ELEZIONI USA: L'INCUBO DEL PAREGGIOdi Giulietta Rovera
21-10-2024 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Kamala Harris possiede molti primati. È la prima donna, la prima nera e la prima vicepresidente degli Stati Uniti asiatico-americana. E fra dieci giorni potrebbe diventare la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente degli Stati Uniti. Il suo avversario nella gara elettorale è l’imprevedibile, agguerrito, pluri-divorziato, pluri-indagato ex-presidente USA Donal John Trump. I due candidati alla Casa Bianca non potrebbero essere più diversi: miliardario lui, appartenente alla classe media lei; discendente da antenati tedeschi e scozzesi lui, figlia di un’indiana e un giamaicano lei; 78 anni lui, 60 lei. Anche i loro programmi divergono in tutto. Prendiamo un problema chiave come quello dell’immigrazione. Mentre Harris è favorevole a semplificare l’iter per acquisire la cittadinanza dei due milioni di migranti irregolari arrivati da bambini in America, Trump propone non solo la deportazione in massa di tutti gli illegali ma anche di porre fine al cosiddetto ius soli per i nati negli Stati Uniti da persone senza documenti. Dal momento che i migranti clandestini che vivono negli USA sono circa 11 milioni, di cui otto lavorano nei settori dell’agricoltura e dell’ospitalità, una deportazione in massa di questa entità rischia di sconvolgere l'economia statunitense e stimolare l'inflazione: i datori di lavoro sarebbero infatti obbligati a pagare salari più alti o tagliare la produzione e i servizi, con conseguente aumento dei prezzi.
Altro problema rilevante è quello della difesa dell’ambiente. Mentre il programma di Kamala Harris prevede importanti investimenti nelle energie rinnovabili con l’obiettivo di ridurre i gas serra, Trump liquida la crisi climatica come una "costosa bufala”. Si oppone in particolar modo all'energia eolica, sostenendo che le turbine eoliche uccidono gli uccelli, causano il cancro e "fanno impazzire le balene". Stessa posizione divergente sull’aborto. Quando nel 2022 la Corte Suprema ha annullato la sentenza Roe contro Wade che sanciva il diritto all’interruzione di gravidanza, Trump ha delegato agli Stati il problema di legiferare in materia, con il risultato che alcuni l’hanno vietato. Harris ha invece invocato il diritto all’aborto e ne ha fatto la sua principale arma nella campagna contro Trump.
Per quanto riguarda la politica estera, Harris sostiene la guerra dell'Ucraina contro la Russia, l'autodifesa di Taiwan, il diritto di Israele a difendersi – ma anche la creazione di due Stati indipendenti – e il mantenimento delle alleanze globali, in particolare la NATO. Trump, viceversa, è un isolazionista. Nel suo primo mandato ha minacciato di ritirare gli Stati Uniti dalla NATO a meno che i paesi membri non pagassero di più per la difesa. E’ contrario a continuare il flusso di aiuti statunitensi all'Ucraina. Ha affermato che Taiwan dovrebbe pagare gli Stati Uniti se vuol essere difesa. E si presenta come un campione di Israele, nonostante le sue numerose dichiarazioni antisemite. Infine, l’economia. Harris afferma di voler costruire l'"economia delle opportunità", incentrata sulla classe media, con piani per combattere l'aumento dei prezzi, promuovere lo sviluppo immobiliare ed espandere i crediti d'imposta per i genitori. Si è impegnata a tagliare le tasse per decine di milioni di famiglie a medio e basso reddito, e a sostenere le agevolazioni fiscali per imprenditori e titolari di piccole imprese. Per quanto riguarda le tasse, Donald Trump è stato più generico, impegnandosi ad estendere una serie di tagli fiscali. Alla domanda su cosa avrebbe fatto per ridurre l'inflazione, ha detto che avrebbe rimosso le restrizioni alla produzione di combustibili fossili imposte da Biden per mitigare il cambiamento climatico. E ha lanciato piani per una tariffa del 10 percento su tutte le importazioni, percentuale che sale al 60 percento sui beni cinesi.
Essendo i programmi degli aspiranti alla Casa Bianca così diversi, la scelta dovrebbe essere facile. Ma in realtà non è così. La maggior parte dei loro piani, infatti, appare solo come una lista di pii desideri, priva di dettagli su come verrebbero finanziati. Non a caso a pochi giorni dalle elezioni i candidati vengono dati testa a testa. Non sono serviti a smuovere i sondaggi né i dibattiti televisivi, né i tentativi di assassinio di Trump, né l’appoggio all’ex-presidente dell’uomo più ricco del mondo: Elon Musk. L’euforia che aveva percorso l’America all’entrata in scena di Kamala Harris è svanita: sono molti coloro che non accettano l'idea di avere una donna presidente. Pesa il fatto di essere stata designata come la candidata presidenziale del Partito Democratico da Joe Biden dopo il suo ritiro, eludendo le primarie.
Le elezioni presidenziali saranno vinte o perse negli Stati indecisi - Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin – dove i sondaggi indicano un pareggio. Nella storia elettorale degli Stati Uniti una situazione di questo genere si è verificata solo due volte: nel 1800 e nel 1824. In questo caso, la Costituzione stabilisce che l’elezione deve essere risolta dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dove i parlamentari esprimono il loro voto in base al voto del loro Stato. Anche in questo caso, potrebbe continuare a verificarsi una situazione di stallo: nel 1800 Jefferson riuscì a diventare il terzo Presidente degli Stati Uniti solo dopo 36 scrutini. Come nel 2020 Trump non riconobbe la vittoria del suo avversario con conseguente assalto al Campidoglio, anche ora si rifiuta di impegnarsi ad accettare il risultato delle elezioni. Il più recente sondaggio Reuters/Ipsos ha rilevato preoccupazioni diffuse sul fatto che gli Stati Uniti potrebbero assistere a una ripetizione dei disordini del 2020 nell’eventualità di una sconfitta di Trump. Ma non sono solo i sostenitori di Trump a rifiutarsi di accettare il risultato delle elezioni se andasse per il verso sbagliato: una sconfitta di Kamala Harris rischia infatti di essere tutt'altro che pacifica. Solo una clamorosa, incontestabile vittoria di uno dei due candidati può evitare un tentativo violento di prendere il potere. Purtroppo, i presagi non sono positivi. Il pareggio o una vittoria di misura paiono sempre più probabili. Con conseguenze imprevedibili in un Paese profondamente diviso.
Altro problema rilevante è quello della difesa dell’ambiente. Mentre il programma di Kamala Harris prevede importanti investimenti nelle energie rinnovabili con l’obiettivo di ridurre i gas serra, Trump liquida la crisi climatica come una "costosa bufala”. Si oppone in particolar modo all'energia eolica, sostenendo che le turbine eoliche uccidono gli uccelli, causano il cancro e "fanno impazzire le balene". Stessa posizione divergente sull’aborto. Quando nel 2022 la Corte Suprema ha annullato la sentenza Roe contro Wade che sanciva il diritto all’interruzione di gravidanza, Trump ha delegato agli Stati il problema di legiferare in materia, con il risultato che alcuni l’hanno vietato. Harris ha invece invocato il diritto all’aborto e ne ha fatto la sua principale arma nella campagna contro Trump.
Per quanto riguarda la politica estera, Harris sostiene la guerra dell'Ucraina contro la Russia, l'autodifesa di Taiwan, il diritto di Israele a difendersi – ma anche la creazione di due Stati indipendenti – e il mantenimento delle alleanze globali, in particolare la NATO. Trump, viceversa, è un isolazionista. Nel suo primo mandato ha minacciato di ritirare gli Stati Uniti dalla NATO a meno che i paesi membri non pagassero di più per la difesa. E’ contrario a continuare il flusso di aiuti statunitensi all'Ucraina. Ha affermato che Taiwan dovrebbe pagare gli Stati Uniti se vuol essere difesa. E si presenta come un campione di Israele, nonostante le sue numerose dichiarazioni antisemite. Infine, l’economia. Harris afferma di voler costruire l'"economia delle opportunità", incentrata sulla classe media, con piani per combattere l'aumento dei prezzi, promuovere lo sviluppo immobiliare ed espandere i crediti d'imposta per i genitori. Si è impegnata a tagliare le tasse per decine di milioni di famiglie a medio e basso reddito, e a sostenere le agevolazioni fiscali per imprenditori e titolari di piccole imprese. Per quanto riguarda le tasse, Donald Trump è stato più generico, impegnandosi ad estendere una serie di tagli fiscali. Alla domanda su cosa avrebbe fatto per ridurre l'inflazione, ha detto che avrebbe rimosso le restrizioni alla produzione di combustibili fossili imposte da Biden per mitigare il cambiamento climatico. E ha lanciato piani per una tariffa del 10 percento su tutte le importazioni, percentuale che sale al 60 percento sui beni cinesi.
Essendo i programmi degli aspiranti alla Casa Bianca così diversi, la scelta dovrebbe essere facile. Ma in realtà non è così. La maggior parte dei loro piani, infatti, appare solo come una lista di pii desideri, priva di dettagli su come verrebbero finanziati. Non a caso a pochi giorni dalle elezioni i candidati vengono dati testa a testa. Non sono serviti a smuovere i sondaggi né i dibattiti televisivi, né i tentativi di assassinio di Trump, né l’appoggio all’ex-presidente dell’uomo più ricco del mondo: Elon Musk. L’euforia che aveva percorso l’America all’entrata in scena di Kamala Harris è svanita: sono molti coloro che non accettano l'idea di avere una donna presidente. Pesa il fatto di essere stata designata come la candidata presidenziale del Partito Democratico da Joe Biden dopo il suo ritiro, eludendo le primarie.
Le elezioni presidenziali saranno vinte o perse negli Stati indecisi - Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin – dove i sondaggi indicano un pareggio. Nella storia elettorale degli Stati Uniti una situazione di questo genere si è verificata solo due volte: nel 1800 e nel 1824. In questo caso, la Costituzione stabilisce che l’elezione deve essere risolta dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dove i parlamentari esprimono il loro voto in base al voto del loro Stato. Anche in questo caso, potrebbe continuare a verificarsi una situazione di stallo: nel 1800 Jefferson riuscì a diventare il terzo Presidente degli Stati Uniti solo dopo 36 scrutini. Come nel 2020 Trump non riconobbe la vittoria del suo avversario con conseguente assalto al Campidoglio, anche ora si rifiuta di impegnarsi ad accettare il risultato delle elezioni. Il più recente sondaggio Reuters/Ipsos ha rilevato preoccupazioni diffuse sul fatto che gli Stati Uniti potrebbero assistere a una ripetizione dei disordini del 2020 nell’eventualità di una sconfitta di Trump. Ma non sono solo i sostenitori di Trump a rifiutarsi di accettare il risultato delle elezioni se andasse per il verso sbagliato: una sconfitta di Kamala Harris rischia infatti di essere tutt'altro che pacifica. Solo una clamorosa, incontestabile vittoria di uno dei due candidati può evitare un tentativo violento di prendere il potere. Purtroppo, i presagi non sono positivi. Il pareggio o una vittoria di misura paiono sempre più probabili. Con conseguenze imprevedibili in un Paese profondamente diviso.
Fonte: di Giulietta Rovera