Cercare di analizzare il comportamento dei nostri leaders politici appare una impresa disperata. In alcuni casi raccapezzarsi sulle posizioni che ciascuno esprime diviene un'impresa da sesto grado superiore.
Incominciamo dall'Ilva di Taranto e dalla “vexata quaestio” del cosiddetto scudo legale. Premesso che questo strumento riguardava solo una parte dello stabilimento, non si può fare a meno di rilevare il comportamento schizofrenico dei partiti. La lega, il PD, LEU e i Cinque Stelle equanimemente, a seconda di quale era la loro posizione rispetto al governo, hanno votato tutto e il contrario di tutto.
L'altro caso clamoroso è la sottoscrizione o meno dell' European Stability Mechanism da parte dell'Italia. In questo caso, al di là del merito della questione in oggetto (in questi giorni leggiamo di tutto) appaiono singolari le posizioni della Lega, che cerca di dimostrare che pur essendo al Governo era all'oscuro di una trattativa internazionale, e soprattutto dei Cinque Stelle, che pure esprimevano il Presidente del Consiglio quando la questione fu posta, ed ora con una posizione subalterna a quella della Lega (che piace tanto al Capo del Movimento) nega di essere a conoscenza del problema e rischia con questa posizione di far cadere il Governo.
O come la posizione del PD sulla diminuzione dei Parlamentari. Avversata fino a che è stato all'opposizione, approvata appena entrato al Governo.
Questi esempi (se ne potrebbero aggiungere altri) sono la fotografia di una situazione al limite del disfacimento. Dove la menzogna regna sovrana e dove la classe dirigente italiana mostra tutti i suoi limiti.
Il problema dell'immigrazione segue l'andamento di un fiume carsico, ma la scelta di “Fa[rsi]i bestie …, perché alle bestie è promesso il regno della razza” (Benedetto Croce) continua a rimanere sullo sfondo in attesa di tornare nuovamente in auge.
Questo è il frutto dell'improvvisazione delle nuove classi politiche alle quali difetta la conoscenza degli strumenti operativi e culturali per affrontare le nuove congiunture. A questa si aggiunge una classe imprenditoriale, pur con eccezioni, che in questi anni ha preferito investire nel facile guadagno offerto dalla finanza a discapito dell'investimento produttivo aiutando ad aggravare la crisi economica.
Finalmente i giovani hanno deciso di fare da sé. Il cosiddetto “movimento delle sardine” ha mostrato una forza che i Partiti di sinistra non sono in grado di mobilitare e al tempo stesso una voglia profonda di modificare questo stato di cose. Questo movimento corre un rischio che abbiamo già visto nelle precedenti esplosioni di rabbia dal basso: Per incidere e non creare ulteriori illusioni a che vi partecipa occorre che, essi stessi, siano capaci di individuare uno sbocco politico concreto a questa loro iniziativa, anche perché rifiutano giustamente, visto quello che è avvenuto in questi ultimi trenta anni nel sistema dei partiti, ogni “contaminazione” con quest'ultimi.