"IL RIENTRO SUI BANCHI DEL PARLAMENTO: LAVORI D'AULA E LAVORI IN COMMISSIONE"
"IL RIENTRO SUI BANCHI DEL PARLAMENTO:
LAVORI D'AULA E LAVORI IN COMMISSIONE"
26-09-2023 - CRONACHE SOCIALISTE
La pausa estiva è oramai un vago ricordo. Gli ultimi giorni d'estate sono coincisi con la riapertura del Parlamento nazionale. Un rientro soft quello del 5 settembre con i primi lavori alla Camera incentrati sui disegni di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra, firmato a Kiev il 12 ottobre 2021, e dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018.
I lavori parlamentari sono accompagnati da quelli nelle commissioni, il cui ruolo è essenziale, visto che al loro interno vengono analizzati i disegni di legge, discusse eventuali modifiche e spesso si trovano compromessi tra le forze politiche. Se in aula avviene il confronto e lo scontro fra identità politiche, le commissioni, invece, sono il luogo delle mediazioni.
Ciascuna commissione operante in sede deliberante, come prescritto dall'articolo 72 del testo costituzionale, è composta in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. I regolamenti della Camera e del Senato annoverano commissioni permanenti ognuna competente su un settore dell'ordinamento, speciali, oppure d'inchiesta o ancora delle commissioni bicamerali per affrontare specifici argomenti.
Nonostante le temperature esterne gradualmente si abbassino, si prospetta un clima caldo nelle commissioni permanenti. Ciò deriva non solo dalle questioni che saranno chiamate ad affrontare fra cui la votazione in commissione Affari istituzionali del Senato sull'emendamento – depositato dal Gruppo per le autonomie (Svp) – al disegno di legge presentato da Fratelli d'Italia sulla reintroduzione dell'elezione diretta dei Presidenti delle provincie che permetterebbe, in caso di approvazione, ai Sindaci un terzo mandato consecutivo. Fra i primi atti all'esame vi sono anche il prolungamento del mandato per i Presidenti di Regione e l'abolizione dell'abuso d'ufficio.
Una problematica, ancora non del tutto risolta, conseguente alla riforma costituzionale (l. cost. 1/2020) che ha portato al taglio dei parlamentari, è quella della redistribuzione dei temi di cui le commissioni si occupano. Fino alla precedente legislatura in entrambe le Camere erano presenti 14 commissioni permanenti. Nulla a riguardo è cambiato a Montecitorio (le modifiche del regolamento hanno riguardato la revisione di alcune soglie numeriche), mentre il nuovo regolamento di Palazzo Madama ne ha ridotto il numero da 14 a 10 accorpando Affari esteri e Difesa, Ambiente e lavori pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità.
Ne consegue una assegnazione diversa dei disegni, con un aggravio del carico di lavoro di ogni assemblea, che ha più proposte di legge da valutare rispetto al passato. Gli stessi parlamentari sono costretti a districarsi fra i vari lavori e le votazioni.
In aggiunta essendo diminuito il numero dei componenti all'interno di ogni singola commissione gli equilibri tra le varie forze politiche sono diversi e spesso, in particolare al Senato, il margine per la maggioranza è alquanto ridotto. Facile dunque per la coalizione di maggioranza andare sotto sia per un'eventuale assenza dei propri esponenti sia in caso di posizioni diversi degli alleati. Alla Camera il respiro della maggioranza appare più ampio, con qualche voto in più di scarto fra opposizione e maggioranza. Tuttavia per favorire la presenza dei membri delle commissioni i testi vengono votati per prassi il mercoledì.
A tre anni di distanza dall'esito del referendum appare ancora lecito chiedersi: il taglio del numero dei parlamentari ha giovato alla qualità della legislazione?
I lavori parlamentari sono accompagnati da quelli nelle commissioni, il cui ruolo è essenziale, visto che al loro interno vengono analizzati i disegni di legge, discusse eventuali modifiche e spesso si trovano compromessi tra le forze politiche. Se in aula avviene il confronto e lo scontro fra identità politiche, le commissioni, invece, sono il luogo delle mediazioni.
Ciascuna commissione operante in sede deliberante, come prescritto dall'articolo 72 del testo costituzionale, è composta in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. I regolamenti della Camera e del Senato annoverano commissioni permanenti ognuna competente su un settore dell'ordinamento, speciali, oppure d'inchiesta o ancora delle commissioni bicamerali per affrontare specifici argomenti.
Nonostante le temperature esterne gradualmente si abbassino, si prospetta un clima caldo nelle commissioni permanenti. Ciò deriva non solo dalle questioni che saranno chiamate ad affrontare fra cui la votazione in commissione Affari istituzionali del Senato sull'emendamento – depositato dal Gruppo per le autonomie (Svp) – al disegno di legge presentato da Fratelli d'Italia sulla reintroduzione dell'elezione diretta dei Presidenti delle provincie che permetterebbe, in caso di approvazione, ai Sindaci un terzo mandato consecutivo. Fra i primi atti all'esame vi sono anche il prolungamento del mandato per i Presidenti di Regione e l'abolizione dell'abuso d'ufficio.
Una problematica, ancora non del tutto risolta, conseguente alla riforma costituzionale (l. cost. 1/2020) che ha portato al taglio dei parlamentari, è quella della redistribuzione dei temi di cui le commissioni si occupano. Fino alla precedente legislatura in entrambe le Camere erano presenti 14 commissioni permanenti. Nulla a riguardo è cambiato a Montecitorio (le modifiche del regolamento hanno riguardato la revisione di alcune soglie numeriche), mentre il nuovo regolamento di Palazzo Madama ne ha ridotto il numero da 14 a 10 accorpando Affari esteri e Difesa, Ambiente e lavori pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità.
Ne consegue una assegnazione diversa dei disegni, con un aggravio del carico di lavoro di ogni assemblea, che ha più proposte di legge da valutare rispetto al passato. Gli stessi parlamentari sono costretti a districarsi fra i vari lavori e le votazioni.
In aggiunta essendo diminuito il numero dei componenti all'interno di ogni singola commissione gli equilibri tra le varie forze politiche sono diversi e spesso, in particolare al Senato, il margine per la maggioranza è alquanto ridotto. Facile dunque per la coalizione di maggioranza andare sotto sia per un'eventuale assenza dei propri esponenti sia in caso di posizioni diversi degli alleati. Alla Camera il respiro della maggioranza appare più ampio, con qualche voto in più di scarto fra opposizione e maggioranza. Tuttavia per favorire la presenza dei membri delle commissioni i testi vengono votati per prassi il mercoledì.
A tre anni di distanza dall'esito del referendum appare ancora lecito chiedersi: il taglio del numero dei parlamentari ha giovato alla qualità della legislazione?
Fonte: di Loredana Nuzzolese