"IL VECCHIO E IL MALE"
19-04-2020 - CRONACHE SOCIALISTE
Il Covid-19 sembrava a tutti o, almeno, alla maggior parte di noi una peste lontana che mai avrebbe raggiunto il mondo occidentale. Così non è stato. Dalla Cina, dove pare tutto abbia avuto inizio, il nuovo virus è giunto in Occidente colpendo duramente l’economia, le libertà individuali, gli affetti.
Ma la peste del XXI secolo ha portato alla luce, nel nostro Paese, anche situazioni drammatiche frutto di ataviche insufficienze e di stridenti contraddizioni che, fino ad ora, non volevamo vedere oppure fingevamo di non vedere.
La nostra quotidianità è, oramai, scandita dal costante aggiornamento sul numero dei ricoveri, delle guarigioni e, purtroppo dei decessi tra la popolazione e tra quegli stessi operatori sanitari che, le vite, dovrebbero salvarle senza perdere la propria. Nel quotidiano di tutti, però, fanno particolarmente breccia le cosiddette situazioni-limite: quelle degli indigenti e dei senzatetto, dei migranti irregolari impiegati stagionalmente, di quanti lavorano saltuariamente (spesso a nero), di chi è stato licenziato e non ha di che campare. Si fa presto a dire: «intervenga lo Stato» o «lo Stato ci aiuti» quando si scontano carenze strutturali e sprechi di denaro pubblico che persistono da decenni. E, tutto sommato, non soltanto un governo, ma una classe politica tra le più inadeguate che la nostra Repubblica ricordi sta gestendo fin troppo bene un’emergenza senza precedenti, mentre l’Europa, ancora una volta, si dimostra una mera «espressione geografica».
Il continuo confronto di opinioni tra chi governa, chi ci deve informare ed i varii Burioni, Rezza, Ricciardi o la montiana Capua – tralasciando Panzironi per pietas umana –, nulla aggiunge a quanto vediamo e stiamo vivendo sulla nostra pelle, salvo prendere coscienza che la ricerca scientifica è lenta e che ancora nessuno sa, in sostanza, che pesci prendere. Il distanziamento sociale - sul quale si sta puntando fin dai primi di marzo - aiuta, ma non basta. Non è sufficiente!
L’emergenza Covid-19 ha, oltretutto, riproposto drammaticamente sotto gli occhi di tutti il problema della gestione degli anziani in un paese dove, secondo le rilevazioni Eurostat su rilevamenti del 2019, gli over 65 sono ben 14 milioni. La tragedia silenziosa delle morti all’interno delle Rsa è uno degli aspetti più dolorosi dell’attuale momento storico. Stando ai dati che chiunque può leggere sui giornali, pare che su 600 strutture per anziani ben 104 non siano in regola: tutto ciò si è presentato incredibilmente dallo scorso marzo ad oggi? C’è stata, forse, un’improvvisa epidemia di contravvenzione delle regole da parte degli amministratori di tali strutture? O, magari, sono mancati adeguati controlli in precedenza?
Non dimentichiamoci, inoltre, che le Rsa sono istituti di ricovero e di assistenza, ma anche un vero business tra commissioni, contributi e sovvenzioni varie; realtà presenti sul territorio alle quali non tutte le famiglie possono economicamente permettersi di affidare i propri cari.
La situazione è, attualmente, molto grave sia nel Nord Italia che in altre località della penisola. Nel milanese i decessi sono centinaia; decine e decine di anziani, ad esempio, sono morti all’interno del Pio Albergo Trivulzio, noto alle cronache giudiziarie già nel 1992, durante Tangentopoli, e sulle cui morti sospette il Comune di Milano ha incaricato di fare chiarezza una Commissione d’inchiesta presieduta dall’ex Pm del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo. A volte ritornano…
Negli ultimi decenni le carenze socio-economiche cui abbiamo accennato hanno portato gli anziani, soprattutto quelli autosufficienti, a divenire una risorsa sempre più preziosa ed indispensabile per i più giovani in un mondo globale dove le generazioni dei figli stanno economicamente peggio di quelle dei padri e la mobilità sociale è ferma, quando non addirittura in regresso. Lauree, master, corsi di specializzazione ecc. non comportano, troppo spesso, adeguati impieghi e consone retribuzioni. Le pensioni dei “nonni” (padri o madri che siano), seppur magre, aiutano figli e nipoti nelle piccole evenienze della quotidianità; allo stesso modo, il tempo libero degli anziani è una risorsa per chi ha figli, permettendo di risparmiare su asili nido, babysitter e quant’altro.
Cosa accadrà quando – e se – ripartiremo? Come provvederanno a sé stesse quelle famiglie che non potranno più contare sull’aiuto economico degli anziani di casa? Chi baderà ai figli piccoli se madri e padri dovranno tornare a lavoro e le scuole rimarranno chiuse? E cosa faranno quei giovani che, non avendo ancora uno stipendio fisso o con retribuzioni “da miseria”, non potranno più contare sull’aiuto di uno o di entrambi i genitori i quali, nel migliore dei casi, al prezzo di notevoli sacrifici hanno magari messo da parte qualche piccolo risparmio?
Le nostre domande, al momento, non hanno risposta, ma vanno comunque poste tenendo conto, ovviamente, che la perdita di uno o più affetti non ha prezzo. Chi si sbilancia, ancora oggi, sostenendo di «vedere la luce in fondo al tunnel» probabilmente soffre di presbiopia.
In De senectute Norberto Bobbio scriveva: «il vecchio è destinato naturalmente a restare indietro, mentre gli altri avanzano». È, certamente, vero: per questo l’anziano va aiutato garantendogli, oltre all’affetto, dignità durante la vecchiaia e nel percorso infelice di perdita progressiva della propria autonomia; dignità nella malattia e, nondimeno, nella morte.
Fonte: di MIRCO BIANCHI