"PERCHE’ ?"
26-02-2019 - STORIE&STORIE
Nonostante tutti gli sforzi del popolo italiano per dimenticare la stagione delle schiforme costituzionali, che hanno bloccato per una legislatura la politica italiana con conseguenze (vedi legge Delrio) che ancora oggi paghiamo; incombe ancora la minaccia politica di un ritorno sulla scena di colui che, prima in veste di capo del Governo cercò di disintegrare la Repubblica parlamentare poi, non soddisfatto come segretario del maggior partito di centrosinistra (Balla ! Lui la Sinistra ha sempre cercato di soffocarla !!), con la sua gestione politica ha aperto il varco al governo Lega Movimento Cinque Stelle. Non è quindi possibile esimersi da un ragionamento politico preoccupato per la situazione che va profilandosi all’orizzonte.
Dato per scontato (e non potrebbe essere altrimenti vista la storia di questa Rivista) che il Governo leghista è politicamente pericoloso per la democrazia per i rapporti che sta creando con l’Europa, per la gestione del fenomeno migratorio, per il terrore razzista che cerca di inculcare nel nostro Paese; non si profila un orizzonte politicamente tranquillo. Non solo perché il PD, ancora succube del suo ex segretario (che probabilmente, deo gratias, costruirà un altro partito, questa volta di centrodestra come la sua natura politica gli impone, così uscirà finalmente allo scoperto) con il suo congresso farsa ad oggi non ha ancora presentato un progetto politico credibile (qualcuno ha capito cosa propone il PD dei tre candidati ?); ma perché sembra non esistere un’area di centrosinistra capace di intercettare l’interesse degli elettori. Se escludiamo la fantasiosa, per fortuna irrealizzata, idea di un listone anti sovranista al quale nessuno vuol partecipare (forse perché non ha un progetto politico alle proprie spalle ??), a tre mesi dalle elezioni europee, che tutti disegnano come delicatissime per l’avanzare del pericolo di una destra razzista piuttosto inferocita, non si percepisce il disegno politico di un centrosinistra (unito ? Diviso ?) che dovrebbe rassicurare l’Europa tutta. Non esistono candidati, non esiste programma, non si è ancora capito se esiste uno schieramento. Se queste elezioni sono il banco di prova di un sistema politico inquietante e pericoloso, per quale motivo non si agisce in maniera concreta per catturare l’attenzione degli elettori ? In un sistema che vede l’espressione della preferenza ancora non si vedono i candidati che dovranno impegnarsi per intercettare gli elettori. La guerra tra bande (nel PD) e lo smarrimento dell’inconsistenza politica (“sinistra”) sembrano dominare la scena politica. Nessuno parla più di lavoro, di stato sociale, di ambiente, di scuola (eppure dopo “la buona scuola” materiale per discutere ce ne sarebbe); tutti ignorano i bisogni del Paese, che invece sono ben presenti agli elettori.
In questo panorama politico devastante con il nulla politico che è incapace di arginare il sovranismo della Lega, non si comprende perché le persone, quelle che fino a qualche anno fa frequentavano le sezioni dei partiti, le assemblee sindacali, leggevano e commentavano i giornali e le riviste, oggi non sentono l’esigenza di confrontarsi, discutere, anche sfogarsi per condividere un percorso che li riguarda così da vicino; accantonando questa immonda classe dirigente con le proprie idee bizzarre di partiti liquidi ed evanescenti o digitali. Perché la gente non recupera l’antico gusto di costruire qualcosa di concreto insieme condividendo idee, percorsi, strategie. Solo con un percorso collettivo, di comunità politica e sociale riusciremo ad affrontare le sfide che la società europea ci impone. Se tutto questo baraccone politico non convince più nessuno a sinistra, perché non appropriarsi democraticamente di questo spazio facendo capire loro che è giunto il momento di cambiare strada (e persone). Continuare ad ignorare, a nascondersi, a lasciar fare gli altri, vanificherà i tanti segnali elettorali inviati (che, per fortuna sono stati anche un ostacolo concreto a progetti devastanti) e condannerà in eterno la sinistra all’oblio.
Fonte: di ERNESTO RICCI