"CARLO FRANCOVICH (1910-1990)"
25-11-2020 - STORIE&STORIE
Trent’anni fa, il giorno di Natale del 1990, scompariva Carlo Francovich, partigiano, insegnante e storico di fama internazionale.
Nato a Gorizia il 16 giugno 1910 da Alfredo e Maria Ritter, famiglia di nobili origini discendente dei baroni De Francovich e Berchez, nel primo dopoguerra si trasferì a Firenze dove compì gli studi universitari. Laureatosi in letteratura italiana nel 1934 con una tesi su Matteo Maria Boiardo – relatore il dantista Guido Mazzoni, già senatore del Regno nella XXIII Legislatura e collaboratore dell’Enciclopedia italiana diretta da Giovanni Gentile – egli si dedicò sin da subito all’insegnamento di materie letterarie nelle scuole medie superiori fiorentine.
Durante gli anni Trenta Francovich maturò un profondo sentire antifascista alla base del quale vi furono la lettura delle opere di Benedetto Croce e, soprattutto, La scuola dell’uomo (1938) di Guido Calogero. Tutto ciò lo spinse ad avvicinarsi al gruppo fiorentino del nascente movimento liberalsocialista, particolarmente attivo e degnamente rappresentato, tra le altre, dalle personalità di Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti e Piero Calamandrei. Sorvegliato dalla polizia politica e attenzionato come «antifascista», Francovich fu arrestato agli inizi del 1942 per attività sovversiva e, assieme ai compagni liberalsocialisti, tradotto nel carcere fiorentino de Le Murate; liberato dopo 5 mesi e sottoposto a provvedimento di ammonizione, tornò ad insegnare storia e latino all’Istituto magistrale «Gino Capponi».
Nonostante i provvedimenti presi dal regime fascista contro la sua persona, Francovich continuò a coltivare il proprio antifascismo, inscindibile dal nesso tra la giustizia e la libertà, aderendo successivamente al Partito d’Azione, nelle cui file militò durante la Resistenza. Dopo l’8 settembre 1943, infatti, organizzò assieme al capitano Roberto Pasi alcune bande partigiane nei pressi di Mosciano, sulle colline sopra Scandicci. Ricercato dalle SS tedesche, fu costretto a rifugiarsi nella zona di Castelfiorentino. Per l’impegno profuso durante la lotta di Liberazione, la Commissione regionale toscana per il riconoscimento della qualifica di partigiano lo riconoscerà «partigiano combattente», appartenente al Comando «G.L.» fiorentino, per il periodo 15 ottobre 1943-7 settembre 1944. Su nomina del Comitato toscano di liberazione nazionale diverrà anche commissario del Centro didattico nazionale.
Dopo la Liberazione di Firenze, Francovich proseguì la militanza nel Pd’A. Nel 1947, con la prematura fine politica del partito aderì, assieme Codignola e ad altri compagni, a quelle formazioni politiche di un’Italia “di minoranza” che assunsero l’impegno di rappresentare l’eredità rosselliana e azionista in seno al panorama politico italiano, dominato dai grandi partiti di massa. Nel 1953 Francovich fu tra i membri di Unità Popolare restando nel Movimento fino al 1957, quando il Comitato centrale votò la confluenza nel Partito Socialista Italiano, oramai smarcato dall’alleanza frontista: ebbe così iniziò la sua lunga militanza nella sinistra lombardiana del PSI.
Carlo Francovich viene ricordato, in modo particolare, per l’impegno di storico, i cui interessi spaziarono dallo studio delle società segrete e della massoneria tra Settecento ed Ottocento alla storia del Risorgimento e della Resistenza. Dapprima libero docente in storia del Risorgimento, dal 1959 al 1965 insegnò Storia dei paesi afro-asiatici presso l’Università degli Studi di Siena e, dal 1966, Storia del Risorgimento presso la Facoltà di Magistero dell’Ateneo fiorentino. Tra le sue numerose opere si ricordano: Filippo Buonarroti e la società dei Veri Italiani, Firenze, La Nuova Italia, 1951; Idee sociali ed organizzazione operaia nella prima metà dell’Ottocento, Milano, Edizioni Avanti!, 1959; La Resistenza a Firenze, Firenze, La Nuova Italia, 1961; Albori socialisti nel Risorgimento. Contributo allo studio delle società segrete (1776-1835), Firenze, Le Monnier, 1962; Le società segrete in Toscana dalla Massoneria alla Giovane Italia, Firenze, Olschki, 1964; Storia della massoneria in Italia dalle origini alla rivoluzione francese, Firenze, La Nuova Italia, 1975.
Uomo di vasta cultura profondamente legato agli ambienti mitteleuropei, Francovich si impegnò attivamente anche in numerose associazioni culturali, non soltanto fiorentine: collaboratore della rivista «Il Ponte» di Calamandrei, dal 1955 divenne consigliere della Società Toscana per la Storia del Risorgimento; fu, inoltre, membro del Consiglio di amministrazione del Gabinetto «G.P. Vieusseux» e Presidente del Centro Nazionale di Studi Napoleonici dell’Isola d’Elba.
Nel corso della sua vita Francovich dedicò molte energie al mantenimento della memoria della lotta antifascista e della Resistenza mediante uno studio «senza retorica» – come ha scritto Zeffiro Ciuffoletti – di quel complesso periodo storico e con un’attenzione particolare anche alla “sua” Firenze, che ricordò essere stata – grazie al ruolo cardine del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale quale organo militare e di governo – «la prima grande città che si era liberata da sé e da sé aveva assunto la amministrazione della vita cittadina, mentre i combattimenti infuriavano per le strade ed i viali della immediata periferia. Secondo la stessa ammissione degli alleati, a Firenze, in Toscana, essi per la prima volta nella campagna d’Italia trovarono non bande di insorti ma formazioni militarizzate, non guerriglieri ma soldati».
Anche per questo egli sentì il dovere di incoraggiare la raccolta e la conservazione di fondi archivistici, volumi e periodici presso l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana (ISRT) – di cui fu Direttore e, infine, Presidente dal 1975 fino alla morte – promuovendone, in particolare, la messa a disposizione agli studiosi ed alle nuove generazioni di studenti e ricercatori. Nell’Avvertenza alla prima edizione de La Resistenza a Firenze, non a caso, Francovich ci tenne a sottolineare: «Di una sola cosa meno vanto, ed è che nell’interpellare tante persone in possesso del materiale a stampa e documentario, sono riuscito a fare una specie di censimento delle fonti e, grazie alla comprensione ed alla generosità dei possessori, questo materiale – nella quasi totalità – si trova oggi presso l’I.S.R.T., a disposizione degli studiosi». All’impegno di promozione della raccolta di documentazione sul fascismo, sull’antifascismo e sulla lotta di Liberazione, nonché allo studio della Resistenza italiana ed europea Francovich adempì anche all’interno dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI), sia nel Comitato direttivo e in varie Commissioni scientifiche, che come Segretario generale – dal 1972 al 1980 – e, dal 1980 al 1988, come Vicepresidente.
Enzo Enriques Agnoletti, relativamente all’impegno storiografico di Francovich sul tema della Resistenza e, specificamente, riguardo al volume su La Resistenza a Firenze, scrisse: «Quanto è stato fatto, più che dai singoli è stato compiuto da un popolo la cui coscienza era divenuta straordinariamente acuta e chiara, le cui sofferenze sono state gravissime e che, attraverso quelle prove, ha inteso preparare una società ben diversa da quella in cui era vissuto. Penso che le nuove generazioni debbano essere grate all’Autore di avere scritto per loro un’opera che offre, attraverso la ricerca della verità, il modo di giudicare e di riflettere su quel passato affinché esso serva al loro avvenire. Come per il loto avvenire hanno tanto sofferto, lottato e sperato, coloro, e son tanti, che per avere obbedito alla voce della coscienza non hanno vissuto né la libertà né la pace». Un monito quanto mai attuale.
Fonte: di MIRCO BIANCHI