte c´era stato anche in senso opposto, poiché nel PSI erano rimasti autorevoli esponenti ex socialdemoctarici, come il prestigioso segretario della UIL Italo Viglianesi e i sindacalisti Ruggero Ravenna, Giorgio Benvenuto, Enzo Mattina e Giulio Polotti.
A detta dell´Avanti ! ben 100 federazioni su 101 rimasero nel PSI. I redattori dell´ Avanti !
confermarono unanimamente la loro adesione al PSI.
confermarono unanimamente la loro adesione al PSI.
Entrambe le formazioni, PSI e PSU, furono ammesse nell´Internazionale Socialista.
In seguito alla scissione socialista e alle dimissini dal governo dei rappresentanti del PSU (2), lo stesso 5 luglio il governo Rumor rassegno´ le dimissioni.
Il PSU, pur ritenendo valida la formula di centro-sinistra, escluse tuttavia una sua partecipazione ad un nuovo governo assieme al PSI.
Il 6 luglio, in seguito alla scissione, Sandro Pertini si dimise da Presidente della Camera, ma le dimissioni furono unanimemente respinte dai capigruppo.
Alla fine di lunghe trattative si arrivo´ alla formazione di un monocolore dc, presieduto dallo stesso Rumor, destinato a durare fino al marzo del 1970. A quella data si riuscí, infine, a formare un nuovo governo organico di centro-sinistra con la partecipazione del PSI (3) e del PSU, la cui delegazione era composta dai ministri Giuseppe Lupis (Turismo e Spettacolo), Luigi Preti (Finanze) e Mario Tanassi (Difesa).
Alle elezioni amministrative e a quelle regionali (le prime nelle regioni a statuto ordinario) che si tennero il 7 e l´8 giugno 1970, sia il PSI che il PSU conseguirono buoni risulati. In particoalre nelle regionali il PSI ottenne, come media nazionale, il 10,42 % e il PSU il 6,97 % (4). Sembrava dunque che i due partiti divisi fossero graditi agli elettori piú di quando erano uniti!
Nell´agosto successivo il governo Rumor lascio´ il posto a un governo Colombo, anch´esso quadripartito. La delegazione del PSU risulto´ composta da Giuseppe Lupis (Delegazione Italiana all´ONU), Matteo Matteotti (Turismo e Spettacolo), Luigi Preti (Finanze) e Mario Tanassi (Difesa) (5) .
Dal 6 al 9 febbraio 1971 si svolse a Roma il 1° congresso del PSU, che riconfermo´ Mauro Ferri alla segreteria e Mario Tanassi alla presidenza e delibero´ il ritorno alla classica denominazione dei socialdemocratici italiani, quella cioé di Partito Socialista Democratico Italiano.
Il 29 dicembre 1971 ebbe termine il mandato del presidente Giuseppe Saragat (6), il quale, divenuto percio´ senatora a vita (7), rientro´ nel PSDI, di cui riassumerá la guida fra il marzo e l´ottobre 1976 (8).
Nel febbraio 1972 Ferri lascio´ la segreteria del PSDI, che fu assunta da Mario Tanassi , per entrare come ministro dell´Industria, Commercio e Artigianato, nel secondo governo Andreotti (26-6-1972/8-7-1973).
Ferri concluderá la sua carriera come Presidente della Corte Costituzionale (24-10-1995/3-11-1996).
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1 - Gli articoli Il Partito Socialista Unitario (1922-1925) 1° e Il Partito Socialista Unitario (1949-1951) 2° sono stati pubblicati nei numeri di gennaio e febbraio 2019 di questo giornale, entrambi a cura dello stesso autore Ferdinando Leonzio.
2 - I ministri Tanassi, Preti e Lupis e i sottosegretari Angrisani, Ceccherini, Romita e Schietroma.
3 - Il PSI vi partecipo con Francesco De Martino (Vicepresidenza), Antonio Giolitti (Bolancio), Salvatore Lauricella (LL.PP.), Luigi Mariotti (Sanitá), Italo Viglianesi (Trasporti), Mario Zagari (Commercio Estero). Essendo De Martino entrato nel governo, segretario del PSI fu eletto (23-4-1970) Giacomo Mancini, con vicesegretari Tristano Codignola (Sinistra), Bettino Craxi (Autonomia) e Gaetano Mosca (Riscossa).
4 - In declino risulto´ il terzo partito socialista, il PSIUP, che scese al 3,23 % dal 4,45 % delle nazionali del 1968.
5 - Quella del PSI non subí alcuna variazione.
6 - Gli successe il democristiano Giovanni Leone.
7 - Il presidente Saragat il 25-11-1970 aveva nominato Pietro Nenni senatore a vita.
8 - Saragat fu anche presidente del PSDI dal giugno 1975 al giugno 1988.
9 - Tanassi fu segretario dal febbraio al giugno 1972. Lascio´ la carica per entrare nel secondo governo Andreotti come vicepresidente e ministro della Difesa. Al suo posto divenne segretario Flavio Orlandi.
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO