"APPELLO PER IL SOCIALISMO"
23-11-2022 - LA REDAZIONE
“La Rivoluzione Democratica" riprende l'appello di cui sotto, condividendone il ragionamento e le intenzioni politiche.
Il testo che vi inviamo contiene solo le firme di chi l'ha scritto. Perché è un appello che non chiede la vostra firma ma il vostro impegno. Viviamo in una società che ha cancellato il socialismo dal suo passato e dal suo futuro. Ma che, proprio per questo, è diventata portatrice di guerre, di ingiustizie e di rischi per il futuro del pianeta. Noi vi chiediamo di impegnarvi pubblicamente a lottare, per gli altri e assieme agli altri per cambiarla. Perché il socialismo appartiene a tutti e cammina con le gambe degli uomini.
Oggi, sono tornati nel mondo fantasmi che pensavamo scomparsi per sempre.
Parliamo della guerra, convenzionale e in prospettiva magari anche atomica; e della cultura della guerra. Che avvelena le coscienze, distruggendo alla base la convivenza civile. Ma anche della violazione del più fondamentale dei diritti umani; quello alla vita.
Parliamo anche, qui in Italia, della rimessa in discussione dei diritti che ritenevamo acquisiti una volta per sempre e che sono iscritti nella nostra Costituzione. E di un futuro in cui risorse sempre più scarse verranno assegnate ai più forti mentre al pagamento dei debiti provvederanno i più deboli.
Parliamo anche di una sinistra complice attiva del processo di degrado, nel caso del PD, o suo spettatore passivo, nel caso dei socialisti. Ma anche di una sinistra ora portata a dividersi tra difensori e contestatori dell'ordine esistente.
E' a questi ultimi che ci rivolgiamo per affrontare il futuro che ci attende. In un universo, quello della sinistra, pieno di macerie, ma reso possibile anche dalla crisi che paralizza il Pd e urgente per rispondere al bisogno della maggioranza degli italiani.
Per ridare al paese un nuovo movimento socialista, occorre partire col piede giusto. Ricordando che siamo nati non solo per rappresentare i socialisti, ma soprattutto per rispondere a una richiesta pressante che veniva dal mondo del lavoro in una fase delicata del suo processo di emancipazione. Per difenderlo e promuoverlo in sede parlamentare. Per favorire, a livello locale e nella società, la formazione di istituzioni e reti di solidarietà collettiva.
E, infine, per difendere la sua unità e segnarne il percorso; dalle ragioni del socialismo sino alla speranza nel “sole dell'avvenire”.
Il tutto perché eravamo, e siamo rimasti per lungo tempo (contrariamente alla cultura leninista) un movimento “al servizio” degli altri e non di noi stessi. Al punto di legare le proprie fortune alla crescita dei diritti di tutti più che alla crescita dei propri consensi.
Ciò ci ha reso apparentemente più fragili; ma, al tempo stesso, molto più vitali, consapevoli e convinti dei nostri principi.
Abbiamo patito, più di ogni altro, l'impatto catastrofico dei primi anni novanta; sino a dimenticarci che la critica del capitalismo era stata e rimaneva il punto di partenza del nostro cammino. Ma non abbiamo seguito la maggior parte degli eredi del Pci in un' abiura che si è trasformata in una vera e propria mutazione genetica, rinunciando a qualsiasi politica di cambiamento, per assecondare ogni forma di conservatorismo e ogni politica neoliberista.
Conosciamo le sofferenze collettive e la paura nel futuro che pervade tutti, ma sappiamo anche che si tornerà ben presto alla politica; e che lo si farà perché si capirà, a partire dalle proprie esperienze individuali e collettive, che guerre, miseria, perdita di diritti sono frutto di scelte precise e della nostra incapacità a contrastarle.
Il nostro compito è allora agire subito per essere pronti all'appuntamento. Non costruendo apparati politici fine a sé stessi, ma movimenti, reti, possibilità di intervento nella società. E recuperando, insieme, capacità di riflessione politica e dialogo con tutti coloro che ci stanno.
I socialisti devono e possono rinascere come organizzazione o come movimento, come area distinguibile e capace di affrontare i temi della nuova povertà e della crescente tendenza del capitalismo a competere sfruttando i lavoratori e i ceti più deboli.
Come all'epoca della loro fondazione, i socialisti (senza aggettivi) non partiranno dal convincere le masse ad essere socialiste, ma dall'essere presenti nei processi e nelle aree sociali in cui eguaglianza, giustizia sociale, lotta allo sfruttamento sono di nuovo senso comune, cioè parole sentite e vive. E servirà questo per rappresentare gli interessi popolari di tutti coloro che oggi non hanno voce.
Ciò non è semplice e richiede lavoro. Ma bisogna iniziare subito. Convinti che solo con la piena partecipazione dei ceti maggiormente in difficoltà si difenderà la democrazia.
Senza istanze socialiste la democrazia e la giustizia sociale non possono che deperire e arretrare.
Incominciamo a farlo da oggi.
Michele Achilli, Massimiliano Amato, Alberto Benzoni, Felice Besostri, Roberto Biscardini, Paolo Borioni, Giovanni Scirocco. Paolo Zinna
Fonte: di LRD
APPELLO PER UNA ALTERNATIVA SOCIALISTA
Il testo che vi inviamo contiene solo le firme di chi l'ha scritto. Perché è un appello che non chiede la vostra firma ma il vostro impegno. Viviamo in una società che ha cancellato il socialismo dal suo passato e dal suo futuro. Ma che, proprio per questo, è diventata portatrice di guerre, di ingiustizie e di rischi per il futuro del pianeta. Noi vi chiediamo di impegnarvi pubblicamente a lottare, per gli altri e assieme agli altri per cambiarla. Perché il socialismo appartiene a tutti e cammina con le gambe degli uomini.
Oggi, sono tornati nel mondo fantasmi che pensavamo scomparsi per sempre.
Parliamo della guerra, convenzionale e in prospettiva magari anche atomica; e della cultura della guerra. Che avvelena le coscienze, distruggendo alla base la convivenza civile. Ma anche della violazione del più fondamentale dei diritti umani; quello alla vita.
Parliamo anche, qui in Italia, della rimessa in discussione dei diritti che ritenevamo acquisiti una volta per sempre e che sono iscritti nella nostra Costituzione. E di un futuro in cui risorse sempre più scarse verranno assegnate ai più forti mentre al pagamento dei debiti provvederanno i più deboli.
Parliamo anche di una sinistra complice attiva del processo di degrado, nel caso del PD, o suo spettatore passivo, nel caso dei socialisti. Ma anche di una sinistra ora portata a dividersi tra difensori e contestatori dell'ordine esistente.
E' a questi ultimi che ci rivolgiamo per affrontare il futuro che ci attende. In un universo, quello della sinistra, pieno di macerie, ma reso possibile anche dalla crisi che paralizza il Pd e urgente per rispondere al bisogno della maggioranza degli italiani.
Per ridare al paese un nuovo movimento socialista, occorre partire col piede giusto. Ricordando che siamo nati non solo per rappresentare i socialisti, ma soprattutto per rispondere a una richiesta pressante che veniva dal mondo del lavoro in una fase delicata del suo processo di emancipazione. Per difenderlo e promuoverlo in sede parlamentare. Per favorire, a livello locale e nella società, la formazione di istituzioni e reti di solidarietà collettiva.
E, infine, per difendere la sua unità e segnarne il percorso; dalle ragioni del socialismo sino alla speranza nel “sole dell'avvenire”.
Il tutto perché eravamo, e siamo rimasti per lungo tempo (contrariamente alla cultura leninista) un movimento “al servizio” degli altri e non di noi stessi. Al punto di legare le proprie fortune alla crescita dei diritti di tutti più che alla crescita dei propri consensi.
Ciò ci ha reso apparentemente più fragili; ma, al tempo stesso, molto più vitali, consapevoli e convinti dei nostri principi.
Abbiamo patito, più di ogni altro, l'impatto catastrofico dei primi anni novanta; sino a dimenticarci che la critica del capitalismo era stata e rimaneva il punto di partenza del nostro cammino. Ma non abbiamo seguito la maggior parte degli eredi del Pci in un' abiura che si è trasformata in una vera e propria mutazione genetica, rinunciando a qualsiasi politica di cambiamento, per assecondare ogni forma di conservatorismo e ogni politica neoliberista.
Conosciamo le sofferenze collettive e la paura nel futuro che pervade tutti, ma sappiamo anche che si tornerà ben presto alla politica; e che lo si farà perché si capirà, a partire dalle proprie esperienze individuali e collettive, che guerre, miseria, perdita di diritti sono frutto di scelte precise e della nostra incapacità a contrastarle.
Il nostro compito è allora agire subito per essere pronti all'appuntamento. Non costruendo apparati politici fine a sé stessi, ma movimenti, reti, possibilità di intervento nella società. E recuperando, insieme, capacità di riflessione politica e dialogo con tutti coloro che ci stanno.
I socialisti devono e possono rinascere come organizzazione o come movimento, come area distinguibile e capace di affrontare i temi della nuova povertà e della crescente tendenza del capitalismo a competere sfruttando i lavoratori e i ceti più deboli.
Come all'epoca della loro fondazione, i socialisti (senza aggettivi) non partiranno dal convincere le masse ad essere socialiste, ma dall'essere presenti nei processi e nelle aree sociali in cui eguaglianza, giustizia sociale, lotta allo sfruttamento sono di nuovo senso comune, cioè parole sentite e vive. E servirà questo per rappresentare gli interessi popolari di tutti coloro che oggi non hanno voce.
Ciò non è semplice e richiede lavoro. Ma bisogna iniziare subito. Convinti che solo con la piena partecipazione dei ceti maggiormente in difficoltà si difenderà la democrazia.
Senza istanze socialiste la democrazia e la giustizia sociale non possono che deperire e arretrare.
Incominciamo a farlo da oggi.
Michele Achilli, Massimiliano Amato, Alberto Benzoni, Felice Besostri, Roberto Biscardini, Paolo Borioni, Giovanni Scirocco. Paolo Zinna
Fonte: di LRD