"INTERNAZIONALE SOCIALISTA AD OGGI"
25-01-2023 - UNO SGUARDO SUL MONDO di Salvatore Rondello
La nascita della Prima Internazionale Socialista, Associazione Internazionale dei Lavoratori avvenne a Londra il 28 settembre 1864 per occuparsi delle questioni sociali. Si trattò di una prima vasta organizzazione che tentò di riunire le varie correnti del movimento operaio al di sopra delle barriere statali.
Marxismo, socialismo, comunismo e anarchismo ne furono l’anima, si propagò rapidamente in tutta Europa fino all’America del Nord ed ebbe agli inizi anche il sostegno di Giuseppe Mazzini poi superato dalla presenza di Marx che ne era stato uno dei principali promotori. A questa seguiranno altre tre internazionali, sostanzialmente conclusesi con la seconda guerra mondiale e con la morte di Trockij nel 1940, fino ad arrivare a quella attuale.
La seconda Internazionale nacque nel 1889 a Parigi. L’intento dell’organizzazione, nata dalle ceneri della prima Internazionale (1864-1876), era quello di coordinare l’attività di tutti i partiti nazionali collegati con il movimento operaio. In un primo momento, a differenza della prima Internazionale, non si fece ricorso ad organi direttivi centralizzati, introdotti invece nel 1900 al Congresso di Parigi con l’istituzione di un comitato esecutivo e di un segretariato guidato di C. Huysmans.
I primi anni di vita dell’Internazionale videro il prevalere della dottrina marxista e il riproporsi di quel dibattito, già esasperato in seno alla prima, che opponeva socialisti ed anarchici (questi ultimi espulsi nel 1896 con il Congresso di Londra). Punto cardine del programma dell’Internazionale fu la creazione di partiti politici operai che si muovessero all’interno della cornice parlamentare dello Stato al fine di migliorare le condizioni dei lavoratori. L’insistenza sulle forme parlamentari denotava il prevalere delle posizioni della socialdemocrazia tedesca (SPD). Il riformismo professato dai tedeschi non era però così largamente condiviso e fu motivo di critica da parte delle forze più radicali. Questo diverso approccio alla causa del socialismo fu messo ancor più in risalto nei congressi di Stoccarda (1907) e Copenaghen (1910), incentrati sui problemi del colonialismo, del patriottismo e della guerra.
La questione della guerra divise i socialisti in due tendenze. Al congresso di Stoccarda, Lenin, R. Luxemburg e J.Martov presentarono un emendamento secondo il quale in caso di scoppio della guerra, i socialisti avrebbero dovuto mobilitarsi per far cessare immediatamente le ostilità oppure cogliere l’occasione e scatenare la rivoluzione. A questa visione si contrapponeva l’ala moderata, guidata principalmente da esponenti della SPD, che proclamava il sostegno alla causa nazionale del proprio paese in caso di guerra. A seguito di queste visioni divergenti l’Internazionale socialista entrò in crisi e di fatto smise di esistere il 4 agosto 1914 con il voto favorevole all’intervento bellico della SPD. La struttura federale della seconda Internazionale rivelò, in questo caso, tutta la sua debolezza in quanto molti esponenti preferirono abbracciare la causa nazionale piuttosto che quella internazionalista del socialismo alla quale fu coerente Filippo Turati. Dopo la fine della guerra, K.Kautsky e M. Adler fondarono l’Unione internazionale socialista conosciuta anche come Internazionale di Vienna. A partire dal 1923 l’Internazionale Socialista riprese a vivere, ma non ebbe più la forza e la rappresentatività prebellica, anche a causa della nascita della Terza Internazionale fondata da Lenin. L’Internazionale Socialista fu sciolta nel 1939.
Nel 1892 Kautsky scrisse il commento ufficiale di partito al Programma di Erfurt, che s'intitolava La lotta di classe. Le versioni divulgative del Marxismo contenute nelle opere di Kautsky e Bebel furono molto più diffuse e lette in Europa fra la fine dell'Ottocento ed il 1914 che non le opere di Marx. In particolare La lotta di classe fu tradotta in sedici lingue entro il 1914 e fu considerato dai partiti socialisti aderenti alla Seconda Internazionale come il nuovo Manifesto. Questo testo portò a definire ortodossa la teoria marxista elaborata nei decenni precedenti il 1917, quando la Rivoluzione d'Ottobre produsse una profonda spaccatura nel movimento socialista internazionale.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre avvenuta in Russia, il Marxismo esposto ne La lotta di classe è stato ritenuto dai marxisti rivoluzionari come una versione semplificata, e contaminata di Positivismo, del marxismo ed è spesso chiamata Marxismo volgare o Marxismo della Seconda Internazionale. Tuttavia ancora nel 1899 Lenin lodava il Programma di Erfurt e diceva di volerlo imitare.
Lo storico Donald Sassoon scrisse: “Il programma in sé era volutamente breve, con poche spiegazioni o argomentazioni, da cui la decisione di Kautsky di scrivere un libro di taglio divulgativo, come commento e spiegazione del programma, a sostegno della causa del socialismo. Il Das Erfurter Programm in seinem grundsätzlichen Teil erläutert (Il programma di Erfurt) venne pubblicato nel 1892, anno di fondazione del Partito Socialista Italiano. Il programma divenne uno dei testi socialisti più diffusamente letti in Europa e il commento di Kautsky fu tradotto in sedici lingue prima del 1914 e divenne la riconosciuta summa del marxismo popolare in tutto il mondo”.
Va ricordato che, in opposizione alla Seconda Internazionale socialista, venne fondata a Mosca nel 1919, la Terza Internazionale (Comintern) per organizzare, sulla base dell'esperienza sovietica, la rivoluzione proletaria mondiale.
Dopo lo scioglimento a causa del supporto delle dirigenze dei principali partiti socialisti europei alla prima guerra mondiale (i gruppi parlamentari tedesco, austriaco, francese e inglese votarono i rispettivi crediti di guerra), l'Internazionale Socialista si ricostituì dopo la seconda guerra mondiale a Zurigo con l’adesione, tra gli altri della socialdemocrazia italiana e del laburismo inglese.
La nuova unione mondiale dei partiti politici d'ispirazione socialista, socialdemocratica e laburista viene considerata l'erede della Seconda Internazionale formatasi nel 1889 a Parigi e scioltasi all'inizio della prima guerra mondiale.
L'Internazionale socialista, collegata alle prime organizzazioni internazionali del movimento operaio, assunse la sua forma attuale nel 1951, con le decisioni del Congresso di Francoforte.
Con l’inizio della Guerra Fredda, assunse una linea politica anti-sovietica e filo-occidentale. Per un certo periodo, caso unico nei Paesi occidentali, non accolse il Partito Socialista Italiano, che negli anni cinquanta era ancora troppo legato al Partito Comunista Italiano, cosicché per lungo tempo l'unico referente italiano della IS fu il Partito Socialista Democratico Italiano di Giuseppe Saragat. Successivamente vi entrarono anche, dal 1969, il PSI stesso. Poi, nel settembre 1992, con il beneplacito del PSI guidato da Bettino Craxi e del PSDI guidato da Antonio Cariglia, aderì anche il PDS, poi DS e infine PD. Il Partito Socialista Italiano rifondato nel 2007 rimane l'unico membro italiano dell'Internazionale.
I partiti laburisti, socialdemocratici e socialisti sono ora una forza politica importante nelle democrazie di tutto il mondo, con numerosi partiti membri dei governi internazionali che guidano o rappresentano la principale forza di opposizione.
L'Internazionale Socialista è un'organizzazione che comprende 132 partiti politici di tutti i continenti. Attualmente 34 partiti membri dell'Internazionale sono al governo.
Ogni quattro anni si svolge il suo congresso, mentre il suo consiglio si riunisce due volte l'anno. La segreteria e gli uffici centrali si trovano a Londra. La sua organizzazione giovanile si chiama IUSY alla quale aderisce la FGS.
Fra le figure di maggior spicco nella storia più recente dell'Internazionale Socialista troviamo Willy Brandt, Cancelliere della Germania, premio Nobel per la pace nel 1971, è stato presidente e figura carismatica dal 1976 al 1992. Tra gli anni '80 e '90 ha lungamente ricoperto la vice presidenza dell'Internazionale Bettino Craxi. Carica di vicepresidente ricoperta poi dal 2003 al 2008 da Massimo D’Alema.
Per molto tempo, l'internazionale socialista è rimasta lontana dall’America Latina considerata una zona di influenza degli Stati Uniti. Ad esempio, non denunciò il colpo di Stato contro il presidente socialista Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954 e l'invasione della Repubblica Dominicana da parte degli Stati Uniti nel 1964. Solo con il colpo di stato del 1973 in Cile e l’assassinio di Salvator Allende, Antoine Blanca, diplomatico del Partito Socialista Francese, ha detto: “Abbiamo scoperto un mondo che non conoscevamo”. Secondo Blanca, la solidarietà con la sinistra cilena è stata la prima sfida degna del nome, nei confronti di Washington, di un'Internazionale che, fino ad allora, aveva fatto di tutto per apparire soggetta alla strategia americana e alla NATO.
Successivamente, in particolare sotto la guida di François Mitterrand, l'Internazionale Socialista sostenne i sandinisti in Nicaragua e i movimenti armati in El Salvador, Guatemala e Honduras nella loro lotta contro le dittature sostenute dagli Stati Uniti.
Negli anni '90 vi hanno aderito partiti non socialisti che hanno preso atto del potere economico dei paesi europei governati o da governare dai loro partner oltreoceano e hanno calcolato i vantaggi che potevano trarne.
Porfirio Munoz Ledo, uno dei rappresentanti del Partito della Rivoluzione Democratica Messicana presso l’IS, ha detto: “Durante questo periodo, l'internazionale socialista lavora in modo clientelare; alcuni partiti vengono qui a contatto con gli europei come se fossero nell'alta società. In quel periodo, secondo Il Mondo Diplomatico, ospita “l’Unione Civica Radicale” (UCR) un partito argentino molto centrista; il Partito Rivoluzionario Istituzionale messicano (PRI), che per settant'anni non è stato molto democraticamente al potere; il Partito Liberale Colombiano, sotto i cui governi è stata sterminata la formazione di sinistra dell'Unione patriottica (1986-1990), ha introdotto il modello neoliberale (1990-1994) e al quale, fino al 2002, apparterrà Alvaro Uribe”. Nel decennio successivo, molti partiti di sinistra al potere (in Brasile, Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Equador ed El Salvador) preferirono mantenere le distanze dalla IS.
Attualmente, il Partito Socialista Europeo non fa parte dell’Internazionale socialista.
Il Psi è stato presente, con una delegazione guidata da Enzo Maraio, segretario del Psi, al recente congresso dell’Internazionale socialista in cui è stato eletto presidente Pedro Sanchez, segretario del PSOE e premier spagnolo. Sanchez ha preso il posto di George Papandreu. Il Psi è l’unico partito italiano membro dell’IS. Pia Locatelli, responsabile Esteri Psi, è stata confermata nel bureau con la conferma a presidente onoraria dell’internazionale socialista donne.
Il segretario del Psi Enzo Maraio, commentando l’evento congressuale, ha detto: “La socialdemocrazia è l’unica risposta globale ai bisogni del nostro tempo e alle esigenze dei lavoratori, per una fiscalità equa, per affrontare l’emergenza climatica, per una vera parità di genere, per la difesa dei diritti civili, che è uno dei messaggi lanciati dal nuovo presidente Pedro Sanchez”.
Il congresso si è concluso domenica 27 novembre 2022 a Madrid ospitato dal PSOE. I partecipanti hanno compreso che il Socialismo è tuttora necessario in tutto il mondo per una politica rispondente alle esigenze dell’umanità.
Il Congresso dell'internazionale è stato preceduto da quello dell'internazionale socialista donne che aveva come tema principale dei lavori la definizione di una strategia globale per eliminare la violenza contro le donne. Hanno preso la parola compagne di tutti i continenti, dal Camerun alla Tunisia, dalla Repubblica Dominicana al Belgio, dal Niger al Pakistan, ma le protagoniste del Congresso sono state le donne iraniane che con le loro testimonianze hanno reso questi due giorni ricchi di intense emozioni oltre che di rinnovato impegno per sradicare la violenza contro le donne. I lavori dell'internazionale Donne si sono conclusi con l'elezione della nuova presidente dell'internazionale socialista donne, Janet Camilo, già ministra delle donne del governo della Repubblica dominicana. Pia Locatelli, responsabile esteri del PSI, autrice della risoluzione sulle donne iraniane, è stata confermata Presidente onoraria dell'internazionale socialista donne. Tra le nuove cariche, oltre alla nuova Segretaria Generale, Benedicta Lasi, prima donna a ricoprire questo ruolo in 133 anni di storia della IS ed il nuovo Presidium. Pia Locatelli è stata eletta vicepresidente dell'Internazionale Socialista.
E’ motivo di orgoglio, per i socialisti italiani, contare sulla presenza e sui lavori costanti e autorevoli di Pia Locatelli, che da anni porta avanti le ragioni del Psi nel contesto internazionale, rendendolo centrale, anche con il riconoscimento ricevuto.
L’elezione alla presidenza di Pedro Sanchez, Segretario Generale del PSOE e Presidente del Governo spagnolo, è stata una buona notizia anche per il Psi.
Un congresso molto atteso dopo due anni di rallentamento delle attività a causa della pandemia. Per tutti è considerata una ripartenza reale, che può far tornare centrale, dal punto di vista politico, l’Internazionale Socialista e soprattutto il ruolo dei socialisti italiani. Una ripartenza avvenuta alla presenza di delegazioni che comprendevano capi di stato e di governo, leader di partiti, delegazioni numerose da tutto il mondo: tutti riuniti e pronti a dare nuovo slancio all’impegno del Socialismo nel mondo, entusiasmati dalle parole di Pedro Sanchez con il quale c’è stata una proficua interlocuzione. Sanchez ha affermato un concetto che ripetiamo da tempo: non c’è sinistra senza i valori della socialdemocrazia, non c’è giustizia sociale senza socialismo nel mondo.
Sanchez, nel suo discorso di investitura, ha affermato: “La proposta di pace, giustizia e progresso che rappresenta l’Internazionale Socialista, torna oggi più imprescindibile che mai!”.
Ha ricordato che negli ultimi decenni abbiamo visto affermarsi nel mondo programmi politici, economici e sociali profondamente contrari ai principi socialisti. Invece la socialdemocrazia, il socialismo democratico, il laburismo sono vivi più che mai, sono più necessari che mai. L'avvento della pandemia ha certificato il fallimento completo del modello neo-liberista per costruire società forti di fronte alle avversità.
Questo è il momento di confrontare i nostri valori con le esigenze del presente e formulare proposte tangibili che aiutino a trasformare il pianeta nei prossimi decenni: non si tratta di ‘ripensare’ il mondo, si tratta di cambiarlo. Per questo si è impegnato a far diventare l’Internazionale Socialista la grande casa comune del pensiero e dell'azione progressista globale. Il laboratorio ideologico cui far riferimento.
Pedro Sanchez ha indicato, nel discorso di chiusura del Congresso, cinque priorità:
Assicurare la pace e rafforzare la democrazia; lavorare per l'uguaglianza piena tra uomini e donne; porre il cambiamento climatico al centro dell'agenda politica, economica e sociale; promuovere una economia giusta ed inclusiva; difendere i diritti di lavoratori e lavoratrici che devono essere ulteriormente confermati dalla rivoluzione tecnologica.
E’ da questi obiettivi che bisognerà ripartire, studiando anche per l’Italia il modello indicato e praticato nel suo Paese dal Presidente spagnolo, che sta rendendo la Spagna uno Stato civile e libero. Bisognerà pensare anche al nostro Paese che adesso è governato da una destra reazionaria e illiberale, spinta al potere dalla deludente politica della sinistra italiana guidata dal Partito Democratico.
Il congresso dell’Internazionale Socialista ha spinto la direzione nazionale del Psi a promuovere gli “Stati generali del socialismo italiano”, che dovranno essere il momento massimo di coinvolgimento dell’intero mondo socialista, aperto al confronto sia con chi da tempo non milita più nel Psi sia con chi, pur non provenendo dalla stessa storia, vorrà dare un contributo ideale per scrivere insieme nuove pagine della sinistra per il futuro. Occorrerà allora confrontarsi ed organizzare in tempi brevi attivi regionali, iniziative territoriali aperte di concerto con i gruppi dirigenti, associazioni di area socialista e riformista, fondazioni culturali.
Finalmente il Psi sembrerebbe già al lavoro in questa direzione, creando sinergia e coinvolgendo i protagonisti dell’IS e del Pes verso gli Stati Generali del Socialismo italiano, convinti che le ragioni del socialismo non siano né superate, né impossibili da far conoscere di nuovo al nostro Paese.
Sta emergendo la consapevolezza che la globalizzazione dell’economia ha un lato oscuro fatto di disoccupazione, di precarietà, di bassi salari, crisi finanziarie, rischi ambientali, tensioni internazionali. In Europa, dopo la caduta del Muro di Berlino stanno cadendo anche i muri della demografia, nascono meno bambini, i muri della produzione, si riduce la base produttiva, si allargano le diseguaglianze, si riduce la produzione della ricchezza. Bisognerà fare i conti con le nuove tecnologie, con il mondo del digitale e con gli egoismi dei nazionalismi.
Queste considerazioni pongono un interrogativo: è ancora attuale parlare di socialismo come alternativa al capitalismo del liberismo finanziario globalizzato? La risposta è si, se si riuscirà ad avviare un processo per realizzare la democrazia economica, ma anche gli Stati uniti del Mondo sviluppando ed attuando il pensiero politico di Filippo Turati e del Socialismo liberale dei Fratelli Rosselli.
Non sarà facile, ma se c’è la volontà in tutti i socialisti del mondo, si troverà il percorso giusto da seguire per attuare la realizzazione degli ideali di giustizia sociale e libertà per il bene dell’umanità.
Marxismo, socialismo, comunismo e anarchismo ne furono l’anima, si propagò rapidamente in tutta Europa fino all’America del Nord ed ebbe agli inizi anche il sostegno di Giuseppe Mazzini poi superato dalla presenza di Marx che ne era stato uno dei principali promotori. A questa seguiranno altre tre internazionali, sostanzialmente conclusesi con la seconda guerra mondiale e con la morte di Trockij nel 1940, fino ad arrivare a quella attuale.
La seconda Internazionale nacque nel 1889 a Parigi. L’intento dell’organizzazione, nata dalle ceneri della prima Internazionale (1864-1876), era quello di coordinare l’attività di tutti i partiti nazionali collegati con il movimento operaio. In un primo momento, a differenza della prima Internazionale, non si fece ricorso ad organi direttivi centralizzati, introdotti invece nel 1900 al Congresso di Parigi con l’istituzione di un comitato esecutivo e di un segretariato guidato di C. Huysmans.
I primi anni di vita dell’Internazionale videro il prevalere della dottrina marxista e il riproporsi di quel dibattito, già esasperato in seno alla prima, che opponeva socialisti ed anarchici (questi ultimi espulsi nel 1896 con il Congresso di Londra). Punto cardine del programma dell’Internazionale fu la creazione di partiti politici operai che si muovessero all’interno della cornice parlamentare dello Stato al fine di migliorare le condizioni dei lavoratori. L’insistenza sulle forme parlamentari denotava il prevalere delle posizioni della socialdemocrazia tedesca (SPD). Il riformismo professato dai tedeschi non era però così largamente condiviso e fu motivo di critica da parte delle forze più radicali. Questo diverso approccio alla causa del socialismo fu messo ancor più in risalto nei congressi di Stoccarda (1907) e Copenaghen (1910), incentrati sui problemi del colonialismo, del patriottismo e della guerra.
La questione della guerra divise i socialisti in due tendenze. Al congresso di Stoccarda, Lenin, R. Luxemburg e J.Martov presentarono un emendamento secondo il quale in caso di scoppio della guerra, i socialisti avrebbero dovuto mobilitarsi per far cessare immediatamente le ostilità oppure cogliere l’occasione e scatenare la rivoluzione. A questa visione si contrapponeva l’ala moderata, guidata principalmente da esponenti della SPD, che proclamava il sostegno alla causa nazionale del proprio paese in caso di guerra. A seguito di queste visioni divergenti l’Internazionale socialista entrò in crisi e di fatto smise di esistere il 4 agosto 1914 con il voto favorevole all’intervento bellico della SPD. La struttura federale della seconda Internazionale rivelò, in questo caso, tutta la sua debolezza in quanto molti esponenti preferirono abbracciare la causa nazionale piuttosto che quella internazionalista del socialismo alla quale fu coerente Filippo Turati. Dopo la fine della guerra, K.Kautsky e M. Adler fondarono l’Unione internazionale socialista conosciuta anche come Internazionale di Vienna. A partire dal 1923 l’Internazionale Socialista riprese a vivere, ma non ebbe più la forza e la rappresentatività prebellica, anche a causa della nascita della Terza Internazionale fondata da Lenin. L’Internazionale Socialista fu sciolta nel 1939.
Nel 1892 Kautsky scrisse il commento ufficiale di partito al Programma di Erfurt, che s'intitolava La lotta di classe. Le versioni divulgative del Marxismo contenute nelle opere di Kautsky e Bebel furono molto più diffuse e lette in Europa fra la fine dell'Ottocento ed il 1914 che non le opere di Marx. In particolare La lotta di classe fu tradotta in sedici lingue entro il 1914 e fu considerato dai partiti socialisti aderenti alla Seconda Internazionale come il nuovo Manifesto. Questo testo portò a definire ortodossa la teoria marxista elaborata nei decenni precedenti il 1917, quando la Rivoluzione d'Ottobre produsse una profonda spaccatura nel movimento socialista internazionale.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre avvenuta in Russia, il Marxismo esposto ne La lotta di classe è stato ritenuto dai marxisti rivoluzionari come una versione semplificata, e contaminata di Positivismo, del marxismo ed è spesso chiamata Marxismo volgare o Marxismo della Seconda Internazionale. Tuttavia ancora nel 1899 Lenin lodava il Programma di Erfurt e diceva di volerlo imitare.
Lo storico Donald Sassoon scrisse: “Il programma in sé era volutamente breve, con poche spiegazioni o argomentazioni, da cui la decisione di Kautsky di scrivere un libro di taglio divulgativo, come commento e spiegazione del programma, a sostegno della causa del socialismo. Il Das Erfurter Programm in seinem grundsätzlichen Teil erläutert (Il programma di Erfurt) venne pubblicato nel 1892, anno di fondazione del Partito Socialista Italiano. Il programma divenne uno dei testi socialisti più diffusamente letti in Europa e il commento di Kautsky fu tradotto in sedici lingue prima del 1914 e divenne la riconosciuta summa del marxismo popolare in tutto il mondo”.
Va ricordato che, in opposizione alla Seconda Internazionale socialista, venne fondata a Mosca nel 1919, la Terza Internazionale (Comintern) per organizzare, sulla base dell'esperienza sovietica, la rivoluzione proletaria mondiale.
Dopo lo scioglimento a causa del supporto delle dirigenze dei principali partiti socialisti europei alla prima guerra mondiale (i gruppi parlamentari tedesco, austriaco, francese e inglese votarono i rispettivi crediti di guerra), l'Internazionale Socialista si ricostituì dopo la seconda guerra mondiale a Zurigo con l’adesione, tra gli altri della socialdemocrazia italiana e del laburismo inglese.
La nuova unione mondiale dei partiti politici d'ispirazione socialista, socialdemocratica e laburista viene considerata l'erede della Seconda Internazionale formatasi nel 1889 a Parigi e scioltasi all'inizio della prima guerra mondiale.
L'Internazionale socialista, collegata alle prime organizzazioni internazionali del movimento operaio, assunse la sua forma attuale nel 1951, con le decisioni del Congresso di Francoforte.
Con l’inizio della Guerra Fredda, assunse una linea politica anti-sovietica e filo-occidentale. Per un certo periodo, caso unico nei Paesi occidentali, non accolse il Partito Socialista Italiano, che negli anni cinquanta era ancora troppo legato al Partito Comunista Italiano, cosicché per lungo tempo l'unico referente italiano della IS fu il Partito Socialista Democratico Italiano di Giuseppe Saragat. Successivamente vi entrarono anche, dal 1969, il PSI stesso. Poi, nel settembre 1992, con il beneplacito del PSI guidato da Bettino Craxi e del PSDI guidato da Antonio Cariglia, aderì anche il PDS, poi DS e infine PD. Il Partito Socialista Italiano rifondato nel 2007 rimane l'unico membro italiano dell'Internazionale.
I partiti laburisti, socialdemocratici e socialisti sono ora una forza politica importante nelle democrazie di tutto il mondo, con numerosi partiti membri dei governi internazionali che guidano o rappresentano la principale forza di opposizione.
L'Internazionale Socialista è un'organizzazione che comprende 132 partiti politici di tutti i continenti. Attualmente 34 partiti membri dell'Internazionale sono al governo.
Ogni quattro anni si svolge il suo congresso, mentre il suo consiglio si riunisce due volte l'anno. La segreteria e gli uffici centrali si trovano a Londra. La sua organizzazione giovanile si chiama IUSY alla quale aderisce la FGS.
Fra le figure di maggior spicco nella storia più recente dell'Internazionale Socialista troviamo Willy Brandt, Cancelliere della Germania, premio Nobel per la pace nel 1971, è stato presidente e figura carismatica dal 1976 al 1992. Tra gli anni '80 e '90 ha lungamente ricoperto la vice presidenza dell'Internazionale Bettino Craxi. Carica di vicepresidente ricoperta poi dal 2003 al 2008 da Massimo D’Alema.
Per molto tempo, l'internazionale socialista è rimasta lontana dall’America Latina considerata una zona di influenza degli Stati Uniti. Ad esempio, non denunciò il colpo di Stato contro il presidente socialista Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954 e l'invasione della Repubblica Dominicana da parte degli Stati Uniti nel 1964. Solo con il colpo di stato del 1973 in Cile e l’assassinio di Salvator Allende, Antoine Blanca, diplomatico del Partito Socialista Francese, ha detto: “Abbiamo scoperto un mondo che non conoscevamo”. Secondo Blanca, la solidarietà con la sinistra cilena è stata la prima sfida degna del nome, nei confronti di Washington, di un'Internazionale che, fino ad allora, aveva fatto di tutto per apparire soggetta alla strategia americana e alla NATO.
Successivamente, in particolare sotto la guida di François Mitterrand, l'Internazionale Socialista sostenne i sandinisti in Nicaragua e i movimenti armati in El Salvador, Guatemala e Honduras nella loro lotta contro le dittature sostenute dagli Stati Uniti.
Negli anni '90 vi hanno aderito partiti non socialisti che hanno preso atto del potere economico dei paesi europei governati o da governare dai loro partner oltreoceano e hanno calcolato i vantaggi che potevano trarne.
Porfirio Munoz Ledo, uno dei rappresentanti del Partito della Rivoluzione Democratica Messicana presso l’IS, ha detto: “Durante questo periodo, l'internazionale socialista lavora in modo clientelare; alcuni partiti vengono qui a contatto con gli europei come se fossero nell'alta società. In quel periodo, secondo Il Mondo Diplomatico, ospita “l’Unione Civica Radicale” (UCR) un partito argentino molto centrista; il Partito Rivoluzionario Istituzionale messicano (PRI), che per settant'anni non è stato molto democraticamente al potere; il Partito Liberale Colombiano, sotto i cui governi è stata sterminata la formazione di sinistra dell'Unione patriottica (1986-1990), ha introdotto il modello neoliberale (1990-1994) e al quale, fino al 2002, apparterrà Alvaro Uribe”. Nel decennio successivo, molti partiti di sinistra al potere (in Brasile, Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Equador ed El Salvador) preferirono mantenere le distanze dalla IS.
Attualmente, il Partito Socialista Europeo non fa parte dell’Internazionale socialista.
Il Psi è stato presente, con una delegazione guidata da Enzo Maraio, segretario del Psi, al recente congresso dell’Internazionale socialista in cui è stato eletto presidente Pedro Sanchez, segretario del PSOE e premier spagnolo. Sanchez ha preso il posto di George Papandreu. Il Psi è l’unico partito italiano membro dell’IS. Pia Locatelli, responsabile Esteri Psi, è stata confermata nel bureau con la conferma a presidente onoraria dell’internazionale socialista donne.
Il segretario del Psi Enzo Maraio, commentando l’evento congressuale, ha detto: “La socialdemocrazia è l’unica risposta globale ai bisogni del nostro tempo e alle esigenze dei lavoratori, per una fiscalità equa, per affrontare l’emergenza climatica, per una vera parità di genere, per la difesa dei diritti civili, che è uno dei messaggi lanciati dal nuovo presidente Pedro Sanchez”.
Il congresso si è concluso domenica 27 novembre 2022 a Madrid ospitato dal PSOE. I partecipanti hanno compreso che il Socialismo è tuttora necessario in tutto il mondo per una politica rispondente alle esigenze dell’umanità.
Il Congresso dell'internazionale è stato preceduto da quello dell'internazionale socialista donne che aveva come tema principale dei lavori la definizione di una strategia globale per eliminare la violenza contro le donne. Hanno preso la parola compagne di tutti i continenti, dal Camerun alla Tunisia, dalla Repubblica Dominicana al Belgio, dal Niger al Pakistan, ma le protagoniste del Congresso sono state le donne iraniane che con le loro testimonianze hanno reso questi due giorni ricchi di intense emozioni oltre che di rinnovato impegno per sradicare la violenza contro le donne. I lavori dell'internazionale Donne si sono conclusi con l'elezione della nuova presidente dell'internazionale socialista donne, Janet Camilo, già ministra delle donne del governo della Repubblica dominicana. Pia Locatelli, responsabile esteri del PSI, autrice della risoluzione sulle donne iraniane, è stata confermata Presidente onoraria dell'internazionale socialista donne. Tra le nuove cariche, oltre alla nuova Segretaria Generale, Benedicta Lasi, prima donna a ricoprire questo ruolo in 133 anni di storia della IS ed il nuovo Presidium. Pia Locatelli è stata eletta vicepresidente dell'Internazionale Socialista.
E’ motivo di orgoglio, per i socialisti italiani, contare sulla presenza e sui lavori costanti e autorevoli di Pia Locatelli, che da anni porta avanti le ragioni del Psi nel contesto internazionale, rendendolo centrale, anche con il riconoscimento ricevuto.
L’elezione alla presidenza di Pedro Sanchez, Segretario Generale del PSOE e Presidente del Governo spagnolo, è stata una buona notizia anche per il Psi.
Un congresso molto atteso dopo due anni di rallentamento delle attività a causa della pandemia. Per tutti è considerata una ripartenza reale, che può far tornare centrale, dal punto di vista politico, l’Internazionale Socialista e soprattutto il ruolo dei socialisti italiani. Una ripartenza avvenuta alla presenza di delegazioni che comprendevano capi di stato e di governo, leader di partiti, delegazioni numerose da tutto il mondo: tutti riuniti e pronti a dare nuovo slancio all’impegno del Socialismo nel mondo, entusiasmati dalle parole di Pedro Sanchez con il quale c’è stata una proficua interlocuzione. Sanchez ha affermato un concetto che ripetiamo da tempo: non c’è sinistra senza i valori della socialdemocrazia, non c’è giustizia sociale senza socialismo nel mondo.
Sanchez, nel suo discorso di investitura, ha affermato: “La proposta di pace, giustizia e progresso che rappresenta l’Internazionale Socialista, torna oggi più imprescindibile che mai!”.
Ha ricordato che negli ultimi decenni abbiamo visto affermarsi nel mondo programmi politici, economici e sociali profondamente contrari ai principi socialisti. Invece la socialdemocrazia, il socialismo democratico, il laburismo sono vivi più che mai, sono più necessari che mai. L'avvento della pandemia ha certificato il fallimento completo del modello neo-liberista per costruire società forti di fronte alle avversità.
Questo è il momento di confrontare i nostri valori con le esigenze del presente e formulare proposte tangibili che aiutino a trasformare il pianeta nei prossimi decenni: non si tratta di ‘ripensare’ il mondo, si tratta di cambiarlo. Per questo si è impegnato a far diventare l’Internazionale Socialista la grande casa comune del pensiero e dell'azione progressista globale. Il laboratorio ideologico cui far riferimento.
Pedro Sanchez ha indicato, nel discorso di chiusura del Congresso, cinque priorità:
Assicurare la pace e rafforzare la democrazia; lavorare per l'uguaglianza piena tra uomini e donne; porre il cambiamento climatico al centro dell'agenda politica, economica e sociale; promuovere una economia giusta ed inclusiva; difendere i diritti di lavoratori e lavoratrici che devono essere ulteriormente confermati dalla rivoluzione tecnologica.
E’ da questi obiettivi che bisognerà ripartire, studiando anche per l’Italia il modello indicato e praticato nel suo Paese dal Presidente spagnolo, che sta rendendo la Spagna uno Stato civile e libero. Bisognerà pensare anche al nostro Paese che adesso è governato da una destra reazionaria e illiberale, spinta al potere dalla deludente politica della sinistra italiana guidata dal Partito Democratico.
Il congresso dell’Internazionale Socialista ha spinto la direzione nazionale del Psi a promuovere gli “Stati generali del socialismo italiano”, che dovranno essere il momento massimo di coinvolgimento dell’intero mondo socialista, aperto al confronto sia con chi da tempo non milita più nel Psi sia con chi, pur non provenendo dalla stessa storia, vorrà dare un contributo ideale per scrivere insieme nuove pagine della sinistra per il futuro. Occorrerà allora confrontarsi ed organizzare in tempi brevi attivi regionali, iniziative territoriali aperte di concerto con i gruppi dirigenti, associazioni di area socialista e riformista, fondazioni culturali.
Finalmente il Psi sembrerebbe già al lavoro in questa direzione, creando sinergia e coinvolgendo i protagonisti dell’IS e del Pes verso gli Stati Generali del Socialismo italiano, convinti che le ragioni del socialismo non siano né superate, né impossibili da far conoscere di nuovo al nostro Paese.
Sta emergendo la consapevolezza che la globalizzazione dell’economia ha un lato oscuro fatto di disoccupazione, di precarietà, di bassi salari, crisi finanziarie, rischi ambientali, tensioni internazionali. In Europa, dopo la caduta del Muro di Berlino stanno cadendo anche i muri della demografia, nascono meno bambini, i muri della produzione, si riduce la base produttiva, si allargano le diseguaglianze, si riduce la produzione della ricchezza. Bisognerà fare i conti con le nuove tecnologie, con il mondo del digitale e con gli egoismi dei nazionalismi.
Queste considerazioni pongono un interrogativo: è ancora attuale parlare di socialismo come alternativa al capitalismo del liberismo finanziario globalizzato? La risposta è si, se si riuscirà ad avviare un processo per realizzare la democrazia economica, ma anche gli Stati uniti del Mondo sviluppando ed attuando il pensiero politico di Filippo Turati e del Socialismo liberale dei Fratelli Rosselli.
Non sarà facile, ma se c’è la volontà in tutti i socialisti del mondo, si troverà il percorso giusto da seguire per attuare la realizzazione degli ideali di giustizia sociale e libertà per il bene dell’umanità.
Fonte: di Salvatore Rondello