Cittadini in piazza contro il provvedimento legislativo voluto dal governo Meloni in materia di sicurezza e criminalità di Sergio Castelli
21-10-2024 - STORIE&STORIE
Il DdL include una serie di misure bandiera della destra, come la criminalizzazione del blocco stradale e ferroviario e norme contro le occupazioni abusive. Altri aspetti salienti riguardano il trattamento delle detenute madri e la repressione delle proteste legate a infrastrutture come il Ponte sullo Stretto e la Tav. Nel testo si equipara la canapa industriale alla droga, imponendo il divieto di importazione, vendita e distribuzione. Insoddisfacenti anche i provvedimenti per la sicurezza delle guardie carcerarie.
Associazioni, cittadini, reti, sindacati, mercoledì 25 settembre scorso, sono scesi in piazza organizzati da CGIL e UIL per far conoscere alle istituzioni la disapprovazione della Società civile sui contenuti del DdL 1236 concernente Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, approvato il 18 settembre ultimo scorso, dalla Camera dei Deputati con 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, ora il DdL (atto Camera n. 1660) varato dal governo Meloni di iniziativa del Ministro dell'interno Matteo Piantedosi
(nella foto 1) di concerto con il Ministro della giustizia Carlo Nordio e della difesa Guido Crosetto, passa al vaglio del Senato (atto Senato n. 1236) per la definitiva approvazione. All'interno ci sono molte delle misure su cui l'esecutivo di destra ha deciso di puntare nonostante l'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) faccia sapere che il provvedimento contiene norme che hanno il «potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto», introduce novità in materia di manifestazioni, sicurezza urbana e gestione dell'ordine pubblico, tutela delle Forze dell'Ordine, detenzione carceraria e criminalità legata all'occupazione abusiva di immobili. Queste le misure principali, considerando che sulla carta il DdL potrebbe ancora cambiare al Senato, ma la cosa più probabile è che la maggioranza cerchi di non modificarlo ulteriormente e approvarlo com'è ora.
In particolare la contestazione di piazza Vidoni/Navona era rivolta contro le misure che nella disposizione, in dibattito ora al Senato Commissione 1ª (Affari costituzionali) e Commissione 2ª (Giustizia), puniscono la protesta pacifica e limitano la libertà di manifestare. Chiunque commetta atti di violenza o minaccia in luoghi pubblici o aperti al pubblico sarà soggetto a pene più severe. Si tratta di un significativo inasprimento rispetto alla normativa attuale. In caso di danneggiamenti o minacce, le pene variano da un minimo di 18 mesi fino a cinque anni di reclusione, con multe che possono arrivare a 15.000 euro.
Un'ulteriore novità è la trasformazione del blocco stradale da illecito amministrativo a reato penale. Chi partecipa al blocco stradale, ferroviario o simili, anche in modo pacifico, rischia fino a un mese di carcere e una multa di 300 euro. Se il blocco avviene nel contesto di una manifestazione o in gruppo, le pene possono aumentare, fino a sei mesi o due anni di reclusione.
Il disegno di legge introduce anche importanti modifiche per il sistema carcerario, in particolare per quanto riguarda le detenute madri e le condizioni delle carceri. L'articolo 15 prevede che le donne in stato di gravidanza o con figli di età inferiore a un anno possano essere detenute in istituti con regimi meno restrittivi o in apposite strutture. Questa norma sostituisce il regime attuale, che obbliga il giudice a rinviare l'esecuzione della pena. Il DdL introduce, invece, una discrezionalità che consente al giudice di valutare caso per caso, evitando il differimento della pena se la detenuta è ritenuta ad alto rischio di recidiva.
Inoltre, viene introdotta un'aggravante per il reato di istigazione alla disobbedienza delle leggi, se commesso all'interno degli istituti di pena o se coinvolge detenuti. La pena potrà essere aumentata fino a un terzo della sanzione attualmente prevista, che va da sei mesi a cinque anni di reclusione.
Tra le novità, emerge anche l'introduzione del reato di rivolta in carcere, che punisce non solo le azioni violente ma anche la resistenza passiva agli ordini delle autorità carcerarie. Le pene per questo reato variano da uno a cinque anni di reclusione. Analoghe disposizioni saranno applicate nei Centri di permanenza temporanea per migranti, dove i migranti privi di permesso di soggiorno non potranno acquistare SIM telefoniche.
Un'altra modifica rilevante introdotta dal DdL riguarda il reato di occupazione abusiva di immobili. L'articolo 10 stabilisce che l'occupazione arbitraria di immobili destinati a uso abitativo o delle loro pertinenze, come garage e terrazzi, sia punita con pene che vanno da due a sette anni di reclusione. Inoltre, la nuova normativa prevede che si possa procedere d'ufficio nei casi in cui l'immobile occupato sia di proprietà pubblica o destinato a uso pubblico, o se il proprietario dell'immobile è una persona incapace, a causa dell'età o di problemi di salute.
Per contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive, il DdL introduce anche una procedura di urgenza per liberare gli immobili da occupanti non autorizzati, velocizzando i tempi di intervento delle Forze dell'Ordine e delle autorità competenti. Istintivo quindi domandare se poi si risolverà l'annosa questione dell'immobile occupato abusivamente da oltre ventuno anni dai fascisti di CasaPound nel centro di Roma, due passi dalla stazione Termini – civico 8, via Napoleone III –, su cui nessun esponente di governo ha mai ritenuto necessario intervenire, nonostante le 10 condanne a 2 anni e 2 mesi comminate ad altrettanti occupanti, l'ordine di dissequestro e restituzione dell'immobile nel 2023, allorché la Corte dei Conti già nel 2019 aveva stimato in oltre 4,5 milioni di euro il danno erariale.
Un capitolo a parte è dedicato alla regolamentazione della cannabis light, che viene ora classificata come sostanza stupefacente. Questa misura intende limitare la produzione, la vendita e l'importazione di cannabis light sul territorio nazionale, rispondendo alle pressioni di chi chiede un maggiore controllo su queste attività.
Tra le altre novità del DdL, troviamo l'inasprimento delle pene per violenza, minacce e resistenza a pubblici ufficiali, con la creazione di un nuovo reato specifico di lesioni personali ad agenti di polizia. Viene inoltre ampliata l'applicabilità del Daspo urbano, strumento già in uso per limitare l'accesso a determinate aree urbane da parte di persone ritenute pericolose o coinvolte in attività illecite.
Infine, viene introdotto un nuovo reato per la detenzione di materiale con finalità terroristiche, in linea con le crescenti preoccupazioni sul terrorismo e la sicurezza nazionale.
«Un disegno di legge», si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi da Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, «che propone un inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati con una sola finalità: restringere sempre più l'area dei diritti e dunque della civiltà». Le leggi, si legge ancora, «devono tutelare i diritti, non il potere.
Devono promuovere la giustizia sociale, non le disuguaglianze e le discriminazioni». Per concludere con un richiamo alla politica affinché «esca dai tatticismi, dai giochi di potere, dalla logica del consenso, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone» e un monito: «nessun decreto, nessuna norma può mettere il bavaglio ad espressioni di libertà, sacrosante in democrazia in un tempo in cui rischiamo di essere schiacciati dal cinismo e dall'indifferenza».
Frattanto, hanno superato quota 76mila le firme raccolte con la petizione online lanciata in questi giorni per chiedere un passo indietro in vista del prossimo passaggio in Senato di un DdL che Auser Nazionale definisce «pericoloso per la democrazia del Paese».
«Questo Decreto ci pone fuori dalla civiltà democratica in cui il conflitto, la dialettica e il dissenso sono parte fondante della democrazia» è la posizione della Rete dei numeri pari, che sottolinea: «Abbiamo bisogno di altre politiche per rispondere a disuguaglianze, collasso climatico e guerre. Con le misure messe in atto dal governo la nostra condizione materiale peggiorerà e la democrazia sarà seriamente al rischio. Una situazione che le realtà sociali e di base non devono, non possono e non vogliono accettare. Ci troveremo quindi in piazza mercoledì 25 settembre per far sentire la nostra voce e riprenderci gli spazi che il governo vuole toglierci».
«Al crescente disagio sociale, alla preoccupazione diffusa per il futuro del nostro pianeta, all'opposizione alle scelte sulle grandi opere inutili, il governo risponde con il manganello», si legge in una nota Arci. «Benvenute e benvenuti nella democrazia illiberale tanto cara agli ammiratori di Orbán (Primo ministro dell'Ungheria, n.d.r.) e dei suoi seguaci. Ci opporremo culturalmente e politicamente con tutti i mezzi a disposizione, in rete con i sindacati e le tante organizzazioni e movimenti che si stanno esprimendo in queste ore. Almeno fino a che ci permetteranno di farlo».
Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, «la vera sicurezza non è impedire alle persone di dire quello che pensano, la vera sicurezza è colpire gli evasori, è dare uno stipendio dignitoso». E ancora: «Abbiamo chiesto al governo di bloccare il decreto sicurezza, che ci sembra la cosa più assurda che si possa fare». Il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha concordato: «La risposta nostra sarebbe ‘arrestateci tutti'. Tante manifestazioni di lavoratori e di lavoratrici hanno fatto grandi battaglie pacifiche rivendicando posti di lavoro e soluzioni. Pensare che queste battaglie, in un periodo in cui c'è una crisi industriale, in un periodo in cui si perdono i posti di lavoro, possa essere recuperata e compressa con la galera, è una scelta sbagliata, assurda e autoritaria».
Anche il Sindacato Polizia Penitenziaria (S.PP.) tramite il proprio segretario generale, Aldo Di Giacomo, per quanto concerne i diversi articoli del DdL che toccano il sistema carcerario e la polizia penitenziaria, ha fatto conoscere il proprio disappunto affermando: «è come somministrare l'aspirina ad un malato terminale. Non saranno certo le videocamere in dotazione al personale penitenziario a scongiurare la guerra quotidiana che gli agenti combattono nelle carceri». Per il S.PP. non sono state accolte le proposte-richieste più importanti e urgenti per garantire l'incolumità delle guardie carcerarie.
Chiesta la sua opinione al riguardo, Roberto Saviano (nella foto 3, celebre scrittore- giornalista diventato famoso nel 2006 con la sua opera giornalistico-romanzesca Gomorra ambientata nel mondo della criminalità. Saviano tutt'oggi è in regime di vita sotto scorta in seguito a minacce e intimidazioni ricevute) ha affermato: «Chi è a rischiare con questo DdL? Chi vive marginalizzato, chi non obbedisce, chi protesta. È una vendetta contro i nemici del governo, che con questa operazione diventano dissidenti, esattamente come nei regimi. Cioè, chi critica, chi agisce criticamente, è visto come un fuorilegge. È gravissimo. Si tratta - continua Saviano - dell'inizio della democratura italiana. Una cornice democratica, entro cui il governo di estrema destra sta portando misure autoritarie».
Alla manifestazione di Piazza Vidoni a Roma, spostata poi, per la numerosa partecipazione, in piazza Navona, si sono viste anche le delegazioni di PD, M5S, +Europa e AVS, ma all'appello mancavano Azione (il cui ideatore Carlo Calenda si è sempre mostrato sofferente all'idea di partecipare al “campo largo“) e Italia Viva. Per parte loro i volti più riconoscibili dei partiti di opposizione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Riccardo Magi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno chiarito a più riprese che essere lì significa ascoltare con attenzione le proteste dei manifestanti e promettere un'intensa attività parlamentare contro l'attuale governo.
Associazioni, cittadini, reti, sindacati, mercoledì 25 settembre scorso, sono scesi in piazza organizzati da CGIL e UIL per far conoscere alle istituzioni la disapprovazione della Società civile sui contenuti del DdL 1236 concernente Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, approvato il 18 settembre ultimo scorso, dalla Camera dei Deputati con 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, ora il DdL (atto Camera n. 1660) varato dal governo Meloni di iniziativa del Ministro dell'interno Matteo Piantedosi
(nella foto 1) di concerto con il Ministro della giustizia Carlo Nordio e della difesa Guido Crosetto, passa al vaglio del Senato (atto Senato n. 1236) per la definitiva approvazione. All'interno ci sono molte delle misure su cui l'esecutivo di destra ha deciso di puntare nonostante l'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) faccia sapere che il provvedimento contiene norme che hanno il «potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto», introduce novità in materia di manifestazioni, sicurezza urbana e gestione dell'ordine pubblico, tutela delle Forze dell'Ordine, detenzione carceraria e criminalità legata all'occupazione abusiva di immobili. Queste le misure principali, considerando che sulla carta il DdL potrebbe ancora cambiare al Senato, ma la cosa più probabile è che la maggioranza cerchi di non modificarlo ulteriormente e approvarlo com'è ora.
In particolare la contestazione di piazza Vidoni/Navona era rivolta contro le misure che nella disposizione, in dibattito ora al Senato Commissione 1ª (Affari costituzionali) e Commissione 2ª (Giustizia), puniscono la protesta pacifica e limitano la libertà di manifestare. Chiunque commetta atti di violenza o minaccia in luoghi pubblici o aperti al pubblico sarà soggetto a pene più severe. Si tratta di un significativo inasprimento rispetto alla normativa attuale. In caso di danneggiamenti o minacce, le pene variano da un minimo di 18 mesi fino a cinque anni di reclusione, con multe che possono arrivare a 15.000 euro.
Un'aggravante è prevista per i reati commessi contro infrastrutture strategiche o grandi opere pubbliche, come il Ponte sullo Stretto di Messina o la Tav. Questi crimini, già oggetto di forte dibattito in ambito politico, sono ora soggetti a pene maggiormente severe, con l'obiettivo di dissuadere comportamenti che possano rallentare o ostacolare la realizzazione di opere di interesse nazionale.
Un'ulteriore novità è la trasformazione del blocco stradale da illecito amministrativo a reato penale. Chi partecipa al blocco stradale, ferroviario o simili, anche in modo pacifico, rischia fino a un mese di carcere e una multa di 300 euro. Se il blocco avviene nel contesto di una manifestazione o in gruppo, le pene possono aumentare, fino a sei mesi o due anni di reclusione.
Il disegno di legge introduce anche importanti modifiche per il sistema carcerario, in particolare per quanto riguarda le detenute madri e le condizioni delle carceri. L'articolo 15 prevede che le donne in stato di gravidanza o con figli di età inferiore a un anno possano essere detenute in istituti con regimi meno restrittivi o in apposite strutture. Questa norma sostituisce il regime attuale, che obbliga il giudice a rinviare l'esecuzione della pena. Il DdL introduce, invece, una discrezionalità che consente al giudice di valutare caso per caso, evitando il differimento della pena se la detenuta è ritenuta ad alto rischio di recidiva.
Inoltre, viene introdotta un'aggravante per il reato di istigazione alla disobbedienza delle leggi, se commesso all'interno degli istituti di pena o se coinvolge detenuti. La pena potrà essere aumentata fino a un terzo della sanzione attualmente prevista, che va da sei mesi a cinque anni di reclusione.
Tra le novità, emerge anche l'introduzione del reato di rivolta in carcere, che punisce non solo le azioni violente ma anche la resistenza passiva agli ordini delle autorità carcerarie. Le pene per questo reato variano da uno a cinque anni di reclusione. Analoghe disposizioni saranno applicate nei Centri di permanenza temporanea per migranti, dove i migranti privi di permesso di soggiorno non potranno acquistare SIM telefoniche.
Un'altra modifica rilevante introdotta dal DdL riguarda il reato di occupazione abusiva di immobili. L'articolo 10 stabilisce che l'occupazione arbitraria di immobili destinati a uso abitativo o delle loro pertinenze, come garage e terrazzi, sia punita con pene che vanno da due a sette anni di reclusione. Inoltre, la nuova normativa prevede che si possa procedere d'ufficio nei casi in cui l'immobile occupato sia di proprietà pubblica o destinato a uso pubblico, o se il proprietario dell'immobile è una persona incapace, a causa dell'età o di problemi di salute.
Per contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive, il DdL introduce anche una procedura di urgenza per liberare gli immobili da occupanti non autorizzati, velocizzando i tempi di intervento delle Forze dell'Ordine e delle autorità competenti. Istintivo quindi domandare se poi si risolverà l'annosa questione dell'immobile occupato abusivamente da oltre ventuno anni dai fascisti di CasaPound nel centro di Roma, due passi dalla stazione Termini – civico 8, via Napoleone III –, su cui nessun esponente di governo ha mai ritenuto necessario intervenire, nonostante le 10 condanne a 2 anni e 2 mesi comminate ad altrettanti occupanti, l'ordine di dissequestro e restituzione dell'immobile nel 2023, allorché la Corte dei Conti già nel 2019 aveva stimato in oltre 4,5 milioni di euro il danno erariale.
Un capitolo a parte è dedicato alla regolamentazione della cannabis light, che viene ora classificata come sostanza stupefacente. Questa misura intende limitare la produzione, la vendita e l'importazione di cannabis light sul territorio nazionale, rispondendo alle pressioni di chi chiede un maggiore controllo su queste attività.
Tra le altre novità del DdL, troviamo l'inasprimento delle pene per violenza, minacce e resistenza a pubblici ufficiali, con la creazione di un nuovo reato specifico di lesioni personali ad agenti di polizia. Viene inoltre ampliata l'applicabilità del Daspo urbano, strumento già in uso per limitare l'accesso a determinate aree urbane da parte di persone ritenute pericolose o coinvolte in attività illecite.
Infine, viene introdotto un nuovo reato per la detenzione di materiale con finalità terroristiche, in linea con le crescenti preoccupazioni sul terrorismo e la sicurezza nazionale.
«Un disegno di legge», si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi da Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, «che propone un inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati con una sola finalità: restringere sempre più l'area dei diritti e dunque della civiltà». Le leggi, si legge ancora, «devono tutelare i diritti, non il potere.
Devono promuovere la giustizia sociale, non le disuguaglianze e le discriminazioni». Per concludere con un richiamo alla politica affinché «esca dai tatticismi, dai giochi di potere, dalla logica del consenso, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone» e un monito: «nessun decreto, nessuna norma può mettere il bavaglio ad espressioni di libertà, sacrosante in democrazia in un tempo in cui rischiamo di essere schiacciati dal cinismo e dall'indifferenza».
Frattanto, hanno superato quota 76mila le firme raccolte con la petizione online lanciata in questi giorni per chiedere un passo indietro in vista del prossimo passaggio in Senato di un DdL che Auser Nazionale definisce «pericoloso per la democrazia del Paese».
«Questo Decreto ci pone fuori dalla civiltà democratica in cui il conflitto, la dialettica e il dissenso sono parte fondante della democrazia» è la posizione della Rete dei numeri pari, che sottolinea: «Abbiamo bisogno di altre politiche per rispondere a disuguaglianze, collasso climatico e guerre. Con le misure messe in atto dal governo la nostra condizione materiale peggiorerà e la democrazia sarà seriamente al rischio. Una situazione che le realtà sociali e di base non devono, non possono e non vogliono accettare. Ci troveremo quindi in piazza mercoledì 25 settembre per far sentire la nostra voce e riprenderci gli spazi che il governo vuole toglierci».
«Al crescente disagio sociale, alla preoccupazione diffusa per il futuro del nostro pianeta, all'opposizione alle scelte sulle grandi opere inutili, il governo risponde con il manganello», si legge in una nota Arci. «Benvenute e benvenuti nella democrazia illiberale tanto cara agli ammiratori di Orbán (Primo ministro dell'Ungheria, n.d.r.) e dei suoi seguaci. Ci opporremo culturalmente e politicamente con tutti i mezzi a disposizione, in rete con i sindacati e le tante organizzazioni e movimenti che si stanno esprimendo in queste ore. Almeno fino a che ci permetteranno di farlo».
Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, «la vera sicurezza non è impedire alle persone di dire quello che pensano, la vera sicurezza è colpire gli evasori, è dare uno stipendio dignitoso». E ancora: «Abbiamo chiesto al governo di bloccare il decreto sicurezza, che ci sembra la cosa più assurda che si possa fare». Il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha concordato: «La risposta nostra sarebbe ‘arrestateci tutti'. Tante manifestazioni di lavoratori e di lavoratrici hanno fatto grandi battaglie pacifiche rivendicando posti di lavoro e soluzioni. Pensare che queste battaglie, in un periodo in cui c'è una crisi industriale, in un periodo in cui si perdono i posti di lavoro, possa essere recuperata e compressa con la galera, è una scelta sbagliata, assurda e autoritaria».
Anche il Sindacato Polizia Penitenziaria (S.PP.) tramite il proprio segretario generale, Aldo Di Giacomo, per quanto concerne i diversi articoli del DdL che toccano il sistema carcerario e la polizia penitenziaria, ha fatto conoscere il proprio disappunto affermando: «è come somministrare l'aspirina ad un malato terminale. Non saranno certo le videocamere in dotazione al personale penitenziario a scongiurare la guerra quotidiana che gli agenti combattono nelle carceri». Per il S.PP. non sono state accolte le proposte-richieste più importanti e urgenti per garantire l'incolumità delle guardie carcerarie.
Chiesta la sua opinione al riguardo, Roberto Saviano (nella foto 3, celebre scrittore- giornalista diventato famoso nel 2006 con la sua opera giornalistico-romanzesca Gomorra ambientata nel mondo della criminalità. Saviano tutt'oggi è in regime di vita sotto scorta in seguito a minacce e intimidazioni ricevute) ha affermato: «Chi è a rischiare con questo DdL? Chi vive marginalizzato, chi non obbedisce, chi protesta. È una vendetta contro i nemici del governo, che con questa operazione diventano dissidenti, esattamente come nei regimi. Cioè, chi critica, chi agisce criticamente, è visto come un fuorilegge. È gravissimo. Si tratta - continua Saviano - dell'inizio della democratura italiana. Una cornice democratica, entro cui il governo di estrema destra sta portando misure autoritarie».
Alla manifestazione di Piazza Vidoni a Roma, spostata poi, per la numerosa partecipazione, in piazza Navona, si sono viste anche le delegazioni di PD, M5S, +Europa e AVS, ma all'appello mancavano Azione (il cui ideatore Carlo Calenda si è sempre mostrato sofferente all'idea di partecipare al “campo largo“) e Italia Viva. Per parte loro i volti più riconoscibili dei partiti di opposizione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Riccardo Magi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno chiarito a più riprese che essere lì significa ascoltare con attenzione le proteste dei manifestanti e promettere un'intensa attività parlamentare contro l'attuale governo.
Fonte: di Sergio Castelli