UN PASSO AVANTI VERSO LA SOLUZIONE DELLA CRISI DEI MIGRANTI?
VERSO LA SOLUZIONE DELLA CRISI DEI MIGRANTI?
24-04-2024 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Il Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza il 10 aprile tutti i documenti facenti parte del nuovo Patto dell’UE sull’asilo e la migrazione. Dopo dieci anni circa di vane battaglie si è finalmente riusciti a mettere mano alla riforma di una delle politiche europee su cui la discussione è stata – e non a torto – più accesa.
Accolta dalle massime cariche dell’UE con toni enfatici quando non trionfalistici – dalla presidente del PE Metsola che ha invocato un passo decisivo nella storia al vicepresidente della Commissione Schinas secondo cui con la riforma si è attuata una vera rivoluzione – in realtà il provvedimento è, come quasi tutti gli esiti di un compromesso, pieno di chiaroscuri.
Il Patto, composto da dieci diversi documenti, è stato approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astenuti. Il documento principale, il regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione di cui era relatore il parlamentare svedese Tomas Tobé aderente al PPE, è stato approvato a larga maggioranza con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astensioni. I testi licenziati dal PE dovranno ora passare all’esame del Consiglio dei ministri dopo di che occorreranno 24 mesi per l’entrata in vigore delle nuove regole.
Ma che cosa cambia, effettivamente, col nuovo meccanismo rispetto al precedente? Anzitutto si deve dire che questo risultato, comunque lo si giudichi, chiude una maratona negoziale lunghissima e concede a Ursula von der Leyen la possibilità di chiudere il suo (primo?) mandato alla testa della Commissione con qualche cosa che somiglia a un successo.
L’obiettivo dichiarato del nuovo Patto è quello di alleggerire il peso dei flussi migratori sui paesi di primo approdo come Italia, Grecia e Spagna (la Spagna negli ultimi mesi è diventato il primo paese di approdo dei migranti provenienti dall’Africa e più specificamente dal Marocco).
Nella sostanza non molto cambia col nuovo Patto rispetto alle regole stabilite dagli accordi di Dublino. Sarà comunque il paese di primo approdo che dovrà farsi carico delle domande di asilo presentate dai migranti. Si è cercato, però, di rendere più gestibile la procedura velocizzandone i tempi ma su questo specifico punto il PE ha ricevuto critiche dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (ONU), da numerose organizzazioni non governative a partire a Amnesty International e, in Italia, dalla CEI che è stata durissima parlando di “fallimento della solidarietà europea”.
Viene introdotto un meccanismo di screening che sarà eseguito sui dati biometrici delle persone sbarcate, il tutto sotto un attento monitoraggio eseguito a tutela dei diritti fondamentali di ciascun migrante. Lo screening biometrico costituirà una forma di garanzia contro i cosiddetti movimenti secondari da Stato a Stato. Accanto a questo ci sarà la cosiddetta “procedura rapida”, una corsia preferenziale per i richiedenti asilo provenienti da paesi con una bassa percentuale di richieste accolte.
Su proposta italiana è stata introdotta la possibilità che il richiedente asilo respinto possa esserlo non solo nel suo paese d’origine ma anche in un paese terzo sicuro come la Tunisia o il Marocco.
Un meccanismo di solidarietà è prevista tra i paesi di prima accoglienza e gli altri o in termini di ricollocamento oppure sotto forma di contributo finanziario ma senza che siano previste sanzioni per i paesi inadempienti.
È stabilito che in caso di crisi migratorie di particolare gravità sia possibile attivare ulteriori meccanismi di sostegno ai paesi che sopportano la maggior parte della pressione in questi frangenti.
Il punto tuttora più controverso risulta essere la clausola, inserita nei nuovi accordi di partenariato con i paesi di origine e di transito dei migranti, attraverso la quale si cerca di combattere la tratta di esseri umani. Sul punto si è verificata una levata di scudi da parte di molte associazioni che operano a tutela dei diritti umani. Da più parti si è contestata la norma che andrebbe ad incidere sull’essenza stessa del diritto d’asilo.
Tra le forze politiche italiane la nuova normativa è stata recepita secondo uno schema inedito che ha spaccato la maggioranza che appoggia il governo. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato a favore mentre la Lega ha votato contro insieme a M5s e PD (naturalmente con motivazioni differenti).
Se il nuovo Patto dovrà naturalmente essere messo alla prova, resta tuttavia irrisolto il problema dei canali legali per raggiungere il nostro paese. Di fronte all’inverno demografico già in atto, è un problema che non può essere ulteriormente posticipato. Resta aperta, poi, la questione della formazione professionale dei migranti insediatisi in Italia, una questione della quale pare che nessuno voglia o sappia farsi carico.
Accolta dalle massime cariche dell’UE con toni enfatici quando non trionfalistici – dalla presidente del PE Metsola che ha invocato un passo decisivo nella storia al vicepresidente della Commissione Schinas secondo cui con la riforma si è attuata una vera rivoluzione – in realtà il provvedimento è, come quasi tutti gli esiti di un compromesso, pieno di chiaroscuri.
Il Patto, composto da dieci diversi documenti, è stato approvato con 301 voti favorevoli, 272 contrari e 46 astenuti. Il documento principale, il regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione di cui era relatore il parlamentare svedese Tomas Tobé aderente al PPE, è stato approvato a larga maggioranza con 322 voti favorevoli, 266 contrari e 31 astensioni. I testi licenziati dal PE dovranno ora passare all’esame del Consiglio dei ministri dopo di che occorreranno 24 mesi per l’entrata in vigore delle nuove regole.
Ma che cosa cambia, effettivamente, col nuovo meccanismo rispetto al precedente? Anzitutto si deve dire che questo risultato, comunque lo si giudichi, chiude una maratona negoziale lunghissima e concede a Ursula von der Leyen la possibilità di chiudere il suo (primo?) mandato alla testa della Commissione con qualche cosa che somiglia a un successo.
L’obiettivo dichiarato del nuovo Patto è quello di alleggerire il peso dei flussi migratori sui paesi di primo approdo come Italia, Grecia e Spagna (la Spagna negli ultimi mesi è diventato il primo paese di approdo dei migranti provenienti dall’Africa e più specificamente dal Marocco).
Nella sostanza non molto cambia col nuovo Patto rispetto alle regole stabilite dagli accordi di Dublino. Sarà comunque il paese di primo approdo che dovrà farsi carico delle domande di asilo presentate dai migranti. Si è cercato, però, di rendere più gestibile la procedura velocizzandone i tempi ma su questo specifico punto il PE ha ricevuto critiche dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (ONU), da numerose organizzazioni non governative a partire a Amnesty International e, in Italia, dalla CEI che è stata durissima parlando di “fallimento della solidarietà europea”.
Viene introdotto un meccanismo di screening che sarà eseguito sui dati biometrici delle persone sbarcate, il tutto sotto un attento monitoraggio eseguito a tutela dei diritti fondamentali di ciascun migrante. Lo screening biometrico costituirà una forma di garanzia contro i cosiddetti movimenti secondari da Stato a Stato. Accanto a questo ci sarà la cosiddetta “procedura rapida”, una corsia preferenziale per i richiedenti asilo provenienti da paesi con una bassa percentuale di richieste accolte.
Su proposta italiana è stata introdotta la possibilità che il richiedente asilo respinto possa esserlo non solo nel suo paese d’origine ma anche in un paese terzo sicuro come la Tunisia o il Marocco.
Un meccanismo di solidarietà è prevista tra i paesi di prima accoglienza e gli altri o in termini di ricollocamento oppure sotto forma di contributo finanziario ma senza che siano previste sanzioni per i paesi inadempienti.
È stabilito che in caso di crisi migratorie di particolare gravità sia possibile attivare ulteriori meccanismi di sostegno ai paesi che sopportano la maggior parte della pressione in questi frangenti.
Il punto tuttora più controverso risulta essere la clausola, inserita nei nuovi accordi di partenariato con i paesi di origine e di transito dei migranti, attraverso la quale si cerca di combattere la tratta di esseri umani. Sul punto si è verificata una levata di scudi da parte di molte associazioni che operano a tutela dei diritti umani. Da più parti si è contestata la norma che andrebbe ad incidere sull’essenza stessa del diritto d’asilo.
Tra le forze politiche italiane la nuova normativa è stata recepita secondo uno schema inedito che ha spaccato la maggioranza che appoggia il governo. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato a favore mentre la Lega ha votato contro insieme a M5s e PD (naturalmente con motivazioni differenti).
Se il nuovo Patto dovrà naturalmente essere messo alla prova, resta tuttavia irrisolto il problema dei canali legali per raggiungere il nostro paese. Di fronte all’inverno demografico già in atto, è un problema che non può essere ulteriormente posticipato. Resta aperta, poi, la questione della formazione professionale dei migranti insediatisi in Italia, una questione della quale pare che nessuno voglia o sappia farsi carico.
Fonte: di Andrea Becherucci