"COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE: QUANTO SANNO COMUNICARE I GOVERNI ITALIANI?"
25-11-2023 - STORIE&STORIE
Sempre più spesso la dieta mediatica ovvero quel canale privilegiato dove si attingono le informazioni anche di natura politica è rappresentato dai new media. Ma in un sistema ibrido qual è quello che contraddistingue il sistema mediale da un decennio, gli old media non sono affatto morti. Siamo in un mondo “on life”, i media tradizionali e digitali interagiscono continuamente fra loro.
L'uso comunicativo da parte del governo dei media tradizionali nel corso degli ultimi anni ha visto susseguirsi cambi di approccio e discontinuità. Allorquando il leader pentastellato Giuseppe Conte era al governo, l'utilizzo di dirette social e conferenze stampa, annunciate e talvolta ritardate o rimandate, le anticipazioni a mezzo stampa, l' eccesso di sovraesposizione, costituivano l'ordinarietà.
Caduto il governo Conte nel febbraio 2021 è stato il turno di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio. Va premesso che rispetto agli altri leader Draghi è incommensurabile poiché non è mai stato né in campagna elettorale né in campagna permanente. Non aveva bisogno né di conquistare consenso elettorale né di accrescere la sua notorietà. Non ha ricercato forme d'interlocuzione privilegiata con pubblici selezionati in anticipo secondo le logiche del marketing politico, ha privilegiato gli old media ed ha utilizzato la strategia comunicativa del silenzio. Un silenzio di valore: si comunica poco, in maniera decisa, con codici comunicativi che escludono la polarizzazione dell'elettorato. Certamente un silenzio al quale gli elettori, assuefatti dalla sovrabbondanza informativa, non erano più abituati.
La prematura fine del governo di larghe intese ha comportato le elezioni anticipate per il Paese e la successiva vittoria della coalizione del centrodestra. Si apre la diciannovesima legislatura con a capo Giorgia Meloni. La sua comunicazione istituzionale ha due dimensioni continuamente in dialogo: da una parte vi è il mainstream, quindi tv, stampa, radio, dall'altra i social media.
Lo staff meloniano non commette errori. È consapevole che il ruolo della tv nel nostro Paese è diverso rispetto agli altri grandi Paesi europei. Qui la televisione continua ad essere il grande narratore collettivo, che stabilisce le prospettive e gli orizzonti. All'interno di questo schema i leader non possono non tener conto del ruolo centrale della televisione. Non è un caso dunque se all'interno del team di Palazzo Chigi sia stata nominata una responsabile con il compito di valorizzare la presenza del governo e degli esponenti di partito all'interno dei talk show, i quali rappresentano la modalità principale attraverso il quale veicolare i messaggi politici in tv.
Quanto alla comunicazione digitale il ricoprire una carica istituzionale ha reso inevitabile per la Meloni un mutamento nel registro narrativo rappresentato dalla realizzazione del programma politico di governo. Coerente con le proprie idee e le proprie scelte il Presidente utilizza uno stile comunicativo istituzionale e moderato. Cerca un rapporto diretto con l'elettorato, vuole un continuo dialogo e per raggiungere questo obiettivo crea la video-rubrica “Gli appunti di Giorgia”, unico esempio di format post voto impiegato da un leader.
I suoi profili social crescono. Aumenta sia il numero di followers su Instagram, Facebook e Tiktok, sia gli iscritti al canale YouTube di Fratelli d'Italia. Se sulle piattaforme Facebook e TikTok la maggiore crescita è correlata ad un amento dell'engagement con il pubblico, su Instagram questa correlazione è moderata. Al di là dei numeri ciò che accomuna le diverse piattaforme è la narrativa impiegata: uno storytelling di senso, che si assume responsabilità e crea valore.
L'uso comunicativo da parte del governo dei media tradizionali nel corso degli ultimi anni ha visto susseguirsi cambi di approccio e discontinuità. Allorquando il leader pentastellato Giuseppe Conte era al governo, l'utilizzo di dirette social e conferenze stampa, annunciate e talvolta ritardate o rimandate, le anticipazioni a mezzo stampa, l' eccesso di sovraesposizione, costituivano l'ordinarietà.
Caduto il governo Conte nel febbraio 2021 è stato il turno di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio. Va premesso che rispetto agli altri leader Draghi è incommensurabile poiché non è mai stato né in campagna elettorale né in campagna permanente. Non aveva bisogno né di conquistare consenso elettorale né di accrescere la sua notorietà. Non ha ricercato forme d'interlocuzione privilegiata con pubblici selezionati in anticipo secondo le logiche del marketing politico, ha privilegiato gli old media ed ha utilizzato la strategia comunicativa del silenzio. Un silenzio di valore: si comunica poco, in maniera decisa, con codici comunicativi che escludono la polarizzazione dell'elettorato. Certamente un silenzio al quale gli elettori, assuefatti dalla sovrabbondanza informativa, non erano più abituati.
La prematura fine del governo di larghe intese ha comportato le elezioni anticipate per il Paese e la successiva vittoria della coalizione del centrodestra. Si apre la diciannovesima legislatura con a capo Giorgia Meloni. La sua comunicazione istituzionale ha due dimensioni continuamente in dialogo: da una parte vi è il mainstream, quindi tv, stampa, radio, dall'altra i social media.
Lo staff meloniano non commette errori. È consapevole che il ruolo della tv nel nostro Paese è diverso rispetto agli altri grandi Paesi europei. Qui la televisione continua ad essere il grande narratore collettivo, che stabilisce le prospettive e gli orizzonti. All'interno di questo schema i leader non possono non tener conto del ruolo centrale della televisione. Non è un caso dunque se all'interno del team di Palazzo Chigi sia stata nominata una responsabile con il compito di valorizzare la presenza del governo e degli esponenti di partito all'interno dei talk show, i quali rappresentano la modalità principale attraverso il quale veicolare i messaggi politici in tv.
Quanto alla comunicazione digitale il ricoprire una carica istituzionale ha reso inevitabile per la Meloni un mutamento nel registro narrativo rappresentato dalla realizzazione del programma politico di governo. Coerente con le proprie idee e le proprie scelte il Presidente utilizza uno stile comunicativo istituzionale e moderato. Cerca un rapporto diretto con l'elettorato, vuole un continuo dialogo e per raggiungere questo obiettivo crea la video-rubrica “Gli appunti di Giorgia”, unico esempio di format post voto impiegato da un leader.
I suoi profili social crescono. Aumenta sia il numero di followers su Instagram, Facebook e Tiktok, sia gli iscritti al canale YouTube di Fratelli d'Italia. Se sulle piattaforme Facebook e TikTok la maggiore crescita è correlata ad un amento dell'engagement con il pubblico, su Instagram questa correlazione è moderata. Al di là dei numeri ciò che accomuna le diverse piattaforme è la narrativa impiegata: uno storytelling di senso, che si assume responsabilità e crea valore.
Fonte: di Loredana Nuzzolese