FRANCIA - ELEZIONI AD ALTO RISCHIO

23-06-2024 -

Il 10 giugno, non appena la notizia della schiacciante vittoria del partito populista di estrema destra francese Rassemblement National (RN) alle elezioni parlamentari europee è stata confermata, Emmanuel Macron ha annunciato in diretta TV che avrebbe sciolto l’Assemblea nazionale e indetto elezioni anticipate. Il messaggio era chiaro: la Francia deve scegliere tra il suo partito centrista al potere e quello di Le Pen. Lo scioglimento del parlamento ha rapidamente ridisegnato le linee della politica francese. A sinistra, con l’obiettivo di bloccare l’avanzata dell’estrema destra, Socialisti, Verdi, Comunisti e la sinistra radicale di France Insoumise (FI) hanno formato un’alleanza, il “Nuovo Fronte popolare” (NPF), per presentare un’unica lista di candidati alle elezioni anticipate indette per la fine di questo mese. Al centro, Renaissance, il partito liberale creato da Macron nel 2016. A destra, Éric Ciotti, il leader del partito repubblicano erede del movimento conservatore fondato da Charles de Gaulle. L’11 giugno, Ciotti ha annunciato unilateralmente di aver stretto un patto elettorale con Rassemblement National senza consultare il resto del partito, scatenando lotte interne alla sua famiglia politica. E all’estrema destra, Rassemblement National, il partito capitanato da Marine Le Pen.

Il risultato del 10 giugno era prevedibile. E’ il frutto dell’abilità con cui Marine Le Pen ha saputo sfruttare i malumori dei francesi e “disintossicare” il partito RN da quando ne ha preso il controllo più di dieci anni fa. Fondato dal padre, Jean-Marie Le Pen, nel 1972 come Front National, è stato a lungo ai margini della politica francese a causa della natura estrema della sua politica e la negazione dell’olocausto che gli hanno fruttato diverse condanne per incitamento all’odio razziale. È stata sua figlia Marine, che ha assunto la guida del partito nel 2011, la quale al motto “disintossicare e normalizzare” lo ha a trasformato in una forza. Ha fatto espellere il padre, quando si è rifiutato di sottomettersi. Ha cambiato il nome del partito per dimostrare di aver rotto con il passato. Ha varato un programma di governo che prevede di tagliare le bollette elettriche e l’IVA su elettricità, gas e gasolio da riscaldamento, ridurre “drasticamente l’immigrazione legale e illegale”, “porre fine alla clemenza della magistratura nei confronti dei delinquenti e dei criminali”. Ma anche privatizzare la radio e la televisione pubblica e introdurre una “presunzione di legittima autodifesa” per gli agenti coinvolti in casi di presunta violenza da parte della polizia volta a “ripristinare l’autorità e sollevare il morale”. Infine, riportare l’età pensionabile da 64 a 62 anni. Ciò che ha fatto più presa sull’elettore è l’impegno a frenare l’immigrazione e il ripristino della legge e dell’ordine. La ricompensa non è tardata. Nel 2017, nella sua prima sfida contro Macron, ha ottenuto il 34% dei voti. Nel 2022, il 41%. E alle europee del 10 giugno si è piazzata al primo posto con il 31,37% dei voti, sconfiggendo clamorosamente il partito di Macron fermatosi al 14,6%. Ora RN sembra essere diventato un partito politico normale, capace di attirare elettori di tutte le fasce di età e in tutte le classi sociali: una trasformazione pericolosa per l’Europa, per la Francia e per Macron. Sette anni fa, Macron è diventato il più giovane capo di Stato francese dai tempi di Napoleone Bonaparte. Una serie di decisioni impopolari, prima fra tutte l’aumento dell’età pensionabile, il non aver saputo risolvere il problema dell’immigrazione e il problema dell’insicurezza, in parte legato all’immigrazione, ne hanno eroso la popolarità. E questo, nonostante abbia fatto bene per quanto riguarda l’economia. La decisione di ricorrere alle elezioni anticipate ha preso tutti di sorpresa. In molti l’hanno considerata una mossa sconsiderata, che avrà come risultato di produrre il primo governo di estrema destra francese dalla seconda guerra mondiale. Macron replica che non aveva scelta, dal momento che il 10 giugno il 50% degli elettori ha “votato per gli estremi”. Rassemblement National di Marine Le Pen ha preso il 31% e il partito di estrema sinistra France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, con il 10%, ha conquistato il quarto posto, mentre gli altri partiti di estrema sinistra e di estrema destra hanno ottenuto circa il 9%. “Non si può dire ai francesi: ‘Continuiamo come se nulla fosse successo’ – questo significa non rispettarli, significa non ascoltarli”, ha detto Macron. “Mi assumo pienamente la responsabilità di avviare questo processo di chiarificazione”.

Le elezioni si svolgeranno in due turni il 30 giugno e il 7 luglio. Tre i possibili esiti. Macron recupera la maggioranza. Altamente improbabile. L’estrema destra è in gran parte normalizzata in tutta Europa, Rassemblement National di Marine Le Pen – che ha gli occhi puntati sulle elezioni presidenziali del 2027- non è mai stato così popolare. La stessa cosa vale per il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, che si sta rivelando l’unica forza che può contrastare l’estrema destra. Seconda ipotesi: RN ottiene la maggioranza assoluta dei 577 seggi. In questo caso, un membro del partito della Le Pen – molto probabilmente il 28enne presidente di RN Jordan Bardella - viene nominato primo ministro. Avrebbe così inizio una coabitazione quanto meno problematica. La costituzione francese stabilisce che mentre la politica estera, europea e di difesa sono appannaggio del presidente, il parlamento e il governo sono responsabili di settori politici chiave come pensioni, sussidi di disoccupazione, istruzione, tasse, requisiti di immigrazione e nazionalità, pubblico impiego, legge, ordine e legislazione sul lavoro. Le politiche nazionali di RN significherebbero guerra con Macron e Bruxelles. Terza ipotesi: il partito di Marine Le Pen aumenta il suo numero di deputati ma non ha la maggioranza assoluta. Macron sarebbe libero di nominare chi vuole come primo ministro – ma poiché il parlamento può forzare le dimissioni del governo, in genere sceglie qualcuno gradito all’assemblea. In questo caso, dovrebbe cercare alleanze con il centro o con il centro sinistra.

Emmanuel Macron continua a ribadire che anche in caso di sconfitta non si dimetterà – il suo mandato scade fra tre anni. Jordan Bardella spera di diventare primo ministro ma non accetterà l’incarico se Rassemblement National non avrà la maggioranza assoluta. La Costituzione vieta un’altra elezione entro un anno, il che significa che nella migliore delle ipotesi si verificherà una situazione di stallo. Nella peggiore, di caos. In ogni caso, una vittoria dell’estrema destra populista e euroscettica darà vigore all’estrema destra internazionale. Ma potrà anche riaccendere propositi di Frexit e creare scompiglio nei mercati azionari. La posta in gioco è grande. Per la Francia. Per l’Europa.





Fonte: di Giulietta Rovera