Italia "LA MADRE DI TUTTE LE CONQUISTE DEL POTERE" Giorgia Meloni presenta riforme principalmente a beneficio di se stessa.
Giorgia Meloni presenta riforme principalmente a beneficio di se stessa.
30-11-2023 - LA REDAZIONE
Significativamente anche “The Economist”- n°11 novembre 2023 p.14 -, la bibbia settimanale del liberalismo europeo ha duramente criticato il progetto di riforma costituzionale del governo. Di seguito pubblichiamo l'articolo del settimanale inglese.
L'articolo seguente è stato pubblicato dal settimanale “The Economist” nel numero dell'11 novembre, a pagina 14, con il titolo
“Mother of all power grabs”.
I politici italiani non sanno resistere alla tentazione di cambiare le regole. Quasi tutti i governi, negli ultimi vent'anni, hanno cercato di introdurre una nuova legge elettorale, una riforma costituzionale o un cambiamento nel rapporto tra il centro e le regioni. Questi progetti divorano il tempo parlamentare e, nel caso delle riforme costituzionali, raramente hanno successo. Qualsiasi modifica della Costituzione italiana post-Mussolini, entrata in vigore nel 1948, richiede una maggioranza parlamentare di due terzi, numeri di cui nessun governo moderno ha goduto. In mancanza di una tale condizione, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum. Se approvata dagli elettori, potrà comunque essere respinta dalla Corte Costituzionale. Imperterrita, la coalizione populista-conservatrice di Giorgia Meloni vuole raggiungere tutte e tre gli obiettivi. Un disegno di legge per conferire maggiori poteri ai governi regionali italiani si è già insinuato in Parlamento. E il 3 novembre il primo ministro ha annunciato “la madre di tutte le riforme”: un disegno di legge che modificherebbe la Costituzione e richiederebbe una nuova legge elettorale. Il suo gabinetto ha appena approvato il piano, anche se i dettagli saranno sicuramente corretti quando sarà inviato alle Camere. Alcuni degli obiettivi della Meloni sembrano ragionevoli. Dice che vuole dare all'Italia la stabilità politica che ovviamente le manca (è al settantesimo governo dalla seconda guerra mondiale; un topo da laboratorio dura più a lungo di una tipica amministrazione italiana) . Sostiene, inoltre, che le soluzioni da lei proposte garantirebbero maggiore democrazia. Ma la loro genesi difficilmente avrebbe potuto essere meno democratica. La signora[1] Meloni non ha consultato l'opposizione, per non parlare dell'opinione pubblica, nell'elaborare il piano. Il nocciolo della proposta è l'elezione diretta del primo ministro, anche se la sua coalizione ha ottenuto la vittoria l'anno scorso grazie a un programma che prometteva agli elettori la possibilità di votare per il Presidente della Repubblica (attualmente eletto indirettamente).L'elezione diretta dei primi ministri è una cattiva idea, che ha dato scarsi risultati. Israele ci ha provato nel 1992. Meno di dieci anni dopo, ha abbandonato l'esperimento perché non aveva portato la stabilità promessa. Nessun altro Paese ha seguito questo esempio, il che dovrebbe significare qualcosa. Un primo ministro eletto direttamente (che somiglia più a un presidente, tranne per il fatto che l'Italia ne ha già uno) avrebbe comunque bisogno di una maggioranza, altrimenti si creerebbe uno stallo, proprio come avviene nei paesi con un presidente esecutivo che non controlla la legislatura. Ms. Meloni, perciò, mira a garantire maggioranze parlamentari stabili assegnando il 55% dei seggi all'alleanza che ottiene più voti. Non è ancora chiaro come verranno distribuiti i posti rimanenti. Si suppone che il primo ministro appartenga a quell'alleanza, anche se nulla impedirebbe a un elettore di scegliere un primo ministro di un partito o di un'alleanza ma di optare per un parlamentare di un altro schieramento. Un ulteriore grosso difetto è che il piano non impone al vincitore di raggiungere una quota minima di voti per ottenere il premio. Un'alleanza con forse non più del 25% dei voti potrebbe essere ricompensata con una maggioranza parlamentare incrollabile. Chiaramente, il primo ministro di oggi spera che il beneficiario di questa manovra antidemocratica sia una certa G. Meloni. Il rifiuto del progetto da parte dell'opposizione significa che sarà quasi certamente sottoposto a un referendum, presupponendo che la Meloni persista, come promesso, nel suo intento. Apparentemente, non vuole che diventi un voto di fiducia nei confronti del suo governo. Buona fortuna. L'ironia del progetto, apparentemente teso a garantire che i governi durino l'intero mandato, è che potrebbe mettere in pericolo il suo stesso esecutivo, il primo in più di 20 anni ad essere stato eletto con una forte maggioranza parlamentare. Un predecessore, Matteo Renzi, tentò un trucco simile dieci anni fa. Il pacchetto di riforme costituzionali, meno radicale di quello della Meloni e con una minore assegnazione di seggi per i vincitori delle elezioni, è stato respinto in un referendum nel 2016. L'allora presidente del consiglio si dimise il giorno successivo. Giorgia Meloni dovrebbe abbandonare la riforma e concentrarsi invece sull'inflazione, sull'economia stagnante e sull'eterno problema dell'elevato debito italiano.
(traduzione di Laura Nasso)
- Nel testo originale viene usata la parola Ms. che indica principalmente una donna non coniugata (ndt).