"EUROPA E L´OGGI"

24-09-2018 12:03 -

L´unificazione politica, economica e sociale dell´Europa, 60 anni dopo la costituzione della Comunità Economica Europea, la Cee dei sei paesi che firmarono i Trattati di Roma (Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo) e diventata l´attuale Unione europea, l´Ue a 28 stati, ancora è da fare.
Si può senz´altro affermare, come disse quasi 40 anni fa il presbite utopico Riccardo Lombardi, poco incline ed interessato al modello istituzionale, che ora siamo lontani dall´Europa unita, eppure bisogna farla. Bisogna persuadersi che l´Europa si può fare solo se socialista o tendenzialmente socialista.
E così, racconta la storia, purtroppo non è stato: e comunque sarà difficile che si realizzerà a meno di un sussulto improvviso ma oggi improbabile: lo si vedrà fra nove mesi quando nei 28 paesi aderenti all´Ue si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo.
All´appuntamento di fine maggio ci si sta arrivando con le sinistre in forte declino quasi ovunque – resistono nel Portogallo di Antonio Costa e nella Spagna di Pedro Sanchez - e le destre reinsorgenti (Salvini in Italia, Orban in Ungheria, Le Pen in Francia, Strache in Austria, Akesson in Svezia) sotto l´ala protettiva di The Movement di Steve Bannon, l´ex-stratega di Donald Trump, su cui costruire l´International Nationalist.
Attingendo alle intuizioni del presbite azionista, si può rilevare che quello che manca [oggi come vent´anni fa] è una comune opinione socialista [e delle sinistre] sul destino dell´Europa [...] senza un progetto [...] per ciò che riguarda l´Europa significa dire che l´Europa tra dieci anni finirà più capitalista, più atlantista e meno autonoma dagli Stati Uniti di quanto non sia oggi [...] la spontaneità che porta lentamente alla costituzione di una Europa unitaria porta a questo: a un´Europa capitalistica più dipendente dai modelli culturali ed economici degli Stati Uniti.
Non è tanto difficile verificare come le sinistre europee – tutte più o meno colpite dal 2009 a oggi, l´ultima la Svezia, dalla Pasokification, il declino dei partiti socialdemocratici, socialisti e riformisti e la débâcle dei governi di centro-sinistra – siano profondamente divise e arrivino in ordine sparso al voto di maggio, mentre le destre, partiti e movimenti populisti che siano, vi arrivino unite e ben compatte.
Unica novità in tale panorama desolante, in cui galleggia l´agonizzante Pd sceso dal 41% delle precedenti elezioni europee al 19% delle politiche del 4 marzo, è il progetto dell´International Progressive, in contrapposizione all´International Nationalist, del fondatore del movimento transnazionale Diem25 Yanis Varoufakis che punta al New Deal europeo per superare le politiche di austerità praticate dall´establishment dell´Ue.
A rispondere positivamente al progetto dell´europeista anti-sistema greco fautore della democratizzazione dell´Ue o si disintegra, Jeremy Corbyn e Bernie Sanders che nel Regno Unito e negli Usa, due paesi capitalisti per antonomasia, hanno riattualizzato il socialismo delle origini, ossia analisi, critica e lotta al capitalismo per un modello alternativo di società, con un coraggioso programma di nazionalizzazioni dei beni e dei servizi pubblici essenziali: acqua, casa, sanità, scuola, università, trasporti, energia, come accadde nel lontano 1962 nel primo vero centro-sinistra riformatore.


Fonte: di CARLO PATRIGNANI