LA CRISI DI ASCOLTO NELLA DEMOCRAZIA CONTEMPORANEA
di Loredana Nuzzolese
25-03-2025 -
Alcune proposte che partano dal basso in una logica bottom up richiamano l’attenzione dei rappresentanti politici e dei media, che inseriscono nel dibattito pubblico tali tematiche con un approccio che tiene conto delle esigenze e dei bisogni di un territorio e della popolazione che in esso vive e degli stakeholders che vi operano. Prime pagine, articoli sulla carta stampata e sul web, discussioni analogiche e digitali sulla issue individuata dettano l’agenda. Tuttavia l’attenzione sulla tematica resta alta per un breve lasso di tempo finché anche se non risolta scompare risucchiata nell’oblio.
Perché presa in carico una istanza non monitorare la sua evoluzione? Ed ancora perché in caso che questa sia risolta non comunicarla? Se da parte del mondo politico vi è stato un intervento che ha sortito effetti virtuosi, effetti determinanti, è giusto raccontarlo e ascoltare le voci che si ritrovano intorno a tali questioni.
In una società che va così veloce la democrazia contemporanea sembra soffrire di una radicata crisi di ascolto, che si manifesta nella incapacità di accogliere opinioni diverse o contrastanti con le proprie e con la crescente inabilità di relazionarsi con gli altri e di dedicarsi alla loro cura. La logica discorsiva e razionale sembra cedere davanti al narcisismo-individualismo che si dimentica che la presenza dell’altro è costitutiva anche dell’agire comunicativo. L’individuo, per non sentirsi minacciato nelle proprie identità, tende ad attenersi alle proprie opinioni, percependo ciascuna idea, ciascuna narrazione contraria come una minaccia.
D’altronde le stesse pervasive strutture dei social media sono sviluppate in base all’architettura cognitiva umana, riuscendo a direzionare le nostre scelte. La accelerata comunicazione social si frammentata in tante “filter bubble” bolle di filtraggio isolate, che si riempiono di informazioni di gradimento, elaborate appositamente per l’utente dagli algoritmi. E in questa rigorosa frammentazione, gli spazi vuoti spesso con sono riempiti con la riflessione personale. Vale la pena riprendere in mano quell’antico originale trattato di Plutarco “L’arte di ascoltare (e di tacere)” in cui invita ad imparare l’arte di accogliere la parola prima di pronunciarla. La mancanza di ascolto indebolisce il dialogo democratico e genera un mondo segmentato, di difficile orientamento, spesso senza punti di riferimento comuni.