LA LEZIONE TEDESCA di Paolo Bagnoli
24-02-2025 - EDITORIALE
Le recenti elezioni tedesche si segnalano per tre dati: il raddoppio dei voti del partito nazista, la vittoria del duo Trump-Musk e il crollo della SPD.
Il primo e il secondo dato si tengono stretti. Gli americani, infatti, avevano appoggiato la destra estrema. Lo fanno in tutti i Paesi, Italia compresa. Tale spinta, alla fine, colpirà anche l'equilibrismo furbesco della presidente del consiglio aggrappata alla retorica fatta passare per politica, secondo una vecchia e non fausta scuola. Gli americani sono vincitori poiché, nonostante si vada a un governo di coalizione democratica, il nuovo cancelliere parte e resterà debole; di conseguenza la Germania sarà debole. Il fatto che lo sia il Paese pilastro dell'Unione rende strutturalmente più debole, ancor più debole, quest'ultima ed è ciò che vogliono gli americani. Insieme a loro lo vogliono anche i russi.
Con le elezioni tedesche il processo di sfarinamento dell'Unione Europea, se le cose non saranno raddrizzate con uno scatto di dignità e di consapevolezza politica che ne rivendichi l'autonomia anche rispetto agli Usa, è già iniziato. Rotta la relazione politica, liquidato l'atlantismo, considerati i problemi europei solo con la logica mercantile della prepotenza del denaro come dimostra il vergognoso atteggiamento di Trump nei confronti dell'Ucraina, rimane solo la Nato. Il suo ruolo sarà giocato non tanto per la sicurezza europea – come poi questa sia possibile lasciando fuori la Russia, come già aveva capito Gorbaciov, nessuno lo sa, ma perché ciò possa essere capito e attuato occorrono classi dirigenti che di cui al momento l'Europa non dispone – quanto per i ricatti che l'America di Trump metterà in campo secondo quello che considera il proprio interesse e, soprattutto, i propri interessi di finanza imperialistica. Come la matassa verrà sbrogliata nessuno lo sa. La Nato. Tuttavia, può essere motivo ulteriore di reale frantumazione europea se si considerano le motivate paure della Polonia e dei Paesi baltici e, al contempo, di ombrello di controllo e di dominio americano secondo una logica per la quale non esiste più il profilo politico dell'Europa, ma solo quello militare. Insomma, dare corpo a uno stato di allerta permanente non fondato sulla deterrenza, bensì sulla realtà di possibili guerre a venire considerata la messa in soffitta del diritto internazionale. Vale a dire, della legittimità di invasione di uno Stato da parte di un altro. E' quanto, se si fosse stati attenti, ha detto il presidente Mattarella nel suo discorso all'Università di Marsiglia.
Non siamo in grado di valutare quanto le iniziative del presidente Macron saranno in grado di fare argine a un quadro in disgregazione. Non mettiamo in discussione le sue buone intenzioni, ma esse ci sembrano influenzate dall'idea di una Francia forza mondiale e grande potenza – non lo è più dai tempi dei tempi – e, soprattutto, non coscienti della debolezza dovuta a una situazione politico-ministeriale all'interno: un fattore che certo non favorisce un ruolo quale quello cui Macron ambisce. Vediamo.
Con le elezioni e la disfatta della SPD, Scholz esce di scena. Lo fa in maniera asciutta assumendosi tutte le responsabilità. Egli, rispetto ai cancellieri socialisti che lo hanno preceduto, non aveva la personalità né di Brandt né di Schmidt e, al pari di Schroder, invece di caratterizzarsi per quello che rappresentava, ossia il socialismo, è andato al centro inseguendo le posizioni degli altri sull'immigrazione; ha abbandonato la strada del welfare sulla quale la SPD no fatto la sua fortuna trattandosi di politiche di crescita sociale a favore delle classi più deboli.
Ci auguriamo che i socialisti tedeschi facciano tesoro della lezione. Se lo faranno riprenderanno, altrimenti sono già sulla scena forze di sinistra che avanzano prendendone il ruolo e gli spazi. In un contesto pesante quale quello tedesco, in fondo, la sinistra ha più speranze di quanto non ne abbia in Italia, ove il socialismo giace sepolto da diversi decenni e le presenze politiche che si collocano a sinistra sono solo testimonianze; da rispettarsi sicuramente, ma non capaci di costituire solidi soggetti per un processo di incisivo rinnovamento riformatore.
Ecco la lezione tedesca.
Il primo e il secondo dato si tengono stretti. Gli americani, infatti, avevano appoggiato la destra estrema. Lo fanno in tutti i Paesi, Italia compresa. Tale spinta, alla fine, colpirà anche l'equilibrismo furbesco della presidente del consiglio aggrappata alla retorica fatta passare per politica, secondo una vecchia e non fausta scuola. Gli americani sono vincitori poiché, nonostante si vada a un governo di coalizione democratica, il nuovo cancelliere parte e resterà debole; di conseguenza la Germania sarà debole. Il fatto che lo sia il Paese pilastro dell'Unione rende strutturalmente più debole, ancor più debole, quest'ultima ed è ciò che vogliono gli americani. Insieme a loro lo vogliono anche i russi.
Con le elezioni tedesche il processo di sfarinamento dell'Unione Europea, se le cose non saranno raddrizzate con uno scatto di dignità e di consapevolezza politica che ne rivendichi l'autonomia anche rispetto agli Usa, è già iniziato. Rotta la relazione politica, liquidato l'atlantismo, considerati i problemi europei solo con la logica mercantile della prepotenza del denaro come dimostra il vergognoso atteggiamento di Trump nei confronti dell'Ucraina, rimane solo la Nato. Il suo ruolo sarà giocato non tanto per la sicurezza europea – come poi questa sia possibile lasciando fuori la Russia, come già aveva capito Gorbaciov, nessuno lo sa, ma perché ciò possa essere capito e attuato occorrono classi dirigenti che di cui al momento l'Europa non dispone – quanto per i ricatti che l'America di Trump metterà in campo secondo quello che considera il proprio interesse e, soprattutto, i propri interessi di finanza imperialistica. Come la matassa verrà sbrogliata nessuno lo sa. La Nato. Tuttavia, può essere motivo ulteriore di reale frantumazione europea se si considerano le motivate paure della Polonia e dei Paesi baltici e, al contempo, di ombrello di controllo e di dominio americano secondo una logica per la quale non esiste più il profilo politico dell'Europa, ma solo quello militare. Insomma, dare corpo a uno stato di allerta permanente non fondato sulla deterrenza, bensì sulla realtà di possibili guerre a venire considerata la messa in soffitta del diritto internazionale. Vale a dire, della legittimità di invasione di uno Stato da parte di un altro. E' quanto, se si fosse stati attenti, ha detto il presidente Mattarella nel suo discorso all'Università di Marsiglia.
Non siamo in grado di valutare quanto le iniziative del presidente Macron saranno in grado di fare argine a un quadro in disgregazione. Non mettiamo in discussione le sue buone intenzioni, ma esse ci sembrano influenzate dall'idea di una Francia forza mondiale e grande potenza – non lo è più dai tempi dei tempi – e, soprattutto, non coscienti della debolezza dovuta a una situazione politico-ministeriale all'interno: un fattore che certo non favorisce un ruolo quale quello cui Macron ambisce. Vediamo.
Con le elezioni e la disfatta della SPD, Scholz esce di scena. Lo fa in maniera asciutta assumendosi tutte le responsabilità. Egli, rispetto ai cancellieri socialisti che lo hanno preceduto, non aveva la personalità né di Brandt né di Schmidt e, al pari di Schroder, invece di caratterizzarsi per quello che rappresentava, ossia il socialismo, è andato al centro inseguendo le posizioni degli altri sull'immigrazione; ha abbandonato la strada del welfare sulla quale la SPD no fatto la sua fortuna trattandosi di politiche di crescita sociale a favore delle classi più deboli.
Ci auguriamo che i socialisti tedeschi facciano tesoro della lezione. Se lo faranno riprenderanno, altrimenti sono già sulla scena forze di sinistra che avanzano prendendone il ruolo e gli spazi. In un contesto pesante quale quello tedesco, in fondo, la sinistra ha più speranze di quanto non ne abbia in Italia, ove il socialismo giace sepolto da diversi decenni e le presenze politiche che si collocano a sinistra sono solo testimonianze; da rispettarsi sicuramente, ma non capaci di costituire solidi soggetti per un processo di incisivo rinnovamento riformatore.
Ecco la lezione tedesca.
Fonte: di Paolo Bagnoli