"CIVILTÀ NECROFILA"
25-11-2023 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Ora che la bocca della giustizia inglese ha dato il suo oracolo, possiamo aggiungere un nuovo capitolo alla storia del mondo: La nostra civiltà ha fatto un passo avanti, un vero progresso, un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità.
L’ha fatto con la morte di Indi decretata da un’Alta (si fa per dire) corte inglese: l’umanità ha così riconosciuto il diritto sommo dello Stato di dare la morte anche al più indifeso e innocente degli esseri umani. Per la verità dobbiamo ricordare il precedente del Monte Taigeto dove pare che Sparta rendesse giustizia ai bambini deformi, disabili, malati, dandogli una vita migliore nell’Ade.
Ho sentito un noto giornalista, italiano, coprire di ridicolo il nostro governo – che si era offerto di continuare le cure, sia pur palliative, per tenere in vita la bimba – e giustificare il magistrato inglese dicendo che era la legge a imporgli di decretare la morte di Indi per asfissia; è vero che i giudici inglesi, davanti alla ‘statute law’, alla legge scritta, perdono il potere che gli attribuisce la ‘common law’, cioè addirittura di fare la legge stabilendo il ‘precedente: come sono diversi dai loro colleghi italiani che, quando vogliono, giungono addirittura a fare la legge di mano e di testa propria! – un comportamento che avevo sentito elogiare da questo stesso giornalista quando l’interpretazione ‘evolutiva’ della legge, largamente praticata dai magistrati italiani cambiando nella sostanza la legge che essi dovrebbero applicare, soddisfaceva le sue vedute progressiste – è vero pure vero che , sulla base di un giudizio di equità, il giudice inglese avrebbe potuto benissimo accogliere la richiesta dei genitori di Indi di proseguire le terapie..
Se il giudice inglese non ha fatto ricorso al principio di equità – che permette il bilanciamento dei diritti e degli interessi – non è tanto in ossequio alla legge quanto per supina acquiescenza alla mentalità che si sta facendo prevalente e che, tutto sommato, non è altro che una mentalità utilitaristica che fa prevalere quello il diritto dello stato di negare le sue cure sul diritto dei genitori ad autodeterminarsi in nome del figlio inerme e innocente. Ma questa svolta inglese fa pensare che tutto ciò sia strumentale a un interesse diverso, dettato da quella che potremmo definire medicina economica che fa a meno del giuramento di Ippocrate.
Infatti, questo diritto di autodeterminazione si fa valere piuttosto quando si chiede il riconoscimento del diritto al suicidio assistito ma non si concede quando si chiede di poter fare il tentativo di salvare una vita.
Non vorremmo pensare che la nostra civiltà riconosca nella ‘necrofilia’ il suo sentimento più vitale e la sua aspirazione più alta.
L’ha fatto con la morte di Indi decretata da un’Alta (si fa per dire) corte inglese: l’umanità ha così riconosciuto il diritto sommo dello Stato di dare la morte anche al più indifeso e innocente degli esseri umani. Per la verità dobbiamo ricordare il precedente del Monte Taigeto dove pare che Sparta rendesse giustizia ai bambini deformi, disabili, malati, dandogli una vita migliore nell’Ade.
Ho sentito un noto giornalista, italiano, coprire di ridicolo il nostro governo – che si era offerto di continuare le cure, sia pur palliative, per tenere in vita la bimba – e giustificare il magistrato inglese dicendo che era la legge a imporgli di decretare la morte di Indi per asfissia; è vero che i giudici inglesi, davanti alla ‘statute law’, alla legge scritta, perdono il potere che gli attribuisce la ‘common law’, cioè addirittura di fare la legge stabilendo il ‘precedente: come sono diversi dai loro colleghi italiani che, quando vogliono, giungono addirittura a fare la legge di mano e di testa propria! – un comportamento che avevo sentito elogiare da questo stesso giornalista quando l’interpretazione ‘evolutiva’ della legge, largamente praticata dai magistrati italiani cambiando nella sostanza la legge che essi dovrebbero applicare, soddisfaceva le sue vedute progressiste – è vero pure vero che , sulla base di un giudizio di equità, il giudice inglese avrebbe potuto benissimo accogliere la richiesta dei genitori di Indi di proseguire le terapie..
Se il giudice inglese non ha fatto ricorso al principio di equità – che permette il bilanciamento dei diritti e degli interessi – non è tanto in ossequio alla legge quanto per supina acquiescenza alla mentalità che si sta facendo prevalente e che, tutto sommato, non è altro che una mentalità utilitaristica che fa prevalere quello il diritto dello stato di negare le sue cure sul diritto dei genitori ad autodeterminarsi in nome del figlio inerme e innocente. Ma questa svolta inglese fa pensare che tutto ciò sia strumentale a un interesse diverso, dettato da quella che potremmo definire medicina economica che fa a meno del giuramento di Ippocrate.
Infatti, questo diritto di autodeterminazione si fa valere piuttosto quando si chiede il riconoscimento del diritto al suicidio assistito ma non si concede quando si chiede di poter fare il tentativo di salvare una vita.
Non vorremmo pensare che la nostra civiltà riconosca nella ‘necrofilia’ il suo sentimento più vitale e la sua aspirazione più alta.
Fonte: di Giuseppe Butta'