E SE DUE ANNI VI SEMBRAN POCHI...di Enno Ghiandelli
21-10-2024 - AGORA'
Tra qualche giorno si festeggia il secondo compleanno del Governo presieduto dall’ On. Giorgia Meloni ci pare opportuno fare qualche considerazione su quello che accade in Italia e se tutto quello che viene affermato dal Presidente del Consiglio e dai suoi corifei, che sono numerosi nei media, circa i meravigliosi tempi che gli italiani stanno vivendo corrisponde a verità.
Guardiamo alla politica estera, dove secondo gli accreditati giornalisti “de noiantri” si sarebbero avuti i maggiori successi della nostra leader, descrivendocela come l’arbitro della politica internazionale. Il risultato è il mancato invito di Joe Biden al summit con Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Keir Starmer, i leader dei maggiori paesi occidentali. Tanto per ricordare, ad analogo vertice, due anni fa, il Presidente del Consiglio di allora Mario Draghi vi partecipò. Come ha reagito a questa specie di retrocessione l’On. Meloni? La favola di Fedro, La volpe e l’uva, credo renda bene lo stato d’animo della nostra Presidente. «Una volpe affamata, come vide dei grappoli d'uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: “Sono acerbi”. Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.» Questo addentrarsi nella politica estera facendo credere di esserne diventato l’arbitro ricorda, per chi ama la storia, un altro Presidente del Consiglio della prima metà del secolo scorso.
Tralascio la politica europea, dove grazie all’ambiguità politica della Presidente Ursula von der Leyen (dopo aver incassata la nomina) e di una parte della CDU può sperare di giocare un piccolo ruolo. Tutto ciò fino al momento in cui il PSE non aprirà gli occhi e farà valere il suo peso.
L’altra situazione da monitorare è l’economia. Da quando l’On Meloni ha iniziato a guidare il nostro paese l’economia è peggiorata. Non lo dice un soggetto eversivo, ma l’ISTAT che ha constatato che l’aumento dell’economia italiana è tutto da ascriversi al 2021 e 2022, mentre nel 2023 ha rallentato. L’altro cavallo di battaglia è l’occupazione che cresce, anche quella a tempo indeterminato. Questo dato è in contraddizione con quello, purtroppo, in crescita, rilevato anch’esso dall’ISTAT, della povertà delle famiglie. L’aumento dell’occupazione, nelle condizioni dell’Italia, assume un carattere negativo per tutto il nostro sistema produttivo. Senza scomodare Charles Babbage è chiaro che si preferisce utilizzare la forza lavoro, che costa poco, rispetto a spingere sull’innovazione, per cui il nostro sistema industriale si trova in una condizione di inferiorità rispetto a quello di altri paesi.
Per carità di patria mi esimo dal commentare le vicende relative alla Manovra di bilancio che ci ha propinato il Ministro Giorgetti. A questo bisogna aggiungere una politica fiscale che si può definire come quella di Robin Hood alla rovescia.
Già queste disordinate considerazioni dovrebbero far riflettere sulle capacità di governo della destra.
Ci sono inoltre alcuni aspetti che non corrispondono alla realtà, uno riguarda la politica migratoria. Questa insulsa politica della destra basata sulla paura dei “diversi” dilaga grazie anche alla mancanza di una proposta politica della sinistra e si basa su concetti falsi.
Due però mi paiono i problemi più inquietanti che abbiamo davanti: quello della giustizia e quello istituzionale, che poi tutti e due finiscono nello stesso alveo.
Lo scontro fra governo e magistratura, provocato sempre a freddo con il fine di ridurla al volere del potere esecutivo. Il caso dei centri di detenzione albanesi e l’intervista del Sen. La Russa ne sono gli ultimi esempi. Però una ingenua domanda me la pongo. Tutti si dicono liberali, ma perché nessuno dei sé dicenti liberali si dissocia da questo sistema che cerca di abolire la tripartizione dei poteri che sta alla base di ogni stato liberale. Quella descritta da Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu nel “De l’espirit de loi”, cioè perché un cittadino sia libero occorre che il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario siano separati.
L’altro riguarda la modifica della Costituzione, cioè, fare uno stato, unico al mondo, che elegge direttamente il Presidente del Consiglio. Il 18 giugno ha ricevuto il primo sì al Senato il DDL di riforma costituzionale sul “premierato”. L’elezione del Presidente del Consiglio avverrebbe contestualmente alle elezioni di Camera e Senato, con elezione nella Camera dove ha presentato la candidatura. Il Premier sarebbe dunque un parlamentare e non un tecnico. Una specifica legge elettorale, da varare in caso di approvazione della riforma, dovrebbe poi assegnare ai partiti che sostengono il Presidente del Consiglio eletto un numero di seggi sufficiente per avere la maggioranza in Parlamento (c.d. premio di maggioranza). Se a questa ci sommiamo la legge sull’autonomia differenziata si comprende che l’attuale Costituzione alla quale la premier ha giurato fedeltà, sarebbe ridotta a niente ed il Parlamento e il Presidente della Repubblica solo orpelli senza alcun potere? Anche in questo caso i sé dicenti liberali dove sono?
Non è che in realtà, si segua qualche vecchia teoria sconfitta dalla storia? “…la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello stato e dell'individuo nello stato. Giacché per il fascista, tutto è nello stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo” si tratta della definizione della parola fascismo nell’Enciclopedia Italiana (1932) ed è firmata dell’allora vicesegretario del Partito nazionale fascista A. Marpicati, da B. Mussolini, e dallo storico G. Volpe.
Che sia questo il bios del pensiero che guida l’attuale politica del governo?
Guardiamo alla politica estera, dove secondo gli accreditati giornalisti “de noiantri” si sarebbero avuti i maggiori successi della nostra leader, descrivendocela come l’arbitro della politica internazionale. Il risultato è il mancato invito di Joe Biden al summit con Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Keir Starmer, i leader dei maggiori paesi occidentali. Tanto per ricordare, ad analogo vertice, due anni fa, il Presidente del Consiglio di allora Mario Draghi vi partecipò. Come ha reagito a questa specie di retrocessione l’On. Meloni? La favola di Fedro, La volpe e l’uva, credo renda bene lo stato d’animo della nostra Presidente. «Una volpe affamata, come vide dei grappoli d'uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: “Sono acerbi”. Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.» Questo addentrarsi nella politica estera facendo credere di esserne diventato l’arbitro ricorda, per chi ama la storia, un altro Presidente del Consiglio della prima metà del secolo scorso.
Tralascio la politica europea, dove grazie all’ambiguità politica della Presidente Ursula von der Leyen (dopo aver incassata la nomina) e di una parte della CDU può sperare di giocare un piccolo ruolo. Tutto ciò fino al momento in cui il PSE non aprirà gli occhi e farà valere il suo peso.
L’altra situazione da monitorare è l’economia. Da quando l’On Meloni ha iniziato a guidare il nostro paese l’economia è peggiorata. Non lo dice un soggetto eversivo, ma l’ISTAT che ha constatato che l’aumento dell’economia italiana è tutto da ascriversi al 2021 e 2022, mentre nel 2023 ha rallentato. L’altro cavallo di battaglia è l’occupazione che cresce, anche quella a tempo indeterminato. Questo dato è in contraddizione con quello, purtroppo, in crescita, rilevato anch’esso dall’ISTAT, della povertà delle famiglie. L’aumento dell’occupazione, nelle condizioni dell’Italia, assume un carattere negativo per tutto il nostro sistema produttivo. Senza scomodare Charles Babbage è chiaro che si preferisce utilizzare la forza lavoro, che costa poco, rispetto a spingere sull’innovazione, per cui il nostro sistema industriale si trova in una condizione di inferiorità rispetto a quello di altri paesi.
Per carità di patria mi esimo dal commentare le vicende relative alla Manovra di bilancio che ci ha propinato il Ministro Giorgetti. A questo bisogna aggiungere una politica fiscale che si può definire come quella di Robin Hood alla rovescia.
Già queste disordinate considerazioni dovrebbero far riflettere sulle capacità di governo della destra.
Ci sono inoltre alcuni aspetti che non corrispondono alla realtà, uno riguarda la politica migratoria. Questa insulsa politica della destra basata sulla paura dei “diversi” dilaga grazie anche alla mancanza di una proposta politica della sinistra e si basa su concetti falsi.
Due però mi paiono i problemi più inquietanti che abbiamo davanti: quello della giustizia e quello istituzionale, che poi tutti e due finiscono nello stesso alveo.
Lo scontro fra governo e magistratura, provocato sempre a freddo con il fine di ridurla al volere del potere esecutivo. Il caso dei centri di detenzione albanesi e l’intervista del Sen. La Russa ne sono gli ultimi esempi. Però una ingenua domanda me la pongo. Tutti si dicono liberali, ma perché nessuno dei sé dicenti liberali si dissocia da questo sistema che cerca di abolire la tripartizione dei poteri che sta alla base di ogni stato liberale. Quella descritta da Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu nel “De l’espirit de loi”, cioè perché un cittadino sia libero occorre che il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario siano separati.
L’altro riguarda la modifica della Costituzione, cioè, fare uno stato, unico al mondo, che elegge direttamente il Presidente del Consiglio. Il 18 giugno ha ricevuto il primo sì al Senato il DDL di riforma costituzionale sul “premierato”. L’elezione del Presidente del Consiglio avverrebbe contestualmente alle elezioni di Camera e Senato, con elezione nella Camera dove ha presentato la candidatura. Il Premier sarebbe dunque un parlamentare e non un tecnico. Una specifica legge elettorale, da varare in caso di approvazione della riforma, dovrebbe poi assegnare ai partiti che sostengono il Presidente del Consiglio eletto un numero di seggi sufficiente per avere la maggioranza in Parlamento (c.d. premio di maggioranza). Se a questa ci sommiamo la legge sull’autonomia differenziata si comprende che l’attuale Costituzione alla quale la premier ha giurato fedeltà, sarebbe ridotta a niente ed il Parlamento e il Presidente della Repubblica solo orpelli senza alcun potere? Anche in questo caso i sé dicenti liberali dove sono?
Non è che in realtà, si segua qualche vecchia teoria sconfitta dalla storia? “…la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello stato e dell'individuo nello stato. Giacché per il fascista, tutto è nello stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo” si tratta della definizione della parola fascismo nell’Enciclopedia Italiana (1932) ed è firmata dell’allora vicesegretario del Partito nazionale fascista A. Marpicati, da B. Mussolini, e dallo storico G. Volpe.
Che sia questo il bios del pensiero che guida l’attuale politica del governo?
Fonte: di Enno Ghiandelli