"DOPO TRUMP"
25-11-2020 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Date le caratteristiche dell’attuale presidente americano – immune all’imbarazzo e alla vergogna e con scarso o nullo rispetto della legge - non sorprende il suo rifiuto di riconoscere la disfatta elettorale. Gli analisti politici definiscono il suo comportamento prevedibile ma allarmante. Allarmante è sostenere infondatamente che è in atto un complotto che abbraccia la stampa “corrotta”, l’eliminazione di voti e il partito democratico. Allarmante è andare all’attacco del pilastro della democrazia con la non accettazione della sconfitta. La caduta di un governo deve permettere un’alternanza pacifica: nelle democrazie avanzate nessun partito ha il diritto di mantenere perennemente il potere. Il consenso del perdente al trasferimento del potere è lo strumento cardine con il quale la democrazia contribuisce alla libertà. Ed è a questo principio fondamentale che Trump è andato all’attacco, cercando di vanificare il risultato elettorale. Il tentativo di Trump di negare la vittoria all’avversario è pericoloso anche perché può creare un pericoloso precedente. Per i restanti mesi in cui sarà presidente, Trump continuerà ad accentrare l’attenzione su di sé e sulla sua abilità di esercitare il potere. Il che distrarrà da un problema importante: cosa farà Joe Biden quando sarà proclamato presidente il 20 gennaio. Il vaccino anti coronavirus è ormai una realtà: primo compito della nuova amministrazione sarà quindi vaccinare il maggior numero di americani possibile. La riuscita in questa impresa costituirebbe per il presidente eletto un ottimo avvio. Dopo di che, avranno inizio i problemi. Il sistema politico americano ha una serie di centri di poteri rivali. E’ la presidenza ad accaparrare l’attenzione, ma in realtà ha tanti poteri quanti il Congresso. E un presidente senza maggioranza al Congresso può realizzare poco sul piano nazionale. Quando ostacolati dal Congresso, i presidenti hanno tentato di governare per decreto, spingendo l’esecutivo ai limiti legali. Il che rischia di scontrarsi con un terzo centro di potere, la Corte Suprema, con la sua maggioranza conservatrice: questo porterebbe alla paralisi del governo federale. Se i repubblicani mantengono la maggioranza in Senato – non dimentichiamo che il leader della maggioranza repubblicana è Mitch McConnell, zelante sostenitore di Trump, specializzato nel bocciare tutti i piani dei democratici - anche i compiti più elementari del governo, come approvare il bilancio o aumentare il tetto del debito può diventare difficile. Quanto a progetti per cambiamenti più ambiziosi, per il momento devono essere accantonati. Questo sarà rilevante soprattutto in tre aree: ambiente, assistenza sanitaria, immigrazione. Biden rientrerà negli accordi di Parigi sul clima in gennaio, ma questo non imporrà significative limitazioni alle emissioni di anidride carbonica in America. Poiché perfino sotto Trump, sostenitore delle fonti energetiche fossili, le emissioni di anidride carbonica sono diminuite grazie al passaggio dal carbone al gas nella produzione di energia elettrica e l’accresciuta capacità delle fonti di energia rinnovabili, aderire nuovamente agli accordi di Parigi non obbligherà l’America a fare nulla di diverso a breve termine. A lungo termine, essendo il Congresso diviso, Biden non sarà in grado di far approvare una legge che impegni il Paese a emissioni zero entro il 2050. Né sarà in grado di spendere in tecnologie ecologiche, altra promessa della sua campagna. Analoghe difficoltà dovrà affrontarle per quanto riguarda l’assistenza sanitaria. Il numero degli americani senza assicurazione sanitaria è aumentato durante la presidenza Trump da 26 a 29 milioni. Biden si è impegnato a ricucire la legge sull’assistenza sanitaria firmata da Barack Obama nel 2009, portando l’America vicino a una copertura pressoché totale - la norma nei Paesi ricchi. Anche in questo campo, Biden potrà fare solo cambiamenti marginali. Le stesse dinamiche si applicheranno all’immigrazione. Sotto Trump, nel 1019, prima dell’avvento del Covid 19, l’America è passata a reinsediare da 100.000 a 25.000 rifugiati all’anno. Sotto Biden, l’America sarà più benevola nei confronti dei rifugiati. E per i lavoratori altamente qualificati sarà più facile entrare negli Stati Uniti. Ma il grosso problema dell’immigrazione negli USA – la presenza di 11 milioni di immigrati clandestini – rimarrà irrisolto. Esiste infine il quarto centro di potere: gli stati. E qui c’è spazio per una maggiore possibilità di manovra. L’America non riuscirà a realizzare un piano federale per affrontare i cambiamenti climatici, ma la California e altri stati affini possono agire autonomamente. Anche sull’assistenza sanitaria, gli stati hanno libertà di movimento. Nonostante Trump abbia promesso di azzerare l’Obamacare, Utah, Idaho e Nebraska, tutti stati repubblicani, approfittando di quella legge hanno ampliato la copertura assistenziale. La pandemia e la crisi economica americana più grave da quando Franklin Delano Roosevelt salì alla presidenza durante la Grande Depressione, sono le grandi sfide che Joe Biden dovrà affrontare. Dato il rifiuto di Trump di riconoscere la propria sconfitta e permettere un pacifico trasferimento dei poteri, Biden non avrà il controllo della Casa Bianca per altri due mesi. E in questi due mesi Donald Trump cercherà in ogni modo di vendicarsi contro colui che lo ha detronizzato.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA