LA SINISTRA CHE TORNA di Paolo Bagnoli
22-07-2024 - EDITORIALE
E' la sinistra che torna. I risultati delle elezioni inglesi e di quella francesi ci dicono che la sinistra, data per spacciata o residuale in un continente assalito dalla destra sovranista e neofascista, è tornata in campo. E' una constatazione oggettiva e di ordine generale poiché sarebbe sbagliato mettere sullo stesso piano il significato del voto inglese con quello francese. E' il dato politico che s'impone, quello meramente politologico lo lasciamo ai signori pel nell'uovo. Il dato politico, infatti, ci dice che la sinistra torna perché tornano i socialisti, un qualcosa che dovrebbe far riflettere anche in Italia ove i socialisti non possono tornare fino a che non ci sarà una forza che li interpreti e li rappresenti.
I laburisti hanno travolto i conservatori e recuperato la funzione storica che hanno sempre avuto dopo lo sbandamento al centro di Tony Blair e quello goscista di Jeremy Corbyn. A quest'ultimo, tuttavia, dobbiamo riconoscere il merito di aver recuperato il senso della sinistra e del loro essere socialisti dopo lo snaturamento del blairismo. Si trattata, però, solo del “senso” e non della politica pragmaticamente intesa nei suoi valori e realizzazioni sociali. Keir Starmer ha rimesso il treno sui binari come fece, se ci è permesso il paragone, Clement Attlee sconfiggendo Winston Churchill realizzando un avanzato welfare state; ossia un programma di realizzazioni sociali a salvaguardia, tutela e avanzamento delle classi più povere del Paese. E' questo il dato storico connotativo del laburismo ovvero del socialismo inglese. Altro che terza via; ci è sempre stato difficile capire di cosa in effetti si trattasse e, comunque, il caso inglese ci dimostra che dopo il lungo regno di Margaret Thatcher essa ha rappresentato come il tragitto del girotondo poiché ha ricondotto a un neothatcherismo i laburisti di Blair così come la neue mitte – il nuovo centro – del cancelliere tedesco Kurt Schroder. Sia Blair che Schroder confermano che il socialismo non sta al centro e che i voti moderati – se essere centristi significa essere moderati, cosa non vera poiché esistono anche gli estremisti di centro – si conquistano con politiche credibili che spostano il Paese a sinistra e non fanno diversi i socialisti da quello che sono e dovrebbero essere.
Per la Francia, naturalmente, il discorso è diverso. La decisione azzardata e forse anche un po' disperata presa da Macron di sciogliere l'Assemblea Nazionale ha ripagato il Presidente. Questi, se pur indebolito politicamente, ha riportato in Parlamento un numero di deputati che fa dei macronisti la seconda forza del Paese , ma soprattutto perché ha chiamato la sinistra a unirsi nella lotta per fermare il partito di Marine Le Pen che, spavaldamente, aveva venduto la pelle dell'orso – ossia la vittoria – prima di averlo preso.
Il Nuovo Fronte Popolare ha vinto le elezioni. In esso i socialisti, che erano stati quasi cancellati dalla leggerezza di Francois Hollande, sono rinati piazzandosi a pochi deputati di distanza da quelli della France Insoumise di Jean Luc Mélenchon la quale, peraltro, sta già perdendo alcuni pezzi.. Si tratta di un risultato che ha il sapore della rinascita e quando, a fronte delle asprezze e delle pretese che Mélenchon esprime – che in una sinistra plurale non ci fossero problemi era da ingenui crederlo –i socialisti sostengano le ragioni superiori dell'unità a sinistra è un fatto molto significativo sia per non disperdere il portato del movimento nel suo insieme sia perché nel dato dell'unità risiede un caposaldo per bloccare la destra lepenista di derivazione fascista. E' chiaro che la situazione è complessa e la ricerca di un equilibrio di governo non è cosa facile, ma è altrettanto chiaro che, mentre non si può chiedere a nessuno da essere altro da quello che è, ci si deve rendere conto –Macron compreso – che il naufragare del quadro emerso dal voto vorrebbe dire riaprire le porte alla Le Pen e, con ciò, un problema molto serio per la politica democratica europea. Oggi, infatti, grazie al voto francese e a quello inglese, il vento che si alzava da destra illudendo Giorgia Meloni di essere il capo dell'ondata conservatrice, la rotta è cambiata. Da tutto l'insieme, compresa pure la nascita della nuova commissione Ue, Giorgia Meloni è uscita stracciata ed oggi impotente – considerato anche che ha condotto il Paese che guida in un angolo - a fronte di una destra più a destra di lei presente addirittura nel suo governo in cui Matteo Salvini appare quasi il portavoce di Victor Orban mentre, tanto per completare il quadro, l'altro vice, Antonio Tajani che si proclama rappresentante dei popolari. non sembra godere più nemmeno la fiducia della famiglia proprietaria del partito di cui è incolore segretario.
Altro che La vittoria di Pirro come (“la Repubblica”,9 luglio 2024) un politologo di fama quale Marc Lazar ha definito l'affermazione del Fronte popolare. Va tenuto, inoltre, conto che nelle ragioni del Fronte non c'è solo quella, prioritaria, di natura repubblicana, ma ve ne sono pure di natura sociale che il governo macronista ha trascurato e peggiorato. Non si tratta, quindi, solo di sbarrare la strada alla destra fascista, ma di mettere in cantiere una serie di riforme che incidano nella società anche rimuovendo la riforma delle pensioni causata da un enorme debito pubblico non certo dovuto alla masse popolari.
La sinistra torna in Europa con il socialismo è un grande fatto politico che può segnare un nuovo inizio. Naturalmente, ce lo auguriamo.
I laburisti hanno travolto i conservatori e recuperato la funzione storica che hanno sempre avuto dopo lo sbandamento al centro di Tony Blair e quello goscista di Jeremy Corbyn. A quest'ultimo, tuttavia, dobbiamo riconoscere il merito di aver recuperato il senso della sinistra e del loro essere socialisti dopo lo snaturamento del blairismo. Si trattata, però, solo del “senso” e non della politica pragmaticamente intesa nei suoi valori e realizzazioni sociali. Keir Starmer ha rimesso il treno sui binari come fece, se ci è permesso il paragone, Clement Attlee sconfiggendo Winston Churchill realizzando un avanzato welfare state; ossia un programma di realizzazioni sociali a salvaguardia, tutela e avanzamento delle classi più povere del Paese. E' questo il dato storico connotativo del laburismo ovvero del socialismo inglese. Altro che terza via; ci è sempre stato difficile capire di cosa in effetti si trattasse e, comunque, il caso inglese ci dimostra che dopo il lungo regno di Margaret Thatcher essa ha rappresentato come il tragitto del girotondo poiché ha ricondotto a un neothatcherismo i laburisti di Blair così come la neue mitte – il nuovo centro – del cancelliere tedesco Kurt Schroder. Sia Blair che Schroder confermano che il socialismo non sta al centro e che i voti moderati – se essere centristi significa essere moderati, cosa non vera poiché esistono anche gli estremisti di centro – si conquistano con politiche credibili che spostano il Paese a sinistra e non fanno diversi i socialisti da quello che sono e dovrebbero essere.
Per la Francia, naturalmente, il discorso è diverso. La decisione azzardata e forse anche un po' disperata presa da Macron di sciogliere l'Assemblea Nazionale ha ripagato il Presidente. Questi, se pur indebolito politicamente, ha riportato in Parlamento un numero di deputati che fa dei macronisti la seconda forza del Paese , ma soprattutto perché ha chiamato la sinistra a unirsi nella lotta per fermare il partito di Marine Le Pen che, spavaldamente, aveva venduto la pelle dell'orso – ossia la vittoria – prima di averlo preso.
Il Nuovo Fronte Popolare ha vinto le elezioni. In esso i socialisti, che erano stati quasi cancellati dalla leggerezza di Francois Hollande, sono rinati piazzandosi a pochi deputati di distanza da quelli della France Insoumise di Jean Luc Mélenchon la quale, peraltro, sta già perdendo alcuni pezzi.. Si tratta di un risultato che ha il sapore della rinascita e quando, a fronte delle asprezze e delle pretese che Mélenchon esprime – che in una sinistra plurale non ci fossero problemi era da ingenui crederlo –i socialisti sostengano le ragioni superiori dell'unità a sinistra è un fatto molto significativo sia per non disperdere il portato del movimento nel suo insieme sia perché nel dato dell'unità risiede un caposaldo per bloccare la destra lepenista di derivazione fascista. E' chiaro che la situazione è complessa e la ricerca di un equilibrio di governo non è cosa facile, ma è altrettanto chiaro che, mentre non si può chiedere a nessuno da essere altro da quello che è, ci si deve rendere conto –Macron compreso – che il naufragare del quadro emerso dal voto vorrebbe dire riaprire le porte alla Le Pen e, con ciò, un problema molto serio per la politica democratica europea. Oggi, infatti, grazie al voto francese e a quello inglese, il vento che si alzava da destra illudendo Giorgia Meloni di essere il capo dell'ondata conservatrice, la rotta è cambiata. Da tutto l'insieme, compresa pure la nascita della nuova commissione Ue, Giorgia Meloni è uscita stracciata ed oggi impotente – considerato anche che ha condotto il Paese che guida in un angolo - a fronte di una destra più a destra di lei presente addirittura nel suo governo in cui Matteo Salvini appare quasi il portavoce di Victor Orban mentre, tanto per completare il quadro, l'altro vice, Antonio Tajani che si proclama rappresentante dei popolari. non sembra godere più nemmeno la fiducia della famiglia proprietaria del partito di cui è incolore segretario.
Altro che La vittoria di Pirro come (“la Repubblica”,9 luglio 2024) un politologo di fama quale Marc Lazar ha definito l'affermazione del Fronte popolare. Va tenuto, inoltre, conto che nelle ragioni del Fronte non c'è solo quella, prioritaria, di natura repubblicana, ma ve ne sono pure di natura sociale che il governo macronista ha trascurato e peggiorato. Non si tratta, quindi, solo di sbarrare la strada alla destra fascista, ma di mettere in cantiere una serie di riforme che incidano nella società anche rimuovendo la riforma delle pensioni causata da un enorme debito pubblico non certo dovuto alla masse popolari.
La sinistra torna in Europa con il socialismo è un grande fatto politico che può segnare un nuovo inizio. Naturalmente, ce lo auguriamo.