L’EUROPA DI VENTOTENE

25-03-2025 -

Il 19 marzo alla Camera dei deputati, in occasione delle dichiarazioni in vista della prossima riunione del Consiglio europeo, la Presidente Meloni ha sferrato un attacco di inusitata violenza contro il Manifesto di Ventotene.

Ne ha attaccato il contenuto estrapolandone dal contesto alcuni brani aggiungendo queste parole: «Spero che quelli che lo citano non l’abbiano letto perché l’alternativa sarebbe spaventosa» e ancora: «Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia». Oggetto dello scandalo e del dileggio della Presidente del Consiglio alcuni fra i passi oggettivamente più caduchi del Manifesto come quelli relativi all’abolizione della proprietà privata o al ruolo di avanguardia riservato al partito della rivoluzione federalista, punti su cui lo stesso Spinelli avrà modo di ritornare sottolineandone l’ingenuità e l’astrattezza.

Chiunque dovrebbe sapere che quando si cita un testo come il Manifesto di Ventotene lo si fa storicizzandone la genesi e i contenuti, esattamente ciò che Meloni non ha voluto o non è stata capace di fare. Premesso questo, è del tutto legittimo contestare le parole del Manifesto da parte di una politica che dichiara di aderire a una visione dell’Europa molto distante da quella immaginata da Spinelli, Rossi e Colorni e tuttavia da una leader non più di una fazione ma di una nazione ci si attende che tratti questi argomenti con la lucidità e l’equilibrio che meritano anche se lontani dalla propria sensibilità. In secondo luogo, tale discussione, anche animata, non può mai andare disgiunta dal rispetto che tutti noi dobbiamo a uomini e donne che hanno speso i loro anni migliori in segregazione e che, nonostante questo hanno prodotto una riflessione storica e politica su cui, a distanza di ottant’anni, ancora ci interroghiamo.

Quanto poi l’Europa immaginata a Ventotene sia lontana dallo spirito che anima i decisori nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea sarà argomento di nuove riflessioni.



di A.B.




Fonte: di A.B.