"IL NOSTRO POSTO" di Paolo Bagnoli
27-04-2021 - EDITORIALE
Non siamo usi agli appelli, ma ci sono dei momenti nei quali è doveroso specificare meglio come si veda la situazione generale al di là degli interventi giornalistici che, mese dopo mese, “La Rivoluzione Democratica” offre ai propri lettori.
Fin dal primo numero abbiamo dichiarato quali sono i nostri riferimenti politico- culturali; la denominazione dell'Associazione che proponiamo la rispecchia fedelmente, convinti come siamo che il socialismo rosselliano, e quanto dalla lezione di Carlo Rosselli deriva, rappresenti ancora oggi un solido punto di riferimento per la cultura e la politica democratica del nostro Paese. Nonché, è implicito, per la sinistra.
L'intento che ci muove non ha sapore di reducismo; il passato non torna e la nostalgia per ciò che poteva essere e invece non è stato serve a ben poco.
Se una lezione, tra le tante, possiamo ricavare dagli ideali e dall'esperienza cui si riferiamo è che, nei momenti di difficoltà politica e di crisi della democrazia, è un dovere scendere in campo, stare nella lotta, contribuire alla battaglia delle idee e alla fattività del farsi della politica. Per chi la pensa come noi, come questo nostro giornale cerca, numero dopo numero di dimostrare e di rappresentare, è di stare al nostro posto, ma non per guardare e commentare, ma per cercare, mettendo i nostri ideali alla prova della storia presente, di contribuire, per quanto possiamo, ad avviare una stagione nella quale cultura politica e politica tornino a coniugarsi nel segno della democrazia, della libertà e della giustizia sociale.
Non ci muovono ambizioni di posti, di collocazione in schieramenti, di esserci anche noi, in qualche modo, alle prossime scadenze elettorali. Siamo mossi da un'ambizione più alta e certo più difficile, ma anche fortemente consapevole che all'Italia, per progettare un futuro credibile – cosa resa ancor più drammatica dalla pandemia - non basteranno i soldi dell'Europa, ma idee, senso della morale comune, nobiltà dell'operare politico; non basteranno i soldi dell'Europa se essi saranno impegnati senza avere un'idea dell'Italia che vogliamo e su quali fondamenti vogliamo costruirla. Servono ideali, idee e attinenza stretta allo spirito della Repubblica nonché ai valori costituzionali quali ingredienti fondamentali per togliere il Paese dalla palude del populismo, della violazione dello stato di diritto, dallo sprezzo costante verso il Parlamento, da quell'antipolitica la quale, come un tarlo instancabile, ha eroso le basi repubblicane da oltre mezzo secolo.
E' a questo sforzo che vogliamo contribuire in un confronto aperto e, speriamo, nell'incontro tra tanti segmenti i quali, come noi, fanno parte di quell'Italia di minoranza che tanto ha dato allo sviluppo civile e democratico del nostro Paese.
Vogliamo essere e contribuire a far crescere un dibattito che pure dovrà esserci se non vogliamo affondare nella quotidianità della mediocrità e del mero, meschino, interesse di parte.
Ci auguriamo che anche la nostra voce venga ascoltata e raccolta; non importa il numero, interessa l'intenzione di essere con serietà nella crisi italiana per contribuire ad avviarla sulla strada della propria risoluzione, nel rispetto delle idee di tutti, senza pregiudizio di tessere presenti o passate; ma, come diceva Carlo Rosselli, “allargando gli orizzonti.”
Naturalmente ogni azione umana è sottoposta alla replica della realtà; se non ce la facessimo e rimanessimo isolati, potremmo dirci vinti, ma non per questo sconfitti. E' la legge della lotta politica; noi ci siamo e ci saremo dal nostro posto, dal luogo che, culturalmente e politicamente, ci porta in campo per fede democratica, fedeltà alla Repubblica e alle sue fondamenta storiche e perché crediamo che, anche quando tutto sembra difficile e ci si senta smarriti sul farsi, qualche cosa c'è ancora da fare. Se rimaniamo solo noi, non potremo fare più di quanto ci sforziamo di fare; se così non sarà, allora, la nostra iniziativa avrà fecondato un più ampio campo e qualche frutto sicuramente lo vedremo. In caso contrario, avremo fatto quanto la nostra coscienza di democratici e di socialisti liberali sentiamo ci impone di fare.
Non è forse un caso che il Manifesto veda la luce tra la ricorrenza del 25 aprile e quella del 1° maggio; tra la festa della Libertà e quella del Lavoro. La nostra Repubblica, infatti, nasce dalla Resistenza basandosi, fin dal primo articolo della sua Costituzione, sul Lavoro.
In questi due dati sta il “nostro posto”; un posto aperto a tutti coloro che, indipendentemente dal proprio sentire politico, sentono che un'altra Italia chiama e che è dovere rispondere.