"LA COMUNICAZIONE POLITICA DIGITALE: NUOVI SCENARI"
23-11-2022 - CRONACHE SOCIALISTE
Nella società odierna caratterizzata, in misura maggiore a seguito della recente esperienza pandemica, dalla pervasività delle piattaforme, chi comunica deve affrontare la sfida dei media digitali e dei social media ovvero piattaforme basate sulla condivisione di contenuti multimediali creati dagli stessi utenti.
Il mondo della politica, grazie anche a figure professionali appositamente specializzate, ha compreso da subito le potenzialità offerte dal web e dai social network, il potere e l’influenza che questi strumenti rivestono in una società ormai “digitalizzata”.
Una buona comunicazione digitale, volta a diffondere i messaggi e contenuti in modo completo e puntuale, prevede la presenza su tutti i social network o almeno sulle principali piattaforme in cui è concentrata l’utenza. Quanto al linguaggio usato si preme il pedale della chiarezza e comprensibilità. Periodi brevi e lineari, un vocabolario comprensibile e vicino al modello linguistico degli elettori, un linguaggio accessibile, pongono fine alla stagione dell’oscurità e incomprensibilità.
I social network, attualmente più popolari e utilizzati, dove la classe politica trasferisce parte importante dell’attività comunicativa, sono Facebook, Twitter, Instagram e in misura marginale, spesso senza rispettarne la “grammatica”, Tik Tok. Questi basano la loro peculiarità su una struttura orizzontale, all’interno della quale ogni individuo partecipa direttamente allo scambio delle notizie ed esprime liberamente le proprie opinioni. I nuovi media dunque abbattono la distanza tra politici e cittadini, creando un rapporto diretto e autentico in cui questi ultimi possono interagire con i politici attraverso like, commenti, messaggi e trasformano gli attori della politica in celebrità, offrendo strategie nuove di spettacolarizzazione e personalizzazione.
I social media sono indicati per strategie di self promotion realizzate con selfie, video selfie, dirette della propria quotidianità, coinvolgendo nella comunicazione anche le proprie relazioni. Far conoscere il retroscena dell’attività pubblica, le dimensioni più personali della propria vita, esporre la propria sfera privata al pubblico della rete, in una fase storica caratterizzata da una crescente sfiducia e diffidenza nei confronti delle èlite politiche e delle istituzioni, consente di soddisfare la curiosità del pubblico e in parte accrescere il consenso elettorale. Nei legami di rete fra politici e follower, i fans, che spesso si sostituiscono e si affiancano ai militanti di partito, possono partecipare al processo di costruzione e consolidamento dello status dei soggetti politici, con la produzione e diffusione di contenuti, intervenendo in chiave adesiva verso i leader apprezzati ed oppositiva verso quelli avversati.
Non più le proposte politiche o i programmi dei partiti, ma il leader, punto di riferimento per l’elettorato, diviene il fulcro della comunicazione politica accentuando così la realtà sempre più consolidata della platform leadership. L’immagine del politico anteposta all’azione politica può condurre a una situazione in cui il messaggio diviene la persona stessa del politico, il programma politico viene ridotto a uno slogan e il linguaggio politico, compreso quello formale, fatto di simboli, codici astratti e segni, va incontro ad una estrema semplificazione e de-ideologizzazione con conseguenze per l’attuazione delle politiche pubbliche e sui processi di polity building.
Certamente per ottenere consenso non basta instaurare un rapporto diretto con gli elettori-utenti. Serve altresì capacità di ascolto: tenersi sintonizzati sugli umori della cittadinanza digitale e ricevere i feedback analizzando il sentiment in rete. All’interno della nuova comunicazione politica che passa per i social media, gli algoritmi e i big data rivestono e acquisiranno in misura maggiore un ruolo centrale per comprendere orientamenti, preferenze, interessi e attività svolte dell’utente e trasformarlo nell’epicentro di un sistema data driven.
La possibilità di gestire e sfruttare i big data che circolano sui social network a proprio vantaggio, grazie a un lavoro di analisi conoscitiva e talvolta predittiva, muta le regole del gioco operative. L’opinione digitale diventa fondamentale per profilare l’utente e procedere all’elaborazione di messaggi personalizzati destinati a microgruppi omogenei dell’elettorato o al singolo individuo con tecniche di digital microtargeting o nanotargeting. In un contesto digitale polarizzato e di bolle di filtraggio qual è quello attuale, l’attività di microtargeting si pone l’obiettivo di rinforzare i legami con i propri sostenitori e non quello di indirizzarsi a quanti hanno interessi diversi e provare a far loro cambiare idea.
I social network dunque sono il luogo dove risiedono i dati degli elettori e l’ambiente in cui i politici veicolano principalmente i propri messaggi. La speranza è che per il futuro venga fatto un buon uso delle logiche interne al suddetto ambiente al fine di non compromettere l’equilibrio politico e in ultima istanza quello democratico.
Il mondo della politica, grazie anche a figure professionali appositamente specializzate, ha compreso da subito le potenzialità offerte dal web e dai social network, il potere e l’influenza che questi strumenti rivestono in una società ormai “digitalizzata”.
Una buona comunicazione digitale, volta a diffondere i messaggi e contenuti in modo completo e puntuale, prevede la presenza su tutti i social network o almeno sulle principali piattaforme in cui è concentrata l’utenza. Quanto al linguaggio usato si preme il pedale della chiarezza e comprensibilità. Periodi brevi e lineari, un vocabolario comprensibile e vicino al modello linguistico degli elettori, un linguaggio accessibile, pongono fine alla stagione dell’oscurità e incomprensibilità.
I social network, attualmente più popolari e utilizzati, dove la classe politica trasferisce parte importante dell’attività comunicativa, sono Facebook, Twitter, Instagram e in misura marginale, spesso senza rispettarne la “grammatica”, Tik Tok. Questi basano la loro peculiarità su una struttura orizzontale, all’interno della quale ogni individuo partecipa direttamente allo scambio delle notizie ed esprime liberamente le proprie opinioni. I nuovi media dunque abbattono la distanza tra politici e cittadini, creando un rapporto diretto e autentico in cui questi ultimi possono interagire con i politici attraverso like, commenti, messaggi e trasformano gli attori della politica in celebrità, offrendo strategie nuove di spettacolarizzazione e personalizzazione.
I social media sono indicati per strategie di self promotion realizzate con selfie, video selfie, dirette della propria quotidianità, coinvolgendo nella comunicazione anche le proprie relazioni. Far conoscere il retroscena dell’attività pubblica, le dimensioni più personali della propria vita, esporre la propria sfera privata al pubblico della rete, in una fase storica caratterizzata da una crescente sfiducia e diffidenza nei confronti delle èlite politiche e delle istituzioni, consente di soddisfare la curiosità del pubblico e in parte accrescere il consenso elettorale. Nei legami di rete fra politici e follower, i fans, che spesso si sostituiscono e si affiancano ai militanti di partito, possono partecipare al processo di costruzione e consolidamento dello status dei soggetti politici, con la produzione e diffusione di contenuti, intervenendo in chiave adesiva verso i leader apprezzati ed oppositiva verso quelli avversati.
Non più le proposte politiche o i programmi dei partiti, ma il leader, punto di riferimento per l’elettorato, diviene il fulcro della comunicazione politica accentuando così la realtà sempre più consolidata della platform leadership. L’immagine del politico anteposta all’azione politica può condurre a una situazione in cui il messaggio diviene la persona stessa del politico, il programma politico viene ridotto a uno slogan e il linguaggio politico, compreso quello formale, fatto di simboli, codici astratti e segni, va incontro ad una estrema semplificazione e de-ideologizzazione con conseguenze per l’attuazione delle politiche pubbliche e sui processi di polity building.
Certamente per ottenere consenso non basta instaurare un rapporto diretto con gli elettori-utenti. Serve altresì capacità di ascolto: tenersi sintonizzati sugli umori della cittadinanza digitale e ricevere i feedback analizzando il sentiment in rete. All’interno della nuova comunicazione politica che passa per i social media, gli algoritmi e i big data rivestono e acquisiranno in misura maggiore un ruolo centrale per comprendere orientamenti, preferenze, interessi e attività svolte dell’utente e trasformarlo nell’epicentro di un sistema data driven.
La possibilità di gestire e sfruttare i big data che circolano sui social network a proprio vantaggio, grazie a un lavoro di analisi conoscitiva e talvolta predittiva, muta le regole del gioco operative. L’opinione digitale diventa fondamentale per profilare l’utente e procedere all’elaborazione di messaggi personalizzati destinati a microgruppi omogenei dell’elettorato o al singolo individuo con tecniche di digital microtargeting o nanotargeting. In un contesto digitale polarizzato e di bolle di filtraggio qual è quello attuale, l’attività di microtargeting si pone l’obiettivo di rinforzare i legami con i propri sostenitori e non quello di indirizzarsi a quanti hanno interessi diversi e provare a far loro cambiare idea.
I social network dunque sono il luogo dove risiedono i dati degli elettori e l’ambiente in cui i politici veicolano principalmente i propri messaggi. La speranza è che per il futuro venga fatto un buon uso delle logiche interne al suddetto ambiente al fine di non compromettere l’equilibrio politico e in ultima istanza quello democratico.
Fonte: di Loredana Nuzzolese