Non c'è bisogno di dire che l'accostamento che Mattarella ha fatto della guerra di Putin alla guerra di Hitler è più che giustificato e che molti di noi condividono parola per parola ciò che egli ha detto a Marsiglia nel discorso di accettazione di una delle tante lauree honoris causa che lo stanno sommergendo e che fanno impallidire quella ‘ordinaria' da lui ottenuta nell'Università di Palermo.
Mattarella ha detto sull''affare ucraino' ciò che noi abbiamo pensato fin dal primo giorno, fin dal febbraio 2022 quando dal Cremlino partì l'ordine ai carri armati ‘rossi' e ai mercenari di Prigozhin di andare a ‘salvare' i russi del Donbass e di uccidere Zelenski. Lo stesso argomento e gli stessi mezzi usati da Hitler per i Sudeti nel 1938. Tutti infatti sappiamo quanto ciò somigli non poco alle speculazioni hitleriane; sappiamo che la guerra del Donbass è iniziata nel febbraio 2014 dopo la rivoluzione di Maidan e l'occupazione della Crimea da parte di reparti dell'esercito russo con le insegne coperte: poi, tra il 22 e il 25 agosto, altre truppe russe, sempre senza insegne, entrarono nei territori ucraini del Donbass a sostegno delle forze separatiste, già abbondantemente rifornite dalla Russia con armamenti pesanti (mezzi blindati, carri armati, artiglieria) e, anche, con truppe sotto la maschera di volontari/mercenari.
Siamo tutti, o almeno la maggior parte, d'accordo nel pensare che Putin sia una replica di tutti gli Hitler, Stalin & co., che abbiamo conosciuto.
Per questo motivo dunque respingiamo con sdegno l'accusa di ‘blasfemia' al mite Mattarella e, di fronte a tale minaccia, diventiamo tutti ‘patrioti'.
I russi si sono sentiti offesi da Mattarella per avere detto papale papale ciò che ha detto a Marsiglia e hanno fatto sapere che ‘la cosa non finisce qui' minacciando conseguenze di natura non precisata. Bisogna ammettere però che, in un certo senso, i russi potrebbero avere ragione: infatti, per timore di offendere quel che resta del comunismo italico ed essere politically correct, Mattarella ha parlato di ‘aggressione nazista'; forse sarebbe stato più appropriato dire ‘aggressione comunista' in ricordo dell'holomodor staliniano che, negli anni trenta, fece fuori diversi milioni di ucraini. I russi si sarebbero risentiti lo stesso ma, almeno, si sarebbe rispettata la verità storica.
Non voglio entrare però nel merito storico di questo ‘affaire' perché mi pare di dover porre un'altra questione: nel nostro ordinamento costituzionale, può il Presidente della Repubblica interferire negli affari politici che coinvolgono la responsabilità del governo, la responsabilità degli altri poteri dello Stato? Può dire ciò che egli pensa o – come diceva Montanelli a proposito di Pertini – deve pensare a ciò che dice?
Giusta o no che sia la sua opinione, concorde o no che essa sia con la linea del governo, a me pare che non tocchi al Presidente della Repubblica esprimere questa linea e decidere come, quando e dove esprimerla.
Ciò che non condividiamo è il ruolo che, come Presidente della Repubblica, Mattarella sta via via assumendo specialmente nel corso del suo mandato ‘bis'. Non c'è giorno in cui egli non parli: una volta in una scuola, una volta in una università, nazionale o estera che sia, mille volte quando riceve atleti, scolari, industriali, sindacati, associazioni varie nelle sale sontuose del Quirinale.
Quando si dovranno raccogliere i suoi discorsi per i posteri, non basterà una ‘Treccani'. Per Luigi Einaudi bastarono 500 pagine.
Tuttavia, questo è l'aspetto meno importante; quello che a me sembra più importante è un altro. Sia pure in modo criptico, egli spesso dice cose in contrasto con la linea del governo. Può farlo?
Si, può farlo ma solo con messaggio motivato alle Camere, quando sospende la promulgazione di una legge; egli però non può interferire nella determinazione delle scelte politiche, soprattutto di politica estera. L'articolo 89 della Costituzione non ammette interpretazioni ‘evolutive': «Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che assumono la responsabilità».
Ora, tra tali atti sono da comprendere anche i discorsi quale che sia la sede in cui vengono pronunciati. Se, per ipotesi, quanto detto dal Presidente della Repubblica a Marsiglia fosse stato in contrasto con la linea politica seguita dal governo – che ha il potere costituzionale di determinarla – egli non avrebbe potuto dirlo. Tutti possiamo contraddire il governo ma non il Capo dello Stato.
E, bisogna aggiungere, sarebbe pure meglio che, negli affari politici, egli non prendesse posizione non solo quando è in disaccordo con il governo e con la sua maggioranza ma anche quando è d'accordo. Infatti, schierandosi, contravverrebbe al suo ruolo: egli rappresenta l'unità nazionale e, in quest'area delicata dei rapporti costituzionali tra i poteri dello Stato, vale sempre la lezione del 'discorso della Corona' tenuto dal re britannico, a Westminster, a nome del governo: quello che dice il re lo dice il governo e, perciò, l'opposizione può liberamente pensare il contrario.