08 Settembre 2024

COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI D’EUROPA
di Salvatore Rondello

L'Unione europea, nel percorso iniziato dopo la fine della seconda guerra mondiale, si è trovata a dover affrontare diverse importanti sfide, le quali confermavano l'esigenza originaria di una graduale integrazione per formare gli Stati Uniti d'Europa. L'idea principale fu quella di evitare le guerre nel vecchio continente.

Il 7 luglio del 2000, il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in un intervento pubblico all'Università di Lipsia, lanciò l'idea di una Costituzione Europea, ovvero una cornice istituzionale che avrebbe evitato all'Euro la condizione di rimanere la sola realtà concreta realizzata per unificare un importante fattore per il governo dell'economia: quello monetario. Dalle precedenti esperienze, la storia economica ci insegna che si è sempre realizzata prima l'unità politica e poi quella monetaria (come avvenne nell'800 in Germania prima e in Italia poi). E' un miracolo che l'unità monetaria (Euro) regge da un quarto di secolo senza che l'Unione europea abbia ancora raggiunto l'unità politica.

In quello stesso anno, le norme di base della legislazione europea venivano rinnovate con il Trattato di Nizza (7-10 dicembre 2000), che introduceva flessibilità e riforme in vista di un allargamento dell'Unione europea da 15 a 27 membri (entro il 2007). Sebbene le innovazioni introdotte abbiano migliorato i processi decisionali e meglio organizzato le istituzioni dell'UE, il Trattato di Nizza nacque come compromesso tra le diverse idee dei paesi membri e quindi non adeguatamente capace di rispondere alle future sfide dell'Europa. Per tale motivo, all'atto finale della conferenza intergovernativa che avrebbe varato il nuovo trattato, venne aggiunta all'ultimo momento una Dichiarazione sul futuro dell'Unione. In essa si ponevano i nuovi problemi da risolvere entro il 2004, anno dell'allargamento dell'Unione ad altri 10 membri. La dichiarazione concerneva:
  • · le modalità per stabilire e mantenere una più precisa delimitazione delle competenze tra l'Unione europea e gli Stati membri, che rispecchi il principio di sussidiarietà;
  • · lo status della Carta dei diritti fondamentali, proclamata a Nizza;
  • · una semplificazione dei trattati al fine di renderli più chiari e meglio comprensibili senza modificarne la sostanza;
  • · il ruolo dei Parlamenti nazionali nell'architettura europea;
  • · migliorare e continuare a garantire la legittimità democratica e la trasparenza dell'Unione e delle sue Istituzioni, per avvicinarle maggiormente ai cittadini degli Stati membri.
Il 15 dicembre 2001 al Consiglio europeo di Laeken venne proclamata la Dichiarazione di Laeken di importanza primaria, poiché oltre a ribadire i problemi sul tavolo fissati a Nizza venne convocata ufficialmente una Convenzione europea, un organo straordinario incaricato per giungere alla soluzione concreta dei problemi entro il 2004. La Dichiarazione indicava le due grandi sfide dell'Europa del nuovo millennio. Una interna, l'avvicinare cioè le istituzioni europee al cittadino e potenziare la democraticità dell'Unione. L'altra esterna, il ruolo cioè che avrebbe avuto l'Europa unita nello scenario internazionale dopo l'11 settembre 2001 e in quale modo si sarebbe imposta per far valere la pace, la democrazia e i diritti dell'uomo. Concretamente venivano richieste le seguenti riforme, prioritarie per creare un'Unione forte:
  • · introdurre una distinzione più chiara fra tre tipi di competenze: quelle esclusive dell'Unione, quelle degli Stati membri, quelle condivise tra l'Unione e gli Stati membri, chiarire a quale livello le competenze si esercitano nella maniera più efficace e come applicare, a tale riguardo, il principio di sussidiarietà;
  • · sviluppare una politica estera e di sicurezza comune più coerente;
  • · decidere se intensificare la cooperazione in materia di inclusione sociale, di ambiente, di sanità, di sicurezza alimentare oppure invece demandare queste questioni agli Stati membri e, ove la loro costituzione lo preveda, alle regioni;
  • · ridurre il numero di strumenti legislativi e riassumere in un unico documento il vastissimo corpus giuridico dell'Unione, per garantire la massima chiarezza (attualmente le leggi europee sono racchiuse in quattro trattati: quelli di Roma, Maastricht, Amsterdam e Nizza);
  • · decidere se rafforzare l'autorità e l'efficienza della Commissione europea, secondo quali modalità designare il Presidente della Commissione, se rafforzare il ruolo del Parlamento europeo, se introdurre una circoscrizione elettorale europea o continuare ad attenersi a circoscrizioni stabilite a livello nazionale;
  • · decidere il ruolo e le competenze dei Parlamenti nazionali;
  • · dare un valore giuridico alla Carta dei diritti fondamentali.
A questi quesiti molto complessi la Dichiarazione rispose con la convocazione della Convenzione sul futuro dell'Europa, proclamando presidente Valery Giscard d'Estaing (ex presidente della repubblica francese) e vicepresidenti Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene. I lavori della Convenzione si aprirono ufficialmente il 28 febbraio del 2002.

La Commissione europea e in particolar modo il Presidente Romano Prodi hanno poi scritto e supportato un documento, chiamato Progetto Penelope, che conteneva un'integrazione più profonda tra i paesi e un modello istituzionale più definito: la bozza è stata uno dei punti di riferimento della Convenzione europea.

Conclusi il 10 luglio 2003, i lavori della Convenzione sul futuro dell'Europa sono durati diciassette mesi, durante i quali i suoi membri hanno quotidianamente discusso i delicati temi sul tavolo del dibattito. I membri della Convenzione, in numero di 102 (più 12 osservatori), nominati dai governi e dai parlamenti nazionali degli Stati membri e dei Paesi candidati all'adesione, dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, nel corso dei mesi di lavoro si sono riuniti in vari gruppi specifici ognuno con un tema da affrontare, discutendo poi le loro proposte e le loro soluzioni in 26 assemblee plenarie durante le quali esse sono state votate e/o modificate. I lavori della Convenzione si sono svolti in una completa trasparenza, poiché tutte le sedute plenarie sono state aperte al pubblico e tutta l'enorme mole di documenti prodotti è stata sempre disponibile per la consultazione anche sui siti Internet istituzionali.

Inoltre, nel corso dei lavori, la Convenzione ha incontrato numerosi gruppi non istituzionali (confessioni religiose, organizzazioni non-profit, società civile, gruppi di riflessione, organizzazioni locali e regionali) lasciando aperto un forum dove raccogliere contributi di chiunque volesse dire la sua (quasi 1300 contributi) e dedicando una particolare giornata all'incontro con i giovani, le cui proposte sono state al centro di numerosi dibattiti.

Pur tuttavia, non adeguatamente pubblicizzata, la Convenzione è finita per non attirare l'attenzione della maggioranza dell'opinione pubblica, col risultato che il frutto conclusivo è stato accolto con freddezza. Il risultato finale, presentato dal presidente Giscard d'Estaing il 18 luglio 2003 a Roma, è stato il “Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa”, in quattro parti, una vera e propria costituzione europea che avrebbe in pratica trasformato la Convenzione in una Costituente.

Dopo la presentazione ufficiale del progetto costituzionale, la presidenza di turno italiana dell'UE ha rapidamente convocato la Conferenza intergovernativa (CIG) incaricata di discutere e se necessario modificare il progetto in vista di una sua ratifica. La CIG è composta allora dai capi di Stato o di governo dei 25 Paesi dell'Unione, dai ministri degli Affari esteri di tali Stati, dal Presidente della Commissione europea (allora Romano Prodi) e dal Presidente del Parlamento europeo (allora Pat Cox) nonché da alcuni membri attivi della Convenzione. La prima seduta è stata convocata per il 4 ottobre 2003. Dopo una modifica redazionale e giuridica del documento costituzionale attuato dal gruppo dei giuristi (un organo incaricato di attuare un approfondito esame giuridico e linguistico del testo per evitare ambiguità o lacune), i membri della Conferenza intergovernativa hanno iniziato l'esame dei punti controversi del trattato. I principali punti controversi sono stati:
  • · il nuovo sistema decisionale, basato sulla maggioranza qualificata (50% degli Stati membri che rappresentino il 60% della popolazione dell'Unione) è stato fortemente criticato da Spagna e Polonia, che hanno richiesto il ritorno alla ponderazione dei voti del Trattato di Nizza, che li favoriva;
  • · la decisione di abolire definitivamente le decisioni a votazione unanime sostituendole con quelle a maggioranza qualificata ha scontentato paesi come la Gran Bretagna non disposti a perdere la propria autonomia nei campi della fiscalità e della politica estera;
  • · l'attribuzione dei seggi del Parlamento europeo, fissato a 736 con una soglia minima del 4%, ha scontentato i Paesi con bassa popolazione che hanno chiesto un aumento della soglia minima al 5 o al 6 per cento (attualmente dopo la Brexit sono scesi a 720);
  • · Il numero di membri della Commissione europea, in quel momento solo 15 (uno per stato membro) era stato fissato in occasione dell'allargamento a 25 paesi sempre a 15 commissari più tanti commissari senza diritto di voto quanti erano i paesi senza rappresentanza in Commissione: la decisione ha scontentato i paesi “piccoli”, timorosi di una perdita d'influenza in Commissione;
  • · La decisione di riunire i vari Consigli dei ministri dell'Unione (eccezion fatta per quello degli esteri) in due soli organi, il Consiglio legislativo e quello per gli Affari generali, ha accontentato solo due delegazioni ed è stata dunque abolita;
  • · la presidenza dei vari Consigli dei ministri dell'Unione, affidata dalla Convenzione a uno stato membro a rotazione per un anno, risultava troppo confusa;
  • · la formula del preambolo introduttivo sul richiamo alle “eredità culturali, religiose e umanistiche” dell'Europa ha scontentato alcuni paesi che hanno richiesto un esplicito riferimento alle radici cristiano-giudaiche dell'Europa e a Dio (tra cui la Chiesa Cattolica).
Le numerose sessioni presiedute da Silvio Berlusconi, presidente di turno dell'UE, pur risolvendo la maggioranza dei quesiti sul tavolo dei negoziati, non erano riuscite a giungere ad un compromesso sulla maggioranza qualificata per via delle forti critiche di Spagna e Polonia. Per tale motivo, durante la sessione conclusiva del 12 e 13 dicembre 2003 a Bruxelles, veniva dichiarato il fallimento dei negoziati e le questioni passavano alla nuova presidenza di turno irlandese, guidata da Bertie Ahern.

Dopo numerosi incontri bilaterali, nel marzo del 2004 un appello del Parlamento europeo faceva seguito a quello dell'ex presidente della Convenzione Giscard d'Estaing nel chiedere la ripresa dei negoziati, poiché la ratifica della Costituzione rimaneva di prioritaria importanza. Le nuove sessioni della Conferenza intergovernativa, tra l'aprile e il giugno del 2004, si sono concluse nel Consiglio europeo di Bruxelles del 17 e 18 giugno 2004: il problema della maggioranza qualificata veniva risolto e si giungeva definitivamente a un accordo sul testo.

Il 29 ottobre 2004 si svolse a Roma la cerimonia (trasmessa in eurovisione) della firma del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. Hanno firmato la Costituzione i capi di Stato o di governo dei 25 paesi dell'Unione europea e i loro ministri degli esteri. Bulgaria, Romania e Turchia, in qualità di paesi candidati, hanno firmato solo l'Atto finale, mentre la Croazia ha partecipato come osservatore. La firma della Costituzione è avvenuta nella Sala degli Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori (in Campidoglio), la stessa sala storica in cui il 25 marzo 1957 i sei paesi fondatori firmarono i trattati che istituivano la CEE e l'Euratom (Trattati di Roma).

È iniziato quindi il lungo processo di ratifica del testo costituzionale da parte dei 25 paesi dell'Unione europea (oggi 27), ratifica che avviene o per via parlamentare, come nel caso italiano, o tramite referendum popolari. In quest'ultimo caso, hanno risposto favorevolmente alle urne i cittadini di Spagna (20 febbraio 2005) e Lussemburgo (10 luglio 2005), mentre i cittadini di Francia (29 maggio 2005) e Paesi Bassi (1º giugno 2005) hanno risposto negativamente. Quest'ultimo risultato ha praticamente congelato l'iter di ratifica che si sarebbe concluso entro la fine del 2006: alcuni paesi (tra cui Danimarca e Regno Unito) non hanno mai fissato date per eventuali referendum (poi c'è stata anche la Brexit). Del resto, non si sa quale risposta dare ai no di Francia e Paesi Bassi, e ad eventuali possibili no di altri paesi. Nel summit europeo del 15 e 16 giugno 2006, i capi di Stato e di governo dei paesi membri si posero l'obiettivo di risolvere la questione entro il 2008 o comunque prima delle elezioni europee del 2009. Le possibili soluzioni individuate sono state: l'apertura di una nuova "mini Conferenza intergovernativa" per una parziale riscrittura della Carta costituzionale, la "riduzione" della Carta attuale ai principi fondamentali rinominandola "Trattato fondamentale", piccoli aggiustamenti alla Carta esistente, come l'inserimento di un "protocollo sociale". Alla fine ha prevalso l'idea del "testo ridimensionato" e si convenne di approvare il Trattato di riforma.

Il "periodo di riflessione" dei leader europei dopo il no di Francia e Paesi Bassi si è protratto per circa 2 anni. Sostanzialmente le ipotesi al vaglio erano tre:
  • · Procedere con l'iter di ratifica da parte degli Stati rimanenti e, qualora emergesse solo una minoranza contraria, indire nuovi referendum nei paesi che hanno bocciato il trattato. L'idea è stata chiaramente respinta da Francia e Paesi Bassi.
  • · Aprire la strada a cooperazioni rafforzate: la Costituzione sarebbe entrata in vigore solo negli Stati favorevoli. Teoricamente possibile, l'ipotesi è stata scartata per non lasciare fuori due dei paesi fondatori della comunità europea.
  • · Redigere un nuovo Trattato semplificato, privo di connotati costituzionali e da approvare solo per via parlamentare.
L'ultima soluzione ha infine prevalso. Con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell'Europa unita, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Romano Prodi esprimevano la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi al fine di consentire l'entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo. Si è così svolto, sotto la presidenza tedesca dell'Unione, il vertice di Bruxelles dal 21 al 23 giugno 2007 nel quale si è arrivati ad un accordo sul nuovo "Trattato di riforma". L'accordo pose fine a 2 anni e mezzo di aspirazioni irrealizzate per arrivare al Trattato di Lisbona firmato dai capi di Stato e di Governo il 13 dicembre 2007, a Lisbona, ed è entrato in vigore il 1º dicembre 2009, dopo l'approvazione dell'Irlanda avvenuta mediante il referendum costituzionale del 2009.

Quasi tutte le innovazioni della Costituzione sopravvivono anche nel nuovo Trattato (che anzi ne asciuga molte ridondanze). Il "think tank" euroscettico “Open Europe” si è spinto fino all'analisi dettagliata, notando che il nuovo Trattato è al 96% identico alla Costituzione europea.

Rimane però l'eliminazione di qualsiasi riferimento costituzionale (simboli, nomenclatura, struttura del testo), ovvero la rinuncia all'obiettivo ideale che rappresenta un ridimensionamento del nuovo Trattato, che nell'ottica federalista resta appieno uno strumento pattizio e non un atto fondativo di una nuova entità sovranazionale.

Lo scopo della Costituzione europea, oltre a quello di sostituire i diversi trattati esistenti che al momento costituivano la base giuridica dell'Unione europea, era principalmente quello di dare all'UE un assetto politico chiaro riguardo alle sue istituzioni, alle sue competenze, alle modalità decisionali, alla politica estera.

A dispetto del nome, non si trattava di una vera Costituzione che sancisse la nascita di una sovranità (come la costituzione federale delle Repubbliche degli Stati Uniti d'America), bensì di una sorta di Testo unico, in cui venivano solo recepiti e riordinati testi giuridici preesistenti, con poche vere innovazioni e senza alcun trasferimento di sovranità. La Costituzione europea si componeva di un preambolo, di quattro parti (per un totale di 448 articoli), di 36 protocolli, due allegati, un Atto finale:
  • · il preambolo enuncia i principi e gli obiettivi ideali dell'Unione;
  • · la prima parte enuncia la sua natura, le sue istituzioni, i suoi principi e i suoi simboli;
  • · la seconda parte integra la precedente Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
  • · la terza parte enuncia le disposizioni che regolano il funzionamento pratico dell'Unione nei vari settori;
  • · i protocolli spiegano alcune particolari regole di funzionamento;
  • · la quarta parte indica le disposizioni generali e finali dell'Unione Europea;
  • · i due allegati sono delle postille;
  • · l'Atto finale sintetizza la Costituzione e funge da conclusione.
Rispetto ai precedenti trattati la Costituzione introduceva un certo numero di novità. Tali novità vorrebbero semplificare il processo decisionale e conferire all'Unione e alle sue istituzioni maggiori poteri per operare. Le principali sono le seguenti:
  • · Viene superata la struttura in tre pilastri e creata un'organizzazione unica che racchiude le precedenti Comunità europee e l'Unione europea;
  • · Viene sancita la personalità giuridica dell'Unione europea (finora riconosciuta solo alle Comunità europee);
  • · Il Parlamento europeo ora elegge il presidente della Commissione europea; può avere un massimo di 750 seggi con un minimo di 6 ed un massimo di 96 per Stato (la Convenzione aveva proposto un minimo di 4 senza soglia massima);
  • · Viene abolita la presidenza a rotazione del Consiglio dell'Unione europea: si instaura un presidente stabile, eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio stesso con un mandato di due anni e mezzo rinnovabile una sola volta; esso ha gli stessi compiti del presidente di turno attuale e rappresenta l'Unione europea (un po' come il nostro presidente della Repubblica);
  • · Ora il Consiglio europeo e il Consiglio dei ministri dell'Unione non adottano più le scelte con la precedente ponderazione dei voti stabilita dal Trattato di Nizza, ma con la formula della maggioranza qualificata: una risoluzione o una legge è approvata con il voto favorevole del 55% degli Stati membri (minimo di 15) che rappresentino il 65% della popolazione europea; la minoranza di blocco deve comprendere almeno quattro Stati. Anche se questa nuova formulazione viene presentata come un'innovazione decisiva, in realtà la "Costituzione" si limita a prendere atto del permanere di questi "organismi" intergovernativi, che non sono altro che una conferenza internazionale semipermanente;
  • · Viene introdotta la figura del Ministro degli Affari esteri dell'Unione: esso riassume in sé e dunque elimina le precedenti figure dell'Alto Segretario per la Politica Estera e di Sicurezza Comune (allora Javier Solana) e del commissario alle relazioni esterne; guida la politica estera dell'Unione, è vicepresidente della commissione, presiede il Consiglio Affari esteri, è eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo con l'accordo del Presidente di commissione;
  • · La Commissione europea resterà fino al 2014 composta da un componente per Stato membro (dunque 27 membri dopo il 2007), in seguito sarà composta da un numero di membri pari ai 2/3 degli Stati membri e funzionerà a rotazione;
  • · Vengono formalmente enunciati i campi in cui l'Unione dispone di competenza esclusiva, quelli di competenza concorrente con i singoli Stati membri e quelli in cui ha solo competenza per azioni di sostegno;
  • · Viene accresciuta la possibilità di ricorrere al sistema delle cooperazioni rafforzate, che permette agli Stati che ne fanno richiesta (minimo un terzo degli Stati membri) di superare la contrarietà di altri Paesi membri dissenzienti ed avviare tra loro cooperazioni più forti in diversi campi;
  • · In materia di difesa, i compiti di Petersberg sono ampliati; ciò vuol dire che gli eserciti europei possono ora intervenire in casi di missioni di disarmo, stabilizzazione al termine dei conflitti, lotta al terrorismo. E' istituita un'Agenzia europea degli armamenti;
  • · Le decisioni all'unanimità, che un tempo bloccavano il processo decisionale dell'Unione, restano ora solo per la politica estera e di difesa comune e per la fiscalità (cioè proprio per gli ambiti in cui più forte si sente l'esigenza di una voce comune dell'Europa); sono superate (a favore di decisioni assunte con maggioranza qualificata) riguardo al settore della giustizia;
  • · Cittadini dell'Unione in numero di almeno un milione appartenenti a più Stati membri possono ora invitare formalmente la Commissione a legiferare su un tema da loro ritenuto importante; questa è una delle opzioni più democratiche attuate dalla Costituzione. Questo strumento si affianca al già esistente diritto di petizione (previsto dall'art. 194 TCE) attraverso il quale i cittadini europei possono formulare proposte di legge al Parlamento il quale (se ritiene la proposta interessante) ne informa la Commissione;
  • · I parlamenti nazionali assumono il potere di verificare la corretta applicazione da parte delle Istituzioni comunitarie del principio di sussidiarietà, divenendo ora detentori di un "meccanismo di allerta precoce" che blocca l'iter decisionale dell'Unione qualora questa scavalchi ingiustificatamente le competenze interne dei singoli Stati;
  • · Nei casi di revisione futura della Costituzione, verrà indetta una nuova Convenzione con l'incarico di modificare il testo.
  • Tutte queste novità aumentano, a detta degli estensori, la democraticità, la trasparenza e i poteri dell'Unione europea.
La Costituzione europea definisce inoltre esplicitamente la distribuzione delle competenze tra gli Stati membri e l'Unione europea in 3 categorie.
Le forti critiche al testo costituzionale espresse dalle più disparate correnti politiche si basano su opinioni spesso diametralmente opposte.
Fondamentalmente le controversie nascono dalla volontà di creare un documento debole, cioè non indirizzato chiaramente che dovrebbe essere un massimo comune divisore fra le varie visioni di Stato delle nazioni europee. In buona parte le critiche e le resistenze verso la Costituzione vengono da parte dell'opinione pubblica meno interessata alla politica, i cosiddetti euroscettici, che rifiutano l'Unione europea per come è stata strutturata, vista come troppo burocratizzata e poco efficace nel risolvere gli interessi reali dei cittadini.
A queste critiche se ne sono aggiunte altre dagli ambienti religiosi riguardo all'assenza di riferimenti alle radici giudaico-cristiane della coscienza europea: molti sono stati i richiami fatti da papi, rabbini e capi spirituali protestanti. Gli stati che valorizzano la laicità dello stato, per prima la Francia, si sono opposti duramente ad un esplicito riferimento religioso nella Costituzione, mentre stati a maggioranza cattolica e ortodossa (tra cui l'Italia, la Polonia e la Grecia) hanno spinto verso un inserimento di questi riferimenti nel testo.
Non va dimenticata, poi, la posizione severamente critica da parte di istanze non sospettabili di scarso spirito europeista o di sciovinismo nazionalista, come gran parte dei Federalisti Europei, i quali hanno ripetutamente bollato come un inganno quello di chiamare Costituzione un documento che tale non è.
In Francia la vittoria del 'no' è dipesa principalmente dalla contrarietà di una larga fetta dell'opinione pubblica: sinistra radicale, fronte nazionale, ambienti cattolici e lefebvriani, no-global, e pacifisti accesi hanno criticato la presenza di principi neoliberisti nel testo, l'eccessiva importanza data ai temi economici e capitalistici, l'assenza di riferimenti al ripudio della guerra e il fatto che gli eserciti europei ora possano intervenire in più occasioni, le troppo scarse garanzie in difesa dei lavoratori, degli immigrati, del welfare state. Diverse personalità (ad esempio, il premio Nobel per l'economia, Maurice Allais) hanno criticato il Testo della Costituzione Europea e si sono schierati contro la sua ratifica.
Ragioni ben diverse quelle contestate della destra nazionalista, principalmente nei Paesi Bassi. La paura in questo caso è che la Costituzione ora disponga di poteri tali da svuotare di significato e di autorità i singoli stati, promuovendo un appiattimento delle identità nazionali in nome di un'unione indifferenziata.
Nella formulazione dei nuovi trattati ritroviamo ora (art. 4 del TUE) le previsioni sull'eguaglianza degli Stati di fronte ai trattati e sul rispetto delle identità nazionali (tanto politiche che costituzionali) e quelle sulla mutua assistenza e sulla «leale cooperazione» fra l'Unione e gli Stati membri. Nei nuovi trattati viene superata quella previsione del (non ratificato) Trattato costituzionale, nella quale si stabiliva che «La Costituzione e il diritto adottato dalle istituzioni dell'Unione nell'esercizio delle competenze a questa attribuite prevalgono sul diritto degli Stati membri». Nella Dichiarazione n. 17 annessa al Trattato di Lisbona, relativa al primato, viene ora sottolineato che, per giurisprudenza costante della Corte di Giustizia dell'Unione europea, i trattati e il diritto adottato dall'Unione sulla loro base prevalgano sul diritto degli Stati membri alle condizioni stabilite dalla summenzionata giurisprudenza. Come si può osservare, si tratta di una Dichiarazione che richiama e conferma un orientamento pacifico in dottrina quanto al diritto primario e a quello derivato dell'Unione, lasciando aperte le sole questioni poste dalla giurisprudenza in materia di contro limiti circa la discussa prevalenza generalizzata del diritto dell'Unione sugli stessi principi e i diritti fondamentali nazionali.
Con questa fondamentale eccezione dei ‘controlimiti' nazionali (affermata soprattutto dalla Corte costituzionale federale tedesca), la disciplina al livello europeo dei diritti fondamentali (e con essa l'essenziale apporto assicurato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea) si configura come un «sistema costituzionale a più livelli»: il disegno di un multilevel constitutionalism, contenuto nel progetto di Costituzione europea, risulta perciò sopravvissuto alla sua mancata ratifica ed anzi, in certa misura, confermato dall'ingresso nei Trattati UE, grazie al Trattato di Lisbona, dell'art. 53 della Carta dei diritti.
La natura pretoria di questo seguito, che si affida principalmente alla giurisdizione costituzionale nazionale ed europea, era stata già divisata nel diverso sistema della CEDU (Corte europea dei diritti dell'uomo), dove è nata la definizione stessa di "ordine pubblico europeo”.
I progressi sulla via per la costruzione degli Stati Uniti d'Europa sono lenti e controversi. Dopo la costruzione dell'Unità monetaria, la realizzazione dell'unità politica dell'Europa stenta a decollare somigliando sempre più ad un'anatra zoppa. Manca la volontà dei Paesi aderenti di rinunciare alla propria sovranità nazionale.
Non si è mai affrontato seriamente il problema di fa convivere assieme nella stessa entità sovranazionale (federazione o confederazione di Stati), repubbliche e monarchie. Sarebbe la prima volta nella storia dell'umanità che sorga un'unione politica fatta di repubbliche e monarchie, ma tutte a vocazione di stato democratico.
Oggi, i nazionalismi che stanno riemergendo in Europa sono diventati la terza forza politica del Parlamento europeo e rappresentano un preoccupante ostacolo per il futuro degli Stati Uniti d'Europa.
La riconferma di Ursula von der Leyen, in difficile momento storico, è espressione della volontà di proseguire il percorso di unificazione europea, ma non bisogna dimenticare i principi di solidarietà, di uguaglianza, di giustizia e libertà a cui si ispirarono i padri fondatori.






Fonte: di Salvatore Rondello
Link
[]
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
Periodico socialista fondato 1897.
[]
IL PONTE RIVISTA
Rivista di politica economica e cultura
fondata da Calamandrei
[]
BIBLION EDITORE
Biblion Edizioni, storica casa editrice.
[]
CRITICA LIBERALE - NON MOLLARE
"NON MOLLARE"
Quindicinale on line di Critica Liberale,
la voce del liberalismo progressista in Italia.





Nuova Serie
"La Rivoluzione Democratica"
1, MARZO 2017
Associazione Alleanza Giellista
[]

Realizzazione siti web www.sitoper.it
invia a un amico
icona per chiudere
Attenzione!
Non puoi effettuare più di 10 invii al giorno.
Privacy Policy per www.rivoluzionedemocratica.it
Il sito web www.rivoluzionedemocratica.it raccoglie alcuni dati personali degli utenti che navigano sul sito web.

In accordo con l'impegno e l'attenzione che poniamo ai dati personali e in accordo agli artt. 13 e 14 del EU GDPR, www.rivoluzionedemocratica.it fornisce informazioni su modalità, finalità, ambito di comunicazione e diffusione dei dati personali e diritti degli utenti.

Titolare del trattamento dei dati personali
La Rivoluzione Democratica
Via Circondaria, 56
55045 - Firenze Italia


Email: info @rivoluzionedemocratica.it
Telefono: 3934324237

Tipi di dati acquisiti
www.rivoluzionedemocratica.it raccoglie dati degli utenti direttamente o tramite terze parti. Le tipologie di dati raccolti sono: dati tecnici di navigazione, dati di utilizzo, email, nome, cognome, numero di telefono, provincia, nazione, cap, città, indirizzo, ragione sociale, stato, cookie e altre varie tipologie di dati. Maggiori dettagli sui dati raccolti vengono forniti nelle sezioni successive di questa stessa informativa.
I dati personali sono forniti deliberatamente dall'utente tramite la compilazione di form, oppure, nel caso di dati di utilizzo, come ad esempio i dati relativi alle statistiche di navigazione, sono raccolti automaticamente navigando sulle pagine di www.rivoluzionedemocratica.it.

I dati richiesti dai form sono divisi tra obbligatori e facoltativi; su ciascun form saranno indicate distintamente le due tipologie. Nel caso in cui l'utente preferisca non comunicare dati obbligatori, www.rivoluzionedemocratica.it si riserva il diritto di non fornire il servizio. Nel caso in cui l'utente preferisca non comunicare dati facoltativi, il servizio sarà fornito ugualmente da www.rivoluzionedemocratica.it .

www.rivoluzionedemocratica.it utilizza strumenti di statistica per il tracciamento della navigazione degli utenti, l'analisi avviene tramite log. Non utilizza direttamente cookie ma può utilizzare cookie includendo servizi di terzi.

Ciascun utilizzo di cookie viene dettagliato nella Cookie Policy (https://www.rivoluzionedemocratica.it/Informativa-sui-cookies.htm) e successivamente in questa stessa informativa.
L'utente che comunichi, pubblichi, diffonda, condivida o ottenga dati personali di terzi tramite www.rivoluzionedemocratica.it si assume la completa responsabilità degli stessi. L'utente libera il titolare del sito web da qualsiasi responsabilità diretta e verso terzi, garantendo di avere il diritto alla comunicazione, pubblicazione, diffusione degli stessi. www.rivoluzionedemocratica.it non fornisce servizi a minori di 18 anni. In caso di richieste effettuate per minori deve essere il genitore, o chi detiene la patria potestà, a compilare le richieste dati.

Modalità, luoghi e tempi del trattamento dei dati acquisiti
Modalità di trattamento dei dati acquisiti
Il titolare ha progettato un sistema informatico opportuno a garantire misure di sicurezza ritenute adatte ad impedire l'accesso, la divulgazione, la modifica o la cancellazione non autorizzata di dati personali. Lo stesso sistema effettua copie giornaliere, ritenute sufficientemente adeguate in base alla importanza dei dati contenuti.

L'utente ha diritto a ottenere informazioni in merito alle misure di sicurezza adottate dal titolare per proteggere i dati.

Accessi ai dati oltre al titolare
Hanno accesso ai dati personali raccolti da www.rivoluzionedemocratica.it il personale interno (quale ad esempio amministrativo, commerciale, marketing, legale, amministratori di sistema) e/o soggetti esterni (quali ad esempio fornitori di servizi informatici terzi, webfarm, agenzie di comunicazione, fornitori di servizi complementari). Se necessario tali strutture sono nominate dal titolare responsabili del trattamento.

L'utente può richiedere in qualsiasi momento al titolare del trattamento, l'elenco aggiornato dei responsabili del trattamento.

Comunicazione di eventuali accessi indesiderati al Garante della Privacy
Il suddetto sistema informatico è monitorato e controllato giornalmente da tecnici e sistemisti. Ciò non toglie che, anche se ritenuta possibilità remota, ci possa essere un accesso indesiderato. Nel caso in cui questo si verifichi il titolare si impegna, come da GDPR ad effettuarne comunicazione al Garante della Privacy entro i termini previsti dalla legge.

Luoghi di mantenimento dei dati acquisiti
I dati personali sono mantenuti e trattati nelle sedi operative e amministrative del titolare, nonché nelle webfarm dove risiedono i server che ospitano il sito web www.rivoluzionedemocratica.it, o sui server che ne effettuano le copie di sicurezza. I dati personali dell'utente possono risiedere in Italia, Germania e Olanda, comunque in nazioni della Comunità Europea. I dati personali dell'utente non vengono mai portati o copiati fuori dal territorio europeo.

Tempi di mantenimento dei dati acquisiti
Nel caso di dati acquisiti per fornire un servizio all'utente, (sia per un servizio acquistato che in prova) i dati vengono conservati per 24 mesi successivi al completamento del servizio. Oppure fino a quando non ne venga revocato il consenso.

Nel caso in cui il titolare fosse obbligato a conservare i dati personali in ottemperanza di un obbligo di legge o per ordine di autorità, il titolare può conservare i dati per un tempo maggiore, necessario agli obblighi.

Al termine del periodo di conservazione i dati personali saranno cancellati. Dopo il termine, non sarà più possibile accedere ai propri dati, richiederne la cancellazione e la portabilità.

Base giuridica del trattamento dei dati acquisiti
Il titolare acquisisce dati personali degli utenti nei casi sotto descritti.
Il trattamento si rende necessario:
- se l'utente ha deliberatamente accettato il trattamento per una o più finalità;
- per fornire un preventivo all'utente;
- per fornire un contratto all'utente;
- per fornire un servizio all'utente;
- perché il titolare possa adempiere ad un obbligo di legge;
- perché il titolare possa adempiere ad un compito di interesse pubblico;
- perché il titolare possa adempiere ad un esercizio di pubblici poteri;
- perché il titolare o terzi possano perseguire i propri legittimi interessi.

L'utente può richiedere in qualsiasi momento al titolare del trattamento, chiarimenti sulla base giuridica di ciascun trattamento.

Finalità del trattamento dei dati acquisiti
I dati dell'utente sono raccolti dal titolare per le seguenti finalità:

- richiesta informazione da parte dell'utente
- richiesta informazione per servizi
- invio di aggiornamenti
- invio informazioni generiche
- richiesta di contatto da parte dei clienti, per ricevere informazioni

Eventualmente i dati possono essere trattati anche per:
contattare l'utente, statistiche, analisi dei comportamenti degli utenti e registrazione sessioni, visualizzazione contenuti e interazione di applicazioni esterne, protezione dallo spam, gestione dei pagamenti, interazione con social network, pubblicità.

L'utente può richiedere in qualsiasi momento al titolare del trattamento, chiarimenti sulle finalità di ciascun trattamento.

Dettagli specifici sull'acquisizione e uso dei dati personali
Per contattare l'utente
Moduli di contatto
L'utente può compilare il/i moduli di contatto/richiesta informazioni, inserendo i propri dati e acconsentendo al loro uso per rispondere alle richieste di natura indicata nella intestazione del modulo.
Dati personali che potrebbero essere raccolti: CAP, città, cognome, email, indirizzo, nazione, nome, numero di telefono, provincia, ragione sociale.

Per interazione con applicazioni esterne (anche social network)
www.rivoluzionedemocratica.it include nelle sue pagine plugin e/o pulsanti per interagire con i social network e/o applicazioni esterne.
Per quanto riguarda i social network, anche se l'utente non utilizza il servizio presente sulla pagina web, è possibile che il servizio acquisisca dati di traffico.

I dati acquisiti e l'utilizzo degli stessi da parte di servizi terzi sono regolamentati dalle rispettive Privacy Policy alle quali si prega di fare riferimento.

Facebook: Pulsante "Mi piace" e widget sociali
Fornitore del servizio: Meta Platforms Ireland Limited.
Finalità del servizio: interazione con il social network Facebook
Dati personali raccolti: cookie, dati di utilizzo
Luogo del trattamento: Stati Uniti e in altri Paesi
Privacy Policy (https://www.facebook.com/privacy/policy)

Twitter: Pulsante "Tweet" e widget sociali
Fornitore del servizio: Twitter, Inc.
Finalità del servizio: interazione con il social network Twitter
Dati personali raccolti: cookie, dati di utilizzo
Luogo del trattamento: Stati Uniti
Privacy Policy (https://twitter.com/privacy)
Cookie utilizzati (https://help.twitter.com/it/rules-and-policies/twitter-cookies)
Aderente al Privacy Shield

Whatsapp: Pulsante Whatsapp e widget sociali di Whatsapp
Fornitore del servizio: se l'utente risiede nella Regione Europea, WhatsApp Ireland Limited, se l'utente risiede al di fuori della Regione Europea, i Servizi vengono forniti da WhatsApp LLC.
Finalità del servizio: servizi di interazione con Whatsapp.
Dati personali raccolti: cookie, dati di utilizzo
Luogo del trattamento: Irlanda, le informazioni potrebbero essere trasferite o trasmesse o archiviate e trattate negli Stati Uniti o in altri Paesi terzi al di fuori di quello in cui l'utente risiede.
Privacy Policy (https://www.whatsapp.com/legal/privacy-policy-eea)
Aderente al Privacy Shield

Per statistiche
Questi servizi sono utilizzati dal titolare del trattamento per analizzare il traffico effettuato dagli utenti sul sito web www.rivoluzionedemocratica.it.

I dati acquisiti e l'utilizzo degli stessi da parte di servizi terzi sono regolamentati dalle rispettive Privacy Policy alle quali si prega di fare riferimento.

Per visualizzare contenuti da siti web esterni
Questi servizi sono utilizzati per visualizzare sulle pagine del sito web contenuti esterni al sito web, con possibilità di interazione.
Anche se l'utente non utilizza il servizio presente sulla pagina web, è possibile che il servizio acquisisca dati di traffico.

I dati acquisiti e l'utilizzo degli stessi da parte di servizi terzi sono regolamentati dalle rispettive Privacy Policy alle quali si prega di fare riferimento.

Diritti dell'interessato
L'utente possiede tutti i diritti previsti dall'art. 12 del EU GDPR, il diritto di controllare, modificare e integrare (rettificare), cancellare i propri dati personali accedendo alla propria area riservata. Una volta cancellati tutti i dati, viene chiuso l'account di accesso all'area riservata.

Nello specifico ha il diritto di:
- sapere se il titolare detiene dati personali relativi all'utente (art. 15 Diritto all'accesso);
- modificare o integrare (rettificare) i dati personali inesatti o incompleti (Art. 16 Diritto di rettifica);
- richiedere la cancellazione di uno o parte dei dati personali mantenuti se sussiste uno dei motivi previsti dal GDPR (Diritto alla Cancellazione, 17);
- limitare il trattamento solo a parte dei dati personali, o revocarne completamente il consenso al trattamento, se sussiste uno dei motivi previsti dal Regolamento (Art. 18 Diritto alla limitazione del trattamento);
- ricevere copia di tutti i dati personali in possesso del titolare, in formato di uso comune organizzato, e leggibili anche da dispositivo automatico (Art. 20, Diritto alla Portabilità);
- opporsi in tutto o in parte al trattamento dei dati per finalità di marketing, ad esempio opporsi e ricevere offerte pubblicitarie (art. 21 Diritto di opposizione). Si fa presente agli utenti che possono opporsi al trattamento dei dati utilizzati per scopo pubblicitario, senza fornire alcuna motivazione;
- opporsi al trattamento dei dati in modalità automatica o meno per finalità di profilazione (c.d. Consenso).

Come un utente può esercitare i propri diritti
L'utente può esercitare i propri diritti sopra esposti comunicandone richiesta al titolare del trattamento La Rivoluzione Democratica ai seguenti recapiti: info@rivoluzionedemocratica.it; tel. 3312300680.

La richiesta di esercitare un proprio diritto non ha nessun costo. Il titolare si impegna ad evadere le richieste nel minor tempo possibile, e comunque entro un mese.

L'utente ha il diritto di proporre reclamo all'Autorità Garante per la Protezione dei dati Personali. Recapiti: garante@gpdp.it, http://www.gpdp.it (http://www.gpdp.it).

Cookie Policy
Informazioni aggiuntive sul trattamento dei dati
Difesa in giudizio
Nel caso di ricorso al tribunale per abuso da parte dell'utente nell'utilizzo di www.rivoluzionedemocratica.it o dei servizi a esso collegati, il titolare ha la facoltà di rivelare i dati personali dell'utente. È inoltre obbligato a fornire i suddetti dati su richiesta delle autorità pubbliche.

Richiesta di informative specifiche
L'utente ha diritto di richiedere a www.rivoluzionedemocratica.it informative specifiche sui servizi presenti sul sito web e/o la raccolta e l'utilizzo dei dati personali.

Raccolta dati per log di sistema e manutenzione
www.rivoluzionedemocratica.it e/o i servizi di terze parti (se presenti) possono raccogliere i dati personali dell'utente, come ad esempio l'indirizzo IP, sotto forma di log di sistema. La raccolta di questi dati è legata al funzionamento e alla manutenzione del sito web.

Informazioni non contenute in questa policy
L'utente ha diritto di richiedere in ogni momento al titolare del trattamento dei dati le informazioni aggiuntive non presenti in questa Policy riguardanti il trattamento dei dati personali. Il titolare potrà essere contattato tramite gli estremi di contatto.

Supporto per le richieste "Do Not Track"
Le richieste  "Do Not Track" non sono supportate da www.rivoluzionedemocratica.it.
L'utente è invitato a consultare le Privacy Policy dei servizi terzi sopra elencati per scoprire quali supportano questo tipo di richieste.

Modifiche a questa Privacy Policy
Il titolare ha il diritto di modificare questo documento avvisando gli utenti su questa stessa pagina oppure, se previsto, tramite i contatti di cui è in possesso. L'utente è quindi invitato a consultare periodicamente questa pagina. Per conferma sull'effettiva modifica consultare la data di ultima modifica indicata in fondo alla pagina.
Il titolare si occuperà di raccogliere nuovamente il consenso degli utenti nel caso in cui le modifiche a questo documento riguardino trattamenti di dati per i quali è necessario il consenso.

Definizioni e riferimenti legali
Dati personali (o dati, o dati dell'utente)
Sono dati personali le informazioni che identificano o rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica e che possono fornire informazioni sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica, ecc.

Fonte: sito web del Garante della Privacy (http://www.garanteprivacy.it).

Dati di utilizzo
Sono dati di utilizzo le informazioni che vengono raccolte in automatico durante la navigazione di www.rivoluzionedemocratica.it, sia da sito web stesso che dalle applicazioni di terzi incluse nel sito. Sono esempi di dati di utilizzo l'indirizzo IP e i dettagli del dispositivo e del browser (compresi la localizzazione geografica) che l'utente utilizza per navigare sul sito, le pagine visualizzate e la durata della permanenza dell'utente sulle singole pagine.

Utente
Il soggetto che fa uso del sito web www.rivoluzionedemocratica.it.
Coincide con l'interessato, salvo dove diversamente specificato.

Interessato
Interessato è la persona fisica al quale si riferiscono i dati personali. Quindi, se un trattamento riguarda, ad esempio, l'indirizzo, il codice fiscale, ecc. di Mario Rossi, questa persona è l'interessato (articolo 4, paragrafo 1, punto 1), del Regolamento UE 2016/679 (http://www.garanteprivacy.it/regolamentoue).

Fonte: sito web del Garante della Privacy (http://www.garanteprivacy.it).

Responsabile del trattamento (o responsabile)
Responsabile è la persona fisica o giuridica al quale il titolare affida, anche all'esterno della sua struttura organizzativa, specifici e definiti compiti di gestione e controllo per suo conto del trattamento dei dati (articolo 4, paragrafo 1, punto 8), del Regolamento UE 2016/679 (http://www.garanteprivacy.it/regolamentoue). Il Regolamento medesimo ha introdotto la possibilità che un responsabile possa, a sua volta e secondo determinate condizioni, designare un altro soggetto c.d. "sub-responsabile" (articolo 28, paragrafo 2).

Fonte: sito web del Garante della Privacy (http://www.garanteprivacy.it).

Titolare del trattamento (o titolare)
Titolare è la persona fisica, l'autorità pubblica, l'impresa, l'ente pubblico o privato, l'associazione, ecc., che adotta le decisioni sugli scopi e sulle modalità del trattamento (articolo 4, paragrafo 1, punto 7), del Regolamento UE 2016/679 (http://www.garanteprivacy.it/regolamentoue).

Fonte: sito web del Garante della Privacy (http://www.garanteprivacy.it).

www.rivoluzionedemocratica.it (o sito web)  
Il sito web mediante il quale sono raccolti e trattati i dati personali degli utenti.

Servizio
Il servizio offerto dal sito web www.rivoluzionedemocratica.it come indicato nei relativi termini.

Comunità Europea (o UE)
Ogni riferimento relativo alla Comunità Europea si estende a tutti gli attuali stati membri dell'Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo, salvo dove diversamente specificato.

Cookie
Dati conservati all'interno del dispositivo dell'utente.

Riferimenti legali
La presente informativa è redatta sulla base di molteplici ordinamenti legislativi, inclusi gli artt. 13 e 14 del Regolamento (UE) 2016/679. Questa informativa riguarda esclusivamente www.rivoluzionedemocratica.it, dove non diversamente specificato.

Informativa privacy aggiornata il 07/10/2022 12:44
torna indietro leggi Privacy Policy per www.rivoluzionedemocratica.it
 obbligatorio
generic image refresh

cookie