"UNA LEZIONE IN VIVA VOX…" di Paolo Bagnoli
25-07-2023 - STORIE&STORIE
Le elezioni spagnole, per quanto paradossale possa sembrare, erano la prima vera prova della capacità di leadership politica europea di Giorgia Meloni. Ai franchisti di Vox si era rappresentata secondo un canone di egoità dal massiccio populismo, nazionalismo e sovranismo dichiarandosi “ :Sono Giorgia, sono mamma, sono cristiana.”
Santiago Abascal, leader di Vox, l'aveva presa a riferimento indicandola a esempio giocando di specchietto con i popolari di Alberto Nùnez Fejòo coi quali si vedeva insieme al governo in modello simil-Italia.
I popolari, a loro volta, per giustificare la svolta a destra sostenevano che occorreva portare i franchisti al governo per tenerli sotto controllo e questi ultimi per fare come in Italia. La cosa sarebbe piaciuta immensamente al leader dei popolari europei Manfred Weber il quale, benché in forte minoranza nel suo partito, sogna la prossima Europa come un mix di Italia, Polonia e Ungheria; ci fosse anche la Spagna, tanto meglio.
Quello di Weber è anche il disegno di Giorgia, ma la Vox spagnola non ha avuto fiato. Ha perso voti e seggi; i popolari hanno vinto di misura sui socialisti che hanno pochi meno parlamentari per le combinazioni della legge elettorale mentre, sul piano dei consensi, sono distanti dai popolari solo 7oo.ooo voti. Pedro Sanchez è il vincitore morale delle elezioni dimostrando la forza di un socialismo che è risolutamente contro la destra e unito alla società spagnola nell'evoluzione dei suoi diritti sociali ed economici.
Se il buon dì si vede dal mattino, dovremo a Sanchez la sconfitta dell'ipotesi conservatrice europea, di quei conservatori di cui Giorgia è la leader; al momento sonoramente perdente. Il risultato europeo, inoltre, suona a monito anche per i popolari, in massima parte contrari alla linea di Weber. Sappiamo che un'Europa di destra non è la linea di Ursula che punta alla riconferma. La presidente della commissione, proprio per le posizioni del presidente europeo del suo partito, negli ultimi tempi, è stata quasi costretta a fare coppia con Giorgia. Grazie a Sanchez, forse, ora si sentirà meno obbligata.
Come si evolverà la situazione politica spagnola è difficile dire, ma poiché il PSOE ha la possibilità di fare un governo alleandosi con la sinistra di Sumar e l'appoggio degli indipendentisti catalani – non dimentichiamo, peraltro, che in Catalogna i socialisti si sono addirittura imposti – crediamo che sarebbe responsabilità verso il Paese tentarci. E' l'unica chance che esiste a meno che popolari e socialisti non decidano di fare maggioranza, ma in Spagna ciò è molto difficile; anzi, impossibile.
I popolari, con qualche seggio in più e senza Vox hanno solo l'interesse di tornare alle urne per svuotare i franchisti i quali, si presume, non abbiano nessuna voglia di fare i donatori di sangue; quindi – a meno che Giorgia non offra loro qualche ricetta particolare – in caso di nuove elezioni sarebbero costretti ad essere ancor più franchisti di quanto non lo siano già.
Infine, un'ultima osservazione. La Spagna ci dice che il socialismo è ancora sulla scena europea ben vivo. Oggi, di ciò, dobbiamo ringraziare il partito fondato da Pablo Iglesias nel 1879 e, viste le cose italiane in materia, il socialismo esiste dove ci sono i socialisti che mai “stati generali” hanno generato.
Santiago Abascal, leader di Vox, l'aveva presa a riferimento indicandola a esempio giocando di specchietto con i popolari di Alberto Nùnez Fejòo coi quali si vedeva insieme al governo in modello simil-Italia.
I popolari, a loro volta, per giustificare la svolta a destra sostenevano che occorreva portare i franchisti al governo per tenerli sotto controllo e questi ultimi per fare come in Italia. La cosa sarebbe piaciuta immensamente al leader dei popolari europei Manfred Weber il quale, benché in forte minoranza nel suo partito, sogna la prossima Europa come un mix di Italia, Polonia e Ungheria; ci fosse anche la Spagna, tanto meglio.
Quello di Weber è anche il disegno di Giorgia, ma la Vox spagnola non ha avuto fiato. Ha perso voti e seggi; i popolari hanno vinto di misura sui socialisti che hanno pochi meno parlamentari per le combinazioni della legge elettorale mentre, sul piano dei consensi, sono distanti dai popolari solo 7oo.ooo voti. Pedro Sanchez è il vincitore morale delle elezioni dimostrando la forza di un socialismo che è risolutamente contro la destra e unito alla società spagnola nell'evoluzione dei suoi diritti sociali ed economici.
Se il buon dì si vede dal mattino, dovremo a Sanchez la sconfitta dell'ipotesi conservatrice europea, di quei conservatori di cui Giorgia è la leader; al momento sonoramente perdente. Il risultato europeo, inoltre, suona a monito anche per i popolari, in massima parte contrari alla linea di Weber. Sappiamo che un'Europa di destra non è la linea di Ursula che punta alla riconferma. La presidente della commissione, proprio per le posizioni del presidente europeo del suo partito, negli ultimi tempi, è stata quasi costretta a fare coppia con Giorgia. Grazie a Sanchez, forse, ora si sentirà meno obbligata.
Come si evolverà la situazione politica spagnola è difficile dire, ma poiché il PSOE ha la possibilità di fare un governo alleandosi con la sinistra di Sumar e l'appoggio degli indipendentisti catalani – non dimentichiamo, peraltro, che in Catalogna i socialisti si sono addirittura imposti – crediamo che sarebbe responsabilità verso il Paese tentarci. E' l'unica chance che esiste a meno che popolari e socialisti non decidano di fare maggioranza, ma in Spagna ciò è molto difficile; anzi, impossibile.
I popolari, con qualche seggio in più e senza Vox hanno solo l'interesse di tornare alle urne per svuotare i franchisti i quali, si presume, non abbiano nessuna voglia di fare i donatori di sangue; quindi – a meno che Giorgia non offra loro qualche ricetta particolare – in caso di nuove elezioni sarebbero costretti ad essere ancor più franchisti di quanto non lo siano già.
Infine, un'ultima osservazione. La Spagna ci dice che il socialismo è ancora sulla scena europea ben vivo. Oggi, di ciò, dobbiamo ringraziare il partito fondato da Pablo Iglesias nel 1879 e, viste le cose italiane in materia, il socialismo esiste dove ci sono i socialisti che mai “stati generali” hanno generato.