La nuova segretaria del PD sembra aver riaperto le speranze del popolo della sinistra, dopo nove segretari [Walter Veltroni (2007-2009), Dario Franceschini (reggente, 2009), Pier Luigi Bersani (2009-2013), Guglielmo Epifani (reggente, 2013-2014), Matteo Renzi (2014-2018 e 2020), Maurizio Martina (reggente, 2018), Nicola Zingaretti (2018-2020 e 2021), Enrico Letta (2021)], finalmente uno che riaccende le speranze. Infatti, mi sembra che la vittoria di Ely Schlein sia da attribuire ad una voglia molto forte di cambiamento della linea politica e delle modalità di partecipazione alla vita del partito più che un'adesione ad una linea politica non chiaramente espressa. Non è casuale, quindi, che il voto “aperto” abbia ribaltato le decisioni degli iscritti. Quindi il problema per la neosegretaria è molto complesso. L'unica cosa che sappiamo è la continuità nella linea della difesa dei diritti civili e poco più. Ancora poco per un partito che sembra più il campo di Agramante che un consesso di persone che condividono scelte comuni. Dalle poche cose che ha detto sull'economia, al di là di alcune dichiarazioni sul salario minimo, sull'economia circolare e sulla necessità di tutelare l'ambiente (con frasi piuttosto generali), poco conosciamo, perlomeno per me. Perché dalle risposte più approfondite a questi problemi capiremo se ha la capacità di offrire soluzioni urgenti che rimotivino gli stati più deboli della società a ritornare a guardare con fiducia a un partito della sinistra. Misura decisiva perché la vittoria delle destre non è dovuta al “destino cinico e baro”, come ebbe a dire Giuseppe Saragat dopo la debacle del suo partito dopo le elezioni politiche del 1953, ma ad una lettura errata dei fatti sociali che si sono determinati in questi anni. La rinascita della destra in Italia ed in Europa è dovuta alla insicurezza che le ricorrenti crisi del capitalismo hanno provocato nel mondo occidentale e alla insicurezza sulle prospettive di vita dei ceti meno abbienti, creando così un terreno fertile per le destre fasciste. Altro problema urgente è quello della politica europea, non è più possibile gestire la complessità della società europea con gli schemi neoliberisti che sottendono alle sue scelte economiche e non avere un prestatore di ultima istanza. Si sta ricreando un sistema che funziona come il gold standard che ci portò ai disastri economici e politici degli anni Trenta del secolo scorso. Che senso ha avere una moneta unica e non un unico decisore della politica economica? Che senso ha avere il rapporto PIL/debito pubblico al 3% invece che al 2% o al 4%? Occorre cambiare il modello matematico che sovrintende alle decisioni di politica economica (ahimè anche quelli del fondo monetario internazionale, della banca mondiale e dell'OCSE hanno la stessa logica) perché distorce la realtà. Non prevedono la spesa pubblica, anzi la considerano regressiva. Cioè se vai a fare una visita medica presso una struttura pubblica l'operazione non ha alcun riflesso sul PIL, se invece la stessa visita la fai presso un istituto privato il PIL aumenta. La sorpresa più interessante si ha quando si rileva il dato complessivo del debito di un paese (pubblico più privato) perché (dati di Banca d'Italia) la ripartizione risulterebbe ben diversa da quella convenzionale. Prima della pandemia l'Olanda aveva un debito pro capite pari a 144 mila euro, seguita dalla Francia con 100 mila, mentre Italia e Germania risultavano i paesi più virtuosi, con 70 mila euro di debito pro capite, la metà di quello registrato nell'Olanda dell'ineffabile premier Mark Rutte. Perché non si rileva il debito privato? Perché il modello econometrico utilizzato prevede che operi un agente unico e quindi nessuno può avere debiti con sé stesso. Questo come antipasto. L'altro problema è il controllo dei capitali finanziari e dei mercati dei derivati, cioè creazione di moneta che sfugge completamente a qualsiasi controllo delle autorità monetarie, il cui valore è circa 2,2, milioni di miliardi (avete letto bene 2,2, milioni di miliardi!) di euro, ovvero 33 volte il valore del PIL mondiale. Mi rendo conto che attaccare frontalmente il main stream è impresa non solo ardua ma foriera di sconfitta. La prima cosa da fare è quella di cercare di ricostruire dei rapporti politici con i movimenti progressisti europei e del mondo occidentale per poi sferrare un attacco a questo capitalismo. Come asseriva Keynes (tutt'altro che un pericoloso socialista) nella “Teoria Generale”: “Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casino da giuoco, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene.” Quanto vo sostenendo è propedeutico al problema ambientale. Una sola domanda mi sento di rivolgere al segretario del PD: come pensa di affrontare la questione ambientale. Lungo questa strada c'è un ostacolo che rischia di far deragliare ogni lodevole iniziativa: quello finanziario. Non tanto per i capitali necessari per modificare i processi produttivi e le abitudini dei cittadini, quanto per gli asset delle società produttrici di combustibili fossili, che costituiscono una parte rilevante delle attività delle società finanziarie e bancarie. In altre parole, questi soggetti sono disponibili a farsi ridurre in maniera considerevole, se non azzerare, il valore dei loro investimenti? Già da come schiererà il partito su questi temi si capirà dove vuol orientare il partito nell'attesa di più profondi sviluppi. Già si sentirà qualche moderato dirigente del PD gridare al comunismo, per questo consiglio di obbligare a leggere a tutto il gruppo dirigente del PD, in particolare a quei cattolici che hanno paura che il PD si sposti troppo a sinistra, un libro recentemente edito dalla Libreria Vaticana, che non mi pare un'appendice della terza internazionale. Il suo autore è Gaël Giraud, gesuita ed economista francese che insegna alla Georgetown University di Washington, dal titolo “La rivoluzione dolce della transizione ecologica. Come costruire un futuro possibile”. In questo libro, nell'ultimo capitolo, dopo un'analisi stringente dei danni che il capitalismo finanziario arreca al mondo, esclusi pochi privilegiati, spiega come un cattolico non possa che essere contrario a questo sistema.