Con una probabile data delle elezioni regionali toscane in calendario – si parla di 20 e 21 settembre -, sembra finalmente svegliarsi l'animo profondamente sopito, e non solo dal lockdown pandemico, di questa classe dirigente politica regionale. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una onnipresenza mediatica del Presidente di Regione, impegnato nell'argomentare su qualsiasi cosa fosse argomentabile. Una sovraesposizione che è riuscita a mettere nell'ombra anche la “sua” assessora alla sanità, personaggio a lui da sempre piuttosto scomodo. E adesso che i riflettori dovrebbero iniziare a volgersi verso altri, più o meno investiti dal parterre partitico, l'ego di taluni evolverà al servizio di altri? Oltre a rendersi visibili nei pochi eventi programmati, queste ¬ si fa per dire ¬ nuove figure, proporranno una loro progettualità della regione?
Vogliamo porre l'attenzione proprio sulla sanità regionale. Non è un mistero che la cosiddetta riorganizzazione avviata nel dicembre 2015 sia sempre in forte evoluzione tra nuove nomine dirigenziali, accorpamenti di settori e cambiamenti repentini, e che molte delle scelte prese lungo il cammino non si siano poggiate solo su un disegno di ottimizzazione di politica sanitaria, ma piuttosto abbiano strabicamente deviato all'agire di forze politiche più o meno locali, intente a strappare questo o quell'altro servizio da un ospedale o da un territorio indipendentemente dalle endemicità e dalle posizioni geografiche. Un agire che ha spinto molti amministratori locali di ogni colore e appartenenza, orfani di servizi sanitari e sociali, in epoca di necessità sanitarie emergenziali e di forte visibilità del tema, a riportare le sollecitazioni di un elettorato ben poco incline verso alcune prese di posizione a tavolino della direzione regionale.
Una breve e sentita cronaca solo perché crediamo che proprio su questo argomento si giocheranno i voti elettivi di una ben poco scontata Toscana, a tre mesi dalle elezioni, che si sveglia sempre più anziana e attenta al sanitario e al sociale, timorosa più delle altre regioni sulla riapertura post virus, e sempre meno disponibile alla tipica “turata di naso” e al voto di colore. In fondo si sa che quando si toccano le pance, o forse è meglio dire “si mette sale nelle piaghe”, il chiudere gli occhi mettendo una crocetta diviene non poi così scontato.