"IL NEMICO"
21-11-2021 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Lo accolgono con il grido “Zemmour presidente” ovunque si rechi a presentare il suo ultimo libro sul declino della Francia - La France N’a Pas Dit Son Dernier Mot - questo polemista dell’estrema destra, che sta minacciando di trasformare il panorama politico francese. Sui giornali, nei dibattiti in TV, alle conferenze stampa, nei comizi non si stanca di denunciare la decadenza della civiltà occidentale, la minaccia dell’Islam e il rischio di una guerra civile in una Francia spaccata da credi religiosi inconciliabili. Eric Zemmour non ha ancora presentato la sua candidatura nella corsa ormai imminente per la conquista dell’Eliseo, ma i commentatori politici sono convinti che non tarderà. Saggista, giornalista, autore di best-seller, abile performer TV, star del canale televisivo CNews, Eric Zemmour, 63 anni, è nato a Montreuil da ebrei algerini emigrati in Francia nel’ 54, ed è cresciuto in quello che era allora un sobborgo operaio di Parigi. Timido, piccolo di statura, sempre a disagio con l’altro sesso, con la sua retorica incendiaria – le migliaia di minori non accompagnati emigrati in Francia in questi ultimi anni sono “tutti ladri, assassini e stupratori” - è riuscito ad assicurarsi il suo momento di celebrità e di relativo potere in un mondo che lo snobbava, ma anche una copertura a tappeto da parte della stampa e tre condanne per incitamento all’odio razziale. Gruppi come la Ferrero e Peugeot-Citroën hanno chiesto a CNews dove Zemmour è ospite regolare di evitare di piazzare le loro pubblicità prima e durante il suo show. Il suo mettere in dubbio l’innocenza di Alfred Dreyfus, e il lodare Pétain e il regime collaborazionista di Vichy, che a suo dire salvò la vita agli ebrei francesi consegnando ai nazisti solo gli “stranieri” – in realtà ne condannò alla deportazione e alla morte più di 70.000 - ha suscitato sgomento e inquietudine negli ebrei francesi. La Francia corre molti pericoli, afferma: la distruzione della cultura nazionale, “la femminilizzazione”, la morte del patriarcato - per questo spara a zero sul femminismo e “l’ideologia gay”. Ma il pericolo maggiore che corre la Francia è quello di essere “conquistata” dai migranti. Senza un intervento urgente, i musulmani vinceranno l’incombente guerra civile e trasformeranno la Francia in una repubblica islamica. Se sarò eletto, afferma il “Donald Trump francese” , metterò al bando i nomi stranieri come Muhammad – ma anche Kevin e Jordan importati dai Paesi anglosassoni - emettendo una legge che imponga l’adozione dei soli nomi di santi inclusi nel calendario cristiano o provengano “dalla storia antica”. Il sostenere che Mosca è più affidabile degli americani, dei britannici e dei tedeschi, gli ha guadagnato le simpatie del Cremlino – e il probabile appoggio nelle prossime elezioni presidenziali. E l’aver liquidato Marine Le Pen come socialista camuffata gli ha garantito l’appoggio di Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine. Perfino alcuni ebrei lo approvano: quelli che non nascondono la loro ostilità per i musulmani che hanno dissacrato i loro cimiteri, li hanno attaccati verbalmente e fisicamente. Il vertiginoso aumento del suo indice di gradimento preoccupa soprattutto la leader del partito di estrema destra Rassemblement National Marine Le Pen: il crollo della sua popolarità potrebbe portare alla sua eliminazione nella prima tornata elettorale dell’aprile del prossimo anno. Per anni si è sforzata di dipingersi come un rispettabile futuro capo di stato, ma per dimostrare di essere lei l’alfiere dell’estrema destra, si sta spostando sempre più a destra, invocando la fine del diritto di asilo e della libera circolazione nell’EU, dell’immigrazione e del diritto dei migranti di invitare le famiglie a raggiungerli in Francia. L’aver individuato nell’immigrato il nemico numero uno della prosperità, della coesione e del futuro della Francia ha rinfocolato timori mai sopiti. In un recente sondaggio, è emerso che il 27% dei francesi danno per “certo” che “la popolazione bianca, europea, cristiana è minacciata di estinzione in seguito all’immigrazione musulmana dall’Africa” e al loro alto tasso di natività; il 34% lo danno come “probabile”; il 67% si dichiarano preoccupati dalla possibilità, i repubblicani non lo escludono. Eric Zemmour lo considera un dato di fatto. Attualmente ci sono in Francia 6,8 milioni di immigrati – il 10,2 % della popolazione: il 48% provenienti dall’Africa e il 37% dall’Europa. La tesi sostenuta da Zemmour che gli immigrati hanno un tasso di natività più alto rispetto agli europei è contestata dai dati più attendibili accertati fra gli altri dall’autorevole Pew Research Centre. Non solo Marine Le Pen, ma anche i repubblicani, che costituiscono la principale corrente di opposizione di centrodestra, guardano con timore l’ascesa di Zemmour. A cinque mesi dalle elezioni, però, ancora non hanno scelto il loro candidato all’Eliseo, incerti fra Xavier Bertrand, Valérie Pécresse e Michel Barnier – un continuo esitare che certamente non giova in questa battaglia per la conquista della presidenza. Quanto al presidente Macron, che continua a essere in testa nei sondaggi grazie anche alla frammentazione della destra, pare non sappia se denunciare Zemmour in quanto razzista o ignorarlo, evitando così di entrare in una controversia che considera indegna di uno statista. Il rischio per Macron se cerca di stare al di sopra della mischia è che Zemmour continuerà a proporre l’immigrazione e l’Islam come i due temi principali della campagna elettorale – escludendo la crisi sanitaria, l’economia, l’ambiente. Di recente ha annunciato un programma di investimenti pubblici per € 30 miliardi destinati a ricreare un boom economico analogo a quello verificatosi nel dopoguerra francese. Se i contendenti non risparmiano frecciate e colpi bassi agli avversari politici, in una cosa però sono unanimi: nell’ invocare la benedizione del padre della patria, l’eroe della resistenza, il salvatore della dignità della patria: Charles De Gaulle. In questo suo 51esimo anniversario della morte, gli hanno reso omaggio i candidati dei partiti di estrema sinistra e di estrema destra, che nel passato non avevano mai nascosto il loro disprezzo nei confronti del fondatore della Quinta Repubblica. I rappresentanti del partito repubblicano si sono recati in pellegrinaggio alla sua tomba a Colombey-les-Deux-Églises. Eric Zemmour è andato a visitare la sua città natale, Lille; Marine Le Pen si è invece fatta accompagnare a Bayeux in Normandia, per commemorare il luogo dove de Gaulle propose la costituzione del regime presidenziale. Ma non è sufficiente proclamarsi suoi seguaci per conquistarne l’eredità. Chi conosce la fascinazione esercitata sull’elettorato dal populismo sta cominciando a temere che Eric Zemmour riesca a ottenere un risultato analogo a quello di Donald Trump nel 2017.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA