"UN DECRETO CLANDESTINO"
25-10-2018 - STORIE&STORIE
Parlare del decreto Immigrazione e sicurezza significa discutere di un decreto di per sé contrario a Costituzione Italiana e Diritti umani. Non entro nel merito delle motivazioni improprie, basate sulla percezione di insicurezza personale più che sul poco reale “problema sicurezza” legato al numero di migranti sul nostro territorio, ma vorrei soffermarmi sulla involuzione che tale decreto produce in ambito di interculturalità e diritto alla salute, da sempre prerogativa del nostro paese e garantita da quella parte della nostra Costituzione che definisce i suoi articoli come “fondamentali”.
Un decreto che ha dell'ironico - se non fosse irritante - perché produrrà, con la cancellazione della protezione umanitaria, conseguenti problemi nell’accesso alle cure di queste persone, spesso anziani, bambini o provenienti da luoghi di guerra e violenza, ma soprattutto creerà maggiore irregolarità di presenze sul territorio nazionale.
Già, perché il tafazziano decreto, con molta probabilità, avrà effetto contrario su cosa invece spaccia di risolvere, producendo un riversarsi per le strade delle nostre città di persone non regolari, senza controllo e con difficoltà ad accedere ai servizi di assistenza e cura.
Ma naturalmente non si ferma qua l’involuzione. Si decide di riformare il sistema di accoglienza Sprar, che sarà destinato a pochi casi in accesso. Un sistema ben oleato e funzionante che permetteva ai Comuni di gestire in autonomia gli accessi di rifugiati politici sul proprio territorio, controllandone le iscrizioni alla anagrafe dei residenti e permettendone la registrazione al Servizio Sanitario Nazionale, con il conseguente controllo “in sicurezza” delle loro “frequentazioni”, della loro salute, e di molto altro ancora.
Il meglio della simpatia di questo decreto è però la creazione di spazi in città off limits ai migranti più ampi: il cosiddetto Daspo urbano, che non tralascia, nelle sue “esclusioni”, i presìdi ospedalieri, limitando i diritti costituzionali e violando il codice di deontologia medica.
Diciamocelo, il documentino è stato sparato là, senza una reale visione politica futura, senza pensarci poi troppo se non in quella parte di sensazionalismo a cui ci ha abituato il "produttore" dello stesso decreto. Una stupefacenza che darà i suoi frutti al momento della sua incostituzionalità, a pochi mesi dalle Europee di maggio 2019, quando il sopraddetto “capitano” urlerà all’ammutinamento di Stato. Per il suo popolo di seguaci.
Fonte: di PATRIZIA VIVIANI