DEMOCRAZIA E NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONE di Loredana Nuzzolese
23-09-2024 - AGORA'
A lungo si è sostenuto che la progressiva espansione delle democrazie nel corso del XX secolo abbia prodotto come naturale conseguenza il giudicarle, nella vita pubblica e politica, come una forma di governo oramai acquisita, facendo sì che i cittadini e i rappresentanti politici orientassero il loro sguardo verso altri interessi. Ciò appare confermato da uno degli indicatori principali di tale tendenza, ovvero la bassa partecipazione al voto dei cittadini americani per i quali la sostanziale tenuta democratica relativizza in un certo qual modo la pregnanza del voto spingendo ad una minore partecipazione.
Tuttavia, anche a causa della interconnessione conseguente alla globalizzazione e delle tensioni geopolitiche che hanno e stanno modificando l'ordine globale, recentemente si è fatta strada la preoccupazione di come la democrazia possa non essere una forma irreversibile di governo e di conciliazione degli interessi collettivi. A riguardo, il “Rapporto sullo stato globale della democrazia” (2024) mostra come fiducia e partecipazione alla vita democratica siano in costante diminuzione, anche nel continente Europeo. Paesi come Spagna, Portogallo, Grecia e Bulgaria, sono ancora democrazie sane e funzionanti ma si assiste a certe incrinature del sistema, determinate dalla pressione esercitata dai partiti politici sulla democrazia e dalla crescente polarizzazione, che a sua volta aumenta la disaffezione dei cittadini. Si aggiungono poi pressioni esterne, di potenze autoritarie, che cercano di sfruttare le debolezze del sistema attraverso la disinformazione, attacchi informatici per incrementare il diffuso malcontento e sfiducia verso le istituzioni democratiche.
l Rapporto 2024 di Freedom in the World, inoltre, mostra per il diciottesimo anno consecutivo un ulteriore declino e deterioramento della libertà globale, con un progressivo assottigliamento di quelli che vengono qualificati come “Free countries”. Conflitti armati e varie forme di manipolazioni elettorali (attuate prima, durante o successivamente al voto) hanno contribuito a limitare (in alcuni casi negare) i diritti e le libertà. Ad oggi il 20% della popolazione mondiale risiede in “free countries”, il 42% in “partly free” e il restante 38% in nazioni non libere.
Questo scenario ha portato gli studiosi a focalizzarsi nelle loro ricerche sulla qualità della democrazia, sulla rappresentazione sociale e mediatica che viene offerta all'opinione pubblica.
La minore partecipazione dei cittadini viene ricondotta a due motivazioni differenti e per certi aspetti contrastanti, fra loro. Da un lato la persistente tenuta dei sistemi democratici rende meno urgente l'impegno per la difesa delle libertà e diritti e fondamentali; dall'altro il verificarsi di una sorta di “disallineamento politico” per il quale la partecipazione alla vita politica non necessariamente oggi è legata ai partiti politici. I media, n questo contesto, assumono un ruolo maggiore nel mobilitare e modellare una “mobilitazione cognitiva”: una forma di protesta o proposta politica che unisce l'impegno sociale con quello politico, attraverso l'azione di movimenti che partono dalla società civile e diventano nuovi vettori della partecipazione. Grazie alla comunicazione digitale, la sua immediatezza e la sua semplicità di linguaggio, aumenta il numero di quanti sono esposti a informazioni sulla vita politica e sul bene pubblico. Si sviluppano così nuove forme di partecipazione, anche fluide, in cui si verifica non una fuga dalla politica ma ad un incremento dell'interesse per la vita democratica esercitato tramite la vigilanza, il controllo ed il monitoraggio delle azioni delle istituzioni politiche tradizionali, al quale, però, si contrappone, in forme diverse, una insoddisfazione della offerta politica e delle risposte date.
Tuttavia, anche a causa della interconnessione conseguente alla globalizzazione e delle tensioni geopolitiche che hanno e stanno modificando l'ordine globale, recentemente si è fatta strada la preoccupazione di come la democrazia possa non essere una forma irreversibile di governo e di conciliazione degli interessi collettivi. A riguardo, il “Rapporto sullo stato globale della democrazia” (2024) mostra come fiducia e partecipazione alla vita democratica siano in costante diminuzione, anche nel continente Europeo. Paesi come Spagna, Portogallo, Grecia e Bulgaria, sono ancora democrazie sane e funzionanti ma si assiste a certe incrinature del sistema, determinate dalla pressione esercitata dai partiti politici sulla democrazia e dalla crescente polarizzazione, che a sua volta aumenta la disaffezione dei cittadini. Si aggiungono poi pressioni esterne, di potenze autoritarie, che cercano di sfruttare le debolezze del sistema attraverso la disinformazione, attacchi informatici per incrementare il diffuso malcontento e sfiducia verso le istituzioni democratiche.
l Rapporto 2024 di Freedom in the World, inoltre, mostra per il diciottesimo anno consecutivo un ulteriore declino e deterioramento della libertà globale, con un progressivo assottigliamento di quelli che vengono qualificati come “Free countries”. Conflitti armati e varie forme di manipolazioni elettorali (attuate prima, durante o successivamente al voto) hanno contribuito a limitare (in alcuni casi negare) i diritti e le libertà. Ad oggi il 20% della popolazione mondiale risiede in “free countries”, il 42% in “partly free” e il restante 38% in nazioni non libere.
Questo scenario ha portato gli studiosi a focalizzarsi nelle loro ricerche sulla qualità della democrazia, sulla rappresentazione sociale e mediatica che viene offerta all'opinione pubblica.
La minore partecipazione dei cittadini viene ricondotta a due motivazioni differenti e per certi aspetti contrastanti, fra loro. Da un lato la persistente tenuta dei sistemi democratici rende meno urgente l'impegno per la difesa delle libertà e diritti e fondamentali; dall'altro il verificarsi di una sorta di “disallineamento politico” per il quale la partecipazione alla vita politica non necessariamente oggi è legata ai partiti politici. I media, n questo contesto, assumono un ruolo maggiore nel mobilitare e modellare una “mobilitazione cognitiva”: una forma di protesta o proposta politica che unisce l'impegno sociale con quello politico, attraverso l'azione di movimenti che partono dalla società civile e diventano nuovi vettori della partecipazione. Grazie alla comunicazione digitale, la sua immediatezza e la sua semplicità di linguaggio, aumenta il numero di quanti sono esposti a informazioni sulla vita politica e sul bene pubblico. Si sviluppano così nuove forme di partecipazione, anche fluide, in cui si verifica non una fuga dalla politica ma ad un incremento dell'interesse per la vita democratica esercitato tramite la vigilanza, il controllo ed il monitoraggio delle azioni delle istituzioni politiche tradizionali, al quale, però, si contrappone, in forme diverse, una insoddisfazione della offerta politica e delle risposte date.
Fonte: di Loredana Nuzzolese