DURA LEX SED LEX
di Sergio Castelli

25-02-2025 -

A Massa un 32enne usa una bomboletta spray per cancellare sui muri del centro città le svastiche naziste, condannato a quattro mesi di carcere o a 1.800 euro di multa. Gli attivisti del centro sociale Case Rosse Occupate: «Condannare chi difende i valori antifascisti e antinazisti è vergognoso». Il Senato autorizza il rinvio a giudizio e il ministro Salvini è assolto dal Tribunale di Palermo per le accuse di sequestro di persona, omissione e rifiuto di atti d'ufficio, perché il fatto non sussiste. Nel 2019 non fece attraccare nel porto di Lampedusa una nave con 147 profughi, tra loro molti bambini, 27 dei quali non accompagnati.

Condannato a 4 mesi o 1.800 euro di multa, un 32enne che lo scorso anno coprì alcune svastiche (foto 1) in centro a Massa (Massa Carrara), usando una bomboletta spray, denunciato per imbrattamento. Lo rendono noto sui social gli attivisti di Casa Rossa Occupata, centro sociale con sede nella ex casa cantoniera ANAS sulla via Aurelia Sud vicino a Montignoso (Massa-Carrara), recentemente sgomberato. «In pieno giorno (alle ore 16:00 circa, ndr), ‘armato' di bomboletta spray e a viso scoperto, cancellò in centro a Massa diverse svastiche» scrivono gli attivisti. «La notizia venne rimbalzata su molti media e giornali, locali e nazionali, riscontrando messaggi di solidarietà e una mobilitazione cittadina partecipata e solidarietà di diverse centinaia di persone. Per quella azione, quasi un anno dopo, Dario Buffa, (operaio agricolo trentaduenne, ndr) è stato raggiunto da un decreto penale che lo condanna a 4 mesi di reclusione o 1.800 euro di multa».

Gli esponenti di Casa Rossa Occupata (foto 2) proseguono: «Già un anno fa avevamo dichiarato che per noi cancellare una svastica non deve essere considerato reato, ma un atto eticamente, socialmente e politicamente giusto. Reprimere e condannare chi difende i valori antifascisti e antinazisti è vergognoso. Ma ancora più grave è l'equiparazione, e quindi la condanna alla stessa pena, tra chi quelle svastiche le aveva disegnate, inneggiando al capitolo più buio della storia del '900, e chi ripudiando il nazifascismo così come sancito dalla nostra Costituzione, le ha cancellate». È stato quindi annunciato «un crowdfunding attraverso i canali social della Casa Rossa Occupata per aiutare Dario Buffa a pagare le spese processuali, a rifiutare il decreto penale e a difendersi legalmente contro questo infame attacco giudiziario».
«La notizia lascia sgomenti. Si tratta di un fatto che desta forte preoccupazione perché equipara, inspiegabilmente, chi ha tracciato simboli nazisti e chi, a volto scoperto e in pieno giorno, ha scelto di cancellarli. Questa decisione appare ancora più incomprensibile se si considera che Massa è un territorio insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare per il suo contributo alla Resistenza e alla lotta di Liberazione. Questo decreto penale di condanna crea un precedente pericoloso e inquietante perché in una Repubblica fondata sui valori dell'antifascismo, rimuovere simboli del nazismo dovrebbe essere considerato un dovere civico e morale, non un reato. Confidiamo che i successivi gradi di giudizio possano correggere questa decisione, che non solo offende la memoria della Resistenza, ma anche i principi fondamentali alla base della nostra democrazia» ha dichiarato Diego Blasi, portavoce del Pd Toscana.
«In una Repubblica nata dalla Resistenza antifascista non si può essere condannati a quattro mesi di reclusione per aver cancellato una svastica. Si tratta di un fatto grave e inquietante che mette sullo stesso piano chi inneggia al nazismo o al fascismo e chi interviene per rimuovere questi ignobili simboli dagli spazi pubblici. Il giovane attivista che, a volto scoperto e in pieno giorno, cancellò le croci uncinate dal centro storico di Massa dovrebbe essere premiato, non condannato a quattro mesi o al pagamento di una sanzione da 1.800 euro. Si tratta di un fatto ancor più incredibile perché avvenuto in un territorio che durante l'ultimo conflitto mondiale ha pagato un tributo altissimo alla furia nazifascista, tanto da essere insignito già nel 1947 della Medaglia d'Oro al Valor Militare per il contributo dato alla lotta di Liberazione. Questa condanna, che ci auguriamo possa essere annullata nei prossimi gradi di giudizio, cancella di colpo un pezzo di storia e crea un pericoloso precedente. Pur rispettando l'indipendenza della magistratura, Sinistra Civica Ecologista non può che esprimere forte preoccupazione per quanto accaduto».
Prima la denuncia ora la condanna: «Per me è una medaglia al valore, personalmente ne vado fiero – afferma oggi Dario Buffa –. Dal punto di vista sociale, invece, è qualcosa di aberrante». E spiega il perché: non solo perché per lui è accettabile che «sia reato cancellare simboli del nazismo», ma anche perché «si equipara chi disegna una svastica a chi la cancella». Il decreto penale, infatti, condanna per imbrattamento al pagamento di una multa di 1.800 euro non solo Buffa ma anche uno dei due giovani (una ragazza) che hanno disegnato le croci gammate, mentre l'altro è condannato a sborsare qualche centinaia di euro in più. «In sostanza – aggiunge Buffa – ci imputano lo stesso reato. E questo lo dico non perché io desideri un incremento di pena: piuttosto, suggerirei per loro l'obbligo di servizio civile in un campo profughi». Poi conclude: «Non mi hanno fatto il processo? Adesso per una cosa del genere lo voglio». «A questo punto andremo a processo, faremo opposizione», annuncia l'avvocato del Foro della Spezia Fabio Sommovigo, difensore di Dario Buffa.

Intanto, il 20 dicembre a Brescia, 4mila persone hanno partecipato alla manifestazione antifascista indetta dopo il corteo delle sigle di estrema destra sfilato lo scorso 13 dicembre per le vie del centro città. Una manifestazione, quella avvenuta non molto lontano da palazzo Loggia, che arriva a pochi giorni dall'imbrattamento dei muri con svastiche in alcune vie cittadine (nella foto 3 la statua di Bella Italia, monumento dedicato ai Caduti delle Dieci Giornate di Brescia [combattute dal 23 marzo al 1 aprile 1849, giorni in cui il popolo bresciano resistette agli attacchi degli austriaci, lasciando sulle barricate, nelle vie e nelle case circa mille morti] in piazza della Loggia e in via Trieste dove i muri del liceo ‘Veronica Gambara', sono stati deturpati, come il Monumento, con la svastica nazista).
Negli interventi, tra cui quelli della sindaca Laura Castelletti e del presidente della Casa della Memoria, Manlio Milani, è stata ripetuta l'importanza di una risposta corale e democratica a chi vuole instillare semi di divisione e di odio.
Per l'occasione, il consiglio comunale di Brescia che era in corso è stato sospeso alle 17:30 per permettere alla giunta e ai consiglieri di partecipare alla manifestazione in largo Formentone. I consiglieri di centrodestra, che hanno votato contro la sospensione della seduta, non si sono uniti alla manifestazione, ma si sono ritrovati sotto il porticato del palazzo del Comune in piazza Loggia.
Quindici giorni dopo gli eventi di Brescia, anche Firenze (città Medaglia d'Oro al Valore Civile), dove è ancora vivo il ricordo dei cinque ventenni (Leandro Corona, Ottorino Quiti, Antonio Raddi, Adriano Santoni e Guido Targetti, originari, tranne il primo, sardo, di Vicchio di Mugello, tutti insigniti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della Medaglia d'Oro al Valore) accusati di aver rifiutato di indossare l'uniforme dell'esercito di Salò e per questa loro rinuncia furono trucidati dai fascisti sotto la torre maratona allo stadio Campo di Marte il 22 marzo 1944. Nottetempo la lapide che ricorda il sacrificio dei cinque giovani è stata sfregiata per mano fascista.

Altro raid fascista sempre nel capoluogo toscano si è consumato nella stessa notte del 7 gennaio scorso, per mano di ignoti che hanno imbrattato la stanza della preside del Ginnasio Liceo Statale Michelangiolo in via della Colonna, e un'aula, con simboli nazisti, svastiche e croci celtiche. Nello medesimo giorno sempre a Firenze sono comparse in via Pisana scritte inneggianti la manifestazione di Acca Larentia a Roma dove un migliaio di persone aderenti a movimenti di estrema destra si sono radunate per commemorare la strage del 7 gennaio 1978, davanti alla sezione Msi, in cui furono uccisi da un commando armato di estrema sinistra due militanti del Fronte della gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. I manifestanti raccolti nel piazzale e sulle scale dell'edificio dove, tra saluti romani e il grido «Presente!», hanno celebrato un rito che riporta ai giorni drammatici dello squadrismo e agli albori del fascismo. «Viva la Resistenza, merde!» ha urlato un passante durante la manifestazione in memoria dei due militanti del Fronte della Gioventù. Il contestatore è stato poi identificato dalle forze dell'ordine. «Invece di arrestare i manifestanti per apologia di fascismo identificano chi si appella alla Costituzione», ha poi spiegato il colpevole. «È giustissimo commemorare le vittime della lotta politica armata ma è inaccettabile che questo diventi Predappio, un raduno di neofascisti, di gente che fa il saluto romano. Inaccettabile per un Paese che ha subito fascismo e nazismo. Forse qualcuno non ha studiato».
Sui fatti del Liceo Michelangiolo a informare sia gli studenti sia le famiglie, condannando l'atto, è stata la stessa dirigente, Federica Gambogi, che ha presentato denuncia dai Carabinieri. Si è trattato – scrive la professoressa Gambogi – di «un'intrusione non autorizzata» dentro la scuola, scrive la preside, riferendo di «segni vandalici di natura estremamente grave, tra cui svastiche e croci celtiche, notoriamente associati a ideologie di odio e discriminazione», gesti «che offendono i principi e i valori fondamentali di rispetto, inclusione e convivenza civile che la nostra scuola promuove e l'intera comunità scolastica, che si impegna quotidianamente nella costruzione di un ambiente educativo accogliente e aperto a tutti». (foto 4)
La dirigente, nella medesima comunicazione, ha anche fatto sapere di avere «già provveduto a segnalare quanto accaduto alle autorità competenti, che stanno indagando sull'accaduto». Adottate inoltre – continua la preside – «ulteriori misure per garantire la sicurezza della scuola, inclusa una maggiore attenzione a controlli di accesso e sorveglianza degli spazi scolastici». Da parte degli organi scolastici è stata anche effettuata formale richiesta alla Città metropolitana per l'installazione di un impianto di allarme e videosorveglianza all'esterno dei varchi di ingresso.
A tutti la preside chiede «unità nel condannare con fermezza questi atti. Ognuno, secondo le proprie possibilità, contribuisca a mantenere viva la cultura di dialogo, pace e rispetto reciproco, valori che rappresentano il fondamento della nostra comunità».
«Grave quanto avvenuto, anche pensando al pestaggio del 2023. Rimane l'agibilità dell'estrema destra anche a Firenze – il commento di Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune -. Dopo il pestaggio di febbraio 2023 il Consiglio comunale aveva chiesto la chiusura delle sedi di Casapound e Casaggì a Firenze. Vogliamo partire da qui, nel dare solidarietà alla popolazione studentesca e al personale del liceo Michelangiolo, che durante le festività invernali è stato interessato da atti vandalici, con croci celtiche e svastiche realizzate in diverse parti dell'immobile. Ci sarà modo di apprendere tutti i dettagli e capire come partecipare a qualsiasi risposta antifascista verrà organizzata. Intanto vogliamo evidenziare la necessità di smetterla con l'ipocrisia di chi finge di non vedere quanto sia diffuso il razzismo e l'odio verso le persone considerate deboli, o se ne accorge solo occasionalmente, magari per chiedere “voti utili”. Non c'è da intestarsi nessuna autenticità o da misurare il tasso di antifascismo. Occorre però dare seguito a cosa chiediamo. L'unico passo concreto di questi anni è stato reso possibile da chi nella società pratica l'antifascismo, con le manifestazioni, i momenti di piazza e la presenza a Trespiano (l'11 agosto e il 25 aprile)».
«In neanche due anni (il fatto precedente si è verificato il 18 febbraio 2023 quando alcuni studenti dello stesso Liceo furono vittime della violenza squadrista, ndr), eccoci a commentare un nuovo gesto fascista compiuto al Liceo Michelangiolo. Se il 2023 era iniziato con il pestaggio squadrista dei giovani di Azione Studentesca e il 2024 con le terrificanti commemorazioni di Acca Larentia a Roma, ecco che anche stavolta il nuovo anno comincia imponendoci un buon proposito sopra tutti gli altri: di essere antifascisti. Perché in un periodo storico in cui qualcuno può sentirsi legittimato a intrufolarsi in una scuola apponendo simboli di estrema destra, con un governo che come sempre si limiterà a qualche frase di circostanza, è nostro obbligo presidiare il territorio e ogni spazio pubblico e della conoscenza. Così come è nostro obbligo ricordare che scritte sui muri come quella apparsa stanotte in via Pisana per commemorare Acca Larentia non possono e non devono trovare cittadinanza nella nostra città. La memoria di chi ha combattuto per liberarci non può essere data per scontata: i partigiani sapevano che l'unico vero antidoto alla logica del fascismo e della sopraffazione era la costruzione di un mondo più giusto, perché è con la marginalità sociale e l'indebolimento del pensiero di sinistra giovanile organizzato che la violenza di destra trova margine per essere normalizzata. Oggi più che mai è necessario stigmatizzare questi eventi, ma lo è ancora di più fare rete e costruire, giorno per giorno, la Liberazione antifascista e democratica con cui ripulire i muri e riempire le scuole». Così Simone Zetti, segretario Gd Firenze città, in merito alle svastiche e croci celtiche comparse al Liceo Michelangiolo e le scritte inneggianti ad Acca Larentia in via Pisana.
«Condanno con fermezza i gravi atti vandalici avvenuti all'interno del Liceo classico Michelangiolo di Firenze, dove sono comparsi simboli come svastiche e croci celtiche, notoriamente legati a ideologie di odio, intolleranza e violenza. Questi episodi rappresentano un oltraggio non solo ai valori fondanti della nostra democrazia, ma anche all'intera comunità scolastica, che ogni giorno lavora per costruire un ambiente di inclusione, dialogo e rispetto reciproco. Esprimo piena solidarietà alla dirigente scolastica Federica Gambogi, agli studenti, alle loro famiglie e a tutto il personale del liceo. È fondamentale che la comunità si stringa attorno a questa scuola, simbolo di cultura e formazione, e condanni senza esitazioni questi gesti che minano la convivenza civile. Ritengo prioritario che le autorità competenti facciano piena luce su quanto accaduto e adottino misure concrete per garantire la sicurezza delle scuole e dei loro spazi. Accolgo positivamente le iniziative messe in campo dalla dirigente, come la richiesta di impianti di sorveglianza, e auspico che siano messe in atto nel minor tempo possibile. Come consigliere metropolitano di Territori al Centro – Italia Viva, ribadisco l'impegno a promuovere azioni che contrastino con decisione ogni forma di odio e discriminazione. Le scuole devono rimanere luoghi sicuri, dove si educano le nuove generazioni ai valori della libertà, della tolleranza e del rispetto, principi che sono il pilastro della nostra società. La nostra comunità saprà rispondere con determinazione, riaffermando quei valori che rendono Firenze un simbolo di cultura, civiltà e apertura». Così Francesco Casini.
Svastiche e croci celtiche al liceo Michelangiolo di Firenze, la nota di Gianluca Lacoppola (segreteria Cgil a Firenze) ed Emanuele Rossi (segretario generale Flc Cgil Firenze): «Massima solidarietà alla comunità scolastica e alla dirigente, e massima condanna di questi gesti che rimandano a ideologie naziste e fasciste che il mondo della scuola e dell'istruzione respinge totalmente. Questo episodio, avvenuto proprio nella stessa scuola dove nel febbraio del 2023 si verificò un'aggressione squadrista contro alcuni studenti, spinga le istituzioni a non abbassare la guardia e a operare affinché quest'anno, 80esimo dalla Liberazione dal nazifascismo, vengano sciolte le formazioni che si richiamano al partito fascista e che tutt'oggi portano avanti ideologie contro Costituzione e democrazia».
«Episodi da non sottovalutare e su cui è necessaria una presa di posizione forte e chiara – annota la sindaca Sara Funaro -, Firenze è una città democratica e antifascista, valori che sono saldamente radicati nel suo dna».
«Quanto accaduto al liceo Michelangiolo è un fatto molto grave. E anche le scritte comparse su via Pisana inneggianti ad Acca Larentia rappresentano un segnale preoccupante» aggiunge Funaro. Che, nell'invitare «tutta la solidarietà per questo atto vile alla dirigente del Liceo Michelangiolo, agli insegnanti e alle studentesse e agli studenti», rispetto alle scritte in via Pisana assicura «ci impegneremo per far rimuovere il prima possibile queste frasi vergognose».
«Non possiamo tollerare azioni del genere, non possiamo permettere che qualcuno metta in discussione i valori fondanti della nostra città – conclude la sindaca di Firenze in una nota. A Firenze non c'è spazio per l'odio e l'intolleranza, non abbasseremo la guardia».

Il 30 gennaio 2020 il Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Palermo, organo istituito ai sensi dell'art. 96 della Costituzione italiana, chiede al Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Matteo Salvini per rispondere in merito alle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. Quattro mesi dopo, il 26 maggio, la Giunta per le immunità respinge la richiesta, mentre il 30 luglio 2020 il Senato la approva. Ad agosto il fascicolo ritorna a Palermo e la Procura, che lo ha ricevuto dal Tribunale dei ministri, formula la richiesta di rinvio a giudizio al giudice dell'udienza preliminare (gup) di Palermo. Nell'autunno 2021 inizia il processo che vede sul banco degli imputati il senatore Matteo Salvini difeso dall'avv. Giulia Bongiorno (insieme nella foto 5 durante l'udienza nell'aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo), ex ministra della pubblica amministrazione, oggi senatrice di Lega per Salvini premier. Al centro della vicenda, la decisione dell'allora Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio dei ministri di vietare lo sbarco sull'isola di Lampedusa, nonostante gli appelli in tal senso del comandante della nave, di 147 migranti, tra loro 32 bambini, di cui 28 non accompagnati, tutti soccorsi, in tre diversi salvataggi (il 1°, il 2 e il 10 agosto 2019), nel Mediterraneo, nella zona Sar (Search and Rescue) libica, dalla Ong spagnola Open Arms (nella foto 6). Il procedimento penale nei confronti di Salvini ha visto l'accusa avanzare una richiesta di sei anni di reclusione.
Secondo il procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, Salvini avrebbe agito in modo autonomo rispetto alla linea politica del governo c.d. Conte I, aggirando i meccanismi istituzionali e causando un caos gestionale che mise in difficoltà le autorità competenti, come la Guardia costiera. Per la pubblica accusa, il comportamento di Salvini rappresentò una violazione dei diritti fondamentali delle persone a bordo, mettendo a rischio la loro vita e ignorando le disposizioni del diritto internazionale in materia di soccorso in mare.
L'accusa ha sottolineato come la competenza sul rilascio del POS (Place of Safety, il porto sicuro) fosse affidata al ministro dell'Interno. Durante la requisitoria, durata oltre sette ore, è stato ribadito che «prima si salvano le vite umane, poi si discute di redistribuzione dei migranti in Europa». Inoltre, la pubblica accusa ha dichiarato che ogni persona soccorsa in mare, indipendentemente dal suo status o ruolo, ha diritto a essere salvata. «Anche un trafficante o un terrorista va soccorso, perché la tutela della vita umana è un principio inviolabile del diritto internazionale», ha spiegato la procuratrice aggiunta.
Il 14 settembre 2024 a seguito delle migliaia di messaggi di insulti e minacce indirizzate via social e di pesanti lettere intimidatorie rivolte ai magistrati del processo Open Arms, la PM Giorgia Righi, la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e il sostituto procuratore Gery Ferrara, che hanno chiesto la condanna a 6 anni per Matteo Salvini, scatta l'allarme ed è loro assegnata la scorta.
Si arriva al 20 dicembre 2024, giorno della sentenza di primo grado. Il ministro Matteo Salvini è presente in aula a Palermo. «Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l'immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente», ha detto prima di entrare nell'aula bunker del carcere Pagliarelli. Poco prima delle 20 arriva l'assoluzione, «perché il fatto non sussiste» secondo i giudici.
«Onore a questi magistrati coraggiosi. Questo processo non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare, come scrissi anni fa, come editorialista». Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, commenta l'assoluzione del vicepremier Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. «Grave è stata invece la decisione politica di autorizzare questo processo, in contrasto con la legge costituzionale che tutela la carica ministeriale», continua Nordio. «Processi come questo, fondati sul nulla, rallentano l'amministrazione della giustizia e sprecano risorse. Dopo l'agonia del processo Stato-mafia e questa assoluzione, credo sia necessaria una riflessione sul nostro sistema imperfetto», conclude il ministro.
L'attuale ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del ministro Salvini all'epoca dei fatti, dichiara: «Sono infinitamente felice per Matteo Salvini. Ma soprattutto, da cittadino e da ministro, sottolineo l'importanza di questa sentenza che riafferma un principio importantissimo: non si può mettere sotto processo la linea politica di un governo. Di questo si stava parlando a Palermo. E la verità è che la strategia contro l'immigrazione irregolare attuata dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini rappresentava coerentemente la linea politica del Governo Conte 1, collegialmente perseguita dall'esecutivo con il sostegno della maggioranza parlamentare. I magistrati hanno evidentemente riaffermato questo principio che è fondamentale per assicurare un corretto rapporto tra i poteri dello Stato».
«Grande soddisfazione per l'assoluzione del vice Presidente e ministro Matteo Salvini nel processo Open Arms. Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli». Annota la premier Giorgia Meloni.
Dal canto suo, al termine della sentenza del processo, il ministro Matteo Salvini dichiara: «Sono felice, dopo 3 anni ha vinto il buon senso, ha vinto la Lega, ha vinto l'Italia. Ha vinto il concetto che proteggere le frontiere non è un reato ma un diritto. Grazie a Giulia Buongiorno e al suo incredibile staff. Chi ha usato i migranti per fare politica ha perso e torna in Spagna a mani vuote. Buon Natale a tutti».
Dagli accadimenti descritti deduciamo che le sofferenze procurate a innocenti da parte di un potente, non sono da considerare reato. Invece, cancellare scritte inneggianti ai regimi totalitari e razzisti, responsabili del massacro di milioni di persone, costituisce illecito che comporta la privazione della libertà personale.





Fonte: di Sergio Castelli