IL RIARMO DELLA RAGIONE POLITICA
di Paolo Bagnoli

25-03-2025 -

Il mondo è tornato alla guerra. L'Europa, infatti, si trova di fronte a se stessa. Trump, infatti, per ragioni di affari, vuole, sostanzialmente, previlegiare la Russia mentre l'Ucraina è costretta a cedere sulle terre rare.

La rottura dell'alleanza atlantica fa sì che l'Europa non possa contare, come in passato, sullo scudo militare americano. Cosa sarà della Nato nessuno lo sa, ma certo sarà, se sarà, un qualcosa di diverso da quanto è stata fino a oggi. E', quindi, bene che l'Unione pensi in termini militari a se stessa in modo autonomo. Serve anche per fare un passo avanti verso una soggettività politica che l'adozione dell'euro faceva sperare, ma poi non è seguito niente. Se, però, alla moneta si unisse la difesa questa porterebbe con sé anche la politica estera – una comune oggi latita – e, crediamo, pure il commercio, materia quasi imposta dalla politica dei dazi adottata da Trump. Con pari durezza e fermezza il Messico e il Canada hanno risposto agli Usa, l'Europa no.

Ora, pur senza parlare di stato federale, moneta, difesa, esteri e commercio sono i quattro elementi fondamentali sui quali si fonda il patto dei contraenti per dotarsi di istituzioni federali. Se ci fosse una classe dirigente all'altezza dei tempi, la questione della difesa, invece che dell'emergenza, dovrebbe essere pensata strategicamente. Così purtroppo non è.

Ritenere che la questione militare sia concepita esclusivamente come riarmo delle nazioni è un errore a cominciare dall'uso del termine – riarmo – che non solo evoca un drammatico passato, ma confina il problema in un ‘ottica di probabile guerra e non di sicurezza, Essa implica che l'Europa si doti di un complesso di difesa in un contesto di ordine generale quale soggetto politicamente stabile e credibile per un assetto di garanzie continentali di reciproca sicurezza. Ossia, tra la realtà comunitaria e la Russia considerando che è anch'essa Europa e che necessita delle sue garanzie unitamente al recupero del Regno Unito nel concerto continentale., Non solo, ma la volontà della Cina di essere tra i “volenterosi” allarga ancor più lo scenario e merita ponderata attenzione considerato che la questione è molto seria.

Ecco perché riteniamo che il termine riarmo debba essere bandito. Infatti, data la debolezza del diritto internazionale per cui l'unica risposta “legittima” all'attacco di uno Stato da parte di un altro Stato sia la guerra, il riarmo implica che si ritengano quasi inevitabili gli scontri tra sovranità nazionali, mentre la sicurezza dovrebbe funzionare da deterrenza e ampio spazio di riconosciute garanzie politiche per la sopravvivenza pacifica di popoli e di Stati.

In Italia la questione è affrontata all'italiana; con superficialità di miserevoli comportamenti; con un inguaribile estetismo politico come dimostra lo scontro tra Meloni e Salvini nel dichiarare di poter fare da ponte tra l'America e l'Europa, mentre Tajani non trova niente di meglio da dire che anche Berlusconi voleva la difesa europea. Ciliegina sulla torta; Mario Draghi, chiamato in consultazione al Senato, constatato che quanto diceva non trovava nessuna attenzione, ha preso e4se ne è andato. Lo ha fatto per la dignità sua e del Parlamento, confermando il termometro della situazione in cui vive la nostra Repubblica.

Che dire? Ma a nessuno passa per la mente che non sarebbe poi male riarmare il cervello e la ragione politica?






Fonte: di Paolo Bagnoli