LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO di Salvatore Rondello
di Salvatore Rondello
24-09-2024 - UNO SGUARDO SUL MONDO di Salvatore Rondello
Ogni 3 maggio in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, una ricorrenza che punta a rimarcare l'importanza di un'informazione libera e indipendente. Come ogni anno, Reporter Senza Frontiere (RFS) ha stilato la classifica globale dei Paesi in cui l'attività giornalistica è sottoposta a limitazioni o censure. Secondo l’Indice mondiale sulla libertà prodotto da RFS, nel 2024 l'Italia è scesa di 5 posizioni rispetto all'anno precedente e, attualmente, si trova al 46° posto, su 180. Come riferisce lo studio, a influire sarebbe stato soprattutto il fatto che “un membro della coalizione parlamentare al potere sta cercando di acquisire la seconda più grande agenzia di stampa, Agi”, riferendosi al deputato leghista Antonio Angelucci.
Come si legge nell'analisi di Reporter Senza Frontiere, la libertà di stampa in tutto il mondo nel 2024 risulta minacciata proprio da coloro che dovrebbero esserne i garanti: le autorità politiche. Questa constatazione si basa sul fatto che, dei cinque indicatori utilizzati per stilare la classifica, è proprio quello politico ad aver subito un calo maggiore, con una diminuzione globale di 7,6 punti. Secondo il rapporto dell'organizzazione no-profit, nel 2024 si è registrata una “chiara mancanza di volontà politica da parte della comunità internazionale di far rispettare i principi di tutela dei giornalisti, in particolare la Risoluzione 2222 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Anche la guerra in Medioriente non ha aiutato, a causa del numero da record di violazioni contro i giornalisti e i media negli ultimi 12 mesi: più di 100 reporter palestinesi infatti sono stati uccisi dalle forze di difesa israeliane, di cui almeno 22 mentre erano in servizio.
I Paesi in cui la libertà di stampa è “buona” sono tutti membri dell'Unione Europea, che ha adottato la sua prima legge sulla libertà dei media (Media Freedom Act). Al primo posto della classifica sulla libertà di stampa troviamo la Norvegia, il Paese in cui il giornalismo risulta più libero e autonomo, seguita da Danimarca (2° posto) e Svezia (3°). La libera informazione viene però messa più a dura prova in Ungheria, Malta e Grecia, i tre Paesi Ue più bassi in classifica.
Spostandoci oltreoceano, si registra un notevole calo in una delle maggiori potenze mondiali, gli Stati Uniti scesi di ben 10 posizioni e attualmente al 55° posto.
Le ultime tre posizioni della classifica sono occupate dall'Afghanistan (178°, al terzultimo posto), in cui i giornalisti vengono incessantemente perseguitati, dalla Siria (179°) e, infine dall'Eritrea che, ultima in classifica in 180° posizione, risulta il Paese in cui la libertà di stampa è maggiormente minacciata.
Come rivela l'Indice della libertà di stampa di RSF, la regione del Maghreb-Medioriente è quella in cui si registra la situazione peggiore, seguita dalla regione Asia-Pacifico, dove il giornalismo è soffocato dai governi autoritari, e l'Africa. Situazione grave anche in Russia (che ricopre il 162° posto), dove quasi tutti i media indipendenti sono stati banditi, dichiarati “organizzazioni sgradite” o sottoposti alla censura militare.
Secondo il rapporto un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate. Dal rapporto emerge un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici.
Nel 2023 ci sono state elezioni decisive soprattutto in America Latina. Secondo il rapporto di RSF, l'Argentina, con la vittoria di Javier Milei, è scesa dal 26 al 66° posto nella classifica della libertà di stampa.
Le elezioni sono spesso accompagnate da violenze contro i giornalisti, come in Nigeria (112°) e nella Repubblica Democratica del Congo (123°). Le giunte militari che hanno preso il potere con colpi di stato nel Sahel, in particolare Niger (sceso dal 19° all'80° posto), Burkina Faso (sceso dal 28° all'86° posto) e Mali (sceso dall'1 al 114° posto), continuano a stringere la presa sui media e a ostacolare il lavoro dei giornalisti.
Anche la rielezione di Recep Tayyip Erdogan in Turchia è motivo di preoccupazione per RSF. Infatti, la Turchia al 158° posto, continua a perdere posizioni.
In assenza di regolamentazione, l’uso dell’intelligenza artificiale generativa nell’arsenale di disinformazione per scopi politici è motivo di preoccupazione. I deepfake occupano ora una posizione di primo piano nell’influenzare il corso delle elezioni.
Molti governi hanno intensificato il controllo sui social e su Internet, limitando l’accesso, bloccando gli account e sopprimendo i messaggi che trasportano notizie e informazioni.
In Cina (172° posto), oltre ad arrestare più giornalisti di qualsiasi altro Paese al mondo, il governo continua a esercitare uno stretto controllo sui canali di informazione, attuando politiche di censura e sorveglianza per regolamentare i contenuti online e limitare la diffusione di informazioni ritenute sensibili o contrario alla linea del partito.
Secondo RSF, alcuni gruppi politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli. Altri stanno orchestrando un’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale sotto il loro controllo, sia attraverso media di proprietà privata attraverso acquisizioni da parte di uomini d’affari alleati.
Nell’Europa orientale e in Asia centrale, la censura dei media si è intensificata imitando in modo spettacolare i metodi repressivi russi, soprattutto in Bielorussia (dal 10° al 167° posto), Georgia (dal 103° posto), Kirghizistan (dal 120° posto) e Azerbaigian (dal 13° al 164° posto).
L’influenza del Cremlino è arrivata fino alla Serbia (scesa dal 7° al 98° posto), dove i media filogovernativi portano avanti la propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio.
Il calo complessivo dell’indicatore politico ha colpito anche il terzetto in cima al World Press Freedom Index. La Norvegia (ancora al primo posto) ha visto un calo del suo punteggio, e l’Irlanda (8°), dove i politici hanno sottoposto i media a intimidazioni giudiziarie, ha ceduto la sua posizione di leader nell’Unione europea alla Danimarca (2°), seguita dalla Svezia. (3°).
In Asia, Vietnam, Cina e Corea del Nord hanno ceduto le loro posizioni a tre paesi i cui punteggi politici sono crollati: l'Afghanistan (sceso al 44° posto nella classifica politica), che perseguita incessantemente i giornalisti dai tempi dei Talebani tornati al potere; Siria (otto nella classifica politica); e l'Eritrea (sotto la nona posizione nella classifica politica), che ora è ultima sia nella classifica politica sia in quella generale. Gli ultimi due paesi sono diventati zone senza legge per i media, con un numero record di giornalisti detenuti, scomparsi o tenuti in ostaggio.
Secondo il rapporto di RSF, la libertà di stampa nei paesi dell'Unione europea, pur essendo “buona”, deve però affrontare quella che viene definita “l’influenza tossica della Russia” . La Germania è ora uno dei primi dieci paesi.
La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio”. Nel 2023 l'Italia aveva recuperato 17 posizioni rispetto al 2022, quando si era classificata al 58mo posto. Inoltre, il controllo della Rai è ormai nelle mani del governo senza nessun efficace controllo del Parlamento.
Papa Francesco su X ha detto: “La libertà di stampa è fondamentale per sviluppare un assennato senso critico e per imparare a distinguere la verità dalla menzogna e a lavorare in maniera non ideologica per la giustizia, la pace e il rispetto del creato”. Non ha detto nulla di nuovo, tuttavia le Sue affermazioni sono importanti.
Sempre su X, Charles Michel, da presidente del Consiglio Europeo, ha detto: “La stampa libera è garante della democrazia. E' imperativo fare tutto il possibile per sostenere un giornalismo imparziale, obiettivo e accurato come chiave per affrontare le crisi globali. Mentre i giornalisti continuano a vivere condizioni di lavoro difficili, l'Ue deve continuare a fare la sua parte per salvaguardare la libertà e il pluralismo dei media”.
In un comunicato dell’Onu si legge: “In tutto il mondo gli operatori dei media rischiano sempre di più le loro vite per portarci le notizie. L'Onu riconosce il prezioso lavoro dei giornalisti per garantire che il pubblico sia informato e coinvolto”.
Durante la celebrazione della giornata mondiale, Alessandra Costante, la segretaria generale della Fnsi, si è recata a Conselice (Ravenna) dove sorge l'unico Monumento alla Libertà di stampa in Italia e dove, nel 2022, la Federazione nazionale della Stampa italiana, Assostampa Emilia-Romagna ed il Comune hanno costituito l'Osservatorio sulla libertà di stampa, presieduto dal giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, costretto a vivere sotto scorta per via delle minacce ricevute per le sue inchieste su gruppi neofascisti e neonazisti.
Senza libertà di stampa non c’è democrazia ed il popolo perde l’esercizio consapevole della Sua sovranità politica. L’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana garantisce la libertà di stampa, ma non è pienamente attuato.
Come si legge nell'analisi di Reporter Senza Frontiere, la libertà di stampa in tutto il mondo nel 2024 risulta minacciata proprio da coloro che dovrebbero esserne i garanti: le autorità politiche. Questa constatazione si basa sul fatto che, dei cinque indicatori utilizzati per stilare la classifica, è proprio quello politico ad aver subito un calo maggiore, con una diminuzione globale di 7,6 punti. Secondo il rapporto dell'organizzazione no-profit, nel 2024 si è registrata una “chiara mancanza di volontà politica da parte della comunità internazionale di far rispettare i principi di tutela dei giornalisti, in particolare la Risoluzione 2222 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Anche la guerra in Medioriente non ha aiutato, a causa del numero da record di violazioni contro i giornalisti e i media negli ultimi 12 mesi: più di 100 reporter palestinesi infatti sono stati uccisi dalle forze di difesa israeliane, di cui almeno 22 mentre erano in servizio.
I Paesi in cui la libertà di stampa è “buona” sono tutti membri dell'Unione Europea, che ha adottato la sua prima legge sulla libertà dei media (Media Freedom Act). Al primo posto della classifica sulla libertà di stampa troviamo la Norvegia, il Paese in cui il giornalismo risulta più libero e autonomo, seguita da Danimarca (2° posto) e Svezia (3°). La libera informazione viene però messa più a dura prova in Ungheria, Malta e Grecia, i tre Paesi Ue più bassi in classifica.
Spostandoci oltreoceano, si registra un notevole calo in una delle maggiori potenze mondiali, gli Stati Uniti scesi di ben 10 posizioni e attualmente al 55° posto.
Le ultime tre posizioni della classifica sono occupate dall'Afghanistan (178°, al terzultimo posto), in cui i giornalisti vengono incessantemente perseguitati, dalla Siria (179°) e, infine dall'Eritrea che, ultima in classifica in 180° posizione, risulta il Paese in cui la libertà di stampa è maggiormente minacciata.
Come rivela l'Indice della libertà di stampa di RSF, la regione del Maghreb-Medioriente è quella in cui si registra la situazione peggiore, seguita dalla regione Asia-Pacifico, dove il giornalismo è soffocato dai governi autoritari, e l'Africa. Situazione grave anche in Russia (che ricopre il 162° posto), dove quasi tutti i media indipendenti sono stati banditi, dichiarati “organizzazioni sgradite” o sottoposti alla censura militare.
Secondo il rapporto un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate. Dal rapporto emerge un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici.
Nel 2023 ci sono state elezioni decisive soprattutto in America Latina. Secondo il rapporto di RSF, l'Argentina, con la vittoria di Javier Milei, è scesa dal 26 al 66° posto nella classifica della libertà di stampa.
Le elezioni sono spesso accompagnate da violenze contro i giornalisti, come in Nigeria (112°) e nella Repubblica Democratica del Congo (123°). Le giunte militari che hanno preso il potere con colpi di stato nel Sahel, in particolare Niger (sceso dal 19° all'80° posto), Burkina Faso (sceso dal 28° all'86° posto) e Mali (sceso dall'1 al 114° posto), continuano a stringere la presa sui media e a ostacolare il lavoro dei giornalisti.
Anche la rielezione di Recep Tayyip Erdogan in Turchia è motivo di preoccupazione per RSF. Infatti, la Turchia al 158° posto, continua a perdere posizioni.
In assenza di regolamentazione, l’uso dell’intelligenza artificiale generativa nell’arsenale di disinformazione per scopi politici è motivo di preoccupazione. I deepfake occupano ora una posizione di primo piano nell’influenzare il corso delle elezioni.
Molti governi hanno intensificato il controllo sui social e su Internet, limitando l’accesso, bloccando gli account e sopprimendo i messaggi che trasportano notizie e informazioni.
In Cina (172° posto), oltre ad arrestare più giornalisti di qualsiasi altro Paese al mondo, il governo continua a esercitare uno stretto controllo sui canali di informazione, attuando politiche di censura e sorveglianza per regolamentare i contenuti online e limitare la diffusione di informazioni ritenute sensibili o contrario alla linea del partito.
Secondo RSF, alcuni gruppi politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli. Altri stanno orchestrando un’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale sotto il loro controllo, sia attraverso media di proprietà privata attraverso acquisizioni da parte di uomini d’affari alleati.
Nell’Europa orientale e in Asia centrale, la censura dei media si è intensificata imitando in modo spettacolare i metodi repressivi russi, soprattutto in Bielorussia (dal 10° al 167° posto), Georgia (dal 103° posto), Kirghizistan (dal 120° posto) e Azerbaigian (dal 13° al 164° posto).
L’influenza del Cremlino è arrivata fino alla Serbia (scesa dal 7° al 98° posto), dove i media filogovernativi portano avanti la propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio.
Il calo complessivo dell’indicatore politico ha colpito anche il terzetto in cima al World Press Freedom Index. La Norvegia (ancora al primo posto) ha visto un calo del suo punteggio, e l’Irlanda (8°), dove i politici hanno sottoposto i media a intimidazioni giudiziarie, ha ceduto la sua posizione di leader nell’Unione europea alla Danimarca (2°), seguita dalla Svezia. (3°).
In Asia, Vietnam, Cina e Corea del Nord hanno ceduto le loro posizioni a tre paesi i cui punteggi politici sono crollati: l'Afghanistan (sceso al 44° posto nella classifica politica), che perseguita incessantemente i giornalisti dai tempi dei Talebani tornati al potere; Siria (otto nella classifica politica); e l'Eritrea (sotto la nona posizione nella classifica politica), che ora è ultima sia nella classifica politica sia in quella generale. Gli ultimi due paesi sono diventati zone senza legge per i media, con un numero record di giornalisti detenuti, scomparsi o tenuti in ostaggio.
Secondo il rapporto di RSF, la libertà di stampa nei paesi dell'Unione europea, pur essendo “buona”, deve però affrontare quella che viene definita “l’influenza tossica della Russia” . La Germania è ora uno dei primi dieci paesi.
La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio”. Nel 2023 l'Italia aveva recuperato 17 posizioni rispetto al 2022, quando si era classificata al 58mo posto. Inoltre, il controllo della Rai è ormai nelle mani del governo senza nessun efficace controllo del Parlamento.
Papa Francesco su X ha detto: “La libertà di stampa è fondamentale per sviluppare un assennato senso critico e per imparare a distinguere la verità dalla menzogna e a lavorare in maniera non ideologica per la giustizia, la pace e il rispetto del creato”. Non ha detto nulla di nuovo, tuttavia le Sue affermazioni sono importanti.
Sempre su X, Charles Michel, da presidente del Consiglio Europeo, ha detto: “La stampa libera è garante della democrazia. E' imperativo fare tutto il possibile per sostenere un giornalismo imparziale, obiettivo e accurato come chiave per affrontare le crisi globali. Mentre i giornalisti continuano a vivere condizioni di lavoro difficili, l'Ue deve continuare a fare la sua parte per salvaguardare la libertà e il pluralismo dei media”.
In un comunicato dell’Onu si legge: “In tutto il mondo gli operatori dei media rischiano sempre di più le loro vite per portarci le notizie. L'Onu riconosce il prezioso lavoro dei giornalisti per garantire che il pubblico sia informato e coinvolto”.
Durante la celebrazione della giornata mondiale, Alessandra Costante, la segretaria generale della Fnsi, si è recata a Conselice (Ravenna) dove sorge l'unico Monumento alla Libertà di stampa in Italia e dove, nel 2022, la Federazione nazionale della Stampa italiana, Assostampa Emilia-Romagna ed il Comune hanno costituito l'Osservatorio sulla libertà di stampa, presieduto dal giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, costretto a vivere sotto scorta per via delle minacce ricevute per le sue inchieste su gruppi neofascisti e neonazisti.
Senza libertà di stampa non c’è democrazia ed il popolo perde l’esercizio consapevole della Sua sovranità politica. L’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana garantisce la libertà di stampa, ma non è pienamente attuato.
Fonte: di Salvatore Rondello