"TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE"
25-07-2021 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Parlare dell'attuale scontro tra Grillo e Conte sarebbe inutile se prima non si chiarissero bene le responsabilità di coloro che hanno causato questa pericolosa crisi del nostro sistema di governo, anzi della democrazia. Sotto i nostri occhi si sta consumando l'epilogo di una farsa politica senza precedenti: quella del grillismo con l'appendice del contismo. Uno scontro tra due autocrati (o autarchici ?): il ‘piccolo padre' Grillo ha sempre avuto il potere di ‘nominare e cacciare'; Conte, con il tempo, si è montato la testa al punto da pensare di poter octroyer uno ‘statuto seicentesco'.
La farsa, iniziata dopo l'esito delle elezioni del 2018 – il massiccio voto in favore del 5S non permise, per fortuna, a questo ‘ircocervo' di formare da solo il governo né un governo decente – si è fatta tragedia per il nostro sistema di governo: il PD, duramente sconfitto, venne tentato di fare un accordo con i grillini ma – nonostante fosse fortemente voluto anche dal Capo dello Stato – l'allora potente Renzi lo impedì con ottime ragioni, prima fra tutte quella che il M5S era ed è un coacervo di confusionarismo senza precedenti e, d'altra parte, il M5S aveva ottenuto i suoi voti grazie alla sua campagna anti-sistema cioè anti-renziano, anti-PD, anti-Lega e anti-Berlusconi.
Il rovesciamento di linea politica la fece allora Salvini che, lasciati i suoi alleati FI e FdI, non solo accettò di sottoscrivere un ridicolo ‘contratto di governo' con i 5S ma accettò anche l'altrettanto ridicola estrazione a sorte del presidente del consiglio: dal cilindro di questi maghi uscì il coniglio-Conte.
Sebbene Mattarella avesse ingoiato il coniglio, rischiò addirittura l'impeachment chiesto a gran voce dall'allora ‘robespierrista' Di Maio quando, in base a un'ardita interpretazione delle Costituzione, rifiutò di nominare ministro dell'economia Paolo Savona, sospetto di anti-europeismo; ma, nel 2018, l'errore del Presidente è stato più grave; è stato quello di avere avuto paura della democrazia; un errore ripetuto ancora nel 2019 quando, dopo le elezioni europee, qualcuno cominciò a pensare di rovesciare il tavolo con un accordo PD-5S per evitare che il centro-destra potesse vincere le elezioni politiche e controllare l'elezione del Presidente della Repubblica nel 2022. Un errore che segnala un vizio congenito della sinistra ex-comunista e ex-cattocomunista che si sente moralmente e culturalmente superiore agli altri; che si erge a defensor democratiae; che delegittima gli avversari come pericolosi populisti anti-europeisti (e qui gli ex-comunisti dimenticano di essere stati anti-europeisti e anti-NATO per 40 anni) se non fascisti, e li riduce a bersaglio delle sue truppe cammellate – giudiziario-giustizialiste-mediatiche – per assicurarsi il potere quando non riesce ad ottenerlo per via elettorale.
Un errore che ha aggravato il male cronico del nostro Paese: il trasformismo politico al quale si accompagna inevitabilmente la corruzione che non consiste solo nel prendere soldi. Non c'è ANAC che tenga.
M5S, Conte, il PD, Zingaretti e, infine, Letta sono i campioni di questa concezione della politica come occupazione del potere: a qualsiasi costo. Dal dicembre 2020 a ora, abbiamo assistito a un turbinio di atti pseudo-politici che ha dell'incredibile: a fronte della crisi annunciata del governo PD-5S con a capo Conte – allora elevato dal PD di Zingaretti e Bettini a punto di riferimento se non a leader del campo cosiddetto ‘progressista' – qualcuno molto in alto ha fatto appello ai ‘costruttori responsabili' e si è teorizzata la virtù del trasformismo parlamentare da inverare in nuovi gruppi parlamentari che facessero da vere e proprie foglie di fico per coprire i cosiddetti cani sciolti; quindi, abbiamo visto il buon Conte affannarsi nella ricerca di questi ‘benemeriti', in testa ai quali pare ci fosse la coppia Mastella-Lonardo: purtroppo gli andò male per colpa di Renzi al quale, questa volta, possiamo dare il titolo di ‘benemerito della patria' per aver posto fine a questa scandalosa caccia alla volpe condotta da cavalieri indossanti le più alte uniformi.
A quel punto, anziché le elezioni – che si disse non potessero essere celebrate a causa della pandemia (mentre si sono fatte in tutto il mondo pandemizzato, dalla Francia all'India a Israele) – abbiamo avuto Draghi. Possiamo dunque piangere con un occhio vista la buona reputazione dell'attuale Presidente del consiglio ma non nascondiamo che avremmo preferito le elezioni, quale che ne fosse l'esito.
Sull'onda della benedizione del PD zingarettiano-bettiniano-lettiano, il povero Grillo fu indotto allora a credere che Conte potesse essere il leader rinnovatore del suo movimento e, con la sua autorità di elevato, lo investì di questo arduo compito. Il tapino però era accecato: non capiva bene, o nascondeva a se stesso, con chi avesse a che fare, cioè con un suo comprimario di ‘avanspettacolo', con un ‘fregoli' molto abile.
Pare che Grillo si sia accorto dell'errore di valutazione affidando a Conte la missione di salvare il suo ‘movimento' e ora dice che è privo di ‘visione politica' e di ‘capacità manageriali': ed è lo stesso Conte che, dopo il capitombolo del 2019 che lo portò a capo anche di un governo 5S-PD – questa volta benedetto da Renzi – venne definito come il nuovo ‘Cavour' da un vecchio ‘saggio' della ‘sinistra', che rilascia la patente anche al Papa.
Grillo si sbaglia anche in questo caso perché, se ha ragione quanto alla ‘visione politica' avendola Conte cambiata almeno una volta all'anno, non si può dire che questi sia privo di ‘capacità manageriali': sappiamo che è molto capace, come ‘maneggione' se non come ‘manager'. Comunque, Grillo lo ha mandato a ‘vaffa', sintesi dell'alto pensiero politico dei ‘grillini', finalmente fatto proprio anche da Conte che, a sua volta, ha mandato Grillo nello stesso luogo.
Certo è singolare che, in un movimento per la ‘democrazia diretta', si discuta su quale dei due autocrati (o autarchici?) debba avere l'ultima parola sulla linea politica. L'uno e l'altro mostrano di non avere alcun rispetto per le procedure ‘costituenti': al diavolo l'uno vale uno e la democrazia diretta!
Ora, nonostante il macigno dei sanguinosi insulti, uniti contro i pannicelli caldi della riforma Cartabia – che però tocca in qualche misura il totem bonafediano della prescrizione – i due autocrati (o autarchici ?) hanno raggiunto un accordo su come spartirsi il potere e salvare le poltrone dei vari Di Maio, Fico, Taverna, Bonafede, Crimi, etc., degl'intoccabili da fare ascendere nell'empireo castale a insindacabile giudizio dei sue ‘ras'.
C'è da ridere piangendo nel vedere Grillo affidare i 5S (se non l'Italia) a un leader senza ‘visione politica' e ‘capacità manageriale'. Si sa, ‘Parigi vale bene una messa'!
É lo stesso Grillo a darci l'attesa notizia del pranzo marittimo con Conte, il 15 luglio: «E ora pensiamo al 2050!»
Che vista lunga!
L'intesa è stata facile: sia Grillo che Conte sono dei campioni nel cambiare programma: da qui al 2050 ne vedremo di tutti i colori.
Viene il sospetto che il logo 5S sia divenuto una mera foglia di fico. Conte, infatti, esulta: «Ora ci sono tutte le condizioni per partire e rilanciare il Movimento: piena agibilità politica del Presidente del Movimento, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico … girerò per tutta l'Italia e non mollerò di un centimetro». Qualche giornale – il cui ‘travaglio' per la sorte dei 5S sarebbe apprezzabile se non fosse furiosamente animato da scandalismo complottista e motivato da una irresistibile brama di potere manettaro – sconsiglia a Conte di fondare un suo partito perché «i partiti personali durano poco e senza Conte vince il centrodestra. Sia il candidato premier di una coalizione PD/M5S». In realtà, per l'eterogenesi dei fini, Conte scipperà deputati, senatori, voti ai grillini (e al PD) e formerà un nuovo partito, espressione di interessi ben noti, che si aggiungerà alla falange di illusionisti di cui è ricca la nostra classe politica.
La farsa, iniziata dopo l'esito delle elezioni del 2018 – il massiccio voto in favore del 5S non permise, per fortuna, a questo ‘ircocervo' di formare da solo il governo né un governo decente – si è fatta tragedia per il nostro sistema di governo: il PD, duramente sconfitto, venne tentato di fare un accordo con i grillini ma – nonostante fosse fortemente voluto anche dal Capo dello Stato – l'allora potente Renzi lo impedì con ottime ragioni, prima fra tutte quella che il M5S era ed è un coacervo di confusionarismo senza precedenti e, d'altra parte, il M5S aveva ottenuto i suoi voti grazie alla sua campagna anti-sistema cioè anti-renziano, anti-PD, anti-Lega e anti-Berlusconi.
Il rovesciamento di linea politica la fece allora Salvini che, lasciati i suoi alleati FI e FdI, non solo accettò di sottoscrivere un ridicolo ‘contratto di governo' con i 5S ma accettò anche l'altrettanto ridicola estrazione a sorte del presidente del consiglio: dal cilindro di questi maghi uscì il coniglio-Conte.
Sebbene Mattarella avesse ingoiato il coniglio, rischiò addirittura l'impeachment chiesto a gran voce dall'allora ‘robespierrista' Di Maio quando, in base a un'ardita interpretazione delle Costituzione, rifiutò di nominare ministro dell'economia Paolo Savona, sospetto di anti-europeismo; ma, nel 2018, l'errore del Presidente è stato più grave; è stato quello di avere avuto paura della democrazia; un errore ripetuto ancora nel 2019 quando, dopo le elezioni europee, qualcuno cominciò a pensare di rovesciare il tavolo con un accordo PD-5S per evitare che il centro-destra potesse vincere le elezioni politiche e controllare l'elezione del Presidente della Repubblica nel 2022. Un errore che segnala un vizio congenito della sinistra ex-comunista e ex-cattocomunista che si sente moralmente e culturalmente superiore agli altri; che si erge a defensor democratiae; che delegittima gli avversari come pericolosi populisti anti-europeisti (e qui gli ex-comunisti dimenticano di essere stati anti-europeisti e anti-NATO per 40 anni) se non fascisti, e li riduce a bersaglio delle sue truppe cammellate – giudiziario-giustizialiste-mediatiche – per assicurarsi il potere quando non riesce ad ottenerlo per via elettorale.
Un errore che ha aggravato il male cronico del nostro Paese: il trasformismo politico al quale si accompagna inevitabilmente la corruzione che non consiste solo nel prendere soldi. Non c'è ANAC che tenga.
M5S, Conte, il PD, Zingaretti e, infine, Letta sono i campioni di questa concezione della politica come occupazione del potere: a qualsiasi costo. Dal dicembre 2020 a ora, abbiamo assistito a un turbinio di atti pseudo-politici che ha dell'incredibile: a fronte della crisi annunciata del governo PD-5S con a capo Conte – allora elevato dal PD di Zingaretti e Bettini a punto di riferimento se non a leader del campo cosiddetto ‘progressista' – qualcuno molto in alto ha fatto appello ai ‘costruttori responsabili' e si è teorizzata la virtù del trasformismo parlamentare da inverare in nuovi gruppi parlamentari che facessero da vere e proprie foglie di fico per coprire i cosiddetti cani sciolti; quindi, abbiamo visto il buon Conte affannarsi nella ricerca di questi ‘benemeriti', in testa ai quali pare ci fosse la coppia Mastella-Lonardo: purtroppo gli andò male per colpa di Renzi al quale, questa volta, possiamo dare il titolo di ‘benemerito della patria' per aver posto fine a questa scandalosa caccia alla volpe condotta da cavalieri indossanti le più alte uniformi.
A quel punto, anziché le elezioni – che si disse non potessero essere celebrate a causa della pandemia (mentre si sono fatte in tutto il mondo pandemizzato, dalla Francia all'India a Israele) – abbiamo avuto Draghi. Possiamo dunque piangere con un occhio vista la buona reputazione dell'attuale Presidente del consiglio ma non nascondiamo che avremmo preferito le elezioni, quale che ne fosse l'esito.
Sull'onda della benedizione del PD zingarettiano-bettiniano-lettiano, il povero Grillo fu indotto allora a credere che Conte potesse essere il leader rinnovatore del suo movimento e, con la sua autorità di elevato, lo investì di questo arduo compito. Il tapino però era accecato: non capiva bene, o nascondeva a se stesso, con chi avesse a che fare, cioè con un suo comprimario di ‘avanspettacolo', con un ‘fregoli' molto abile.
Pare che Grillo si sia accorto dell'errore di valutazione affidando a Conte la missione di salvare il suo ‘movimento' e ora dice che è privo di ‘visione politica' e di ‘capacità manageriali': ed è lo stesso Conte che, dopo il capitombolo del 2019 che lo portò a capo anche di un governo 5S-PD – questa volta benedetto da Renzi – venne definito come il nuovo ‘Cavour' da un vecchio ‘saggio' della ‘sinistra', che rilascia la patente anche al Papa.
Grillo si sbaglia anche in questo caso perché, se ha ragione quanto alla ‘visione politica' avendola Conte cambiata almeno una volta all'anno, non si può dire che questi sia privo di ‘capacità manageriali': sappiamo che è molto capace, come ‘maneggione' se non come ‘manager'. Comunque, Grillo lo ha mandato a ‘vaffa', sintesi dell'alto pensiero politico dei ‘grillini', finalmente fatto proprio anche da Conte che, a sua volta, ha mandato Grillo nello stesso luogo.
Certo è singolare che, in un movimento per la ‘democrazia diretta', si discuta su quale dei due autocrati (o autarchici?) debba avere l'ultima parola sulla linea politica. L'uno e l'altro mostrano di non avere alcun rispetto per le procedure ‘costituenti': al diavolo l'uno vale uno e la democrazia diretta!
Ora, nonostante il macigno dei sanguinosi insulti, uniti contro i pannicelli caldi della riforma Cartabia – che però tocca in qualche misura il totem bonafediano della prescrizione – i due autocrati (o autarchici ?) hanno raggiunto un accordo su come spartirsi il potere e salvare le poltrone dei vari Di Maio, Fico, Taverna, Bonafede, Crimi, etc., degl'intoccabili da fare ascendere nell'empireo castale a insindacabile giudizio dei sue ‘ras'.
C'è da ridere piangendo nel vedere Grillo affidare i 5S (se non l'Italia) a un leader senza ‘visione politica' e ‘capacità manageriale'. Si sa, ‘Parigi vale bene una messa'!
É lo stesso Grillo a darci l'attesa notizia del pranzo marittimo con Conte, il 15 luglio: «E ora pensiamo al 2050!»
Che vista lunga!
L'intesa è stata facile: sia Grillo che Conte sono dei campioni nel cambiare programma: da qui al 2050 ne vedremo di tutti i colori.
Viene il sospetto che il logo 5S sia divenuto una mera foglia di fico. Conte, infatti, esulta: «Ora ci sono tutte le condizioni per partire e rilanciare il Movimento: piena agibilità politica del Presidente del Movimento, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico … girerò per tutta l'Italia e non mollerò di un centimetro». Qualche giornale – il cui ‘travaglio' per la sorte dei 5S sarebbe apprezzabile se non fosse furiosamente animato da scandalismo complottista e motivato da una irresistibile brama di potere manettaro – sconsiglia a Conte di fondare un suo partito perché «i partiti personali durano poco e senza Conte vince il centrodestra. Sia il candidato premier di una coalizione PD/M5S». In realtà, per l'eterogenesi dei fini, Conte scipperà deputati, senatori, voti ai grillini (e al PD) e formerà un nuovo partito, espressione di interessi ben noti, che si aggiungerà alla falange di illusionisti di cui è ricca la nostra classe politica.
Fonte: di GIUSEPPE BUTTA'