"LA LEGA DELLA NEUTRALITA’" di Paolo Bagnoli
25-05-2022 - EDITORIALE
Della guerra provocata dalla Russia con l’attacco all’Ucraina ancora non si intravede una possibile via d’uscita. Almeno da quanto se ne sa dalla stampa, dalla televisione e dai media; ciò che riusciamo a sapere lo cogliamo da soli e, politicamente, non è certo incoraggiante.
Il clima di belligerismo sta salendo. E’ chiaro che gli Usa e la Nato abbiano occupato un ruolo motivato solo sullo scontro. Nonostante l’inasprirsi della situazione siamo ancora convinti – a meno che la strategia messa in campo dal versante atlantico funzioni e Putin alzi bandiera bianca – che la soluzione al momento centrale, vale a dire il cessate il fuoco, sia una questione che riguarda la politica. E riguarda l’Europa la quale, almeno a stare ai discorsi della Presidente della Commissione, è acriticamente schierata con Biden. Che l’Occidente sia unito è, prima di tutto un dato valoriale, ma non è detto che le finalità delle sue componenti debbano per forza coincidere per cui andrebbe cercata una mediazione di proposta politica nei confronti della Russia.
L’Ucraina, avvolta in un martirio veramente drammatico, è saldamente schierata con Biden, chissà perché quasi non attenta al fatto che il suo futuro non dipenderà tanto dal divenire un Paese dell’Unione, quanto da essere realisticamente salvaguardata nella sua indipendenza e autonomia considerato anche, come ha notato il governo francese, che il processo di adesione all’Unione richiede anni e non poche settimane. Occorre realismo. Certo, come ha scritto sul “Corriere della Sera” l’ambasciatore Sergio Romano domenica 22 maggio, ”il presidente russo sta spingendo gli abitanti di quelle regioni a cercare aiuto tra le braccia di una alleanza, la Nato, che dopo la fine della guerra fredda stava lentamente perdendo una grande parte del suo prestigio e della sua autorità. Dopo la fine dell’Urss non avevamo più bisogno delle sue originali funzioni, ma oggi, grazie a Putin, corriamo il rischio di vederla domani al servizio di altre persone e altri scopi.”.
E’ proprio così. Ciò può innestare una spirale fuori dalla ragione politica, quella che ci viene dalla storia la quale ci dice che al disfacimento degli imperi – anche l’Urss lo era – rinascono i nazionalismi e con essi vengono le guerre. Il disfacimento dei sistemi autoritari genera nazionalismi e porta le guerre. Morto Tito, il cui potere si basava sull’esercito, la Jugoslavia si è dissolta nel sangue. Insomma, avviene sempre così e si tratta di una malattia - quella dei nazionalismi - che si diffonde anche a chi dovrebbe esserne immune come i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. I fatti, però, ci dicono che non solo così non è, bensì che Putin ha giocato nel lievitarli per indebolire lo scacchiere geopolitico europeo per cercare di recuperare una svanita grandezza russa.
Con ciò non riteniamo che, allora, era meglio prima, ma il pensiero europeo, la politica europea, proprio nella coscienza dei processi storici e del propri conclamati valori, ne fossero stati coscienti; se fosse avvenuto, quanto sostenuto dall’ambasciatore Romano, non saremmo a questo punto. Romano, nel suo articolo, ha avanzato un’ idea suggestiva e a nostro avviso giusta. Al fine di avere una casa comune europea in cui “vivere e lavorare in sicurezza”, bisogna che questa casa “dopo la fine della Guerra fredda e lo scioglimento dei blocchi, sia una Lega della Neutralità, composta anzitutto dai Paesi scandinavi e baltici, che avevano già scelto di essere neutrali, e da quelli, come l’Ucraina, che dovranno la loro indipendenza al ‘suicidio dell’Urss’. “ Le conseguenze di ciò sarebbero fortemente positive permettendo, per prima cosa, di abolire quelle sanzioni che tolgono respiro non solo all’Europa, ma anche all’Africa e all’Asia.
Il clima di belligerismo sta salendo. E’ chiaro che gli Usa e la Nato abbiano occupato un ruolo motivato solo sullo scontro. Nonostante l’inasprirsi della situazione siamo ancora convinti – a meno che la strategia messa in campo dal versante atlantico funzioni e Putin alzi bandiera bianca – che la soluzione al momento centrale, vale a dire il cessate il fuoco, sia una questione che riguarda la politica. E riguarda l’Europa la quale, almeno a stare ai discorsi della Presidente della Commissione, è acriticamente schierata con Biden. Che l’Occidente sia unito è, prima di tutto un dato valoriale, ma non è detto che le finalità delle sue componenti debbano per forza coincidere per cui andrebbe cercata una mediazione di proposta politica nei confronti della Russia.
L’Ucraina, avvolta in un martirio veramente drammatico, è saldamente schierata con Biden, chissà perché quasi non attenta al fatto che il suo futuro non dipenderà tanto dal divenire un Paese dell’Unione, quanto da essere realisticamente salvaguardata nella sua indipendenza e autonomia considerato anche, come ha notato il governo francese, che il processo di adesione all’Unione richiede anni e non poche settimane. Occorre realismo. Certo, come ha scritto sul “Corriere della Sera” l’ambasciatore Sergio Romano domenica 22 maggio, ”il presidente russo sta spingendo gli abitanti di quelle regioni a cercare aiuto tra le braccia di una alleanza, la Nato, che dopo la fine della guerra fredda stava lentamente perdendo una grande parte del suo prestigio e della sua autorità. Dopo la fine dell’Urss non avevamo più bisogno delle sue originali funzioni, ma oggi, grazie a Putin, corriamo il rischio di vederla domani al servizio di altre persone e altri scopi.”.
E’ proprio così. Ciò può innestare una spirale fuori dalla ragione politica, quella che ci viene dalla storia la quale ci dice che al disfacimento degli imperi – anche l’Urss lo era – rinascono i nazionalismi e con essi vengono le guerre. Il disfacimento dei sistemi autoritari genera nazionalismi e porta le guerre. Morto Tito, il cui potere si basava sull’esercito, la Jugoslavia si è dissolta nel sangue. Insomma, avviene sempre così e si tratta di una malattia - quella dei nazionalismi - che si diffonde anche a chi dovrebbe esserne immune come i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. I fatti, però, ci dicono che non solo così non è, bensì che Putin ha giocato nel lievitarli per indebolire lo scacchiere geopolitico europeo per cercare di recuperare una svanita grandezza russa.
Con ciò non riteniamo che, allora, era meglio prima, ma il pensiero europeo, la politica europea, proprio nella coscienza dei processi storici e del propri conclamati valori, ne fossero stati coscienti; se fosse avvenuto, quanto sostenuto dall’ambasciatore Romano, non saremmo a questo punto. Romano, nel suo articolo, ha avanzato un’ idea suggestiva e a nostro avviso giusta. Al fine di avere una casa comune europea in cui “vivere e lavorare in sicurezza”, bisogna che questa casa “dopo la fine della Guerra fredda e lo scioglimento dei blocchi, sia una Lega della Neutralità, composta anzitutto dai Paesi scandinavi e baltici, che avevano già scelto di essere neutrali, e da quelli, come l’Ucraina, che dovranno la loro indipendenza al ‘suicidio dell’Urss’. “ Le conseguenze di ciò sarebbero fortemente positive permettendo, per prima cosa, di abolire quelle sanzioni che tolgono respiro non solo all’Europa, ma anche all’Africa e all’Asia.
Tra le tante riflessioni che dobbiamo fare crediamo che ci sia anche questa; sempre che prima dei muscoli, o almeno contestualmente, vengano usate le celluline grigie.