"SE ATENE PIANGE, SPARTA NON RIDE"
23-01-2023 - AGORA'
Dal 22 ottobre 2022, quasi cento anni dopo la marcia su Roma, il governo Meloni è entrato in carica e già si intravede quale sarà il leitmotiv di questo governo. Incapace di proporre una vera politica economica che rilanci il paese, fa proposte che paiono più piccoli piaceri a quei pezzi di società che le sono stati ideologicamente vicini come è il caso, in queste ore, sulla vicenda delle concessioni balneari. Pronti al contempo a ripristinare la situazione quo ante se la Comunità Europea è contraria, oppure quando le affermazione di qualche Ministro appaiono completamente sbagliate come nel caso della cessazione delle accise sulla benzina che ha portato all’aumento del prezzo della medesima, invece di motivare questa scelta, derivata da una scelta del governo, si sono accusati i gestori delle pompe di essere degli speculatori. Dopo la sollevazione dei medesimi si è cercato di mettere una pezza, per la verità più semantica che altro, che ha determinato nient’altro che un grande pasticcio. Aspettiamo con vivo interesse cosa accadrà alla futura riforma della magistratura. La posizione del Ministro pare, per il momento, non in sintonia con quello che pensa grandissima parte della società e degli addetti ai lavori, tanto che vari esponenti della maggioranza di centro destra hanno cercato di rimediare, ma hanno creato solo ulteriore confusione. Tutta questa indecisione ha portato qualche malizioso commentatore politico a ribattezzare questo governo come quello della retromarcia. L’altra cosa che va ricordata è il regalo fatto ai possessori di partite IVA per quanto riguarda il fisco, che a parità di reddito pagano meno IRPEF di un dipendente o di un pensionato a reddito fisso.
Sullo scenario politico si affaccia il MES e viste le valutazioni fatte nei confronti di questo strumento dai vari partiti presenti in Parlamento sembrerebbe destinato a non essere sottoscritto, vedremo.
Questo stato di cose è il risultato di una opposizione tutta ideologica portata avanti in questi anni dal partito della Onorevole Giorgia Meloni, che mai ha affrontato i problemi che il paese si è trovato di fronte in termini propositivi, posizionandosi sempre e comunque all’opposizione del governo a prescindere delle proposte. Così come ha fatto in politica estera ponendosi al di fuori del sistema occidentale, salvo poi fare una rapidissima giravolta e si è riallineata all’occidente quando la sua vittoria elettorale appariva evidente.
Se pensassimo che questo stato di cose possa cambiare faremmo uno sbaglio madornale.
Il vero problema che si pone questo governo è quello di costruire uno Stato “forte”, per imporre soluzioni di tipo populista che difenda i ceti più agiati facendo finta di voler proteggere i descamisados.
Come sempre accade in questi casi si cerca di crearsi una specie di albero genealogico dei riferimenti culturali. Certo si evita di richiamarsi direttamente al fascismo, ma si evocano fatti strettamente connessi ad esso come quando si prende come riferimento culturale lo “strapaese” o il “futurismo” (alla faccia del nuovo!), o come rompendo gli indugi e non sapendo di cosa parlava il neoministro della Cultura, il dott. Gennaro Sangiuliano, l’ha sparata grossa: il capostipite della destra culturale italiana sarebbe niente popò di meno che Dante Alighieri, una balla gigantesca. Lo stesso Prof. Franco Cardini, noto medievalista e con una militanza nel MSI, non ha potuto fare a meno di smentirlo. “Non si può parlare né di “destra” né “di sinistra” se non partendo dalla situazione della borghesia europea sette-ottocentesca e dai grandi temi della costruzione della nazione moderna e dalla nascita della questione sociale. Al di là di tali scenari, al massimo si potrebbe impiantare un discorso metapolitico: ma si dovrebbe essere arcipapiniani, o straevoliani, per riproporre i parametri di una“destra cosmica.” Sangiuliano, evidentemente, non ha alcuna intenzione di giungere a tanto. Ma allora il suo discorso su Dante resta singolarmente astratto e contraddittorio.” (Minima Cardiniana 404/5 Il ministro Sangiuliano e la polemica su Dante (francocardini.it). Già questo sarebbe sufficiente, in un paese normale a seppellire di risate il nostro Ministro della Cultura, purtroppo non è così. La destra non ha alcuna voglia di impelagarsi ad occuparsi seriamente della politica culturale, anzi sogna di occupare il potere. Non è un caso che sempre lo stesso Cardini, sempre nel suo blog, definisca così la politica del partito della Presidente del Consiglio: “…la Weltanschauung dei Fratelli d’Italia – neonazionalista- “sovranista” ma paradossalmente anche iperatlantista, erede molto tiepida della “destra sociale” e del suo impegno – sembra fino ad oggi tendere. …”. In questo vuoto culturale non si trova di meglio che proporre alcune riforme costituzionali che sono semplicemente la strada per un potere sempre più personalistico: il Presidenzialismo e la cosiddetta “autonomia differenziata”. Senza voler annoiare nessuno ci sembra illogico inserire questi due aspetti della vita istituzionale all’interno della nostra Costituzione. Essa prevede un impianto che è l’opposto di quello che la destra propone. La nostra Carta costituzionale è inclusiva, partecipativa e solidale e non pseudo efficientista. In realtà si vuole semplicemente riportare il rapporto cittadino stato ai tempi di Rousseau: “Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento; appena questi sono eletti, esso torna schiavo, non è più niente” (J.J. Rousseau, Il contratto sociale, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 15). Così come è tutta da dimostrare la maggiore efficienza del sistema presidenziale o semi, rispetto ad uno parlamentare che funzioni come è previsto nella nostra Carta, cioè con la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica.
Da questo dibattito è completamente assente, se non ogni tanto con frasi di circostanza, l’opposizione, anzi le opposizioni. Due gruppi, i M5S e Italia Viva paiono soprattutto interessate tutte e due a prendere i consensi in libera uscita dal PD. Quest’ultimo impegnato in un congresso del quale nessuno capisce le finalità e gli obbiettivi, se non quello di sostituire l’attuale Segretario, è completamente afono. Il problema è quello di decidere se si vota elettronicamente o meno, problema immenso che ha sconvolto le masse. Se invece di scimmiottare i “grillini”, il PD iniziasse a lavorare per costruire nel paese una diversa egemonia culturale ed una conseguente opposizione in Parlamento, non casuale ma legata ad una visione della società. Non sarebbe il miglior antidoto per arrestare e sconfiggere quella deriva antidemocratica verso la quale stiamo scivolando?
Sullo scenario politico si affaccia il MES e viste le valutazioni fatte nei confronti di questo strumento dai vari partiti presenti in Parlamento sembrerebbe destinato a non essere sottoscritto, vedremo.
Questo stato di cose è il risultato di una opposizione tutta ideologica portata avanti in questi anni dal partito della Onorevole Giorgia Meloni, che mai ha affrontato i problemi che il paese si è trovato di fronte in termini propositivi, posizionandosi sempre e comunque all’opposizione del governo a prescindere delle proposte. Così come ha fatto in politica estera ponendosi al di fuori del sistema occidentale, salvo poi fare una rapidissima giravolta e si è riallineata all’occidente quando la sua vittoria elettorale appariva evidente.
Se pensassimo che questo stato di cose possa cambiare faremmo uno sbaglio madornale.
Il vero problema che si pone questo governo è quello di costruire uno Stato “forte”, per imporre soluzioni di tipo populista che difenda i ceti più agiati facendo finta di voler proteggere i descamisados.
Come sempre accade in questi casi si cerca di crearsi una specie di albero genealogico dei riferimenti culturali. Certo si evita di richiamarsi direttamente al fascismo, ma si evocano fatti strettamente connessi ad esso come quando si prende come riferimento culturale lo “strapaese” o il “futurismo” (alla faccia del nuovo!), o come rompendo gli indugi e non sapendo di cosa parlava il neoministro della Cultura, il dott. Gennaro Sangiuliano, l’ha sparata grossa: il capostipite della destra culturale italiana sarebbe niente popò di meno che Dante Alighieri, una balla gigantesca. Lo stesso Prof. Franco Cardini, noto medievalista e con una militanza nel MSI, non ha potuto fare a meno di smentirlo. “Non si può parlare né di “destra” né “di sinistra” se non partendo dalla situazione della borghesia europea sette-ottocentesca e dai grandi temi della costruzione della nazione moderna e dalla nascita della questione sociale. Al di là di tali scenari, al massimo si potrebbe impiantare un discorso metapolitico: ma si dovrebbe essere arcipapiniani, o straevoliani, per riproporre i parametri di una“destra cosmica.” Sangiuliano, evidentemente, non ha alcuna intenzione di giungere a tanto. Ma allora il suo discorso su Dante resta singolarmente astratto e contraddittorio.” (Minima Cardiniana 404/5 Il ministro Sangiuliano e la polemica su Dante (francocardini.it). Già questo sarebbe sufficiente, in un paese normale a seppellire di risate il nostro Ministro della Cultura, purtroppo non è così. La destra non ha alcuna voglia di impelagarsi ad occuparsi seriamente della politica culturale, anzi sogna di occupare il potere. Non è un caso che sempre lo stesso Cardini, sempre nel suo blog, definisca così la politica del partito della Presidente del Consiglio: “…la Weltanschauung dei Fratelli d’Italia – neonazionalista- “sovranista” ma paradossalmente anche iperatlantista, erede molto tiepida della “destra sociale” e del suo impegno – sembra fino ad oggi tendere. …”. In questo vuoto culturale non si trova di meglio che proporre alcune riforme costituzionali che sono semplicemente la strada per un potere sempre più personalistico: il Presidenzialismo e la cosiddetta “autonomia differenziata”. Senza voler annoiare nessuno ci sembra illogico inserire questi due aspetti della vita istituzionale all’interno della nostra Costituzione. Essa prevede un impianto che è l’opposto di quello che la destra propone. La nostra Carta costituzionale è inclusiva, partecipativa e solidale e non pseudo efficientista. In realtà si vuole semplicemente riportare il rapporto cittadino stato ai tempi di Rousseau: “Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento; appena questi sono eletti, esso torna schiavo, non è più niente” (J.J. Rousseau, Il contratto sociale, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 15). Così come è tutta da dimostrare la maggiore efficienza del sistema presidenziale o semi, rispetto ad uno parlamentare che funzioni come è previsto nella nostra Carta, cioè con la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica.
Da questo dibattito è completamente assente, se non ogni tanto con frasi di circostanza, l’opposizione, anzi le opposizioni. Due gruppi, i M5S e Italia Viva paiono soprattutto interessate tutte e due a prendere i consensi in libera uscita dal PD. Quest’ultimo impegnato in un congresso del quale nessuno capisce le finalità e gli obbiettivi, se non quello di sostituire l’attuale Segretario, è completamente afono. Il problema è quello di decidere se si vota elettronicamente o meno, problema immenso che ha sconvolto le masse. Se invece di scimmiottare i “grillini”, il PD iniziasse a lavorare per costruire nel paese una diversa egemonia culturale ed una conseguente opposizione in Parlamento, non casuale ma legata ad una visione della società. Non sarebbe il miglior antidoto per arrestare e sconfiggere quella deriva antidemocratica verso la quale stiamo scivolando?
Fonte: di Enno Ghiandelli