"IL FASCINO DELLA PAROLA"
20-05-2017 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Il termine „socialismo" ha sempre avuto un fascino particolare, forse perché capace di evocare una societá piú giusta, tale da consentire la piena realizzazione della persona umana. Fatto é che esso fu sempre conteso da gruppi e movimenti, che lo usarono a proposito e a sproposito. Ne fecero uso i socialisti „utopisti" e quelli "scientifici", gli anarchici, che parlarono di „socialismo libertario" in contrapposizione al "socialismo autoriatario" dei marxisti; ci fu un „socialismo della cattedra" e un „socialismo reale".
Il termine fu sempre usato da socialdemocratici e comunisti.
Le cose – dal punto di vista linguistico - si sistemarono un po´ dopo la prima guerra mondiale, quando il movimento operaio si spacco´ i tre correnti, magistralmente interpretate da un disegno di Scalarini sull´Aventi!, che rappresentava il socialismo come un grande fiume che, ad un certo punto si divideva in tre braccia, con le scritte riformisti, massimalisti e comunisti, che pero´ tutte confluivano verso lo stesso mare.
Ovvero, nella geografia politica interna del movimento operaio organizzato, rispettivamente dette destra, centro e sinistra, che addirittura diedero vita a tre distinte organizzazioni internazionali: la Seconda Internazionale, ricostituitasi nel luglio 1920 attorno al partito laburista inglese; l´Internazionale di Vienna, sorta nel febbraio 1921, che i comunisti spregiativamente chiamarono l´Internazionale due e mezzo, nella quale confluirono partiti e gruppi socialisti intermedi; e l´Internazionale Comunista, costituitasi nel marzo 1919 ad opera dei partiti comunisti sorti sull´onda della vittoria del bolscevismo russo.
Nel sentire comune, specie in Italia, e perfino nella collocazione nelle aule parlamentari, la sinistra era percio´ identificata col termine comunismo, il centro col socialismo e la destra con la socialdemocrazia.
E poiché, come scrisse Turati, „la terminologia é lo specchio dell´ideologia", alle parole fu attribuito anche un contenuto ideologico.
Il „comunismo" venne identificato come la forza che mirava alla conquista rivoluzionaria del potere, per instaurare la „dittatura del proletariato" (nella realtá presto divenuta dittatura del partito comunista).
Col termine „socialdemocrazia" si vollero indicare quei movimenti di massa che si servivano delle vie democratiche e parlamentari per realizzare gradualmente una serie di riforme atte ad innalzare il livello di vita delle masse (welfare state), pur senza intaccare la struttura portante dell´organizzazione economica capitalistica.
Collocato fra i due, si indicava col termine „socialismo" il tentativo, sempre presente nel movimento operaio mondiale, di conciliare la trasformazione socialista dello stato capitalistico con la tutela delle libertá democratiche.
Quest´ultima componente fu caratterizzata dal continuo logoramento organizzativo alle sue ali. A sinistra a favore del comunismo, a destra a favore della socialdemocrazia. Perfino la stessa Internazionale „due e mezzo" finí col fondersi (1923) con la Seconda Internazionale, dando vita all´Internazionale Operaia Socialista (IOS), mentre alcune sue frange andarono a finire nel mondo comunista: emblematica, a questo proposito, la vicenda del suo gruppo piú forte, l´ USPD (Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco).
Nonostante questo sgretolamento organizzativo, non si puo´ negare pero´ che i tentativi concreti di costruire di costruire una socialitá socialista senza intaccare i caposaldi della vita democratica, siano provenuti proprio da quell´area politica.
Tentativi concreti e percio´assai pericolosi per i blocchi di potenze del 1900, in quanto essi potevano costituire un esempio per i paesi dei due scacchieri contrapposti.
Mi riferisco ai tentativi effettuati da Alexander Dubcek in Cecoslovacchia e da Salvador Allende in Cile. Essi furono entrambi travolti dalla violenza dei due opposti imperialismi, ma il loro esempio é rimasto nella Storia e il loro generoso tentativo avrá certamente un seguito, perché, come disse Matteotti ai suoi assassini: „Voi uccidete me, ma l´idea che é in me non potete ucciderla".
Il termine fu sempre usato da socialdemocratici e comunisti.
Le cose – dal punto di vista linguistico - si sistemarono un po´ dopo la prima guerra mondiale, quando il movimento operaio si spacco´ i tre correnti, magistralmente interpretate da un disegno di Scalarini sull´Aventi!, che rappresentava il socialismo come un grande fiume che, ad un certo punto si divideva in tre braccia, con le scritte riformisti, massimalisti e comunisti, che pero´ tutte confluivano verso lo stesso mare.
Ovvero, nella geografia politica interna del movimento operaio organizzato, rispettivamente dette destra, centro e sinistra, che addirittura diedero vita a tre distinte organizzazioni internazionali: la Seconda Internazionale, ricostituitasi nel luglio 1920 attorno al partito laburista inglese; l´Internazionale di Vienna, sorta nel febbraio 1921, che i comunisti spregiativamente chiamarono l´Internazionale due e mezzo, nella quale confluirono partiti e gruppi socialisti intermedi; e l´Internazionale Comunista, costituitasi nel marzo 1919 ad opera dei partiti comunisti sorti sull´onda della vittoria del bolscevismo russo.
Nel sentire comune, specie in Italia, e perfino nella collocazione nelle aule parlamentari, la sinistra era percio´ identificata col termine comunismo, il centro col socialismo e la destra con la socialdemocrazia.
E poiché, come scrisse Turati, „la terminologia é lo specchio dell´ideologia", alle parole fu attribuito anche un contenuto ideologico.
Il „comunismo" venne identificato come la forza che mirava alla conquista rivoluzionaria del potere, per instaurare la „dittatura del proletariato" (nella realtá presto divenuta dittatura del partito comunista).
Col termine „socialdemocrazia" si vollero indicare quei movimenti di massa che si servivano delle vie democratiche e parlamentari per realizzare gradualmente una serie di riforme atte ad innalzare il livello di vita delle masse (welfare state), pur senza intaccare la struttura portante dell´organizzazione economica capitalistica.
Collocato fra i due, si indicava col termine „socialismo" il tentativo, sempre presente nel movimento operaio mondiale, di conciliare la trasformazione socialista dello stato capitalistico con la tutela delle libertá democratiche.
Quest´ultima componente fu caratterizzata dal continuo logoramento organizzativo alle sue ali. A sinistra a favore del comunismo, a destra a favore della socialdemocrazia. Perfino la stessa Internazionale „due e mezzo" finí col fondersi (1923) con la Seconda Internazionale, dando vita all´Internazionale Operaia Socialista (IOS), mentre alcune sue frange andarono a finire nel mondo comunista: emblematica, a questo proposito, la vicenda del suo gruppo piú forte, l´ USPD (Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco).
Nonostante questo sgretolamento organizzativo, non si puo´ negare pero´ che i tentativi concreti di costruire di costruire una socialitá socialista senza intaccare i caposaldi della vita democratica, siano provenuti proprio da quell´area politica.
Tentativi concreti e percio´assai pericolosi per i blocchi di potenze del 1900, in quanto essi potevano costituire un esempio per i paesi dei due scacchieri contrapposti.
Mi riferisco ai tentativi effettuati da Alexander Dubcek in Cecoslovacchia e da Salvador Allende in Cile. Essi furono entrambi travolti dalla violenza dei due opposti imperialismi, ma il loro esempio é rimasto nella Storia e il loro generoso tentativo avrá certamente un seguito, perché, come disse Matteotti ai suoi assassini: „Voi uccidete me, ma l´idea che é in me non potete ucciderla".
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO