"UNA OPPORTUNITA' EUROPEA"
27-11-2018 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Se la politica è più difficile della fisica, come rispose Albert Einstein al quesito: perché non siamo stati in grado di concepire i mezzi politici per impedire che l’atomo ci distrugga, posto da uno dei partecipanti a una conferenza che tenne a Princeton nel 1955, dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, tuttavia il geniale fisico era fermamente convinto che nel mezzo delle difficoltà si trova l’opportunità.
I due aneddoti di Einstein calzano magnificamente a pennello per all’oggi pieno di turbolenze e di incognite per il futuro ravvicinato: lo scontro tra un nuovo asse autoritario di cui il presidente degli Usa, Donald Trump, è il tutt’altro che invisibile aggregatore di populismi nazionalisti xenofobi e contro i non nativi, soprattutto in Europa, e una balbettante, poco efficace e determinata alleanza delle forze europeiste, popolari, socialdemocratici e liberal-democratici, che governano la fragile Unione europea finanziaria.
Per puro gioco, il quesito di oggi potrebbe essere: perché quando la mente dell’uomo si è spinta fino a costruire nel 1957 la Comunità economica europea (Cee) a sei stati, divenuta oggi Unione europea a 28 stati, non siamo stati in grado di concepire i mezzi politici per impedire che questa suggestiva idea, l’Ue come terza forza mondiale autonoma, andasse incontro alla disintegrazione attuale?
La risposta potrebbe essere: perché l’idea per quanto ambiziosa e suggestiva non è stata mai dotata di forti gambe su cui reggersi e camminare, di validi progetti di società e saldi principi unificanti: uguaglianza, libertà, giustizia sociale, pace, e quindi aspirare concretamente a essere la terza forza autonoma e non un vaso di coccio tra vasi di ferro.
La politica è più difficile delle buone intenzioni, che restano solo parole vaghe e senza oggetto se non si traducono in atti e comportamenti coerenti, se quel che si dice non corrisponde a quel che si pensa e se quel che si fa non corrisponde a quel che si dice: ne deriva inevitabilmente che le persone alla lunga s’accorgono dell’inganno e maturano insoddisfazione e rigetto.
Pervicacemente si è voluto, dal 1957, seguire pedissequamente il modello capitalista e neoliberista americano divenendone oggi succubi e al tempo stesso ostaggi.
Profetiche in tal senso le affermazioni di Riccardo Lombardi negli anni ’80: […] fra dieci anni (l’Europa) finirà più capitalista, più atlantista e meno autonoma rispetto agli Usa di quanto non sia oggi.
Era questo di Lombardi il gran timore di un’Europa contagiata non solo dalla moneta, il dollaro, ma dalla cultura americana e il rischio che una moneta che, per la legge di Gresham, è moneta cattiva (il dollaro) che caccia la buona e diventa il mezzo di liquidità internazionale cui i Paesi europei finiscono per essere legati per la loro subordinazione politica ed economica agli Usa fino al punto da essere costretti a mantenere il sistema che li opprime.
Epperò come recita l’altro aneddoto di Einstein, è nel mezzo delle difficoltà che si trova l’opportunità, tale opportunità può stare nella International Progressive per fronteggiare la International Nationalist capeggiata dal Commander-Chief Trump, progettata da Yanis Varoufakis, l’economista europeista anti-sistema e da Bernie Sanders, il leader dei Socialisti Democratici d’America, su cui è d’accordo il leader del Labour Party, Jeremy Corbyn.
Vedremo se le tante sparpagliate e frammentate sinistre, in primis i socialisti, in Italia e in Europa, sapranno cogliere questa opportunità in vista delle elezioni europee di fine maggio.
O se, al contrario, seguiteranno in quel sentimento negativo che i tedeschi chiamano fremdschämen, da fremd estraneo e schämen, provare vergogna di fronte a qualcuno (Varoufakis) che ha avuto e persegue, con il movimento Diem25, transnazionale e paneuropeo, un’idea per i molti, non per i pochi: superare l’idea tossica che non ci siano alternative, tra l’establishment e l’Internazionale dei nazionalismi.
Fonte: di CARLO PATRIGNANI