21 Novembre 2024

"LE CONFLUENZE SOCIALISTE NEL DOPOGUERRA"

18-11-2018 - STORIE&STORIE

Di confluenza, piú che di fusione, si può parlare a proposito del convegno che ebbe luogo in casa di Oreste Lizzadri (1), a Roma, il 23 e 24 agosto 1943 e al quale parteciparono esponenti del PSI (Bruno Buozzi, Rodolfo Morandi, Pietro Nenni, Sandro Pertini), del Movimento di Unitá Proletaria (Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Corrado Bonfantini) e di Unione Proletaria (Giuliano Vassalli, Tullio Vecchietti, Mario Zagari).
In quella occasione fu adottata, per il partito socialista, la nuova denominazione di PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unitá Proletaria), che esso conserverà fino al gennaio 1947.
Quando, in occasione della scissione socialdemocratica di Saragat, ritornerà a quella tradizionale di PSI (Partito Socialista Italiano).

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Il 21 ottobre 1947 il Partito d´Azione, erede di „Giustizia e Libertà“ di Carlo Rosselli, decise, nella sua maggioranza (Riccardo Lombardi, Francesco De Martino, Vittorio Foa), di confluire nel PSI (2).

Una minoranza (Tristano Codignola, Piero Calamandrei, Aldo Garosci, Paolo Vittorelli), invece, diede vita al Movimento di Azione Socialista Giutizia e Libertà.

Quest´ultima formazione, l´8 febbraio 1948, si fonderà con il piccolo gruppo scissionista della destra del PSI, guidato da Ivan Matteo Lombardo e con quello di Europa Socialista di Ignazio Silone, per dare vita all´Unione dei Socialisti (UdS), che alle elezioni politiche del 18 aprile 1948 si presenterà assieme al PSLI di Saragat, nella lista „Unità Socialista“, che alla Camera otterrà il 7,1 %.
Successivamente, nel 1949, la minoranza dell´UdS (I.M. Lombardo) confluirà nel PSLI , mentre la maggioranza (I. Silone), assieme al MSA di Romita e alla sinistra socialdemocratica, confluirà nel PSU (Partito Socialista Unitario).

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Il 20 novembre 1949 confluì nel PSI il Partito Socialista Sardo d´Azione di Emilio Lussu.

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Le elezioni amministrative del 1951 rivelarono la tendenza al calo dei partiti dell´area
governativa (3), tale da mettere in forse la possibilità per loro di riconquistare la maggioranza assoluta alle imminenti elezioni politiche del 7 giugno 1953.

Per superare il probabile inghippo, essi pensarono bene di far approvare dal Parlamento una nuova legge elettorale, presto ribattezzata „legge-truffa“ (4), secondo cui alla coalizione che avesse superato, anche di uno solo, il 50 per cento dei voti, sarebbe andato il 65 per cento dei seggi della Camera.
L´approvazione di tale legge suscito´ pero´ aspre polemiche all´interno dei partiti che l´avevano voluta.
Per quanto riguarda la socialdemocrazia, gli esponenti della sua ala sinistra Paolo Vittorelli e Edmondo Cossu organizzarono sul tema, per il 23 novembre 1952, un convegno fortemente critico da cui scaturì poi una scissione, guidata da Tristano Codignola e Piero Calamandrei. Infatti, il I febbraio 1953, nel corso di un convegno tenutosi a Vicenza, fu costituito il Movimento di Autonomia Socialista (MAS) (5).
Questo gruppo, assieme a una parte della sinistra repubblicana (Parri, Conte, Della Seta), che aveva per lo stesso motivo, lasciato il PRI, formo´ poi un soggetto politico denominato Unitá Popolare (UP), che, pur non ottenendo alcun seggio, ebbe un ruolo determinante nell´impedire ai partiti centristi di ottenere la maggioranza assoluta dei voti e perciò di far scattare il meccanismo del premio di maggioranza (6).
Un ruolo fondamentale in tal senso lo ebbe pure l´Unione Socialista Indipendente (USI). Questo partito era nato ad opera di due deputati comunisti dissidenti, Aldo Cucchi e Valdo Magnani (7), che avevano dapprima fondato il Movimento Politico dei Lavoratori (MPL), che auspicava l´unificazione di tutte le forze socialiste in un quadro di superamento del frontismo e del centrismo. Esso era affiancato dal settimanale d´area Risorgimento socialista.
Nel corso poi di un convegno, svoltosi a Milano il 28 e il 29 marzo 1953, il MPL confluì, assieme ad altri gruppi socialisti provenienti dal PSI (Giuseppe Gaeta, Giuseppe Pera), dal PSLI (Carlo Andreoni) e dal PSU (Lucio Libertini) nella neonata USI (8).

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Il XX congresso del PCUS (14-25/2/1956), il rapporto segreto di Kruscev e la rivelazione dei crimini dello stalinismo, gli articoli di Nenni su Mondo Operaio e poi la sanguinosa repressione delle rivoluzione ungherese aprirono la strada alla fine del frontismo, all´eliminazione del Patto d´unità d´azione tra PSI e PCI, all´autonomia socialista e, per conseguenza, alla possibile fusione tra PSI e PSDI.
Di quest´ultimo riavvicinamento fu espressione simbolica l´incontro di Pralognan fra Nenni e Saragat (25-8-1956), che fece sperare in un´imminente riunificazione socialista, auspicata anche dall´Internazionale Socialista, che invio´ in Italia un proprio rappresentante, all´uopo incaricato, Pierre Commin.
Ma le trattative per la riunificazione furono fortemente ostacolate dalla sinistra socialista e dalla destra socialdemocratica e dovettero alla fine essere accantonate, tanto da far dire a Nenni che sull´unificazione era stata posta una pietra tombale e che perciò l´unica unità possibile era nel PSI.

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L´appello fu dapprima raccolto dall´Unione Socialista Indipendente (9), la cui confluenza fu ratificata, il 24 marzo 1957, dal Comitato Centrale del PSI, in cui furono cooptati 6 rappresentanti dell´USI: Mario Giovana, Lucio Libertini, Valdo Magnani, Giuliano Pischel, Vito Scarongella e Nino Wodizka.

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In seguito ai fatti d´Ungheria, tra il 1956 e il 1957, confluirono nel PSI varie personalità provenienti dal PCI, fra cui Loris Fortuna, Antonio Giolitti, Furio Diaz e Luciano Cafagna.
Alcuni altri, invece, capeggiati da Eugenio Reale, si riunirono attorno alla rivista Corrispondenza Socialista e, nel novembre 1958, formarono un movimento denominato AS (Alleanza Socialista), che nel novembre 1959, coi suoi circa 15 mila iscritti, confluì nel PSDI, ottenendo 14 posti nel Comitato Centrale e 4 nella Direzione.
Di tale raggruppamento faceva parte il noto storico Giuseppe Averardi.

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Unitá Popolare, nell´ottobre 1957, con l´eccezione del gruppo Parri, si pronuncio´ per la confluenza nel PSI, nel cui Comitato Centrale furono cooptati Piero Caleffi, Tristano Codignola, Edmondo Cossu, Bruno Pincherle, Pier Luigi Sagona e Paolo Vittorelli.

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I dissensi che il fallimento dell´unificazione col PSI avevano causato all´interno del PSDI finirono per provocare la scissione (19-1-1959) dell´ala sinistra socialdemocratica, guidata da Mario Zagari e Giuseppe Faravelli
Aderirono alla scissione 5 deputati (Bonfantini, che pero´ non aderirá al MUIS, Lucchi, Schiano, M. Matteotii e Vigorelli) e 22 componenti del Comitato Centrale.
Poco dopo (7-8/2/1959) gli scissionisti costituirono il MUIS (Movimento Unitario di Iniziativa Socialista), che al momento della succeva confluenza nel PSI (18-6-1959) contava 9.984 iscritti.

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Nel luglio 1972, un gruppo proveniente dalla socialdemocrazia, capitanato da Paolo Pillitteri, costituì un nuovo MUIS, che il 6 marzo 1976 confluì nel PSI.

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Il 15 febbraio 1989 l´ala sinistra del PSDI, da sempre favorevole all´unificazione col PSI, si scisse, dando vita al movimento denominato Unitá e Democrazia Socialista (UDS), guidato da Pier Luigi Romita, che il 13 ottobre dello stesso anno confluí nel PSI, nella cui Direzione ottenne un posto.
Del movimento faceva parte anche l´ex segretario del PSDI Pietro Longo (10).

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(1) Il convegno, a cui parteciparono una quarantina di persone, provenienti da varie parti d´italia, fu organizzato da Oreste Lizzadri e da Giuseppe Romita, segretario provvisorio del PSI.
(2) Furono allora cooptati nella Direzione del PSI, con voto consultivo, Alberto Cianca e Riccardo Lombardi.
(3) DC, PSDI, PRI, PLI.
(4) Pare che tale denominazione sia stata usata per primo da Piero Calamandrei.
(5) Il Comitato Centrale era formato da Codignola (segretario), Cossu, Costantini, Finocchiaro, Greppi (ex sindaco di Milano), Zampagnini. Aderivano, inoltre al MSA il giurista Piero Calamandrei, l´ex sindaco di Bologna Emilio Zanardi e lo scrittore Piero Caleffi (Si fa presto a dire fame, Pensaci uomo).
(6) Da non sottovalutare neppure il contributo dato, nello stesso senso, da ADN (Alleanza Democratica Nazionale), una formazione nata da una scissione della sinistra del PLI (Epicarmo Corbino, Giuseppe Nitti, Franco Antonicelli).
(7) Assieme ad autorevoli socialisti come Mario Giovana, Lucio Libertini e Vera Lombardi.
(8) La segreteria nazionale risulto´ costituita da Valdo Magnani (leader), Aldo Cucchi, Riccardo Cocconi (ex PCI), Lucio Libertini, Vera Lombardi e Giuliano Pischel.
(9) Nel 1956 una pattuglia dell´USI, guidata da Aldo Cucchi aveva preferito confluire nel PSDI.
(10) Per le confluenze verificatesi dopo lo scioglimento del PSI (13-11-1994) mi permetto di rinviare al mio recente libro La diaspora del socialismo italiano, recentemente pubblicato dalle edizioni ZeroBook.



Fonte: di FERDINANDO LEONZIO
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