"NECESSITÀ DEL SOCIALISMO PER UNA NUOVA EUROPA"
24-04-2022 - LA NECESSITA' DEL SOCIALISMO
Merito degli articoli di Paolo Bagnoli e di Marco Cianca, pubblicati sull’ultimo numero de «La rivoluzione democratica», è l’aver mostrato la necessità di una Europa politica che abbia come propri valori-guida quelli affermati dalla tradizione socialista. Esigenza questa divenuta ancora più urgente dalla guerra esplosa in Ucraina a seguito dell’invasione russa.
Gli eccidi che si vengono realizzando non possono che farci riflettere su quanto è accaduto, a partire dalla caduta del muro di Berlino, con la scomparsa dall’orizzonte politico europeo di quella cultura che più di ogni altra (nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni) si era opposta alla deflagrazione di una nuova «guerra civile europea» (per usare una espressione crociana). A questa nuova e terrificante guerra ci ha condotto la diffusa convinzione che, con la caduta del muro di Berlino, fossero cadute anche le ragioni di una divisione del mondo in blocchi politici contrapposti. Si riteneva che il realizzarsi di una economia globale ci avrebbe messi al sicuro da ogni tipo di conflitto ideologico e da ogni guerra. E non ci si rendeva conto, invece, che era la presenza di una diffusa e strutturata cultura democratica e socialista, proprio per il suo carattere transnazionale, a contrastare il trans-crescere dei conflitti ideologici in feroci guerre. Era la cultura socialista a preservare il valore della persona umana, non solo avversando le diseguaglianze sociali ma soprattutto combattendo ogni tentativo di offendere la vita delle persone, il loro diritto alla pace e alla crescita intellettuale.
I teorici del libero mercato avevano teorizzato, negli anni passati, un tranquillo sviluppo dell’economia globale e del benessere sociale. Invece, si sono affermate ideologie che hanno esaltato la concorrenza tra gli individui e favorito la formazione di culture nazionalistiche che tendono a trasformare i conflitti economici in terribili guerre. Così, l’ideologia della fine delle ideologie (coniugandosi con il neo-liberismo) ha oscurato e delegittimato quella cultura socialista che si opponeva alle guerre e valorizzava la persona umana.
L’unificazione del genere umano sotto l’egemonia del neo-liberismo non si è realizzata, proprio perché tale ideologia nega ogni spirito di solidarietà e ogni volontà di una unitaria e generalizzata crescita della persona umana. Anzi, essa giunge a negare quel principio che, dalle guerre di religione in poi, si è affermato come elemento costitutivo delle società moderne: il «far guerra alle guerre». E se l’Europa, ancora oggi, non riesce a neutralizzare i conflitti che si sono sviluppati e si sviluppano sul proprio territorio, dalle guerre nella ex-Jugoslavia a oggi; se non riesce a proporsi come costruttrice di una nuova civiltà, ciò accade perché ha dimenticato il socialismo o ha voluto identificarlo con il soviettismo. L’unità politica dell’Europa e il rafforzamento del suo ruolo internazionale non possono che fondarsi su quei valori di pace, di solidarietà e di difesa e valorizzazione della persona umana che sono propri della tradizione democratica e socialista.
Gli eccidi che si vengono realizzando non possono che farci riflettere su quanto è accaduto, a partire dalla caduta del muro di Berlino, con la scomparsa dall’orizzonte politico europeo di quella cultura che più di ogni altra (nonostante i suoi limiti e le sue contraddizioni) si era opposta alla deflagrazione di una nuova «guerra civile europea» (per usare una espressione crociana). A questa nuova e terrificante guerra ci ha condotto la diffusa convinzione che, con la caduta del muro di Berlino, fossero cadute anche le ragioni di una divisione del mondo in blocchi politici contrapposti. Si riteneva che il realizzarsi di una economia globale ci avrebbe messi al sicuro da ogni tipo di conflitto ideologico e da ogni guerra. E non ci si rendeva conto, invece, che era la presenza di una diffusa e strutturata cultura democratica e socialista, proprio per il suo carattere transnazionale, a contrastare il trans-crescere dei conflitti ideologici in feroci guerre. Era la cultura socialista a preservare il valore della persona umana, non solo avversando le diseguaglianze sociali ma soprattutto combattendo ogni tentativo di offendere la vita delle persone, il loro diritto alla pace e alla crescita intellettuale.
I teorici del libero mercato avevano teorizzato, negli anni passati, un tranquillo sviluppo dell’economia globale e del benessere sociale. Invece, si sono affermate ideologie che hanno esaltato la concorrenza tra gli individui e favorito la formazione di culture nazionalistiche che tendono a trasformare i conflitti economici in terribili guerre. Così, l’ideologia della fine delle ideologie (coniugandosi con il neo-liberismo) ha oscurato e delegittimato quella cultura socialista che si opponeva alle guerre e valorizzava la persona umana.
L’unificazione del genere umano sotto l’egemonia del neo-liberismo non si è realizzata, proprio perché tale ideologia nega ogni spirito di solidarietà e ogni volontà di una unitaria e generalizzata crescita della persona umana. Anzi, essa giunge a negare quel principio che, dalle guerre di religione in poi, si è affermato come elemento costitutivo delle società moderne: il «far guerra alle guerre». E se l’Europa, ancora oggi, non riesce a neutralizzare i conflitti che si sono sviluppati e si sviluppano sul proprio territorio, dalle guerre nella ex-Jugoslavia a oggi; se non riesce a proporsi come costruttrice di una nuova civiltà, ciò accade perché ha dimenticato il socialismo o ha voluto identificarlo con il soviettismo. L’unità politica dell’Europa e il rafforzamento del suo ruolo internazionale non possono che fondarsi su quei valori di pace, di solidarietà e di difesa e valorizzazione della persona umana che sono propri della tradizione democratica e socialista.
Fonte: di Marcello Montanari