"IL RISVEGLIO USA CONTRO IL RAZZISMO SISTEMICO SULLE NOTE DI DYLAN"
28-07-2020 - STORIE&STORIE
Spesso sono gli artisti ad interpretare più profondamente il presente e ad immaginare il prossimo futuro perchè si affidano alle loro intuizioni, al loro irrazionale, rispetto ai politici, soprattutto quelli di oggi, la cui stella polare è il vantaggio, l'utile, la carriera, il Potere.
Come è accaduto di recente con la devastante pandemia da Covid 19, non ancora debellata, che ha portato in primo piano il diritto universale, tanto indiscutibile quanto insindacabile, alla salute, scientificamente disatteso, visto il gran numero di vittime fatte dal coronavirus, del singolo e della collettività.
Diritto questo sospeso, vittima delle scellerate privatizzazioni, messo in quarantena, dal primato della logica dominante del profitto e guadagno immediati e sacrificato sapientemente sull'altare del libero mercato che invece di aggiustare tutto, come hanno teorizzato i fans del neoliberismo, ha generato enormi diseguaglianze economico-sociali.
Dunque, due lesioni profonde nel corpo della società, della collettività: la mancata tutela della salute, del benessere non solo fisico, del lavoro e del salario ai fini di una dignitosa sopravvivenza, per i ceti meno abbienti, più deboli e fragili, per i giovani, per la povera gente.
A questi due diritti evasi massicciamente se ne è aggiunto un terzo, non meno importante ed altrettanto universale: il pieno riconoscimento che tutti gli esseri umani sono uguali a prescindere dal colore della loro pelle, dalla loro lingua, dalla loro cultura e storia.
Il teatro di questa disumana rappresentazione, più o meno mondiale, sono in modo assai eclatante gli Usa, la super potenza capitalistica, dove il suo presidente Donald Trump sta mettendo a repentaglio la democrazia e la libertà.
Lo dimostrano le tante vittime del Covid 19, la elevata disoccupazione e l'efferato, orrendo omicidio di George Floyd, morto soffocato dal pesante ginocchio dell'agente di polizia Derek Chauvin sul collo, nonostante il disgraziato urli: non ce la faccio a respirare.
E' durante il lockdown imposto dalla pandemia che il premio Nobel per la Letteratura 2016, mai ritirato, il geniale Bob Dylan, scrive e compone, una dopo l'altra, le dieci canzoni che fanno parte del nuovo album 'Rough and rowdy ways' (Modi ruvidi e turbolenti), otto anni dopo 'Tempest', con cui il 79enne cantautore si è ripreso la parola con tutta la sua ben nota creatività, una rinascita.
In 'Murder moust foul', il brano di quasi 17 minuti diffuso alla fine di marzo, Dylan ammonisce che l'America "non ha imparato niente" dalla tragedia della morte di John Fitzerald Kennedy: e probabilmente, ci sta avvertendo che rischiamo di non imparare niente neanche dalla pandemia del Covid 19.
Il menestrello con 'Murder Most Foul' riparte da Kennedy per parlarci dell'America attuale diventata non solo il paese più oppresso dalla pandemia, ma anche il paese terribilmente contrassegnato dal 'razzismo sistemico', ossia radicato nella struttura politica, negato da Trump, e dall'odio razziale contro i neri, senza risparmiare gli indiani.
"Vedere George Floyd torturato a morte in quel modo mi ha fatto molto male, mi ha nauseato. E' una cosa indescrivibile che va oltre, al di là della bruttezza, dell'orrore", ha dichiarato Dylan in una intervista al New York Times.
Da sempre schierato contro il razzismo ed a favore dei diritti civili per tutti a prescindere dal colore della pelle, Dylan mette sotto accusa una certa 'cultura americana', un certo 'pensiero strutturato' che, al di là della della vendita consentita delle armi, non funziona, non va.
"Attenzione però a non cadere in generalizzazioni improprie: il razzismo e l'odio razziale non riguardano e non sono propri solo degli Usa, Europa ed Italia non fanno eccezione. Né tanto meno riguardano indistintamente tutti gli americani: ci sono moltissimi che si battono, negli Usa, per la democrazia, la libertà e l'uguaglianza e fra questi da sempre c'è proprio Dylan", avverte Alessandro Portelli, critico musicale, anglista italiano, già docente di letteratura angloamericana alla Sapienza di Roma, tra i più profondi conoscitori di Bob Dylan
"Non si può dire che soltanto negli Usa avvengono le stragi nei campus universitari o nei luoghi affollati: questi tragici eventi - aggiunge - sono accaduti, accadono, pure in Germania, in Norvegia, in Inghilterra. E se per le armi, negli Usa, è consentita la vendita indiscriminata, in Italia Salvini parlava di fare lo stesso".
Insomma, sottolinea Portelli, "su certe generalizzazioni ci starei molto attento. Vero è che, rifacendoci a Dylan, dall'assassinio di Kennedy non abbiamo tutti, e non solo gli Usa, imparato nulla".
Nella stessa intervista al NYT, Dylan parla della devastante pandemia del Covid 19 che non crede sia una 'punizione divina': forse, sostiene, "siamo sulla soglia della distruzione. Ci sono molti modi in cui si può ragionare su questo virus. Io credo che si debba semplicemente lasciare che il virus faccia il suo corso".
E allora chi è il 'False prophet' (falso profeta) raffigurato con il volto della morte, vestita con una smagliante giacca e un cilindro per cappello, che ha in una mano un pacco e nell'altra una siringa, assai significativa?
Non sarà per caso un multi miliardario filantropo che ha investito molto nel salvifico vaccino?
"Non credo che Dylan abbia in mente un individuo - risponde Portelli - e la siringa non fa riferimento unicamente al vaccino: non potrebbe essere l'eroina? Personalmente credo piuttosto che Dylan faccia riferimento ad un intreccio tra falsità e menzogne in cui c'è anche il sistema mediatico e della comunicazione. Ad esempio disse una volta che per lui la pioggia battente (Hard Rain) non era la pioggia reale, quanto la falsità e le menzogne dei media".
Sul banco degli imputati finisce nell'intervista di Dylan al NYT tanto "l'iperindustrializzazione fuori controllo" che "la galoppante tecnologia" le quali, secondo Dylan, "mettono in secondo piano la vita degli esseri umani".
Ma se il nostro mondo attuale è per Dylan "obsoleto", la speranza sono le nuove generazioni perchè esse, spiega al NYT, "vivono diversamente dalle persone di una certa età che hanno la tendenza di vivere nel passato. I bambini non hanno questa tendenza. Non hanno nessun passato, quindi sanno soltanto quello che vedono e ascoltano. Fra venti o trent'anni saranno loro alla ribalta".
Allora, qual'è la novità del nuovo album e quale lezione ci viene dal suo autore?
"La novità del nuovo album di Dylan - evidenzia Portelli - è l'ulteriore sviluppo di un virtuoso e ricco percorso per radicare la creatività nella storia, in un lungo periodo condiviso. E' la ricerca continua del rapporto con il passato e la storia. La lezione che ci viene da Dylan è imparare dalla storia e non eludere la tragedia rifugiandosi in visioni consolatorie".
Ed è quel che sta facendo negli Usa il movimento Black Lives Matter (BLM) che diffusosi rapidamente Oltreoceano sta riempiendo le piazze delle città americane con una grande spontanea partecipazione di uomini e donne di ogni età contro il 'razzismo sistemico': una protesta per i diritti civili, non solo per fermare ogni tipo di discriminazione ma per affermare il principio fondamentale per ogni società, tratto dal socialismo, che tutti gli esseri sono uguali.
Fonte: di CARLO PATRIGNANI