SU "IL LUNGO FILO NERO DEL POPULISMO".Sergio Castelli
30-05-2024 - LA REDAZIONE
Poche parole per dire come il professor Paolo Bagnoli con il suo libro, ci abbia fornito oggi elementi di maggiore attenzione ai comportamenti che viviamo nella quotidianità.
Fin dai tempi in cui i fascisti, foraggiati dai grandi latifondisti e industriali, attaccavano a colpi di manganello, coltellate e olio di ricino, sindacalisti ed esponenti socialisti e comunisti che lottavano per migliorare le condizioni dei lavoratori, lo facevano in modo vigliacco. È l'essere in branco che ancora oggi dà loro la forza di agire. Ora si fanno forti di una maggioranza, legittima, ottenuta da chi fra gli aventi diritto si è recato a votare ma l'attacco fisico alla sede della CGIL risale a meno di tre anni fa.
In più, aggiungo, sono sfigati. Immagino che questo aggettivo possa lasciare interdetti, ma in effetti molti militanti di estrema destra lo sono e… lo sono sempre stati. Passano le domeniche a fare a botte negli stadi, oppure ricordo che quando noi da giovani si andava a vedere i concerti di Bob Marley, di Peter Gabriel, di grandissimi jazzisti, loro al massimo si spintonavano, ma lo fanno anche ora, sotto
palchi con rasati che urlano cretinate.
Nonostante ci sia un Presidente del Consiglio “madre di famiglia”, praticano una politica contro i diritti delle donne e in molti sono antiabortisti.
Dopo il 1945 sono sempre stati attivi e lo sono, come sappiamo tutti benissimo, anche oggi si sono, nel tempo, macchiati delle peggiori infamità, su tutte le stragi compiute collusi ai Servizi segreti.
Viene in mente a qualcuno un'espressione artistico-culturale di spessore in tutto il dopoguerra italiano che venga dai fascisti? Ragazze e ragazzi, giovani. Voi siete il domani! Usate le vostre belle teste! Potrei per esperienza diretta o, in modo molto più tragico, per quanto mi hanno trasmesso i miei genitori (mia madre e la sua famiglia perseguitata perché antifascista e mio padre ricercato
perché da militare antifascista dopo l'8 settembre 1943 aveva respinto le lusinghe dei nazifascisti per l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana e aveva scelto la lotta partigiana) raccontarvene di tutti i colori su questi prepotenti.
Fatevi delle domande e capirete anche da soli che fra le “mode”, quella di essere fascisti è quella che limita di più le vostre libertà. Vi intruppa con facili e stupidi slogan che vorrebbero segnare un andare contro corrente o un essere diversi... che non esiste. Proprio come i fascisti del Ventennio facevano il gioco dei latifondisti, questi di oggi sono i lacchè dei 10 ricchi che detengono l'80 per 100 della ricchezza del nostro Paese. Non li vedrete mai andare contro un potente, è invece capitato spesso vederli mettersi in mostra e farsi bravi in branco a pestare un ragazzo come loro, magari con un altro colore di pelle o a dar fuoco a un povero disgraziato che dorme per strada o ad assalire, spalleggiati da picchiatori “fuori età”, dei coetanei, esternamente da un liceo, perché non la pensano come loro.
Sarebbe il tempo di sentire alta la voce del Presidente della Repubblica su molti atteggiamenti anticostituzionali.
E vien da pensare a cosa avrebbe fatto Sandro Pertini.
Ecco credo che un La Russa, che non ha ancora capito che è un rappresentante dell'Italia democratica e antifascista, inizierebbe a darsi una calmata.
È importante comprendere più complessivamente questa fase storica, in cui in estrema sintesi i peggiori reazionari vogliono fare tabula rasa di memoria e diritti, e impegnarci tutti per la giustizia sociale, contro il fascismo e per il bene dei nostri figli. Con questo testo fondamentale per affrontare l'epoca inquieta che siamo attraversando, Paolo Bagnoli ci stimola la riflessione poiché ci fa capire che oggi erroneamente chiamiamo populismo un fenomeno diverso dal movimento che originò quel nome nella Russia zarista della seconda metà dell'Ottocento. Un movimento, quello russo, che indicava al popolo – e in particolare alle masse contadine – l'azione rivoluzionaria come via da percorrere per emanciparsi dalla miseria e dalla violenza dell'autocrazia zarista. Mentre i vari movimenti che oggi sono definiti populisti si caratterizzano per programmi e valori molto lontani da un qualsiasi progetto rivoluzionario.
Il populismo è certamente un fenomeno complesso che descrive tanto la fine di un percorso del Novecento, come ha scritto il politologo e storico Giovanni Orsina, quanto una fenomenologia distinta, tra destra e sinistra, pur mostrando delle consonanze. A sinistra «populismo» sembra mantenere il campo binario, inteso come conflitto tra due attori assunti come verticali non scambiabili, un tempo classe operaia e borghesia, ora “popolo” e “élite politiche”.
Nella destra quel termine individua, invece, un triangolo: da un lato il popolo; sul secondo lato le élite; sul terzo lato «il nemico» (a seconda dei temi: gli immigrati; l'Unione Europea; l'Euro. Ultimamente, con la crescita dell'area rosso-bruna dell'estrema destra, si potrebbe aggiungere l'America, intesa come «antiEuropa»). Ed è contro questo «nemico» che la lotta è segnata dagli slogan e le parole d'ordine del movimento populista, così come gli attacchi alle «cerchie» accusate di proteggerlo e di favorirlo. Tra le ragioni che contribuiscono a spiegare i suoi successi elettorali si possono indicare anche la tendenza a proporre soluzioni semplici e drastiche per problemi complessi.
Giunge quindi puntuale il messaggio del professor Paolo Bagnoli, che nel suo libro indica chiaramente i rischi che corre la democrazia italiana e ci suggerisce un percorso per portare fuori dalla crisi la nostra Repubblica nata dalla Resistenza, che ha nei valori dell'antifascismo i suoi pilastri storici.
Fin dai tempi in cui i fascisti, foraggiati dai grandi latifondisti e industriali, attaccavano a colpi di manganello, coltellate e olio di ricino, sindacalisti ed esponenti socialisti e comunisti che lottavano per migliorare le condizioni dei lavoratori, lo facevano in modo vigliacco. È l'essere in branco che ancora oggi dà loro la forza di agire. Ora si fanno forti di una maggioranza, legittima, ottenuta da chi fra gli aventi diritto si è recato a votare ma l'attacco fisico alla sede della CGIL risale a meno di tre anni fa.
In più, aggiungo, sono sfigati. Immagino che questo aggettivo possa lasciare interdetti, ma in effetti molti militanti di estrema destra lo sono e… lo sono sempre stati. Passano le domeniche a fare a botte negli stadi, oppure ricordo che quando noi da giovani si andava a vedere i concerti di Bob Marley, di Peter Gabriel, di grandissimi jazzisti, loro al massimo si spintonavano, ma lo fanno anche ora, sotto
palchi con rasati che urlano cretinate.
Nonostante ci sia un Presidente del Consiglio “madre di famiglia”, praticano una politica contro i diritti delle donne e in molti sono antiabortisti.
Dopo il 1945 sono sempre stati attivi e lo sono, come sappiamo tutti benissimo, anche oggi si sono, nel tempo, macchiati delle peggiori infamità, su tutte le stragi compiute collusi ai Servizi segreti.
Viene in mente a qualcuno un'espressione artistico-culturale di spessore in tutto il dopoguerra italiano che venga dai fascisti? Ragazze e ragazzi, giovani. Voi siete il domani! Usate le vostre belle teste! Potrei per esperienza diretta o, in modo molto più tragico, per quanto mi hanno trasmesso i miei genitori (mia madre e la sua famiglia perseguitata perché antifascista e mio padre ricercato
perché da militare antifascista dopo l'8 settembre 1943 aveva respinto le lusinghe dei nazifascisti per l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana e aveva scelto la lotta partigiana) raccontarvene di tutti i colori su questi prepotenti.
Fatevi delle domande e capirete anche da soli che fra le “mode”, quella di essere fascisti è quella che limita di più le vostre libertà. Vi intruppa con facili e stupidi slogan che vorrebbero segnare un andare contro corrente o un essere diversi... che non esiste. Proprio come i fascisti del Ventennio facevano il gioco dei latifondisti, questi di oggi sono i lacchè dei 10 ricchi che detengono l'80 per 100 della ricchezza del nostro Paese. Non li vedrete mai andare contro un potente, è invece capitato spesso vederli mettersi in mostra e farsi bravi in branco a pestare un ragazzo come loro, magari con un altro colore di pelle o a dar fuoco a un povero disgraziato che dorme per strada o ad assalire, spalleggiati da picchiatori “fuori età”, dei coetanei, esternamente da un liceo, perché non la pensano come loro.
Sarebbe il tempo di sentire alta la voce del Presidente della Repubblica su molti atteggiamenti anticostituzionali.
E vien da pensare a cosa avrebbe fatto Sandro Pertini.
Ecco credo che un La Russa, che non ha ancora capito che è un rappresentante dell'Italia democratica e antifascista, inizierebbe a darsi una calmata.
È importante comprendere più complessivamente questa fase storica, in cui in estrema sintesi i peggiori reazionari vogliono fare tabula rasa di memoria e diritti, e impegnarci tutti per la giustizia sociale, contro il fascismo e per il bene dei nostri figli. Con questo testo fondamentale per affrontare l'epoca inquieta che siamo attraversando, Paolo Bagnoli ci stimola la riflessione poiché ci fa capire che oggi erroneamente chiamiamo populismo un fenomeno diverso dal movimento che originò quel nome nella Russia zarista della seconda metà dell'Ottocento. Un movimento, quello russo, che indicava al popolo – e in particolare alle masse contadine – l'azione rivoluzionaria come via da percorrere per emanciparsi dalla miseria e dalla violenza dell'autocrazia zarista. Mentre i vari movimenti che oggi sono definiti populisti si caratterizzano per programmi e valori molto lontani da un qualsiasi progetto rivoluzionario.
Il populismo è certamente un fenomeno complesso che descrive tanto la fine di un percorso del Novecento, come ha scritto il politologo e storico Giovanni Orsina, quanto una fenomenologia distinta, tra destra e sinistra, pur mostrando delle consonanze. A sinistra «populismo» sembra mantenere il campo binario, inteso come conflitto tra due attori assunti come verticali non scambiabili, un tempo classe operaia e borghesia, ora “popolo” e “élite politiche”.
Nella destra quel termine individua, invece, un triangolo: da un lato il popolo; sul secondo lato le élite; sul terzo lato «il nemico» (a seconda dei temi: gli immigrati; l'Unione Europea; l'Euro. Ultimamente, con la crescita dell'area rosso-bruna dell'estrema destra, si potrebbe aggiungere l'America, intesa come «antiEuropa»). Ed è contro questo «nemico» che la lotta è segnata dagli slogan e le parole d'ordine del movimento populista, così come gli attacchi alle «cerchie» accusate di proteggerlo e di favorirlo. Tra le ragioni che contribuiscono a spiegare i suoi successi elettorali si possono indicare anche la tendenza a proporre soluzioni semplici e drastiche per problemi complessi.
Giunge quindi puntuale il messaggio del professor Paolo Bagnoli, che nel suo libro indica chiaramente i rischi che corre la democrazia italiana e ci suggerisce un percorso per portare fuori dalla crisi la nostra Repubblica nata dalla Resistenza, che ha nei valori dell'antifascismo i suoi pilastri storici.